Maternità
Gentilissimi,
Sono una donna di 31 anni, felicemente sposata e con una vita di coppia appagante sotto tutti i punti di vista. Fino a qualche tempo fa ero felicissima di arrivare al momento in cui io e mio marito avremmo potuto pensare seriamente ad avere un figlio ma.. ora che ci sono tutti i presupposti, non sono sicura di volerlo!
I bambini mi sono sempre piaciuti, li ho accuditi, ci ho lavorato e in molti sostengono che sarei una brava mamma...Ma la mia paura più grande è quella di ledere in qualche modo al legame che ho con mio marito! Siamo affiatatissimi, oserei dire in "simbiosi", andiamo molto d'accordo, ci riempiamo di attenzioni e nonostante tanti anni insieme sembriamo eterni fidanzati.. e so che l'arrivo di un figlio è un evento che cambia totalmente gli equilibri di una coppia, anche della più solida.. mio marito si sente pronto, io dico di esserlo ma in realtà ho molta paura.. preciso che non sono più "figlia" già da anni, anzi, ho ricoperto sempre un ruolo da "madre" nei confronti dei miei genitori che spesso hanno avuto problematiche differenti e anche la mia infanzia non è stata propriamente idilliaca e mi ha "costretta" a diventare grande presto.. non è una paura di "crescere" quanto di perdere in qualche modo questo legame forte con la persona che più al mondo è riuscita a farmi stare bene.. è normale? Grazie
Sono una donna di 31 anni, felicemente sposata e con una vita di coppia appagante sotto tutti i punti di vista. Fino a qualche tempo fa ero felicissima di arrivare al momento in cui io e mio marito avremmo potuto pensare seriamente ad avere un figlio ma.. ora che ci sono tutti i presupposti, non sono sicura di volerlo!
I bambini mi sono sempre piaciuti, li ho accuditi, ci ho lavorato e in molti sostengono che sarei una brava mamma...Ma la mia paura più grande è quella di ledere in qualche modo al legame che ho con mio marito! Siamo affiatatissimi, oserei dire in "simbiosi", andiamo molto d'accordo, ci riempiamo di attenzioni e nonostante tanti anni insieme sembriamo eterni fidanzati.. e so che l'arrivo di un figlio è un evento che cambia totalmente gli equilibri di una coppia, anche della più solida.. mio marito si sente pronto, io dico di esserlo ma in realtà ho molta paura.. preciso che non sono più "figlia" già da anni, anzi, ho ricoperto sempre un ruolo da "madre" nei confronti dei miei genitori che spesso hanno avuto problematiche differenti e anche la mia infanzia non è stata propriamente idilliaca e mi ha "costretta" a diventare grande presto.. non è una paura di "crescere" quanto di perdere in qualche modo questo legame forte con la persona che più al mondo è riuscita a farmi stare bene.. è normale? Grazie
[#1]
Gentile utente,
ci parla del rapporto con il ".. marito! Siamo affiatatissimi, oserei dire in "simbiosi".."
"Simbiosi" auspico sia un Suo modo di dire che significa "affiatati"
dato che la "coppia simbiotica" in senso clinico non è sana.
Sì,
avere un bambino mette in movimento la dinamica interna della coppia:
è necessario ristrutturare,
non si è più "eterni fidanzati bensì
in qualche momento "fidanzati" e in molti momento adulti che assieme "si prendono cura di"..
Come conciliare queste due parti:
.fidanzata,
.madre,
può leggerlo qui; è un articolo specificamente su ciò,
che ho scritto proprio perchè la tematica coinvolge più donne di quanto si possa credere:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html .
Se dopo aver letto (preferibilmente anche Suo marito)
vuole darci un riscontro o approfondire la tematica ulteriomente,
ben felici di interagire ancora con Lei. La problematica che Lei presenta è importante per molte coppie e persone.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
ci parla del rapporto con il ".. marito! Siamo affiatatissimi, oserei dire in "simbiosi".."
"Simbiosi" auspico sia un Suo modo di dire che significa "affiatati"
dato che la "coppia simbiotica" in senso clinico non è sana.
Sì,
avere un bambino mette in movimento la dinamica interna della coppia:
è necessario ristrutturare,
non si è più "eterni fidanzati bensì
in qualche momento "fidanzati" e in molti momento adulti che assieme "si prendono cura di"..
Come conciliare queste due parti:
.fidanzata,
.madre,
può leggerlo qui; è un articolo specificamente su ciò,
che ho scritto proprio perchè la tematica coinvolge più donne di quanto si possa credere:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html .
Se dopo aver letto (preferibilmente anche Suo marito)
vuole darci un riscontro o approfondire la tematica ulteriomente,
ben felici di interagire ancora con Lei. La problematica che Lei presenta è importante per molte coppie e persone.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentilissima Dott.ssa Brunialti,
Innanzitutto grazie per il Suo consulto e per avermi suggerito un articolo molto interessante. Si, ho usato il termine "simbiosi" impropriamente, per come inteso nell'uso comune, per identificare due persone che vivono di pari passo, con le stesse passioni, esigenze, tempi e ciò che ne consegue, pertanto in modo sano e felice. (Consideri che vivendo lontano dalla mia famiglia di origine il mio compagno affettivamente rappresenta non solo un marito ma in un certo modo anche, sempre in modo "sano", un fratello, un padre, una madre, un amico..)
La mia paura forse sta proprio nel timore di perdere questa "felicità di coppia" conquistata con tante difficoltà e la cui conquista ancora a distanza di anni ci stranisce e riempie di gioia. Ho paura di perdere "mio marito" a discapito di un figlio, paura che lui arrivi al punto di cercare altrove se io sarò troppo impegnata tra lavoro e neonato..le classiche situazioni "da film" ma che nella pratica riflettono molto la realtà. Ultima, ma non ultima, la paura di non essere all'altezza, di diventare una madre come è stata la mia, di voler tornare indietro, in quanto sono consapevole che la scelta di maternità è l'unica scelta nella quale non si può tornare indietro..una madre è per sempre!
Mi scuso se i miei timori possono sembrate banali..
Grazie
Innanzitutto grazie per il Suo consulto e per avermi suggerito un articolo molto interessante. Si, ho usato il termine "simbiosi" impropriamente, per come inteso nell'uso comune, per identificare due persone che vivono di pari passo, con le stesse passioni, esigenze, tempi e ciò che ne consegue, pertanto in modo sano e felice. (Consideri che vivendo lontano dalla mia famiglia di origine il mio compagno affettivamente rappresenta non solo un marito ma in un certo modo anche, sempre in modo "sano", un fratello, un padre, una madre, un amico..)
La mia paura forse sta proprio nel timore di perdere questa "felicità di coppia" conquistata con tante difficoltà e la cui conquista ancora a distanza di anni ci stranisce e riempie di gioia. Ho paura di perdere "mio marito" a discapito di un figlio, paura che lui arrivi al punto di cercare altrove se io sarò troppo impegnata tra lavoro e neonato..le classiche situazioni "da film" ma che nella pratica riflettono molto la realtà. Ultima, ma non ultima, la paura di non essere all'altezza, di diventare una madre come è stata la mia, di voler tornare indietro, in quanto sono consapevole che la scelta di maternità è l'unica scelta nella quale non si può tornare indietro..una madre è per sempre!
Mi scuso se i miei timori possono sembrate banali..
Grazie
[#3]
Gentile utente,
Come già dicevo sopra
non sono affatto "timori banali",
al contrario coinvolgono nella riflessione un numero sempre superiore di donne.
Leggendo con attenzione l'articolo linkato avrà compreso che la genitorialità comporta l'ampliamento del mondo interiore proprio e di coppia,
e rappresenta di fatto una potente potenzialità di arricchimento, se lo si sceglie (e non lo si subisce).
Amore ne possediamo per più di una persona,
se lo vogliamo.
Però
a salvaguardia dei tempi della coppia
e delle energie della donna raccomando anche
- se la coppia può permetterselo economicamente, ma certamente quando la mamma ha anche un lavoro fuori casa -
a partire del terzo trimestre di gravidanza e poi per i primi anni di vita del bimbo
un aiuto nei lavori di casa:
si aggiunge un impegno (allatta-lava-stendi)
ci si sgrava di un altro (pavimenti-vetri-stiro).
Che senso ha ciò, detto da una Psicoterapeuta? La risposta è che la psiche funziona dentro un corpo, che non è un corpo-macchina;
un corpo che poi sarà "a disposizione" in modi differenti sia del bambino che del partner.
Non so se sono riuscita ad essere chiara.
La vita è una (probabilmente); essere capaci di conciliare esperienze diverse la rende più emozionante e ricca.
La paura, e la difesa degli equilibri preesistenti, non è mai buona consigliera,
qualsiasi sia la scelta che poi si effettua.
Ho gradito l'apprezzamento molto delicato.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Come già dicevo sopra
non sono affatto "timori banali",
al contrario coinvolgono nella riflessione un numero sempre superiore di donne.
Leggendo con attenzione l'articolo linkato avrà compreso che la genitorialità comporta l'ampliamento del mondo interiore proprio e di coppia,
e rappresenta di fatto una potente potenzialità di arricchimento, se lo si sceglie (e non lo si subisce).
Amore ne possediamo per più di una persona,
se lo vogliamo.
Però
a salvaguardia dei tempi della coppia
e delle energie della donna raccomando anche
- se la coppia può permetterselo economicamente, ma certamente quando la mamma ha anche un lavoro fuori casa -
a partire del terzo trimestre di gravidanza e poi per i primi anni di vita del bimbo
un aiuto nei lavori di casa:
si aggiunge un impegno (allatta-lava-stendi)
ci si sgrava di un altro (pavimenti-vetri-stiro).
Che senso ha ciò, detto da una Psicoterapeuta? La risposta è che la psiche funziona dentro un corpo, che non è un corpo-macchina;
un corpo che poi sarà "a disposizione" in modi differenti sia del bambino che del partner.
Non so se sono riuscita ad essere chiara.
La vita è una (probabilmente); essere capaci di conciliare esperienze diverse la rende più emozionante e ricca.
La paura, e la difesa degli equilibri preesistenti, non è mai buona consigliera,
qualsiasi sia la scelta che poi si effettua.
Ho gradito l'apprezzamento molto delicato.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#4]
Utente
Grazie..
Purtroppo il mio carattere è molto ansioso, essendo abituata a tenere tutto sotto controllo questa nuova "esperienza" che è così imprevedibile in molteplici aspetti non riesce a non spaventarmi, pur consapevole che insieme ai "problemi" porterà anche innumerevoli gioie e soddisfazioni.
Mio marito in questi giorni pur esprimendo il suo desiderio di paternità mi rassicura del fatto che ho tutta la libertà di decidere se e quando, spronandomi a vivere comunque il tutto come un fatto naturale e sforzandomi di non fare troppe ipotesi sul "come sarà quando.." .. a volte mi farebbe comodo un tastino dietro il cervello da posizionare in direzione "off"!
Cordialità
Purtroppo il mio carattere è molto ansioso, essendo abituata a tenere tutto sotto controllo questa nuova "esperienza" che è così imprevedibile in molteplici aspetti non riesce a non spaventarmi, pur consapevole che insieme ai "problemi" porterà anche innumerevoli gioie e soddisfazioni.
Mio marito in questi giorni pur esprimendo il suo desiderio di paternità mi rassicura del fatto che ho tutta la libertà di decidere se e quando, spronandomi a vivere comunque il tutto come un fatto naturale e sforzandomi di non fare troppe ipotesi sul "come sarà quando.." .. a volte mi farebbe comodo un tastino dietro il cervello da posizionare in direzione "off"!
Cordialità
[#5]
Sono contenta che - pur online - abbiamo probabilmente chiarito il punto centrale:
non tanto la maternità in quanto tale,
bensì le esperienze in cui la parte di imprevedibilità minaccia una perdita di controllo
oppure non permette/promette di poter tenere tutto "sotto controllo":
è un meccanismo di difesa dall'ansia a noi ben noto.
Come già scrivevo poco fa nel consulto
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/654966-istinto-materno-e-conflitto-interiore.html
un breve percorso psicologico "mirato" La potrebbe aiutare non solo/non tanto a scegliere,
ma soprattutto a individuare meccanismi differenti e più flessibili nei confronti dell'ansia.
Dott. Brunialti
non tanto la maternità in quanto tale,
bensì le esperienze in cui la parte di imprevedibilità minaccia una perdita di controllo
oppure non permette/promette di poter tenere tutto "sotto controllo":
è un meccanismo di difesa dall'ansia a noi ben noto.
Come già scrivevo poco fa nel consulto
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/654966-istinto-materno-e-conflitto-interiore.html
un breve percorso psicologico "mirato" La potrebbe aiutare non solo/non tanto a scegliere,
ma soprattutto a individuare meccanismi differenti e più flessibili nei confronti dell'ansia.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.4k visite dal 01/12/2018.
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