Mia madre colpita da Ictus, io 19 anni.
Salve, sono un ragazzo di 19 anni.
Sono sempre stato un ragazzo sensibile e il rapporto con mia madre è sempre stato assoluto e indivisibile.
Certo, la mamma è sempre la mamma ma vi posso assicurare che la mia non è una semplice mamma.
Il 29 settembre l'ho trovata in bagno la mattina colpita da Ictus, ahimè l'operazione di apertura dell'ostruzione non è riuscita e quindi sappiamo che riporterà delle conseguenze davvero importanti nella parte sinistra anche se come in ogni cosa tutto è soggettivo e lei è molto forte.
Ovviamente è difficile prevedere ma ogni tanto ho provato a immaginare una sua assenza ma tra tutte le ipotesi mai avrei pensato di poter riuscire ad essere così lucido ed è per questo che vorrei chiedere aiuto a voi.
I primi giorni gli ho passati a camminare su e giù per i corridoi dell'ospedale nelle lunghe attese, ho pianto tanto la prima notte ma sempre meno nelle successive. Adesso dopo 11 giorni distraendomi con gli amici rido e scherzo cercando di distrarmi e riuscendolo a fare ma è questo che non riesco a spiegarmi. Non sono un duro, piango spesso anche per cavolate, sono sempre stato in ansia per mia madre quando magari era a lavoro e via dicendo, non riesco a spiegarmi questo mio essere moderato in questa situazione, vorrei chiedere a voi perché questo non è mai stato il mio carattere e soprattutto per l'attaccamento nei suoi confronti non riesco davvero a spiegare. Non capisco se al contrario di ciò che capita magari devo ancora rendermene conto e sarà peggio con il passare del tempo oppure davvero non riesco a darmi una risposta.
Sono sempre stato un ragazzo sensibile e il rapporto con mia madre è sempre stato assoluto e indivisibile.
Certo, la mamma è sempre la mamma ma vi posso assicurare che la mia non è una semplice mamma.
Il 29 settembre l'ho trovata in bagno la mattina colpita da Ictus, ahimè l'operazione di apertura dell'ostruzione non è riuscita e quindi sappiamo che riporterà delle conseguenze davvero importanti nella parte sinistra anche se come in ogni cosa tutto è soggettivo e lei è molto forte.
Ovviamente è difficile prevedere ma ogni tanto ho provato a immaginare una sua assenza ma tra tutte le ipotesi mai avrei pensato di poter riuscire ad essere così lucido ed è per questo che vorrei chiedere aiuto a voi.
I primi giorni gli ho passati a camminare su e giù per i corridoi dell'ospedale nelle lunghe attese, ho pianto tanto la prima notte ma sempre meno nelle successive. Adesso dopo 11 giorni distraendomi con gli amici rido e scherzo cercando di distrarmi e riuscendolo a fare ma è questo che non riesco a spiegarmi. Non sono un duro, piango spesso anche per cavolate, sono sempre stato in ansia per mia madre quando magari era a lavoro e via dicendo, non riesco a spiegarmi questo mio essere moderato in questa situazione, vorrei chiedere a voi perché questo non è mai stato il mio carattere e soprattutto per l'attaccamento nei suoi confronti non riesco davvero a spiegare. Non capisco se al contrario di ciò che capita magari devo ancora rendermene conto e sarà peggio con il passare del tempo oppure davvero non riesco a darmi una risposta.
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Gentile ragazzo,
forse si sta (inconsapevolmente) rendendo conto che c'è bisogno di Lei
e che per poter fare fronte ad una evenienza così grave
- e che porterà conseguenze per sempre all'interessata e all'intera famiglia -
c'è bisogno di tutta la Sua "normalità" di vita: amici compresi.
E' lì che ci si rifornisce di energia.
In realtà questa è una non-risposta,
considerato che noi La conosciamo unicamente per le poche parole che ci stiamo scambiando on line;
ed è una tra le centinaia di ipotesi possibili.
Ma è anche una riflessione, però:
sia sulla situazione che Lei sta vivendo,
sia per quella alla quale si sta forse inconsciamente preparando
quando Sua madre tornerà a casa dopo la riabilitazione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
forse si sta (inconsapevolmente) rendendo conto che c'è bisogno di Lei
e che per poter fare fronte ad una evenienza così grave
- e che porterà conseguenze per sempre all'interessata e all'intera famiglia -
c'è bisogno di tutta la Sua "normalità" di vita: amici compresi.
E' lì che ci si rifornisce di energia.
In realtà questa è una non-risposta,
considerato che noi La conosciamo unicamente per le poche parole che ci stiamo scambiando on line;
ed è una tra le centinaia di ipotesi possibili.
Ma è anche una riflessione, però:
sia sulla situazione che Lei sta vivendo,
sia per quella alla quale si sta forse inconsciamente preparando
quando Sua madre tornerà a casa dopo la riabilitazione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 906 visite dal 10/10/2018.
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