Scissione

Gentili dottori
Sono in terapia da ormai 3 anni per una malattia genetica che non riesco ad accettare. In particolare in questo momento ho problemi ad accettare il mio corpo, che ritengo schifoso e deforme, e non riesco ad avere un normale contatto di tipo fisico o relazionale con gli altri. Non riesco nemmeno a stringere la mano al mio terapeuta, per darvi un quadro della situazione. Lui ha anche provato, all'inizio, quando non sapeva della mia malattia e pensava fossi normale, a darmi una pacca sulla spalla, o una sorta di abbraccio, ma io ho sempre reagito irrigidendomi. Dopo che ha saputo della mia patologia non ha più cercato nessun tipo di contatto fisico, anzi si tiene a estrema distanza anche quando mi accoglie o mi accompagna all'uscita. Il più delle volte non mi accompagna affatto o mi attende già nello studio. Dice che lo fa perché vede che la vicinanza fisica mi turba eccessivamente. In effetti nei rari momenti in cui la vicinanza c'è, io credo di non avere del tutto il controllo del mio corpo. Lo dico perché il mio terapeuta mi ha fatto varie volte notare che quando viene meno una certa "distanza di sicurezza" io tendo a indietreggiare o allontanarmi, altre volte mi sottraggo o comincio a tremare. Ma io di tutto ciò, purtroppo, non mi rendo minimamente conto. Non ne sono consapevole. Entro in uno stato di ansia, agitazione e mi sento tremendamente combattuta tra il desiderio di un contatto fisico e la paura, o meglio una specie di "censura' interiore che mi proibisce di farlo perché non sono geneticamente normale. Pare che io non riesca proprio a superarlo questo blocco emotivo, anzi tendo sempre e comunque a scappare o a chiudermi in me stessa, anche se la cosa mi fa soffrire molto. Da quando il mio terapeuta, poi, mi ha detto che lui di solito non è così distaccato con i suoi pazienti ma, anzi, molto più affettivo e propenso al contatto fisico, io mi sento ancora peggio. La "figlia della povera schifosa", ancora più non voluta, rifiutata. Vorrei essere uguale agli altri pazienti, quelli che sono fisicamente normali. Essere trattata come loro. Lui dice che con me è così distaccato per via del mio atteggiamento respingente, e perché ho bisogno di mantenere le distanze, sia fisicamente che emotivamente. Io gli credo, ma c'è sempre quella parte di me che invece dice che lui mi rifiuta perché gli faccio schifo, perché sono orrenda fisicamente e non sono geneticamente normale, non sono una donna. Ho chiesto di fare sedute via Skype per alleggerire la tensione degli incontri vis-à-vis e sentirmi più lucida e tranquilla. Il terapeuta ha accettato, ma non so se sia la scelta giusta. Anche lì una parte di me è stata contenta, sollevata che lui abbia accettato di mettere distanza. Ma un'altra parte si è sentita invece triste e, ancora una volta, rifiutata.
Secondo voi le sedute via Skype potrebbero essere davvero utili o piuttosto controproducenti? Grazie dell'attenzione.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598

Gentile utente,

Skype può essere un utile strumento a percorso psicologico già iniziato.

E' sicuramente dannoso quando rappresenta per il pz. una via di fuga,
ad es.
per problematiche connesse al contatto interpersonale e/o corporeo
o per forme di fobia sociale.

Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha approfondito la tematica in alcuni documenti, tra cui:

DIGITALIZZAZIONE DELLA PROFESSIONE E DELL'INTERVENTO PSICOLOGICO MEDIATO DAL WEB (2017)

RACCOMANDAZIONI DEL CNOP SULLE PRESTAZIONI PSICOLOGICHE ATTRAVERSO TECONOLOGIE DI COMUNICAZIONE A DISTANZA (2013);
qui, il 6. recita:
"Nell'ambito delle attivitàcliniche (quali la Psiocterapia, la psicodiagnosi..) l'instaurazione di un rapporto diretto di persona è condizione indispensanbile per un eventuale successivo utilizzo dei dispositivi di comunicazione a distanza."

Saluti cordiali

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Gentile dott.ssa Brunialti,

Nel mio caso dopo quasi 3 anni di psicoterapia de visu direi "l'instaurazione di un rapporto diretto di persona" è una condizione già ampiamente soddisfatta.
A parte ciò, lei afferma che la terapia via skype è sicuramente dannosa "per problematiche connesse al contatto interpersonale e/o corporeo
o per forme di fobia sociale."
Eppure ci sono tantissimi suoi colleghi che utilizzano con successo questo metodo proprio nelle patologie da lei indicate. Quando la fobia sociale, ad esempio, impedisce a un paziente di uscire di casa, skype può essere un valido metodo per far sì che il terapeuta possa comunque, in un primo tempo, instaurare col paziente un rapporto di psicoterapia e portarlo, successivamente, a sentirsi abbastanza sicuro da riuscire a recarsi in terapia di persona.
Comunque, non è questo il mio caso. Io non ho problemi ad uscire di casa, ma purtroppo spesso mi faccio invadere eccessivamente da emozioni che non riesco a regolare e gestire, il che mi porta ad avere frequentissimi episodi di drop-out. Fare, in questi momenti di crisi, delle sedute via skype permetterebbe almeno di mantenere una continuità della terapia. Almeno, questo pensa il mio terapeuta. E, di fatto, le emozioni troppo intense e non regolate che spesso sperimento, sono la ragione che mi ha spinto ad avere talmente paura delle sedute di persona da arrivare a proporre skype.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598

Gentile utente,

Noi specialisti rispondiamo partendo da punti di vista professionali suffragati da ricerche e documenti ufficiali;
Lei giustamente porta la Sua esperienza e, forse, le Sue necessità soggettive.

E dunque il Suo referente è sicuramente il suo Psicoterapeuta, che La conosce di persona e che da tempo La segue.
Certamente da parte del professionista si sarà trattato di una decisione ponderata.
A lui andrà anche riferita la sensazione di scissione di cui il titolo parla.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti




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Utente
Utente
Grazie della risposta, è che, come sempre, non riesco mai a fidarmi di nessuno...
In effetti è stata una decisione ben motivata, sia da me che dal terapeuta, è solo che io ho comunque timore che, nonostante la decisione sia partita da me, sta cosa di Skype potrà fare danni. Anche perché il terapeuta stesso mi ha detto di non aver mai usato Skype per lavoro e di non sapere bene come funzionano le sedute di quel tipo. Per quanto riguarda la sensazione di scissione, ovviamente ne è al corrente, anzi me lo ha fatto notare più volte anche lui che è come se ci fossero, diciamo, due parti di me, una istintiva e una razionale, che entrano sempre in conflitto. Ma possibilità di "riappacificazione" purtroppo non ne vedo

Buona giornata
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598

"..Ma possibilità di "riappacificazione" purtroppo non ne vedo.."

Può essere uno degli obiettivi della terapia,
come del resto il controllo degli impulsi.
Non dubito che ci stiate lavorando seriamente.
La Sua determinazione è parte fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi.

Buona giornata anche a Lei.
Grazie dell'apprezzamento.

Dott. Brunialti