Sembra di essere in un limbo e non riesco ad uscirne
Buongiorno, ho 26 anni da un anno frequento una persona, che mi ha dimostrato di tenerci a me. Nonostante ciò non riesco a vivere i momenti ho sempre paura di perderlo, mi ritrovo spesso a piangere, perché non mi sento alla sua altezza, non mi vedo bella e ho sempre paura che possa incontrare una persona migliore, senza mille paranoie. Sembra di essere in un limbo e non riesco ad uscirne, vorrei non aver paura di stare male, non aver paura di avere accanto una persona che potrebbe farmi soffrire, vorrei godermi il momento e stare bene, ma non ci riesco. Tutto ciò mi logora dentro perché se ad esempio non si fa sentire io mi faccio mille pensieri mi viene L ansia piango, penso sempre che lui non abbia voglia di continuare. Può dirmi qualcosa, qualche consiglio? Grazie
[#1]
Gentile utente,
scrive che il suo fidanzato ha dimostrato di tenerci a lei, ma, nonostante ciò, non riesce a fidarsi e ad affidarsi a lui.
Spesso, tra quello che pensiamo di volere e ciò che è la nostra mappa del mondo si crea un solco profondo.
A un certo livello lei si dice che il suo ragazzo la ama, ad un altro più profondo e radicato in lei, crede che non sia possibile che lei possa essere amata.
Sarebbe molto utile per lei approfondire questa contraddizione, perché è una situazione assai comune e del tutto normale, ma purtroppo da sola difficilmente riuscirà a venirne a capo, in quanto quando si è dentro il quadro non si riesce a vedere la cornice.
Pensi alla possibilità di una terapia di coppia, le sarebbe di grande giovamento.
Cordiali saluti
scrive che il suo fidanzato ha dimostrato di tenerci a lei, ma, nonostante ciò, non riesce a fidarsi e ad affidarsi a lui.
Spesso, tra quello che pensiamo di volere e ciò che è la nostra mappa del mondo si crea un solco profondo.
A un certo livello lei si dice che il suo ragazzo la ama, ad un altro più profondo e radicato in lei, crede che non sia possibile che lei possa essere amata.
Sarebbe molto utile per lei approfondire questa contraddizione, perché è una situazione assai comune e del tutto normale, ma purtroppo da sola difficilmente riuscirà a venirne a capo, in quanto quando si è dentro il quadro non si riesce a vedere la cornice.
Pensi alla possibilità di una terapia di coppia, le sarebbe di grande giovamento.
Cordiali saluti
Dr.ssa Erika Salonia (Psicologa)
erikasalonia@medicitalia.it
[#2]
Psicologo
Gentile utente,
da quello che ha scritto sembra vivere costantemente in preda alle sue paure.
Questo le impedisce di godere di tutto ciò che potrebbe vivere all'interno di una relazione nella quale ci si sente quantomeno voluti bene.
Vi sono vari aspetti che lei ha sottolineato e che mi sembra utile evidenziare quantomeno come spunto di riflessione personale: lei si percecisce come se avesse delle mancanze che teme la possano far soffrire; teme di essere abbandonata ma al tempo stesso teme che le sue paure possano far si che possa avverarsi l'abbandono, quasi come se si fosse creata una sorta di profezia; oltre al timore dell'abbandono, vi è anche l'opposto, ossia la paura che stando con questa persona lei possa soffrire a causa di questa.
Insomma, è come se dentro di sè lei abbia una serie di scenari e tutti questi siano accomunati dal dover in qualche modo soffrire, per un motivo o per un altro.
Ai miei occhi sembra che dietro tutte queste paure vi siano delle rigidità rispetto a ciò che la vita pensa possa riservarle, nello specifico mi sembra come se non sentisse la possibilità di vivere apertamente il qui e ora e dovesse invece continuamente cercare di prevenire eventuali sofferenze e/o problemi.
Questo le crea un circolo vizioso in cui finisce per sentirsi preda di ciò che potrebbe farla stare male, ossia le sue paure.
Nel momento in cui accade questo le paure che la attanagliano è come se si auto alimentassero.
Tuttavia è consapevole del malessere che quanto appena detto le crea e scrivere qui è un primo modo di affrontarle.
Essendo un problema che le dà un considerevole disagio ed essendo, a mio avviso, legato principalmente al rapporto che lei ha con se stessa, quello che posso caldamente consigliarle è di rivolgersi ad uno Psicologo Psicoterapeuta affinchè possa trovare uno spazio totalmente dedicato a sè stessa dove cominciare un viaggio interiore alla scoperta non solo di ciò che le provoca sofferenza, ma soprattutto di ciò che lei è in senso più ampio come persona, e quindi aprirsi ad un cambiamento.
da quello che ha scritto sembra vivere costantemente in preda alle sue paure.
Questo le impedisce di godere di tutto ciò che potrebbe vivere all'interno di una relazione nella quale ci si sente quantomeno voluti bene.
Vi sono vari aspetti che lei ha sottolineato e che mi sembra utile evidenziare quantomeno come spunto di riflessione personale: lei si percecisce come se avesse delle mancanze che teme la possano far soffrire; teme di essere abbandonata ma al tempo stesso teme che le sue paure possano far si che possa avverarsi l'abbandono, quasi come se si fosse creata una sorta di profezia; oltre al timore dell'abbandono, vi è anche l'opposto, ossia la paura che stando con questa persona lei possa soffrire a causa di questa.
Insomma, è come se dentro di sè lei abbia una serie di scenari e tutti questi siano accomunati dal dover in qualche modo soffrire, per un motivo o per un altro.
Ai miei occhi sembra che dietro tutte queste paure vi siano delle rigidità rispetto a ciò che la vita pensa possa riservarle, nello specifico mi sembra come se non sentisse la possibilità di vivere apertamente il qui e ora e dovesse invece continuamente cercare di prevenire eventuali sofferenze e/o problemi.
Questo le crea un circolo vizioso in cui finisce per sentirsi preda di ciò che potrebbe farla stare male, ossia le sue paure.
Nel momento in cui accade questo le paure che la attanagliano è come se si auto alimentassero.
Tuttavia è consapevole del malessere che quanto appena detto le crea e scrivere qui è un primo modo di affrontarle.
Essendo un problema che le dà un considerevole disagio ed essendo, a mio avviso, legato principalmente al rapporto che lei ha con se stessa, quello che posso caldamente consigliarle è di rivolgersi ad uno Psicologo Psicoterapeuta affinchè possa trovare uno spazio totalmente dedicato a sè stessa dove cominciare un viaggio interiore alla scoperta non solo di ciò che le provoca sofferenza, ma soprattutto di ciò che lei è in senso più ampio come persona, e quindi aprirsi ad un cambiamento.
[#4]
Psicologo
Quello che mi sento di consigliarle è di aprirsi al suo partner specificando perchè si sente in un certo modo ed in quali circostanze questo accade.
Se dall'altro lato vi sarà un buon livello di accettazione é probabile che possiate "lavorare" sui livelli di fiducia tra voi con conseguente aumento della coesione della coppia stessa.
Quello che però noto è che, oltre alle sue paure relative al suo stare in una coppia, vi sono sofferenze legate a dinamiche più profonde ("non mi sento alla sua altezza"; "non mi vedo bella"; "vorrei godermi il momento e stare bene, ma non ci riesco").
I virgolettati che le ho citato hanno strettamente a che fare con il rapporto che lei ha con se stessa, come si vede lei e come vorrebbe essere.
La sofferenza nasce, tra l'altro, quando vi é una bassa accettazione verso se stessi (ed i motivi di questo andrebbero conosciuti in psicoterapia).
Per cominciare autonomamente un lavoro su di sé cerchi attività che la gratificano, che la fanno sentire bene, sarebbe un primo modo per prendersi cura di sé ed anche un iniziale incremento della sua autostima.
Inoltre, se ne ha la possibilità, cerchi una persona della quale si fida a cui confidare queste sue paure, questo le permetterebbe uno sfogo della tensione emotiva e avrebbe anche l'opportunità di ricevere un feedback su di sé da un'altra persona.
Se queste semplici attività non sortiscono, a lungo andare, l'effetto sperato, valuti quanto le ho scritto nel primo consulto.
Saremo lieto di avere sue notizie se vorrà.
Se dall'altro lato vi sarà un buon livello di accettazione é probabile che possiate "lavorare" sui livelli di fiducia tra voi con conseguente aumento della coesione della coppia stessa.
Quello che però noto è che, oltre alle sue paure relative al suo stare in una coppia, vi sono sofferenze legate a dinamiche più profonde ("non mi sento alla sua altezza"; "non mi vedo bella"; "vorrei godermi il momento e stare bene, ma non ci riesco").
I virgolettati che le ho citato hanno strettamente a che fare con il rapporto che lei ha con se stessa, come si vede lei e come vorrebbe essere.
La sofferenza nasce, tra l'altro, quando vi é una bassa accettazione verso se stessi (ed i motivi di questo andrebbero conosciuti in psicoterapia).
Per cominciare autonomamente un lavoro su di sé cerchi attività che la gratificano, che la fanno sentire bene, sarebbe un primo modo per prendersi cura di sé ed anche un iniziale incremento della sua autostima.
Inoltre, se ne ha la possibilità, cerchi una persona della quale si fida a cui confidare queste sue paure, questo le permetterebbe uno sfogo della tensione emotiva e avrebbe anche l'opportunità di ricevere un feedback su di sé da un'altra persona.
Se queste semplici attività non sortiscono, a lungo andare, l'effetto sperato, valuti quanto le ho scritto nel primo consulto.
Saremo lieto di avere sue notizie se vorrà.
[#7]
Utente
È durata 7 anni, e in questi 7 anni ho dato tanto, ma non ho ricevuto niente perché era una persona immatura. Litigavamo sempre, e in 7 anni mi sono fidata delle sue parole e purtroppo la situazione non è mai cambiata. Dopo tutto questo tempo ho avuta la forza di dire basta e di chiuderla perché avevamo pensieri e obiettivi diversi.
Successivamente ho incontrato per caso quest’altra persona(il ragazzo attuale) che nonostante mi dimostri tanto ed sia sempre presente ho paura che anche questa volta si possa dimostrare un ulteriore fallimento.
Successivamente ho incontrato per caso quest’altra persona(il ragazzo attuale) che nonostante mi dimostri tanto ed sia sempre presente ho paura che anche questa volta si possa dimostrare un ulteriore fallimento.
[#8]
Psicologo
Immagino che la precedente relazione sentimentale, durata 7 anni, sia stata probabilmente la più importante che lei abbia vissuto fino ad ora.
Il naufragio di quella storia che, dalle sue parole, sembrerebbe essere stata molto frustrante, ha creato (o forse solo risvegliato?) in lei la paura che possa ri-accadere quanto successo.
Malgrado il suo ragazzo attuale sembri comunque una persona affidabile e premurosa questo non le affievolisce la paura della perdita.
Nel momento in cui questo "fantasma" si rifà vivo, lei sembra temere che proprio questo possa far avverare la fine dell'attuale relazione e questo finisce per alimentare la paura stessa.
Come vede si è creato un circolo vizioso dentro di lei che finisce per auto-alimentarsi.
Potrebbero essere numerosi i possibili vissuti che stanno dietro questa paura, come la paura dell'abbandono, una carente autostima, una profonda diffidenza verso gli altri, la tendenza a dover dimostrare di valere qualcosa, il voler essere idealmente una persona diversa da come si é, ecc.
Purtroppo essendo questi vissuti estremamente intimi e profondi, non é possibile affrontare in maniera funzionale in questa sede tutto ciò.
Mi sembra la scelta più utile quella di affrontare tutto questo con un/una collega che faciliti in lei l'apertura di se stessa in un clima empatico ed accettante, potrebbe rappresentare l'inizio di una scoperta di lati di sé che fino ad ora non conosce.
In alternativa, se proprio vuole evitare o rimandare l'invio ad uno psicologo, potrebbe cominciare a riflettere su quanto ci siamo detti per valutare se riesce a trovare, da sola, un significato a ciò che sta vivendo.
Per correttezza le dico che, come credo già immagini lei, quest'ultima soluzione non mi sembra la più utile per lei.
Il naufragio di quella storia che, dalle sue parole, sembrerebbe essere stata molto frustrante, ha creato (o forse solo risvegliato?) in lei la paura che possa ri-accadere quanto successo.
Malgrado il suo ragazzo attuale sembri comunque una persona affidabile e premurosa questo non le affievolisce la paura della perdita.
Nel momento in cui questo "fantasma" si rifà vivo, lei sembra temere che proprio questo possa far avverare la fine dell'attuale relazione e questo finisce per alimentare la paura stessa.
Come vede si è creato un circolo vizioso dentro di lei che finisce per auto-alimentarsi.
Potrebbero essere numerosi i possibili vissuti che stanno dietro questa paura, come la paura dell'abbandono, una carente autostima, una profonda diffidenza verso gli altri, la tendenza a dover dimostrare di valere qualcosa, il voler essere idealmente una persona diversa da come si é, ecc.
Purtroppo essendo questi vissuti estremamente intimi e profondi, non é possibile affrontare in maniera funzionale in questa sede tutto ciò.
Mi sembra la scelta più utile quella di affrontare tutto questo con un/una collega che faciliti in lei l'apertura di se stessa in un clima empatico ed accettante, potrebbe rappresentare l'inizio di una scoperta di lati di sé che fino ad ora non conosce.
In alternativa, se proprio vuole evitare o rimandare l'invio ad uno psicologo, potrebbe cominciare a riflettere su quanto ci siamo detti per valutare se riesce a trovare, da sola, un significato a ciò che sta vivendo.
Per correttezza le dico che, come credo già immagini lei, quest'ultima soluzione non mi sembra la più utile per lei.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 8.2k visite dal 06/11/2018.
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