Morte genitore del mio ragazzo
Salve, ho una relazione con un ragazzo fantastico da 5 mesi, ci amiamo molto. Stanotte morto suo padre, e abitando in due città diverse gli ho detto che ero a sua disposizione e sarei andata da lui quando lo voleva. Lui mi ha risposto di stare a casa mia, e non lo sento da stamattina. Non vorrei essere invadente e per questo non gli ho mandato altri messaggi, anche perché lui é sempre stato come un "mammo" nella sua famiglia (ha una sorella e una madre), qui di sono sicura che stia organizzando il funerale, ma almeno domani vorrei andare per accompagnare il corteo funebre ecc. Non so come comportarmi, vorrei fargli vedere che gli sono vicino ma senza pressarlo. Inoltre mi sento anche in colpa perché la settimana scorsa avevamo litigato perché gli dicevo che noi abbiamo il diritto di trascorrere almeno un giorno a settimana insieme (ogni volta succede sempre qualcosa, o lo chiamano quando siamo insieme e deve tornare a casa, o non ci possiamo vedere proprio, o ci vediamo per un caffé). Potreste consigliarmi cone affrontare la situazione?
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Gentile utente,
ogni persona affronta il lutto a modo suo. In particolare, quello dei genitori è un lutto molto importante (posso ipotizzare, dalla sua età, che il suo ragazzo sia ancora giovane, e questo mi fa pensare che il genitore sia morto ad un'età relativamente giovane).
Tutte le cose che lei farà in questa situazione dovrebbero essere guidate da un "piacere personale". Con questo intendo dire che sarebbe meglio mettere da parte sensi di colpa, pensieri di "dovere fare qualcosa", ma fare qualcosa semplicemente perchè si sta bene a prendere quella decisione.
Se il suo timore è di essere invadente, cerchi di esprimere le sue emozioni in merito all'evento (tristezza, rabbia per la morte, empatia, o quant'altro), parlando di sé e di quello che prova e pensa. In questo caso, il messaggio potrebbe essere recepito non come un'eventuale invasione di uno spazio privato (cosa che, in realtà, non sappiamo se possa verificarsi o meno, questo dipende da persona a persona), piuttosto come un espressione del dolore da lei vissuto. Si metta a disposizione, si renda aperta ad accettare anche il dolore del suo ragazzo. Per esempio potrebbe esprimere il suo desiderio di andare al funerale, senza per forza proporsi come "sostengo" per lui. Vedrà che, se lui se la sentirà, le darà la possibilità di supportarlo.
Infine, tenga presente che è normale provare senso di colpa per aver litigato. E' come se ci sentissimo responsabili per aver aggravato ulteriormente una situazione già difficile, ritenendo possibile il fatto di aver potuto evitare di comportarsi così. Si ricordi, però, che non c'è nessuna relazione tra le due cose.
In sintesi: si proponga come persona autonoma, con delle emozioni, con dei desideri, piuttosto che come persona che, vista la sua posizione (nella coppia), debba svolgere una funzione di supporto.
CI faccia sapere, se vuole.
ogni persona affronta il lutto a modo suo. In particolare, quello dei genitori è un lutto molto importante (posso ipotizzare, dalla sua età, che il suo ragazzo sia ancora giovane, e questo mi fa pensare che il genitore sia morto ad un'età relativamente giovane).
Tutte le cose che lei farà in questa situazione dovrebbero essere guidate da un "piacere personale". Con questo intendo dire che sarebbe meglio mettere da parte sensi di colpa, pensieri di "dovere fare qualcosa", ma fare qualcosa semplicemente perchè si sta bene a prendere quella decisione.
Se il suo timore è di essere invadente, cerchi di esprimere le sue emozioni in merito all'evento (tristezza, rabbia per la morte, empatia, o quant'altro), parlando di sé e di quello che prova e pensa. In questo caso, il messaggio potrebbe essere recepito non come un'eventuale invasione di uno spazio privato (cosa che, in realtà, non sappiamo se possa verificarsi o meno, questo dipende da persona a persona), piuttosto come un espressione del dolore da lei vissuto. Si metta a disposizione, si renda aperta ad accettare anche il dolore del suo ragazzo. Per esempio potrebbe esprimere il suo desiderio di andare al funerale, senza per forza proporsi come "sostengo" per lui. Vedrà che, se lui se la sentirà, le darà la possibilità di supportarlo.
Infine, tenga presente che è normale provare senso di colpa per aver litigato. E' come se ci sentissimo responsabili per aver aggravato ulteriormente una situazione già difficile, ritenendo possibile il fatto di aver potuto evitare di comportarsi così. Si ricordi, però, che non c'è nessuna relazione tra le due cose.
In sintesi: si proponga come persona autonoma, con delle emozioni, con dei desideri, piuttosto che come persona che, vista la sua posizione (nella coppia), debba svolgere una funzione di supporto.
CI faccia sapere, se vuole.
Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it
[#2]
Utente
Suo padre aveva 57 anni e gli é venuto un infarto fulminante alle tre di notte, lui ha 26 anni. Ieri sera gli ho mandato un messaggio per chiedergli notizie del funerale, ma non l'ha letto, quindi sono andata direttamente nella sua città e ho scoperto ora e chiesa, e sono andata al funerale. Mi sono seduta in fondo, ho portato dei fiori e gli ho fatto le condoglianze. Era totalmente sconvolto, tremava, mi ha dato un mezzo abbraccio. Quando stavano uscendo il feretro mi ha guardato un secondo e poi ha distolto lo sguardo. Ho accompagnato per qualche metro il corteo e me ne sono andata. Un'ora dopo ha visualizzato il mio messaggio del giorno prima ma non ha scritto nulla. Io penso che sia giusto aspettare i suoi tempi e che mi contatterà lui quando ne avrà voglia, voi cosa pensate? Nella mia mente é anche balenata (leggendo casi simili sul web) l'ipotesi che potrebbe voler lasciarmi perché adesso ha il ruolo di capofamiglia e si sente in dovere di accudire madre e sorella, non so cosa pensare ma nel frattempo non mi pare il caso di mandargli altri messaggi.
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Utente
Prima gli ho mandato un breve messaggio in cui gli ho scritto che non lo contatto solo per rispettare la sua volontà ma che spero sappia che quando e se vuole io sono qui, e lui mi ha risposto "va bene". Io capisco che lui debba metabolizzare il tutto e sia distrutto, ma ho come la sensazione che non voglia parlare solo con me, e non capisco perché, se la situazione fosse stata opposta io avrei avuto bisogno del suo sostegno. Non so come stargli accanto, come aiutarlo, se lui non mi permette di farlo, e mi sento persa e impotente di fronte al suo dolore. Non riesco a distrarmi, controllo il cellulare in continuazione e lo tengo acceso anche si notte. Ho paura che si chiuda in se stesso e che mi allontani da lui.
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Comprendo il suo disagio, ma a volte gli altri si comportano in modi diversi da quello che ci aspetteremmo, da quello che faremmo noi al suo posto. Lei sta facendo tutto bene, è rispettosa e capisce lo stato d'animo del ragazzo. Il problema è che lui in questo momento non sembra accettarla al suo fianco, da quello che ci racconta. Forse è così, forse no, forse è solo il periodo critico che sta vivendo. Possiamo anche ipotizzare che non sia una persona in grado di esternare le sue emozioni, o che abbia timore di farsi vedere in certe condizioni, magari che lui ritiene vulnerabili. Però, come già detto, noi non possiamo saperlo. Lei faccia tutto ciò che sente necessario, come sembra stia già facendo.
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Utente
Lui mi dice sempre che non é uno che crea problemi, ma che li risolve. Anche all'inizio del nostro rapporto ha impiegato un po' di tempo per dare voce ai suoi sentimenti perché aveva paura di rovinare tutto e voleva che fra noi durasse, mi dice sempre che mi ama molto anche se non sa esprimerlo a parole. Ma io vorrei che si sfogasse perché penso che si stia tenendo tutto dentro, preso dal suo nuovo ruolo di capofamiglia, e questa cosa conoscendolo può solo fargli male.
La ringrazio molto per i suoi preziosi consigli
La ringrazio molto per i suoi preziosi consigli
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Utente
Mi ha lasciato. Io su un social avevo pubblicato una cosa come "si può amare anche in silenzio" e lui mi ha contattato dicendo grazie, che per lui era importante. Poi ha cominciato a fare discorsi sul fatto che lui ora non si può permettere distrazioni perché deve mantenere la sua famiglia perché il padre li ha lasciati in una condizione economica disastrosa, testualmente "mi devo campare la mia famiglia e basta", anche a un certo punto insultandomi perché gli ho detto che queste cose non si ragionano in una settimana e che avevo il diritto che me le dicesse in faccia. Il bello é che prima mi dice che io sono una distrazione quando invece volevo solo supportarlo, pou che quando é il momento giusto mi contatterà lui e che ha sbagliato a contattarmi adesso. Poi mi manda un messaggio dicendomi che il dolore non lo fa nemmeno pensare in questo momento. Lui ha una madre di 52 anni che lavora, anche se non prenderà uno stipendio miliardario, e una sorella di 21. Ha creato una scelta che non doveva esistere, cioè tra me e la sua famiglia, e ha scelto la sua famiglia. E quando gli ho chiesto di vederci per parlarne prima mi ha detto di no, poi che "non gli devo rompere i ...". Non mi aveva mai parlato così, sembrava un' altra persona. Ha cancellato tutto quello che abbiamo fatto, tutto quello che siamo stati, come se non fossimo mai esistiti.
[#9]
Può capitare che, sopratutto dopo forti traumi o eventi critici, una persona viva un periodo di smarrimento, in cui cambia le sue convinzioni e i suoi atteggiamenti. Potrebbe essere che questa sia una delle sue fasi per l'elaborazione del lutto. Non possiamo sapere, però, quello che sta succedendo in lui. A volte l'investimento delle energie sulla famiglia può essere guidato dal senso di colpa verso il parente morto.
Lei cosa ha fatto finita la conversazione telefonica? Come è stata? Come sta ora, ripensando a quell'evento?
Lei cosa ha fatto finita la conversazione telefonica? Come è stata? Come sta ora, ripensando a quell'evento?
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Utente
Io sto una schifezza, l'ho bloccato sui social, mi sono sfogata con la mia famiglia, ho preso le cose che mi ricordavano lui e le ho messe in una busta che adesso é a casa di mia sorella. Mi ha detto veramente delle cose brutte, che vanno contro tutto ciò che ci eravamo detti finora. Mi ha detto anche che si sente in colpa perché il giorno che suo padre é morto si stava divertendo con me (abbiamo pranzato insieme dopo tre settimane che non ci riuscivamo, mica siamo andati in discoteca), e lui alle cinque del pomeriggio era già a casa sua a fare una cosa per suo padre.
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"Mi ha detto anche che si sente in colpa perché il giorno che suo padre é morto si stava divertendo con me "
Pensa che possa esserci qualche correlazione tra il senso di colpa del ragazzo e il comportamento che ha avuto con lei?
A volte, il lutto manda in confusione chi lo affronta. Allora si cercano colpevoli che non esistono, per sfogare la rabbia che normalmente caratterizza una delle fasi di accettazione della morte.
Pensa che possa esserci qualche correlazione tra il senso di colpa del ragazzo e il comportamento che ha avuto con lei?
A volte, il lutto manda in confusione chi lo affronta. Allora si cercano colpevoli che non esistono, per sfogare la rabbia che normalmente caratterizza una delle fasi di accettazione della morte.
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Utente
Certo, ni ha detto che la colpa é sua, che magari se fosse stato a casa suo padre si sentiva male e lo avrebbe detto a lui anziché stare in silenzio e non dire niente a sua madre per non farla preoccupare. Ma io penso che nella famiglia il padre si sarebbe dovuto rivolgere alla madre e non certo a lui, vanno rispettati i ruoli di genitori e figli. Mi ha detto che non merita di essere felice.
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Probabilmente il suo ex ragazzo sta cercando di trovare delle cause razionali a ciò che è successo, puntando il dito contro fatti e persone. Forse è il suo modo di reagire, non sappiamo. Non è una cosa rara, comunque. In questo modo, però, si mette nella condizione di ricercare colpevoli che possano giustificare il suo dolore, cosa impossibile in quanto la morte è al di fuori del controllo umano. E' normale, dopo un lutto, ricordare eventi passati al fine di criticare e criticarsi per ciò che è stato fatto o non è stato fatto. Se lui pensa di "non meritare di essere felice", questo è un SUO pensiero. Non si faccia coinvolgere in questo suo circolo vizioso di ricerca di colpevoli. Il consiglio che le posso dare, è di chiarire nuovamente la sua posizione nei suoi confronti. Quando e se verrà il momento, sarà possibile tentare una riapertura dei dialoghi, cosa che in questo frangente mi sembra difficile vista la chiusura dell'altra persona. In primis, dobbiamo stare bene con noi stessi, altrimenti non staremo mai bene con gli altri.
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Utente
La ringrazio per le sue cortesi e professionali risposte. Gli ho mandato un messaggio in cui gli dico che non posso capire ciò che prova ma che per me non é cambiato nulla e che quando vuole parlare sono qui, e che vorrei che se dobbiamo lasciarci lo facciamo in maniera civile e dopo aver parlato di persona.
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 17.3k visite dal 14/11/2018.
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