Perdonare o no?
Salve a tutti! È la prima volta che scrivo e mi sembra davvero strano dover chiedere aiuto in tale situazione. Un anno fa ho conosciuto un ragazzo con il quale sono uscita qualche volta. Lui è poi partito per lavoro, ma abbiamo continuato a sentirci per 4 mesi. Poco prima di tornare da me, ha preso le distanze, dicendomi che forse non reggeva tale situazione a distanza, nonostante ciò non ha avuto il coraggio di chiarire e confrontarsi con me di persona, è sparito. Dopo una settimana aveva intrapreso una "relazione" se così si può definire con un'altra. Nonostante ciò continuava a controllare quello che facessi o altro. Io ho tagliato i ponti e chiuso porte. L'ho reputato un comportamento infantile per un ragazzo anche molto più grande di me. Ho ricominciato da zero, ho lavorato su me stessa, senza mai odiarlo o nutrire rancore. Mesi dopo l'ho incontrato con la presunta fidanzata, ma abbiamo fatto finta di non conoscerci. Ora, dopo esattamente un anno, io mi trovo a pochi chilometri di distanza da lui, per via dei miei studi. Mi ha ricercata, vuole incontrarmi e mi ha detto che è disposto a tutto pur di recuperare il rapporto e la fiducia. Io ho paura che perdonarlo possa causarmi nuovamente del male e che non perdonarlo mi potrebbe privare di qualcosa di bello. Come potrei ragionare in tale situazione? Grazie mille in anticipo
[#1]
Gentile utente,
se vediamo i libri di psicologia che escono in questo periodo
viaggiano tra
- "Il dono del rancore"
e
- "Teoria e clinica del perdono",
segno che entrambi questi stati d'animo (o scelte) hanno i propri sostenitori e delle buone ragioni per essere vissuti.
I secondi sostengono che perdonare riempie l'animo di benessere fisico e mentale.
I primi ritengono che un sano risentimento fa sì che la persona ferita non svaluti anzitempo la propria sofferenza.
E dunque il Suo dubbio ha valide ragioni d'essere.
A questo punto possiamo affermare che sta alla persona stessa comprendere in quale momento evolutivo si situa attualmente
rispetto alla ferita ricevuta.
Lei per il momento si dibatte tra:
"..Io ho paura che PERDONARLO possa causarmi nuovamente del male
e che NON PERDONARLO mi potrebbe privare di qualcosa di bello..."
C'è anche da chiedersi però con quale FIDUCIA Lei riprenderebbe i contatti con lui,
e con quale necessita' di essere VIGILE per non ricadere in situazioni che definisce "infantili.
Come ben saprà, gli Psy non danno consigli sui comportamenti
ma forniscono stimoli alla riflessione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
se vediamo i libri di psicologia che escono in questo periodo
viaggiano tra
- "Il dono del rancore"
e
- "Teoria e clinica del perdono",
segno che entrambi questi stati d'animo (o scelte) hanno i propri sostenitori e delle buone ragioni per essere vissuti.
I secondi sostengono che perdonare riempie l'animo di benessere fisico e mentale.
I primi ritengono che un sano risentimento fa sì che la persona ferita non svaluti anzitempo la propria sofferenza.
E dunque il Suo dubbio ha valide ragioni d'essere.
A questo punto possiamo affermare che sta alla persona stessa comprendere in quale momento evolutivo si situa attualmente
rispetto alla ferita ricevuta.
Lei per il momento si dibatte tra:
"..Io ho paura che PERDONARLO possa causarmi nuovamente del male
e che NON PERDONARLO mi potrebbe privare di qualcosa di bello..."
C'è anche da chiedersi però con quale FIDUCIA Lei riprenderebbe i contatti con lui,
e con quale necessita' di essere VIGILE per non ricadere in situazioni che definisce "infantili.
Come ben saprà, gli Psy non danno consigli sui comportamenti
ma forniscono stimoli alla riflessione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 794 visite dal 06/10/2018.
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