Difficoltà
Salve,
spero di essere breve, e di avere da voi una possibile spiegazione dei miei sintomi.
Sono stato fidanzato per circa dieci anni, 25 anni io 19 lei, prima donna della mia vita, prima in tutti i sensi, dopo un rapporto fra alti e bassi, fatto da due caratteri abbastanza diversi, lei è partita per andare a lavorare all'estero, cosi io l'ho lasciata andare, dandomi come risposta che era meglio cosi per entrambi, e che forse cosi sarebbe stata veramente felice.
Ho iniziato una nuova relazione, che continua tutt' ora, ma dopo sei mesi, ho incominciato a pensare a lei, la mia ex, fino ad avere veri e propri attacchi di ansia.
Per un anno ci siamo sentiti di nascosto della mia attuale ragazza, ma nel momento di riprovarci lei si è tirata indietro, dandomi un "due di picche".
Mi sono rassegnato anche se ogni giorno, al mattino e durante la giornata spesso ci penso, alternando tristezza a rabbia.
Il problema è che non voglio espormi con la mia attuale ragazza, non l'ho mai portata a casa dei miei genitori, e nemmeno ci penso a farlo, e spesso mi da fastidio come gli altri considerano ( giustamente) il fatto che stiamo convivendo e che presto formeremo una famiglia, come spesso sottolinea mia madre.
Non sento il bisogno di una famiglia, e anche se sono alla soglia dei 40 anni non mi sento ancora pronto, o forse non lo sarò mai.
Probabilmente ho fatto lo stesso errore con la mia ex, portandola allo sfinimento, ma non so come giustificarmi, ho paura di restare solo, ma sono terrorizzato di sentirmi parte di un'altra realtà che non sia la mia famiglia, pur effettivamente dormendo 5 giorni su 7 da lei(abita da sola).
Vi ringrazio per il vostro aiuto.
spero di essere breve, e di avere da voi una possibile spiegazione dei miei sintomi.
Sono stato fidanzato per circa dieci anni, 25 anni io 19 lei, prima donna della mia vita, prima in tutti i sensi, dopo un rapporto fra alti e bassi, fatto da due caratteri abbastanza diversi, lei è partita per andare a lavorare all'estero, cosi io l'ho lasciata andare, dandomi come risposta che era meglio cosi per entrambi, e che forse cosi sarebbe stata veramente felice.
Ho iniziato una nuova relazione, che continua tutt' ora, ma dopo sei mesi, ho incominciato a pensare a lei, la mia ex, fino ad avere veri e propri attacchi di ansia.
Per un anno ci siamo sentiti di nascosto della mia attuale ragazza, ma nel momento di riprovarci lei si è tirata indietro, dandomi un "due di picche".
Mi sono rassegnato anche se ogni giorno, al mattino e durante la giornata spesso ci penso, alternando tristezza a rabbia.
Il problema è che non voglio espormi con la mia attuale ragazza, non l'ho mai portata a casa dei miei genitori, e nemmeno ci penso a farlo, e spesso mi da fastidio come gli altri considerano ( giustamente) il fatto che stiamo convivendo e che presto formeremo una famiglia, come spesso sottolinea mia madre.
Non sento il bisogno di una famiglia, e anche se sono alla soglia dei 40 anni non mi sento ancora pronto, o forse non lo sarò mai.
Probabilmente ho fatto lo stesso errore con la mia ex, portandola allo sfinimento, ma non so come giustificarmi, ho paura di restare solo, ma sono terrorizzato di sentirmi parte di un'altra realtà che non sia la mia famiglia, pur effettivamente dormendo 5 giorni su 7 da lei(abita da sola).
Vi ringrazio per il vostro aiuto.
[#1]
Gentile utente,
mi sembra che lei abbia fatto o comunque tentato di delineare un'analisi già piuttosto profonda della situazione.
Sembrerebbe che ci siano almeno due aspetti critici nel suo momento esistenziale: quello sentimentale/relazionale e quello legato alla sua famiglia di origine.
Riguardo al primo, mi domando se la prima relazione si sia effettivamente chiusa. E molto facile ingannarsi in questo campo; il permanere di sentimenti, ricordi ecc. non depone per una "pagina effettivamente chiusa" della propria vita. Sull'argomento le segnalo questo link https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2664-le-storie-sentimentali-non-chiuse.html
Riguardo il rapporto con la famiglia di origine, occorre dire che esso spesso, se non correttamente impostato, funziona da assoluto freno per lo sviluppo di una relazione sentimentale adulta e responsabile.
Le consiglio pertanto di consultare uno psicologo psicoterapeuta perché sono comunque entrambe delle problematiche facilmente risolvibili.
cordiali saluti
mi sembra che lei abbia fatto o comunque tentato di delineare un'analisi già piuttosto profonda della situazione.
Sembrerebbe che ci siano almeno due aspetti critici nel suo momento esistenziale: quello sentimentale/relazionale e quello legato alla sua famiglia di origine.
Riguardo al primo, mi domando se la prima relazione si sia effettivamente chiusa. E molto facile ingannarsi in questo campo; il permanere di sentimenti, ricordi ecc. non depone per una "pagina effettivamente chiusa" della propria vita. Sull'argomento le segnalo questo link https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2664-le-storie-sentimentali-non-chiuse.html
Riguardo il rapporto con la famiglia di origine, occorre dire che esso spesso, se non correttamente impostato, funziona da assoluto freno per lo sviluppo di una relazione sentimentale adulta e responsabile.
Le consiglio pertanto di consultare uno psicologo psicoterapeuta perché sono comunque entrambe delle problematiche facilmente risolvibili.
cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#2]
Utente
Salve dottoressa ,
volevo ringraziarla per la sua gentile risposta, ho ragionato in quello che lei mi ha detto,e le posso assicurare che è da diverso tempo che sto cercando di capire.
Ho effettuato un percorso di psicoterapia tre anni fa e durato un anno, dopo la fine del mio rapporto di dieci anni,l'ho fatto perchè non riuscivo ad essere libero nel vivere il nuovo rapporto, e per capire le mie difficoltà.
Ho sospeso il percorso perchè ad un certo punto non vedevo più I piccoli passi in avanti fatti con grande fatica.
Il mio problema, onestamente, è che non so e non so definire il perchè non so amare, in quanto con il mio precedente rapporto ho fatto molto per farmi odiare,non provando adentrare in empatia con la mia ex,cosa che sto facendo di nuovo ora.
Mi sono concentrato su obbiettivi dI coppia,ed ho, trascurato lei,niente week end oppure cene romantiche,regali o altro,una volta lasciato,ho capito e volevo una seconda opportunità,per dimostrare di aver capito,ma non l'ho avuta.
Non riesco a portare a casa dei miei la mia nuova ragazza,eppure ci convivo.....ne ho fatto conoscere I nostri rispettivi genitori...
Non ho tolto le foto a casa dei miei della mia ex...ne messo da parte I suoi regali..ne vado alla festa padronale con la mia ragazza...one passo sotto casa sua....vuole sapere il perchè?...non saprei...
Eppure provo le stesse cose di tempo fa ...terrore di una famiglia...dei figli...di stare tutti insieme con I suoceri a Natale....insomma....mi manca il tempo che non sto con la mia famiglia...eppure avvolte sto bene in questa situazione...ma se lei stringe il cerchio...io sento gli attacchi di ansia....mi manca l'aria.
Credo di avere una forma di depressione latente...e forse soffro di una sorta di dipendenza affettiva dalle persone con le quali sto che mi portano a non riuscire a lasciare....come una sorta di perdita riconducibile ad un senso di morte.....non sto bene,e ci convivo da tempo....ma è una condizione che non riesco più a gestire.
Ci sono giorni che vorrei sparire...vorrei ricominciare da zero in un nuovo Paese...lontano...dove non mi si conosce.
La ringrazio ancora.
volevo ringraziarla per la sua gentile risposta, ho ragionato in quello che lei mi ha detto,e le posso assicurare che è da diverso tempo che sto cercando di capire.
Ho effettuato un percorso di psicoterapia tre anni fa e durato un anno, dopo la fine del mio rapporto di dieci anni,l'ho fatto perchè non riuscivo ad essere libero nel vivere il nuovo rapporto, e per capire le mie difficoltà.
Ho sospeso il percorso perchè ad un certo punto non vedevo più I piccoli passi in avanti fatti con grande fatica.
Il mio problema, onestamente, è che non so e non so definire il perchè non so amare, in quanto con il mio precedente rapporto ho fatto molto per farmi odiare,non provando adentrare in empatia con la mia ex,cosa che sto facendo di nuovo ora.
Mi sono concentrato su obbiettivi dI coppia,ed ho, trascurato lei,niente week end oppure cene romantiche,regali o altro,una volta lasciato,ho capito e volevo una seconda opportunità,per dimostrare di aver capito,ma non l'ho avuta.
Non riesco a portare a casa dei miei la mia nuova ragazza,eppure ci convivo.....ne ho fatto conoscere I nostri rispettivi genitori...
Non ho tolto le foto a casa dei miei della mia ex...ne messo da parte I suoi regali..ne vado alla festa padronale con la mia ragazza...one passo sotto casa sua....vuole sapere il perchè?...non saprei...
Eppure provo le stesse cose di tempo fa ...terrore di una famiglia...dei figli...di stare tutti insieme con I suoceri a Natale....insomma....mi manca il tempo che non sto con la mia famiglia...eppure avvolte sto bene in questa situazione...ma se lei stringe il cerchio...io sento gli attacchi di ansia....mi manca l'aria.
Credo di avere una forma di depressione latente...e forse soffro di una sorta di dipendenza affettiva dalle persone con le quali sto che mi portano a non riuscire a lasciare....come una sorta di perdita riconducibile ad un senso di morte.....non sto bene,e ci convivo da tempo....ma è una condizione che non riesco più a gestire.
Ci sono giorni che vorrei sparire...vorrei ricominciare da zero in un nuovo Paese...lontano...dove non mi si conosce.
La ringrazio ancora.
[#3]
Grazie dei ringraziamenti.
Noto che lei si interroga su possibili dinamiche e condizioni psicologici. Penso che anche e soprattutto riguardo a ciò, le converrebbe sentire il parere di un professionista esterno che, in quanto tale, può vedere le cose con più obiettività e sicurezza. E' una delle competenze dello psicologo saper fare diagnosi psicologica, che pertanto lei potrebbe chiedere.
cordiali saluti
Noto che lei si interroga su possibili dinamiche e condizioni psicologici. Penso che anche e soprattutto riguardo a ciò, le converrebbe sentire il parere di un professionista esterno che, in quanto tale, può vedere le cose con più obiettività e sicurezza. E' una delle competenze dello psicologo saper fare diagnosi psicologica, che pertanto lei potrebbe chiedere.
cordiali saluti
[#4]
Utente
buongiorno,
la ringrazio di nuovo per la sua risposta, e mi scuso nel ritardo della mia.
Credo che attualmente il mio percorso di psicoterapia sia giunto ad un punto morto, ora non saprei dire se per colpa mia o del professionista, ma oramai stiamo girando intorno allo stesso punto da diverso tempo,compio due passi in avanti e tre indietro, e quindi ho deciso in virtù dello stato emotivo in cui mi trovo, e lo stress a cui sono sottoposto, con conseguenti livelli di cortisolo che spesso vedo abbastanza elevati(premetto che non sono un medico, ma un buon sportivo), di rivolgermi ad uno psichiatra, e valutare un percorso psicologico con un'altro professionista ma supportato da una eventuale terapia farmacologica.
Purtroppo ho dei attacchi di ansia, metà delle mie giornate le trascorro in pensieri ossessivi, e il mio umore è sempre o quasi in una "zona d'ombra", sto iniziando a preferire le giornate di pioggia a quelle di sole,vivo una relazione ma intanto sento che quella persa si è portata via una buona parte di me stesso, sto iniziando a provare rabbia nei confronti della mia ex, pur sapendo che tutto è iniziato per causa mia, anche se razionalmente lei ha le sue colpe, ma sono stato io a dare inizio a ciò, frequentando la mia attuale ragazza....con la quale ho una buona intesa sessuale(tutto il contrario della mia ex con la quale per 10 anni c'è stato pochissimo) ma sotto il punto di vista emotivo tendo a fuggire, a non lasciarmi andare, subbendo il suo volermi stare vicino, coccolarmi.....vivo nei sensi di colpa per come l'ho trattatata...per come mi sono comportato...forse sono stato capito nel verso sbagliato...ho mostrato le mie fragilità e paure a lei che le ha interpretate come delle richieste e paletti insormontabili...piuttosto che il desiderio da parte mia di renderle parte di noi, per meglio fronteggiarle...avrei voluto avere una seconda opportunità, ma non mi è stata concessa, e forse questo è quello che più mi brucia dentro, in quanto capire i propri errori e non potervi porre rimedio, mi lascia in un limbo sospeso fra responsabilità e non possibilità d'azione.....corrodendomi dall'interno mentre magari fuori sembro felice....
Non so se le persone come me siano deboli o fragili di fronte a queste situazioni, nelle quali poi, credono di saperle fronteggiare invece vengono ingoiate dagli eventi...oppure abbiamo una sensibilità diversa, che ci porta a voler non lasciare nulla di intentato per recuperare o mettere a posto qualcosa che da "umani" abbiamo sbagliato....quindi non siamo predisposti a scrollare le spalle e dimenticare......
Sento più spesso l'esigenza di andare via...ricominciare da zero in un nuovo posto, senza nessun tipo di interferenza emotivo geografica...una sorta di posto vergine.
Grazie mille per il suo tempo.
la ringrazio di nuovo per la sua risposta, e mi scuso nel ritardo della mia.
Credo che attualmente il mio percorso di psicoterapia sia giunto ad un punto morto, ora non saprei dire se per colpa mia o del professionista, ma oramai stiamo girando intorno allo stesso punto da diverso tempo,compio due passi in avanti e tre indietro, e quindi ho deciso in virtù dello stato emotivo in cui mi trovo, e lo stress a cui sono sottoposto, con conseguenti livelli di cortisolo che spesso vedo abbastanza elevati(premetto che non sono un medico, ma un buon sportivo), di rivolgermi ad uno psichiatra, e valutare un percorso psicologico con un'altro professionista ma supportato da una eventuale terapia farmacologica.
Purtroppo ho dei attacchi di ansia, metà delle mie giornate le trascorro in pensieri ossessivi, e il mio umore è sempre o quasi in una "zona d'ombra", sto iniziando a preferire le giornate di pioggia a quelle di sole,vivo una relazione ma intanto sento che quella persa si è portata via una buona parte di me stesso, sto iniziando a provare rabbia nei confronti della mia ex, pur sapendo che tutto è iniziato per causa mia, anche se razionalmente lei ha le sue colpe, ma sono stato io a dare inizio a ciò, frequentando la mia attuale ragazza....con la quale ho una buona intesa sessuale(tutto il contrario della mia ex con la quale per 10 anni c'è stato pochissimo) ma sotto il punto di vista emotivo tendo a fuggire, a non lasciarmi andare, subbendo il suo volermi stare vicino, coccolarmi.....vivo nei sensi di colpa per come l'ho trattatata...per come mi sono comportato...forse sono stato capito nel verso sbagliato...ho mostrato le mie fragilità e paure a lei che le ha interpretate come delle richieste e paletti insormontabili...piuttosto che il desiderio da parte mia di renderle parte di noi, per meglio fronteggiarle...avrei voluto avere una seconda opportunità, ma non mi è stata concessa, e forse questo è quello che più mi brucia dentro, in quanto capire i propri errori e non potervi porre rimedio, mi lascia in un limbo sospeso fra responsabilità e non possibilità d'azione.....corrodendomi dall'interno mentre magari fuori sembro felice....
Non so se le persone come me siano deboli o fragili di fronte a queste situazioni, nelle quali poi, credono di saperle fronteggiare invece vengono ingoiate dagli eventi...oppure abbiamo una sensibilità diversa, che ci porta a voler non lasciare nulla di intentato per recuperare o mettere a posto qualcosa che da "umani" abbiamo sbagliato....quindi non siamo predisposti a scrollare le spalle e dimenticare......
Sento più spesso l'esigenza di andare via...ricominciare da zero in un nuovo posto, senza nessun tipo di interferenza emotivo geografica...una sorta di posto vergine.
Grazie mille per il suo tempo.
[#5]
Buonasera,
non mi dice se ha letto il mio articolo; è possibile, per quanto le possa sembrare strano, che debba partire dall'inquadramento del problema che esso propone.
La invito anche a considerare la possibilità di consulenze on line che hanno la stessa efficacia di quelle in studio.
cordiali saluti
non mi dice se ha letto il mio articolo; è possibile, per quanto le possa sembrare strano, che debba partire dall'inquadramento del problema che esso propone.
La invito anche a considerare la possibilità di consulenze on line che hanno la stessa efficacia di quelle in studio.
cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 899 visite dal 02/11/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.