Una situazione o una persona mi crea ansia o disagio
Buona sera, scrivo per parlare di una specie di “blocco” che ho notato di avere. Quando una situazione o una persona mi crea ansia o disagio, mi sento come se mi si “ annebbiasse la mente” , se una persona mi parla, fatico a capire cosa mi sta dicendo, mi sembra che parli troppo veloce e non riesco ad avere una risposta pronta. Mi è capitato anche una volta di rimanere a fissare la persona per qualche secondo e di chiederle di ripetere mi cosa mi abbia detto, mentre questa mi guardava con gli occhi spalancati per cercare di capire cosa avessi. Io stessa poi, mi accorgo di parlare più lentamente , di non sapere che parole utilizzare e di avere un tono di voce più rauco del solito. Mi sembra di apparire agli occhi degli altri una persona tutt’altro che sveglia, ma anzi con un lieve ritardo. Proprio oggi avevo appuntamento con un avvocato per questioni di lavoro, ero davvero in ansia,mi faceva male lo stomaco, durante il colloquio non mi sentivo più tanto in ansia come prima ,ma ero,come ho detto prima, con “ la mente un po’ annebbiata” . Non riesco a capire come mai mi succede questo , ogni volta faccio la figura di una persona con problemi. Vi ringrazio per la vostra attenzione.
[#1]
Gentile utente,
I vissuti che riporta, in questo e nei precedenti consulti, potrebbero avere una base ansiosa subordinata a difficoltà emotivo/relazionali come il timore del giudizio (ovviamente è una ipotesi perché siamo on Line)
A maggio 2017 le era stato suggerito di avvalersi di un aiuto specialistico psicoterapeutico. Lo ha fatto?
Se ancora no, sarebbe il caso di fare questo passo consapevole che verosimilmente avrà anche dei timori a rivolgersi ad un collega ma dato che noi psicoterapeuti lavoriamo scevri da giudizi personali e sulla base di valutazioni cliniche iniziali condivise in sintonia col paziente al fine di impostare un percorso curativo, le conviene procedere nel contattare un/una collega.
Trascorrere la vita sovrastata da ansia anticipatoria, sofferenza nelle interazioni interpersonali e/o evitamento di queste ultime è estremamente doloroso.
Sta a lei decidere...
Cordiali saluti
I vissuti che riporta, in questo e nei precedenti consulti, potrebbero avere una base ansiosa subordinata a difficoltà emotivo/relazionali come il timore del giudizio (ovviamente è una ipotesi perché siamo on Line)
A maggio 2017 le era stato suggerito di avvalersi di un aiuto specialistico psicoterapeutico. Lo ha fatto?
Se ancora no, sarebbe il caso di fare questo passo consapevole che verosimilmente avrà anche dei timori a rivolgersi ad un collega ma dato che noi psicoterapeuti lavoriamo scevri da giudizi personali e sulla base di valutazioni cliniche iniziali condivise in sintonia col paziente al fine di impostare un percorso curativo, le conviene procedere nel contattare un/una collega.
Trascorrere la vita sovrastata da ansia anticipatoria, sofferenza nelle interazioni interpersonali e/o evitamento di queste ultime è estremamente doloroso.
Sta a lei decidere...
Cordiali saluti
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta. Si, mi sono messa in contatto con una psicologa privata per evitare di aspettare troppo e per vedere cosa si poteva fare , ho fatto però solo un paio di sedute. La prima fu disastrosa, appena sono entrata non so cosa mi sia preso, mi veniva da piangere, non riuscivo nemmeno a parlare sono rimasta qualche minuto con la testa bassa a cercare di calmarmi mentre la dottoressa mi domandava perché stessi piangendo e se fosse forte quello che portavo. “ non lo so” fu la mia risposta. Effettivamente non capivo. Entrambe le sedute sono trascorse con la dottoressa che cercava di farmi domande perché facevo scena muta e io che non sapevo cosa dire. Credo che sia stata una delle esperienze più brutte, mi sono vergognata un sacco, non ero per nulla a mio agio ,ancora oggi se ci penso mi sento male. I punti della questione furono la non autonomia dai miei genitori e una sorta di pigrizia ad avere relazioni sociali. In seguito lei mi disse di rivolgermi ad una struttura pubblica in quanto non potevo permettermi una terapia con lei. Ci salutammo così. Ad oggi non ho il coraggio di rivolgermi ad un’altro psicologo.
La ringrazio ancora per la sua risposta.
La ringrazio ancora per la sua risposta.
[#3]
Con la collega è accaduto esattamente quello che le succede nella vita quotidiana.
Questo è quello che scrive nel primo consulto:
1) “Mi sembra di apparire agli occhi degli altri una persona tutt’altro che sveglia, ma anzi con un lieve ritardo. Proprio oggi avevo appuntamento con un avvocato per questioni di lavoro, ero davvero in ansia,mi faceva male lo stomaco, durante il colloquio non mi sentivo più tanto in ansia come prima ,ma ero,come ho detto prima, con “ la mente un po’ annebbiata” . Non riesco a capire come mai mi succede questo , ogni volta faccio la figura di una persona con problemi”
Questo è quello che scrive rispetto all’esperienza in terapia
2) “La prima fu disastrosa, appena sono entrata non so cosa mi sia preso, mi veniva da piangere, non riuscivo nemmeno a parlare sono rimasta qualche minuto con la testa bassa a cercare di calmarmi mentre la dottoressa mi domandava perché stessi piangendo e se fosse forte quello che portavo. “ non lo so” fu la mia risposta. Effettivamente non capivo. Entrambe le sedute sono trascorse con la dottoressa che cercava di farmi domande perché facevo scena muta e io che non sapevo cosa dire. Credo che sia stata una delle esperienze più brutte, mi sono vergognata un sacco, non ero per nulla a mio agio”
Praticamente in terapia, con la collega, altro non è successo se non la riproposizione delle modalità dolorose che sperimenta nella vita di tutti i giorni.
NON SAREBBE POTUTO ESSERE DIVERSAMENTE dato che la terapia altro non è che la ri-proposizione di ciò che accade nella vita al di fuori della terapia.
Lo scopo di una buona terapia per lei potrebbe essere quello di arrivare a confrontarsi senza timori con il/la proprio/a psicoterapeuta affinché possa assumere consapevolezza che il mondo delle relazioni non è così terrifico come appare e iniziare a viverlo e guardarlo con meno ansia.
In breve, la sua cura potrebbe essere proprio la costruzione di una buona e sana relazione con il proprio terapeuta.
la saluto con la speranza che ciò che le ho detto la possa condurre a cambiare idea su quanto comprensibilmente scrive: “Ad oggi non ho il coraggio di rivolgermi ad un’altro psicologo”
considerando che:
• non tutte le esperienze psicoterapeutiche sono uguali. Quindi se è andata male una volta non vuol dire che fallisca anche la prossima •
e sperando che adesso abbia compreso maggiormente come funziona la sua vita e quali sarebbero le strategie opportune per continuare a non vivere nel disagio e nell’ansia sociale e interpersonale.
In bocca al lupo
Questo è quello che scrive nel primo consulto:
1) “Mi sembra di apparire agli occhi degli altri una persona tutt’altro che sveglia, ma anzi con un lieve ritardo. Proprio oggi avevo appuntamento con un avvocato per questioni di lavoro, ero davvero in ansia,mi faceva male lo stomaco, durante il colloquio non mi sentivo più tanto in ansia come prima ,ma ero,come ho detto prima, con “ la mente un po’ annebbiata” . Non riesco a capire come mai mi succede questo , ogni volta faccio la figura di una persona con problemi”
Questo è quello che scrive rispetto all’esperienza in terapia
2) “La prima fu disastrosa, appena sono entrata non so cosa mi sia preso, mi veniva da piangere, non riuscivo nemmeno a parlare sono rimasta qualche minuto con la testa bassa a cercare di calmarmi mentre la dottoressa mi domandava perché stessi piangendo e se fosse forte quello che portavo. “ non lo so” fu la mia risposta. Effettivamente non capivo. Entrambe le sedute sono trascorse con la dottoressa che cercava di farmi domande perché facevo scena muta e io che non sapevo cosa dire. Credo che sia stata una delle esperienze più brutte, mi sono vergognata un sacco, non ero per nulla a mio agio”
Praticamente in terapia, con la collega, altro non è successo se non la riproposizione delle modalità dolorose che sperimenta nella vita di tutti i giorni.
NON SAREBBE POTUTO ESSERE DIVERSAMENTE dato che la terapia altro non è che la ri-proposizione di ciò che accade nella vita al di fuori della terapia.
Lo scopo di una buona terapia per lei potrebbe essere quello di arrivare a confrontarsi senza timori con il/la proprio/a psicoterapeuta affinché possa assumere consapevolezza che il mondo delle relazioni non è così terrifico come appare e iniziare a viverlo e guardarlo con meno ansia.
In breve, la sua cura potrebbe essere proprio la costruzione di una buona e sana relazione con il proprio terapeuta.
la saluto con la speranza che ciò che le ho detto la possa condurre a cambiare idea su quanto comprensibilmente scrive: “Ad oggi non ho il coraggio di rivolgermi ad un’altro psicologo”
considerando che:
• non tutte le esperienze psicoterapeutiche sono uguali. Quindi se è andata male una volta non vuol dire che fallisca anche la prossima •
e sperando che adesso abbia compreso maggiormente come funziona la sua vita e quali sarebbero le strategie opportune per continuare a non vivere nel disagio e nell’ansia sociale e interpersonale.
In bocca al lupo
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.6k visite dal 07/11/2018.
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