Ansia e fobie.
Buongiorno. Ho 25 anni, sono uno studente di Giurisprudenza, con profitto. Nel 2004 sono stato per la prima volta male a causa di ansia e attacchi di pancio ma probabilmente perché stavo maturando la mia omosessualità. Ho assunto, dopo una visita del neurologo, Sereupin mezza compressa per qualche mese. Poi ho conosciuto un ragazzo splendido, con il quale ho da tre anni una storia travagliata. Ci vogliamo un bene dell'anima ma siamo molto diversi e spesso litighiamo e per lui è un problema.
A metà 2007, in tempo di crisi, bacia un altro e io "do i numeri": dopo tanti tira e molla lo mando a quel paese per una quindicina di giorni. Sto di nuovo molto male, con ansia, acatisia, vertigini e fobie varie, e assumo Sereupin mezza compressa per qualche settimana, abbassato subito dopo a 1/4 di compressa, che ho mantenuto fino a ottobre 2008. Intanto ci siamo ritrovati e amati. Mi sono laureato con buoni voti.
A gennaio di quest'anno, dopo vari litigi, mi lascia perché dice di non provare le stesse cose. All'inizio concordo con lui, poi faccio di tutto perché lo voglio e capisco che ha solo paura. Insisto e lui torna, ma non compiutamente. Sto di nuovo male in questi ultimi giorni, con ansia concentrata in taluni momenti della giornata, disturbi del sonno (non sempre), fatica ad adattarmi nell'ambiente in cui vado o permango, fobie generalizzate e in particolare fobie d'impulso quali paura di stare sui terrazzi di casa mia per timore di buttarmi, paura di buttarmi sotto un treno, e altre simili che mi fanno stare in un perenne stato d'angoscia perché mi spavento siano pensieri anticonservativi! Anche in università giro con cautela, e le zone a strapiombo dove ci sono le scale mobili mi mettono ansia. Non riesco a immaginare di andare a trovare gli amici che abitano in palazzi! Ho sempre avuto paura dell'altezza, ma dai terrazzi di casa mia no! E invece ora sì!
Sto cercando di non assumere alcun farmaco, malgrado le dosi basse di cui facevo uso! Qualche volta prendo 3/4 gg. di Valium, ma sarà accaduto 4/5 volte da inizio anno.
Da settembre 2004 sono in psicoterapia. A volte è stata terapia analitica, ma più spesso, e soprattutto all'inizio e in corso delle crisi, è stata ed è focalizzata sui sintomi e il dare loro scarsa importanza. Penso sia stata insieme una terapia ad indirizzo psicosomatico, analitico e a volta cognitivo. Io penso mi sia servita più di ogni altra cosa! Ho molta fiducia nella dottoressa, mi fa un prezzo di favore e nei momenti di crisi mi chiede ancora meno o non mi fa pagare!
Per quanto riguarda la situazione attuale, la dottoressa sostiene che queste fobie sono frutto di uno spostamento del problema su un'altra cosa (mi scuso per il linguaggio profano!) e che non ho alcun disturbo psichico. Sto solo vivendo l'eventuale abbandono della persona amata: "eventuale", appunto, niente è ancora definito ed è perciò che ho ansia e fobie a suo modo di vedere! Mi ha consigliato di spostare l'attenzione su qualcosa di divertente quando dovessi fissarmi sui pensieri negativi, come prendere a nolo dei film che mi piacciono o leggere.
Anche mia mamma dice che non ho lo sguardo spento di quando stavo male! Io comunque sono preoccupato: sto sereno solo quando sono stanco e assonnato, altrimenti i pensieri ossessivi si accavallano; spesso sbadiglio; ho sempre una specie di febbricola; non ho altri sintomi da panico.
Posso confidare nella psicoterapia senza ricorrere ad altro? Non è che magari sono depresso? Io penso di no, mi sforzo con ostinazione a fare le mie cose, a studiare, guidare, uscire con gli amici. Ma le fobie d'impulso mi preoccupano parecchio, perché mi domando: se un giorno impazzisco e impulsivamente faccio qualche stupidaggine? La cosa più brutta è quando immagino di saltare dal terrazzo o dallo strapiombo dove sono ubicate le scale mobili in università! Così a volte sfido la paura e mi avvicino, e mi sento un'agitazione che scambio per forza incontrollabile.
Spero di essere stato chiaro.
Grazie, Luca.
A metà 2007, in tempo di crisi, bacia un altro e io "do i numeri": dopo tanti tira e molla lo mando a quel paese per una quindicina di giorni. Sto di nuovo molto male, con ansia, acatisia, vertigini e fobie varie, e assumo Sereupin mezza compressa per qualche settimana, abbassato subito dopo a 1/4 di compressa, che ho mantenuto fino a ottobre 2008. Intanto ci siamo ritrovati e amati. Mi sono laureato con buoni voti.
A gennaio di quest'anno, dopo vari litigi, mi lascia perché dice di non provare le stesse cose. All'inizio concordo con lui, poi faccio di tutto perché lo voglio e capisco che ha solo paura. Insisto e lui torna, ma non compiutamente. Sto di nuovo male in questi ultimi giorni, con ansia concentrata in taluni momenti della giornata, disturbi del sonno (non sempre), fatica ad adattarmi nell'ambiente in cui vado o permango, fobie generalizzate e in particolare fobie d'impulso quali paura di stare sui terrazzi di casa mia per timore di buttarmi, paura di buttarmi sotto un treno, e altre simili che mi fanno stare in un perenne stato d'angoscia perché mi spavento siano pensieri anticonservativi! Anche in università giro con cautela, e le zone a strapiombo dove ci sono le scale mobili mi mettono ansia. Non riesco a immaginare di andare a trovare gli amici che abitano in palazzi! Ho sempre avuto paura dell'altezza, ma dai terrazzi di casa mia no! E invece ora sì!
Sto cercando di non assumere alcun farmaco, malgrado le dosi basse di cui facevo uso! Qualche volta prendo 3/4 gg. di Valium, ma sarà accaduto 4/5 volte da inizio anno.
Da settembre 2004 sono in psicoterapia. A volte è stata terapia analitica, ma più spesso, e soprattutto all'inizio e in corso delle crisi, è stata ed è focalizzata sui sintomi e il dare loro scarsa importanza. Penso sia stata insieme una terapia ad indirizzo psicosomatico, analitico e a volta cognitivo. Io penso mi sia servita più di ogni altra cosa! Ho molta fiducia nella dottoressa, mi fa un prezzo di favore e nei momenti di crisi mi chiede ancora meno o non mi fa pagare!
Per quanto riguarda la situazione attuale, la dottoressa sostiene che queste fobie sono frutto di uno spostamento del problema su un'altra cosa (mi scuso per il linguaggio profano!) e che non ho alcun disturbo psichico. Sto solo vivendo l'eventuale abbandono della persona amata: "eventuale", appunto, niente è ancora definito ed è perciò che ho ansia e fobie a suo modo di vedere! Mi ha consigliato di spostare l'attenzione su qualcosa di divertente quando dovessi fissarmi sui pensieri negativi, come prendere a nolo dei film che mi piacciono o leggere.
Anche mia mamma dice che non ho lo sguardo spento di quando stavo male! Io comunque sono preoccupato: sto sereno solo quando sono stanco e assonnato, altrimenti i pensieri ossessivi si accavallano; spesso sbadiglio; ho sempre una specie di febbricola; non ho altri sintomi da panico.
Posso confidare nella psicoterapia senza ricorrere ad altro? Non è che magari sono depresso? Io penso di no, mi sforzo con ostinazione a fare le mie cose, a studiare, guidare, uscire con gli amici. Ma le fobie d'impulso mi preoccupano parecchio, perché mi domando: se un giorno impazzisco e impulsivamente faccio qualche stupidaggine? La cosa più brutta è quando immagino di saltare dal terrazzo o dallo strapiombo dove sono ubicate le scale mobili in università! Così a volte sfido la paura e mi avvicino, e mi sento un'agitazione che scambio per forza incontrollabile.
Spero di essere stato chiaro.
Grazie, Luca.
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Salve Luca, io credo che lei abbia bisogno di chiarire a se stesso la propria omosessualità, scoperta da poco. Non credo sia una scelta facile, decidere da un giorno all'altro di cambiare i propri desideri e la direzione verso cui indirizzarli. Questo cambiamento si accompagna ad ansie profonde, legate alla paura di non essere piu' maschio, di assumere caratteristiche femminili, di non essere accettato nella società, il timore del giudizo degli altri, la mancata possibilità di fare famiglia e procreare.Credo poi che i farmaci non vadano presi cosi' a caso, è importante in questo momento bloccare quei pensieri ossessivi e la paura di impazzire; si rivolga con fiducia ad uno psichiatra che saprà aiutarla, anche utilizzando farmaci a basso dosaggio. Potrà lavorare con maggiore serenità nel lavoro psicoterapico.Penso che la collega potrà riferirle, se lei glielo chiede, che tipo di psicoterapia state seguendo: non puo' essere insieme analitica, psicosomatica e cognitiva. E' come usare tre linguaggi diversi, penso che piu' che una maggiore ricchezza nell'intervento, si possa generare solo una gran confusione.
Dott.ssa Mirella Caruso
Dott.ssa Mirella Caruso
Dr.ssa Mirella Caruso www.mirellacaruso.it
Milano: via A. Stradivari, 6.
Bologna: via Malvolta, 3.
[#2]
Gentile utente
Dalla descrizione che ne fa, il suo problema potrebbe consistere più in un'ideazione ossessiva che in una fobia propriamente detta. E questo non solo perché è lei a parlare apertamente di pensieri ossessivi.
Credo che la sua psicoterapia abbia in parte colto il problema, ma che forse abbia bisogno di qualche aggiustamento proprio per incidere maggiormente sulla sua ideazione e liberarla dai pensieri intrusivi. Ne parli con la sua dottoressa.
I farmaci potrebbero essere un'opzione, ma potrebbero anche non essere strettamente necessari per il suo caso.
Cordiali saluti
Dalla descrizione che ne fa, il suo problema potrebbe consistere più in un'ideazione ossessiva che in una fobia propriamente detta. E questo non solo perché è lei a parlare apertamente di pensieri ossessivi.
Credo che la sua psicoterapia abbia in parte colto il problema, ma che forse abbia bisogno di qualche aggiustamento proprio per incidere maggiormente sulla sua ideazione e liberarla dai pensieri intrusivi. Ne parli con la sua dottoressa.
I farmaci potrebbero essere un'opzione, ma potrebbero anche non essere strettamente necessari per il suo caso.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Utente
Ringrazio per le risposte.
Ieri sera prima di dormire sono uscito in terrazzo. Sono rimasto lì e ho fatto l'esperimento di chiudere gli occhi e pensare a tutte le cose più brutte che mi venissero in mente, con una paura folle ma senza avvertire minimamente la voglia di morire. Quando poi rientro nella mia stanza, la paura è ripresa un pochino. Voglio precisare che quando sono impegnato in genere non penso a niente di tutto ciò.
Stanotte prima di andare a dormire ho assunto 5gg. di Valium, cosa che non faccio mai per verità. Era circa mezzanotte, ma poco dopo le 2 mi sono svegliato con una tale agitazione!!! Poi, mettendo una fascia intorno a occhi e orecchie e coprendo la zona oculare con il braccio (cosa che faccio sempre quando sto poco bene), mi sono addormentato e ho dormito fino a poco dopo le 7. Stamani i pensieri erano positivi e negativi insieme, un po' sconclusionati. Mi veniva un po' da ridere...
Mi alzo dal letto verso le 8.30. Sono svogliato ma ho come l'impressione che ogni giorno vada un pochino meglio. Ma la paura di mettere in atto tentativi anticonservativi è sempre presente. Parlo con le persone su Facebook, con Marco, il mio ragazzo, e mi sembra di essere quello di sempre.
Considerate che tra pochi giorni avrò un esame importante, e questi pensieri ossessivi mi capitò di averli anche in altre occasioni analoghe.
La paura generale è quella di non sopportare le frustrazioni. Inoltre ho paura che il problema sia proprio Marco, e che io non riesca a lasciarlo andare. A volte mi metto in testa di essere bipolare, faccio tutte delle congetture sulla mia salute mentale (suggellate da ricerche e ricerche su internet e libri, con tendenza all'autodiagnosi), che la psicologa puntualmente esclude con forza.
La psicoterapia che svolgo è ad indirizzo certamente psicanalitico, ma qualche seduta è stata incentrata sulla sintomatologia e il cercare di dare scarsa importanza alle manifestazioni psicosomatiche.
Questo per chiarire.
Luca.
p.s. non voglio prendere farmaci ancora!!!
Ieri sera prima di dormire sono uscito in terrazzo. Sono rimasto lì e ho fatto l'esperimento di chiudere gli occhi e pensare a tutte le cose più brutte che mi venissero in mente, con una paura folle ma senza avvertire minimamente la voglia di morire. Quando poi rientro nella mia stanza, la paura è ripresa un pochino. Voglio precisare che quando sono impegnato in genere non penso a niente di tutto ciò.
Stanotte prima di andare a dormire ho assunto 5gg. di Valium, cosa che non faccio mai per verità. Era circa mezzanotte, ma poco dopo le 2 mi sono svegliato con una tale agitazione!!! Poi, mettendo una fascia intorno a occhi e orecchie e coprendo la zona oculare con il braccio (cosa che faccio sempre quando sto poco bene), mi sono addormentato e ho dormito fino a poco dopo le 7. Stamani i pensieri erano positivi e negativi insieme, un po' sconclusionati. Mi veniva un po' da ridere...
Mi alzo dal letto verso le 8.30. Sono svogliato ma ho come l'impressione che ogni giorno vada un pochino meglio. Ma la paura di mettere in atto tentativi anticonservativi è sempre presente. Parlo con le persone su Facebook, con Marco, il mio ragazzo, e mi sembra di essere quello di sempre.
Considerate che tra pochi giorni avrò un esame importante, e questi pensieri ossessivi mi capitò di averli anche in altre occasioni analoghe.
La paura generale è quella di non sopportare le frustrazioni. Inoltre ho paura che il problema sia proprio Marco, e che io non riesca a lasciarlo andare. A volte mi metto in testa di essere bipolare, faccio tutte delle congetture sulla mia salute mentale (suggellate da ricerche e ricerche su internet e libri, con tendenza all'autodiagnosi), che la psicologa puntualmente esclude con forza.
La psicoterapia che svolgo è ad indirizzo certamente psicanalitico, ma qualche seduta è stata incentrata sulla sintomatologia e il cercare di dare scarsa importanza alle manifestazioni psicosomatiche.
Questo per chiarire.
Luca.
p.s. non voglio prendere farmaci ancora!!!
[#4]
Gentile Luca
La sua psicologa ha ragione a scoraggiare l'autodiagnosi e soprattutto l'eccesso di informazione. Nuove informazioni portano nuove domande, che a loro volta chiedono ancora altre informazioni. È un circolo vizioso che si autoalimenta e che la fa stare sempre peggio.
L'esercizio paradossale di pensare volontariamente a tutte le cose peggiori, se sente che le torna utile, è una cosa che può fare, sempre consultandosi con la sua terapeuta.
Una terapia è sintomatica o meno a seconda di ciò che ottiene, non in base a ciò che fa. Partendo dai sintomi si può riuscire ad arrivare molto oltre. Il passaggio inverso, invece, è più difficile e logicamente meno rigoroso. Il sintomo è una comunicazione e così come comunichiamo con le persone facendo domande e verificando le nostre ipotesi, e non tentando di leggere nella loro testa, così è utile prendere i sintomi per quello che sono e lavorare su quelli: si fa prima che a cercare d'interpretare.
Cordiali saluti
La sua psicologa ha ragione a scoraggiare l'autodiagnosi e soprattutto l'eccesso di informazione. Nuove informazioni portano nuove domande, che a loro volta chiedono ancora altre informazioni. È un circolo vizioso che si autoalimenta e che la fa stare sempre peggio.
L'esercizio paradossale di pensare volontariamente a tutte le cose peggiori, se sente che le torna utile, è una cosa che può fare, sempre consultandosi con la sua terapeuta.
Una terapia è sintomatica o meno a seconda di ciò che ottiene, non in base a ciò che fa. Partendo dai sintomi si può riuscire ad arrivare molto oltre. Il passaggio inverso, invece, è più difficile e logicamente meno rigoroso. Il sintomo è una comunicazione e così come comunichiamo con le persone facendo domande e verificando le nostre ipotesi, e non tentando di leggere nella loro testa, così è utile prendere i sintomi per quello che sono e lavorare su quelli: si fa prima che a cercare d'interpretare.
Cordiali saluti
[#5]
Salve Luca, sa cosa capita agli studenti di psicologia quanto preparano gli esami? Si sentono addosso tutti i sintomi descritti sui libri, e temono di diventare pazzi in breve tempo. Il lavoro di psicoterapia, vedrà, saprà darle in breve tempo una spiegazione sufficiente a comprendere quello che le sta succedendo. Una interpretazione puo' essere piu' o meno profonda, piu' o meno verosimile, partire dai sintomi o dai sogni,l'importante è cercarla e proporla, poi si potrà "aggiustare il tiro",avvicinarsi alla "verità",ma è importante capire quello che sta succedendo, altrimenti l'inconscio dilaga e la persona si sente senza punti di riferimento. Lei inizia a sorridere dei suoi sintomi, credo che sia sulla buona strada.
E' probabile che lei sia piu'che malato,innamorato.
Saluti.
Dott.ssa Mirella Caruso
E' probabile che lei sia piu'che malato,innamorato.
Saluti.
Dott.ssa Mirella Caruso
[#6]
Utente
Ringrazio sentitamente per le risposte. La più grande paura che mi assilla è la paura (o meglio, a quanto ho capito,l'ossessione) di volere la morte. Preciso che non ho mai pensato ad un piano su come farla finita perché voglio vivere e godere delle bellezze che mi circondano.
In questi giorni ho un'ansia fobica che mi fa essere estremamente inquieto, che mi causa una specie di disturbo dell'iniziare un'attività, un'azione, anche delle più stupide e quotidiane. Ho paura ad uscire di casa come di rientrarvi, di andare con la macchina in un posto o di permanerci con l'idea che poi avrò l'ansia difare la successiva cosa, e così via. Lo stesso se mi muovo a piedi o con i mezzi. Vado a dormire con la speranza di riposare, ma dopo poche ore sono sveglio e successivamente dormo in maniera disturbata.
Nonostante tutto cerco di fare quello che mi spetta e non fermarmi: prendo i mezzi, esco, guido, anche se a volte metto in atto alcune strategie di rassicurazione (es. chiamare mia mamma in taluni momenti).
Non vedendo una via d'uscita da questa perenne ansietà (tranne nei momenti in cui ansioso non sono che non penso alcunché) ho paura di impazzire e di decidere d'impulso di morire! Questa cosa mi spaventa moltissimo! Soprattutto collegata alla paura dell'altezza! Mi chiedo se il fatto di correre incontro alle mie fobie e affrontarle non mi faccia venire voglia di correre incontro alla morte, che temo.
C'è da sottolineare che la mia storia d'amore è in un momento infelice: per quanto ci siamo visti questo fine settimana dopo circa un mese, siamo "campati per aria", non sappiamo bene cosa vogliamo l'uno dall'altro, siamo preoccupati di stare insieme come di perderci.
Cosa devo fare? Sono spaventato.
Luca
In questi giorni ho un'ansia fobica che mi fa essere estremamente inquieto, che mi causa una specie di disturbo dell'iniziare un'attività, un'azione, anche delle più stupide e quotidiane. Ho paura ad uscire di casa come di rientrarvi, di andare con la macchina in un posto o di permanerci con l'idea che poi avrò l'ansia difare la successiva cosa, e così via. Lo stesso se mi muovo a piedi o con i mezzi. Vado a dormire con la speranza di riposare, ma dopo poche ore sono sveglio e successivamente dormo in maniera disturbata.
Nonostante tutto cerco di fare quello che mi spetta e non fermarmi: prendo i mezzi, esco, guido, anche se a volte metto in atto alcune strategie di rassicurazione (es. chiamare mia mamma in taluni momenti).
Non vedendo una via d'uscita da questa perenne ansietà (tranne nei momenti in cui ansioso non sono che non penso alcunché) ho paura di impazzire e di decidere d'impulso di morire! Questa cosa mi spaventa moltissimo! Soprattutto collegata alla paura dell'altezza! Mi chiedo se il fatto di correre incontro alle mie fobie e affrontarle non mi faccia venire voglia di correre incontro alla morte, che temo.
C'è da sottolineare che la mia storia d'amore è in un momento infelice: per quanto ci siamo visti questo fine settimana dopo circa un mese, siamo "campati per aria", non sappiamo bene cosa vogliamo l'uno dall'altro, siamo preoccupati di stare insieme come di perderci.
Cosa devo fare? Sono spaventato.
Luca
[#8]
Utente
Carissimi dottori buonasera.
Rieccomi.
A distanza di mesi, dopo avere cambiato psicoterapia (da analitica - non è servita molto - a breve strategica - che il dott. Santonocito conoscerà -) mi sento molto meglio.
Devo dire che ho passato dei mesi d'inferno, con fobie e ossessioni insulse, stanchezza cronica, insonnia e tristezza diffusa, alle prese con esercizi psicoterapeutici veramente estenuanti. EPPURE NON MI SONO MAI FERMATO, HO STUDIATO, SOSTENUTO ESAMI, SONO USCITO CON GLI AMICI, HO GUIDATO, SONO STATO SOLO IN CASA E IN MEZZO ALLA FOLLA, INSOMMA: HO VISSUTO!!!
Forse ce la sto facendo...eppure ho sempre una certa tristezza...
Il mio medico di base mi ha prescritto Sulamid per aiutarmi un po', ma non ho affatto più fiducia negli psicofarmaci. Ne leggo di ogni su queste "pillole della felicità"...
La psicoterapeuta nuova pensa vivamente che io possa stare bene nel giro di poco senza problemi.
Eppure io ho un po' paura, soprattutto sapete di cosa? Di essere bipolare o ciclotimico o giù di lì. La dottoressa esclude categoricamente, dicendo che se avesse avuto il minimo sospetto già mi avrebbe indirizzato da un medico psichiatra, senza esitazione.
Ora, vi pongo una domanda da un milione di dollari: ce la farò? O avrò delle ricadute?
Rieccomi.
A distanza di mesi, dopo avere cambiato psicoterapia (da analitica - non è servita molto - a breve strategica - che il dott. Santonocito conoscerà -) mi sento molto meglio.
Devo dire che ho passato dei mesi d'inferno, con fobie e ossessioni insulse, stanchezza cronica, insonnia e tristezza diffusa, alle prese con esercizi psicoterapeutici veramente estenuanti. EPPURE NON MI SONO MAI FERMATO, HO STUDIATO, SOSTENUTO ESAMI, SONO USCITO CON GLI AMICI, HO GUIDATO, SONO STATO SOLO IN CASA E IN MEZZO ALLA FOLLA, INSOMMA: HO VISSUTO!!!
Forse ce la sto facendo...eppure ho sempre una certa tristezza...
Il mio medico di base mi ha prescritto Sulamid per aiutarmi un po', ma non ho affatto più fiducia negli psicofarmaci. Ne leggo di ogni su queste "pillole della felicità"...
La psicoterapeuta nuova pensa vivamente che io possa stare bene nel giro di poco senza problemi.
Eppure io ho un po' paura, soprattutto sapete di cosa? Di essere bipolare o ciclotimico o giù di lì. La dottoressa esclude categoricamente, dicendo che se avesse avuto il minimo sospetto già mi avrebbe indirizzato da un medico psichiatra, senza esitazione.
Ora, vi pongo una domanda da un milione di dollari: ce la farò? O avrò delle ricadute?
[#9]
Buonasera Luca, e ben ritrovato. Innanzitutto congratulazione per i suoi primi, concreti successi in campo terapeutico. Tengo a precisare che il merito è tutto suo, la terapeuta le sta dando solo un aiuto, ma il lavoro "sporco", giorno per giorno, lo sta facendo lei.
La sua è sì una domanda da un milione di dollari, ma anche una domanda legittima.
Credo che lei si trovi ora in quella fase della terapia dove ha sperimentato i primi successi nel riprendere in mano le redini della sua vita, a fare le cose che le piacciono fare, in una parola a vivere, come sottolinea lei. Però deve ancora completare il consolidamento dei suoi risultati e quindi ora è più importante che mai che continui a mantenere la rotta e a seguire coscienziosamente le indicazioni che sta ricevendo.
Vorrei rassicurarla sul fatto che non solo è normale avere questo tipo di dubbi, ma positivo, perché sono preoccupazioni rivolte al futuro, e soprattutto perché sono rivolte a qualcosa che ha sperimentato, che la fa star bene e che intende mantenere.
Le ricadute sono possibili, ma una parte importante del percorso che sta facendo consiste nell'abituarla proprio a sviluppare un atteggiamento diverso anche nei confronti di una possibile ricaduta: un conto è ricascarci disarmati, un conto è essere ben equipaggiati, potersi rialzare subito e proseguire. Ma se ci saranno ricadute, potrà preoccuparsene allora, non ora.
Quindi, mantenga la rotta e prosegua!
Cordiali saluti
La sua è sì una domanda da un milione di dollari, ma anche una domanda legittima.
Credo che lei si trovi ora in quella fase della terapia dove ha sperimentato i primi successi nel riprendere in mano le redini della sua vita, a fare le cose che le piacciono fare, in una parola a vivere, come sottolinea lei. Però deve ancora completare il consolidamento dei suoi risultati e quindi ora è più importante che mai che continui a mantenere la rotta e a seguire coscienziosamente le indicazioni che sta ricevendo.
Vorrei rassicurarla sul fatto che non solo è normale avere questo tipo di dubbi, ma positivo, perché sono preoccupazioni rivolte al futuro, e soprattutto perché sono rivolte a qualcosa che ha sperimentato, che la fa star bene e che intende mantenere.
Le ricadute sono possibili, ma una parte importante del percorso che sta facendo consiste nell'abituarla proprio a sviluppare un atteggiamento diverso anche nei confronti di una possibile ricaduta: un conto è ricascarci disarmati, un conto è essere ben equipaggiati, potersi rialzare subito e proseguire. Ma se ci saranno ricadute, potrà preoccuparsene allora, non ora.
Quindi, mantenga la rotta e prosegua!
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 6.9k visite dal 23/01/2009.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.