Cattivo rapporto con i miei genitori
Salve a tutti. Ho 24 anni e quest'anno concluderó il mio percorso di studi in ingegneria. Purtroppo ho un rapporto fatto d'amore ed odio con i miei genitori, i quali, spesso, non comprendono le mie necessitá .Lo scorso anno ho deciso, anche su consiglio di uno specialista, di partire in Erasmus per imparare a cavarmela da sola in quanto ho sempre vissuto con i miei genitori, che negli ultimi tempi mi avevano sottratto parte della mia privacy e libertà personali, anche nello studio. Partita in Erasmus ho avuto la fortuna di incontrare un ragazzo meraviglioso che ha deciso di aiutarmi anche economicamente per i miei studi garantendomi di vivere in una casa, pagare le spese e aiutarmi a trovare un lavoro come stagista in un centro di ricerca per la tesi per il quale ricevo un piccolo contributo. Ho deciso di impiegare un annetto in piú per terminare la tesi, cosa che ai miei genitori non è piaciuta. Ogni giorno ricevo chiamate come 'quanto ti manca a finire? Perchè hai dovuto fare l'erasmus? I tuoi colleghi (6 su 200) hanno finito e tu no, vedi le scelte idiote? La patente se vuoi la prendi qui, non ci interessa...' insomma sono al limite della sopportazione e ho deciso per un ultimatum: i miei genitori non presenzieranno alla MIA laurea, di cui IO sono stata artefice. Già alla triennale ho subito vessazioni quali ' non potevi laurearti con voti migliori (sono laureata a pieni voti), se ti chiedono di che ti sei laureata con 108, fai le foto a me e tua mamma... ' Insomma per l'ennesima volta non contavo nulla nel mio giorno. Vi prego, ho bisogno di sapere come comportarmi anche per evitare di ricadere in uno stato depressivo, di cui ho sofferto fortemente negli anni passati. Grazie mille
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Salve,
i suoi vissuti sono delicati e la sua richiesta è importante. Senz'altro non è possibile dirle semplicemente come comportarsi con i suoi genitori. Non soltanto perché non ci conosciamo ed è necessario approfondire la sua storia e il suo rapporto con loro, ma anche perché non basta un ragionevole suggerimento, parliamo di esperienze relazionali fondative, cariche di emozioni.
Con questo voglio dire che la sua è una richiesta tanto grande e ambiziosa, riguarda la possibilità di cambiare una relazione. Come lei mostra, il suo legame con i suoi genitori è radicato e profondo, tanto che ha sofferto e, potremmo dire, anche oggi ne soffre.
Comunica di non sentirsi compresa, di sentirsi giudicata e di provare un senso di vessazione, non sentendosi sostenuta né valorizzata. Immagino per questo lei dia il suo titolo al consulto: "Cattivo rapporto con i miei genitori".
Mi sembra di poter dire che sente una costellazione emotiva negativa, un senso di delusione, a volte di solitudine e paura magari. E non so, da qui, se possiamo dire che magari è anche arrabbiata con loro. Mi chiedo se l'idea di non invitarli alla sua laurea possa avere a che fare con questi sentimenti.
Se da una parte è comprensibile esprimere i propri stati d'animo, è pur vero che può correre il rischio di ingaggiare un braccio di ferro e creare ulteriore distanza. Cosa fare allora?
Le lascio due suggestioni in questa sede.
La prima è relativa a una sua affermazione, quando nel suo racconto parla di un rapporto "fatto di amore e odio" con i suoi genitori. Non lo sottovaluterei. Accanto all'odio cioè, può tentare di recuperare anche l'amore, che lei conosce, che lei sente. Perché penso che ci sia bisogno di amore.
La seconda è relativa al fatto che se da una parte si sente una figlia con i suoi legittimi bisogni, dall'altra forse c'è qualcosa in lei che la spinge a diventare grande, a non essere più soltanto quella figlia, ma anche una giovane adulta che fa le sue esperienze e può riconoscersi la propria forza e il proprio valore.
Non conoscendo altro della sua storia, mi fermo qui. Senz'altro potrà avere l'occasione di comprendere quali processi devono avviarsi per cambiare una relazione e per affrontare il suo rapporto con i suoi genitori, qualora decidesse di dedicare spazio a se stessa in una consultazione dal vivo.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
i suoi vissuti sono delicati e la sua richiesta è importante. Senz'altro non è possibile dirle semplicemente come comportarsi con i suoi genitori. Non soltanto perché non ci conosciamo ed è necessario approfondire la sua storia e il suo rapporto con loro, ma anche perché non basta un ragionevole suggerimento, parliamo di esperienze relazionali fondative, cariche di emozioni.
Con questo voglio dire che la sua è una richiesta tanto grande e ambiziosa, riguarda la possibilità di cambiare una relazione. Come lei mostra, il suo legame con i suoi genitori è radicato e profondo, tanto che ha sofferto e, potremmo dire, anche oggi ne soffre.
Comunica di non sentirsi compresa, di sentirsi giudicata e di provare un senso di vessazione, non sentendosi sostenuta né valorizzata. Immagino per questo lei dia il suo titolo al consulto: "Cattivo rapporto con i miei genitori".
Mi sembra di poter dire che sente una costellazione emotiva negativa, un senso di delusione, a volte di solitudine e paura magari. E non so, da qui, se possiamo dire che magari è anche arrabbiata con loro. Mi chiedo se l'idea di non invitarli alla sua laurea possa avere a che fare con questi sentimenti.
Se da una parte è comprensibile esprimere i propri stati d'animo, è pur vero che può correre il rischio di ingaggiare un braccio di ferro e creare ulteriore distanza. Cosa fare allora?
Le lascio due suggestioni in questa sede.
La prima è relativa a una sua affermazione, quando nel suo racconto parla di un rapporto "fatto di amore e odio" con i suoi genitori. Non lo sottovaluterei. Accanto all'odio cioè, può tentare di recuperare anche l'amore, che lei conosce, che lei sente. Perché penso che ci sia bisogno di amore.
La seconda è relativa al fatto che se da una parte si sente una figlia con i suoi legittimi bisogni, dall'altra forse c'è qualcosa in lei che la spinge a diventare grande, a non essere più soltanto quella figlia, ma anche una giovane adulta che fa le sue esperienze e può riconoscersi la propria forza e il proprio valore.
Non conoscendo altro della sua storia, mi fermo qui. Senz'altro potrà avere l'occasione di comprendere quali processi devono avviarsi per cambiare una relazione e per affrontare il suo rapporto con i suoi genitori, qualora decidesse di dedicare spazio a se stessa in una consultazione dal vivo.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Carissimo Dr de Sanctis, vedo con piacere che ha compreso che io ami i miei genitori, non solo per avermi dato una vita dignitosa e una famiglia unita (soprattutto oggi in cui nelle famiglie si possono trovare due padri, 3 padri...). Io li amo, ma dietro al scorza di persona forte e determinata c'é una persona malata, che sta ancora curandosi (prendo efexor 250) dopo consulto psichiatrico per un esaurimento nervoso e bulimia dovuti ad un forte bullismo vissuto al liceo. Dall'altra parte c'é una ragazza che ha affrontato l'impensabile, studiando in un ateneo dove la legge della sopravvivenza è all'ordine del giorno. Ho affrontato l'Erasmus passando le mie giornate a studiare e terminare gli studi, mai lasciandomi trascinare in feste e perdite di tempo. Ho guadagnato ogni singolo euro lavorando e studiando in contemporanea per fare la spesa in un Paese dove tutto costa 6 volte tanto rispetto all'Italia. Ma tutto questo non ha dimostrato nulla ai miei genitori, soprattutto a mia madre, che mi ha detto 'ragioni ancora come una bambina', che fa paragoni continuamente con altre persone e colleghi che secondo lei sono 'migliori', portandomi (fin da piccola, persino paragonata e inferiore ai miei parenti, soprannominata 'la pecora nera' della famiglia)ad avere un'autostima bassissima che mi crea problemi anche in ambito lavorativo, venendo ancora una volta bistrattata e derisa, persino dai miei supervisori della tesi per il mio carattere dimesso. Mi creda sono una persona distrutta, umiliata e impaurita. Il giorno della mia prima laurea non ho visto un sorriso sul suo viso, ma solo una famiglia che arriva negli ultimi 5 minuti della mia proclamazione. Neanche una foto di quel giorno. Quando ho terminato il mio ultimo esame mi ha detto 'potevi finirli prima, ma sei sempre la.solita fannullona' mentre io ero al limite della gioia. Gioia finita in quel momento. Ecco da dove deriva la mia decisione: la decisione di prendere la mia laurea senza nessuno intorno a me, perchè non è più IL TRAGUARDO per me, ma un momento di una semplice, ingrata routine. Grazie per la.sua comprensione e i suoi consigli.
[#3]
Mostra forza, e questo è fondamentale. Anche se le sembrava "impensabile" affrontare le difficoltà della vita, ha saputo e sa farlo - forse anche fin troppo, andare a una festa può essere un momento ricreativo da coltivare.
Accanto a questo sottolinea una sua vulnerabilità, l'esaurimento nervoso, la bulimia, le ferite del bullismo. L'autostima "bassissima", il carattere dimesso, potremmo anche dire la necessità di dimostrare di valere, immagino con la speranza di far ricredere i suoi genitori, di riuscire a sentirli fieri di lei.
Sente il bisogno di ricevere legittimamente calore e conforto, di scambiare uno sguardo amico e alleato con le persone a lei care. Questo è indispensabile.
Voglio dirle che è molto positivo il suo desiderio di capire come fare per affrontare le sue ferite e cercare di riconoscersi un valore e un senso di sicurezza dentro di sé, in modo tale da sentire la vita nelle sue mani e poter costruire intorno a sé quei legami necessari per vivere un senso di appartenenza, per sentirsi vista come merita.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Accanto a questo sottolinea una sua vulnerabilità, l'esaurimento nervoso, la bulimia, le ferite del bullismo. L'autostima "bassissima", il carattere dimesso, potremmo anche dire la necessità di dimostrare di valere, immagino con la speranza di far ricredere i suoi genitori, di riuscire a sentirli fieri di lei.
Sente il bisogno di ricevere legittimamente calore e conforto, di scambiare uno sguardo amico e alleato con le persone a lei care. Questo è indispensabile.
Voglio dirle che è molto positivo il suo desiderio di capire come fare per affrontare le sue ferite e cercare di riconoscersi un valore e un senso di sicurezza dentro di sé, in modo tale da sentire la vita nelle sue mani e poter costruire intorno a sé quei legami necessari per vivere un senso di appartenenza, per sentirsi vista come merita.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.7k visite dal 03/11/2018.
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