Depressione, fobia
Buonasera. Sono una ragazza di 24 anni e da quando ho scoperto di avere un'idromelia cervicale, vivo nella paura.
Ho scoperto di avere questa patologia (per adesso asintomatica secondo lo specialista, il quale mi ha rassicurata di continuare a vivere come sempre) grazie ad una risonanza magnetica effettuata a seguito di forti dolori cervicali e intorpidimento degli arti superiori e talvolta inferiori.
Nonostante tali sintomi non siano collegati a tale problematica ma ad una forte infiammazione cervicale di muscoli e nervi, vivo nella paura.
Sto seguendo una cura farmacologica da 5 giorni e che dovrà durare per un mese, dalla quale sto ottenendo lievi risultati che, tuttavia, non mi tranquillizzano.
Sono sempre stata una ragazza molto attiva, che amava l'aria aperta e che adorava fare cose anche autonomamente, senza paura di niente.
Da quando si é presentato questo problema tutto é cambiato: ho paura a dormire, ad uscire di casa, non ho voglia di vedere amici e talvolta mi sento di grande peso anche ai miei genitori.
Sto continuando a pensare ai sintomi che mi creano dolori e fastidi ed ho il terrore che questi mi si ripresentino in un momento di solitudine.
Il neurochirurgo mi ha piú volte rassicurata e invitata a vivere la vita di tutti i giorni senza farmi prendere da paura, ma non ce la faccio.
Gli attacchi di forte dolore cervicali sono sempre stati accompagnati da crisi di panico che sono riuscita ad arginare solo grazie all'aiuto dei miei genitori.
Sono stanca ed impaurita. Passo le giornate a ciondolare per casa, senza studiare, lavorare o vedere persone. L'idea di uscire e di rimanere da sola mi terrorizza, cosa che prima non é mai successa. É come se non avessi piú fiducia nel mio corpo, nel mio stato di salute.
Non so davvero come e cosa fare.
Vi ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
Ho scoperto di avere questa patologia (per adesso asintomatica secondo lo specialista, il quale mi ha rassicurata di continuare a vivere come sempre) grazie ad una risonanza magnetica effettuata a seguito di forti dolori cervicali e intorpidimento degli arti superiori e talvolta inferiori.
Nonostante tali sintomi non siano collegati a tale problematica ma ad una forte infiammazione cervicale di muscoli e nervi, vivo nella paura.
Sto seguendo una cura farmacologica da 5 giorni e che dovrà durare per un mese, dalla quale sto ottenendo lievi risultati che, tuttavia, non mi tranquillizzano.
Sono sempre stata una ragazza molto attiva, che amava l'aria aperta e che adorava fare cose anche autonomamente, senza paura di niente.
Da quando si é presentato questo problema tutto é cambiato: ho paura a dormire, ad uscire di casa, non ho voglia di vedere amici e talvolta mi sento di grande peso anche ai miei genitori.
Sto continuando a pensare ai sintomi che mi creano dolori e fastidi ed ho il terrore che questi mi si ripresentino in un momento di solitudine.
Il neurochirurgo mi ha piú volte rassicurata e invitata a vivere la vita di tutti i giorni senza farmi prendere da paura, ma non ce la faccio.
Gli attacchi di forte dolore cervicali sono sempre stati accompagnati da crisi di panico che sono riuscita ad arginare solo grazie all'aiuto dei miei genitori.
Sono stanca ed impaurita. Passo le giornate a ciondolare per casa, senza studiare, lavorare o vedere persone. L'idea di uscire e di rimanere da sola mi terrorizza, cosa che prima non é mai successa. É come se non avessi piú fiducia nel mio corpo, nel mio stato di salute.
Non so davvero come e cosa fare.
Vi ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
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Gentile utente,
Comprendo il suo stato d'animo. Quando vengono diagnosticate malattie di una certa importanza, tutto sembra perduto. Si inizia a pensare e ripensare a ciò che era e a quello che sarà. Soprattutto, si vedono in pericolo gli obbiettivi che ci si era posti di raggiungere, nel breve e nel lungo termine: finire gli studi, avere una famiglia, avere una vita che spesso le persone nella sua situazione, in questo momento, considerano "normale", sembra difficile se non impossibile, a frontendi tutti gli ostacoli che si pensa si dovranno superare. Oppure, si pensa a quello che si era, e si è convinti che non lo si sarà più.
Ma non tutto è perduto (anzi, a volte proprio niente è perduto).
Come dice lei, attualmente i medici che la seguono hanno impostato una terapia che sarà sicuramente valida, e hanno cercato di tranquillizzarla sul buon esito di questa. Ovviamete ci vuole tempo. E, ancora ovviamente, è difficle credere al 100% a queste cose. La possibilità che qualcosq non vada, anche se di minima o modesta entità, viene considerata quasi come certa, e ci si lascia andare in momenti di sconforto. In altre parole, si pensa molto a quello che sarà, senza saperlo, ma soprattutto focalizzandosi sulle conseguenze più negative.
Attualmente, potrebbe provare a trovare delle strategie per affrontare i dolori nel caso compaiano mentre si trova da sola, o fuori casa. Mi spiego: quello che sta vivendo lei, sembrerebbe essere una forma di evitamento di situazioni (sociali, in solitiduine...) che possono essere potenzialmente dannose in quanto si potrebbe verificare il dolore cervicale e muscolare. Cosa potrebbe succedere allora? Cosa potrebbe fare oer risolvere la situazione in quel momento?
Ovviamente, le risposte non sono facili e costituiscono parte di una terapia. Le consiglio di sentire il suo medico che la sta curando, o direttamente la struttura ospedaliera in cui si trova. Solitamente è disponibile un servizio di supporto psicologico per far fronte proprio a queste situazioni (malattie rare, oncologiche, diagnosi, prognosi infauste).
Ci faccia sapere!
Comprendo il suo stato d'animo. Quando vengono diagnosticate malattie di una certa importanza, tutto sembra perduto. Si inizia a pensare e ripensare a ciò che era e a quello che sarà. Soprattutto, si vedono in pericolo gli obbiettivi che ci si era posti di raggiungere, nel breve e nel lungo termine: finire gli studi, avere una famiglia, avere una vita che spesso le persone nella sua situazione, in questo momento, considerano "normale", sembra difficile se non impossibile, a frontendi tutti gli ostacoli che si pensa si dovranno superare. Oppure, si pensa a quello che si era, e si è convinti che non lo si sarà più.
Ma non tutto è perduto (anzi, a volte proprio niente è perduto).
Come dice lei, attualmente i medici che la seguono hanno impostato una terapia che sarà sicuramente valida, e hanno cercato di tranquillizzarla sul buon esito di questa. Ovviamete ci vuole tempo. E, ancora ovviamente, è difficle credere al 100% a queste cose. La possibilità che qualcosq non vada, anche se di minima o modesta entità, viene considerata quasi come certa, e ci si lascia andare in momenti di sconforto. In altre parole, si pensa molto a quello che sarà, senza saperlo, ma soprattutto focalizzandosi sulle conseguenze più negative.
Attualmente, potrebbe provare a trovare delle strategie per affrontare i dolori nel caso compaiano mentre si trova da sola, o fuori casa. Mi spiego: quello che sta vivendo lei, sembrerebbe essere una forma di evitamento di situazioni (sociali, in solitiduine...) che possono essere potenzialmente dannose in quanto si potrebbe verificare il dolore cervicale e muscolare. Cosa potrebbe succedere allora? Cosa potrebbe fare oer risolvere la situazione in quel momento?
Ovviamente, le risposte non sono facili e costituiscono parte di una terapia. Le consiglio di sentire il suo medico che la sta curando, o direttamente la struttura ospedaliera in cui si trova. Solitamente è disponibile un servizio di supporto psicologico per far fronte proprio a queste situazioni (malattie rare, oncologiche, diagnosi, prognosi infauste).
Ci faccia sapere!
Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 671 visite dal 16/09/2018.
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