Sconforto
Buongiorno gentili dottori,
ho 35 anni e la fortuna immensa di avere già due splendidi bambini di 7 e 11 anni. A maggio ho perso il mio terzo figlio alla 22 settimana di gravidanza a causa di un’insufficienza placentare e da quel momento... il buio. Sono stata seguita per qualche tempo da una brava terapeuta e piano piano sto cercando di rielaborare questo lutto. Il problema di base nasce da un malessere profondo che mi fa soffrire e che non riesco proprio ad accettare: la volontà irremovibile di mio marito a non voler più provare ad avere un altro bambino. Sembra assurdo che nonostante abbia l’onore di essere madre,che questo suo rifiuto mi butti in uno sconforto senza fine. Ho provato a parlarne assieme a lui in tutti i modi ma ogni volta tira in ballo una nuova scusa.. il che mi fa riflettere sulle vere motivazioni che lo spingono verso questa direzione. È tassativo. Capisco possano esserci mille e più motivi che giustifichino un suo rifiuto ( lutto non risolto da parte sua) ma non capisco perché pur vedendomi stare male abbia deciso di darmi il colpo di grazia senza nemmeno darmi il benché minimo diritto di replica. Sto male da morire. Questa ultima gravidanza è stata tanto desiderata quanto consapevole ( almeno per me ,a questo punto) e sapere di non poter più nemmeno sognare mi ha mandata in frantumi quasi più che accettare la morte del nostro piccolo Leonardo. Mi sento sola in questo dolore. Gioisco per i lieti eventi degli altri, condivido gravidanze di amiche e conoscenti , do consigli con il cuorema mi sento un rottame. Piango sempre ed ogni nuova volta che sfioro l’argomento con mio marito si finisce in lite. Lui non ritene sia opportuno andare in terapia , è stato chiaro e irremovibile. È già molto sia venuto assieme a me quando ho perso il bambino. A volte arrivo perfino ad “odiarlo” ma poi penso che sono una grande egoista. Questo mi sta allontanando da lui. Provo sentimenti terribilmente contrastanti.. l’uomo della mia vita, quello che amo, con cui ho condiviso tutto.. non ne vuole sapere. Non riesco ad uscire da questo vortice, vorrei provarci per non buttare tutto all’aria ma non so da dove partire.Il mio grande desiderio non credo voglia ridursi a colmare un semplice vuoto affettivo di qualche tipo, a me piace proprio fare la mamma, crescere i miei figli..Un caro saluto.
ho 35 anni e la fortuna immensa di avere già due splendidi bambini di 7 e 11 anni. A maggio ho perso il mio terzo figlio alla 22 settimana di gravidanza a causa di un’insufficienza placentare e da quel momento... il buio. Sono stata seguita per qualche tempo da una brava terapeuta e piano piano sto cercando di rielaborare questo lutto. Il problema di base nasce da un malessere profondo che mi fa soffrire e che non riesco proprio ad accettare: la volontà irremovibile di mio marito a non voler più provare ad avere un altro bambino. Sembra assurdo che nonostante abbia l’onore di essere madre,che questo suo rifiuto mi butti in uno sconforto senza fine. Ho provato a parlarne assieme a lui in tutti i modi ma ogni volta tira in ballo una nuova scusa.. il che mi fa riflettere sulle vere motivazioni che lo spingono verso questa direzione. È tassativo. Capisco possano esserci mille e più motivi che giustifichino un suo rifiuto ( lutto non risolto da parte sua) ma non capisco perché pur vedendomi stare male abbia deciso di darmi il colpo di grazia senza nemmeno darmi il benché minimo diritto di replica. Sto male da morire. Questa ultima gravidanza è stata tanto desiderata quanto consapevole ( almeno per me ,a questo punto) e sapere di non poter più nemmeno sognare mi ha mandata in frantumi quasi più che accettare la morte del nostro piccolo Leonardo. Mi sento sola in questo dolore. Gioisco per i lieti eventi degli altri, condivido gravidanze di amiche e conoscenti , do consigli con il cuorema mi sento un rottame. Piango sempre ed ogni nuova volta che sfioro l’argomento con mio marito si finisce in lite. Lui non ritene sia opportuno andare in terapia , è stato chiaro e irremovibile. È già molto sia venuto assieme a me quando ho perso il bambino. A volte arrivo perfino ad “odiarlo” ma poi penso che sono una grande egoista. Questo mi sta allontanando da lui. Provo sentimenti terribilmente contrastanti.. l’uomo della mia vita, quello che amo, con cui ho condiviso tutto.. non ne vuole sapere. Non riesco ad uscire da questo vortice, vorrei provarci per non buttare tutto all’aria ma non so da dove partire.Il mio grande desiderio non credo voglia ridursi a colmare un semplice vuoto affettivo di qualche tipo, a me piace proprio fare la mamma, crescere i miei figli..Un caro saluto.
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Gentile utente,
perché non torna dalla brava terapeuta che l'ha già aiutata in precedenza?
Anche se suo marito non se la sente di seguire una terapia, lei può lavorare su se stessa e sulle sue difficoltà e indirettamente, migliorando lei, migliorerà anche l'ambiente che le sta attorno.
Un lutto come il suo richiede tempo per essere elaborato e proprio perché, come scrive, si sente sola in questo dolore, un sostegno di uno specialista potrebbe farle un gran bene.
Cari saluti
perché non torna dalla brava terapeuta che l'ha già aiutata in precedenza?
Anche se suo marito non se la sente di seguire una terapia, lei può lavorare su se stessa e sulle sue difficoltà e indirettamente, migliorando lei, migliorerà anche l'ambiente che le sta attorno.
Un lutto come il suo richiede tempo per essere elaborato e proprio perché, come scrive, si sente sola in questo dolore, un sostegno di uno specialista potrebbe farle un gran bene.
Cari saluti
Dr.ssa Erika Salonia (Psicologa)
erikasalonia@medicitalia.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.1k visite dal 26/09/2018.
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