Per colpa del mio psicoterapeuta sono rimasto solo.
Ho 25 anni.
Sono da tempo in terapia con uno psicoterapeuta, al quale ho parlato dei miei problemi di identità di genere e della volontà di cominciare la terapia ormonale sostitutiva.
Da quando l'ho fatto, lui ha insistito che avrei dovuto parlarne con la mia famiglia, aprirmi, confidarmi con loro perché l'aspetto relazionale è importantissimo. Io ovviamente concordo con lui, ma gli ho detto più di una volta che questo passo mi spaventava, e che avrei voluto farlo nel momento in cui avessi avuto una stabilità finanziaria e, magari, psicologica.
I suoi commenti mi davano sempre più l'impressione che aprirmi con la mia famiglia fosse necessario per ottenere gli ormoni. Non l'ha detto esplicitamente ma non credo affatto che il senso fosse equivocabile.
Alla fine l'ho fatto, circa una settimana fa.
Mia madre ha pianto e se ne è andata in camera sua, mio fratello mi ha dato del pazzo, mio padre ha detto semplicemente "vattene di casa, trovati un altro posto". Evidentemente uno di loro deve aver informato i miei amici, perché la sera stessa ho ricevuto diverse chiamate sconvolte.
Per farla breve, martedì scorso ho perso la mia famiglia e buona parte dei miei amici. Adesso sono a casa dell'unica persona che sembra aver capito la situazione.
Ho telefonato al mio psicoterapeuta, che mi ha risposto "una reazione così era inaspettata". Mi ha mandato ai matti, la superficialità con cui l'ha detto mi ha generato una rabbia che non saprei neanche descrivere. Non si gioca a fare Dio con la vita degli altri.
Ovviamente non andrò più da questo "professionista".
Sono solo e disoccupato. Mercoledì mattina appena sveglio ho avuto un violento attacco di panico, il primo da 3 anni a questa parte.
Detto questo, vorrei porvi due domande.
-da dove riparto?
-esiste un modo in Italia per accedere a questo tipo di medicazioni tramite consenso informato, senza dover passare per i 6 mesi di analisi dell'ASL? Io sono certo della mia condizione, ci ho messo tanto per smettere di negarla ed accettarla, quanto ancora devo aspettare per poter (provare a) essere la persona che sono davvero?
Sono da tempo in terapia con uno psicoterapeuta, al quale ho parlato dei miei problemi di identità di genere e della volontà di cominciare la terapia ormonale sostitutiva.
Da quando l'ho fatto, lui ha insistito che avrei dovuto parlarne con la mia famiglia, aprirmi, confidarmi con loro perché l'aspetto relazionale è importantissimo. Io ovviamente concordo con lui, ma gli ho detto più di una volta che questo passo mi spaventava, e che avrei voluto farlo nel momento in cui avessi avuto una stabilità finanziaria e, magari, psicologica.
I suoi commenti mi davano sempre più l'impressione che aprirmi con la mia famiglia fosse necessario per ottenere gli ormoni. Non l'ha detto esplicitamente ma non credo affatto che il senso fosse equivocabile.
Alla fine l'ho fatto, circa una settimana fa.
Mia madre ha pianto e se ne è andata in camera sua, mio fratello mi ha dato del pazzo, mio padre ha detto semplicemente "vattene di casa, trovati un altro posto". Evidentemente uno di loro deve aver informato i miei amici, perché la sera stessa ho ricevuto diverse chiamate sconvolte.
Per farla breve, martedì scorso ho perso la mia famiglia e buona parte dei miei amici. Adesso sono a casa dell'unica persona che sembra aver capito la situazione.
Ho telefonato al mio psicoterapeuta, che mi ha risposto "una reazione così era inaspettata". Mi ha mandato ai matti, la superficialità con cui l'ha detto mi ha generato una rabbia che non saprei neanche descrivere. Non si gioca a fare Dio con la vita degli altri.
Ovviamente non andrò più da questo "professionista".
Sono solo e disoccupato. Mercoledì mattina appena sveglio ho avuto un violento attacco di panico, il primo da 3 anni a questa parte.
Detto questo, vorrei porvi due domande.
-da dove riparto?
-esiste un modo in Italia per accedere a questo tipo di medicazioni tramite consenso informato, senza dover passare per i 6 mesi di analisi dell'ASL? Io sono certo della mia condizione, ci ho messo tanto per smettere di negarla ed accettarla, quanto ancora devo aspettare per poter (provare a) essere la persona che sono davvero?
[#1]
Gentile Utente, Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo ma sorprende poco la reazione dei Suoi parenti e amici. Non conosco direttamente la situazione ma non so quanto i tempi fossero maturi per provare ad iniziare a parlare con i genitori. Mi domando perché non farlo insieme alla terapeuta. I Suoi genitori sapevano che Lei era in terapia proprio per queste ragioni?
Scusi ma non ho capito se il terapeuta era privato o no.
Lei non ha mai sentito direttamente uno psichiatra?
Scusi ma non ho capito se il terapeuta era privato o no.
Lei non ha mai sentito direttamente uno psichiatra?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Buonasera dottoressa.
Il terapeuta era privato.
Sì, anni fa ero in cura da uno psichiatra. Me ne andai perché trovavo l'esperienza snervante, mi sembrava che non facesse altro che farmi parlare, io all'epoca avevo dei grossi problemi di ansia che derivavano dal non riuscire ad accettare la mia condizione, e lui si limitava a frasi spicciole senza alcuna reale strategia. La cosa è andata avanti per un anno, alla fine ho deciso di andarmene. Perdonate il mio sfogo, ma io avevo messo parte della mia salute mentale in mano ad un professionista che che per 12 mesi mi ha ripetuto "ci vuole tempo" mentre guardava l'orologio ogni 10 minuti. Uscii dal suo ufficio senza il benché minimo miglioramento rispetto alla prima volta in cui vi entrai.
Ad oggi, fortunatamente gestisco in maniera notevolmente migliore l'ansia, lo psicoterapeuta in questo mi ha aiutato moltissimo.
La scelta di dirlo alla mia famiglia (che non sapeva il perché della mia terapia) da solo è stata mia. E' una mia responsabilità, mi sembrava quasi scorretto metterli davanti ad una persona di fronte alla quale non avrebbero potuto reagire come meglio credevano.
Riguardo ai tempi maturi... no, non lo erano. Ma oramai sembrava quasi un ritornello quello del mio coming out. Era come se se lo aspettasse, come se fosse uno dei tanti "compiti settimanali". In qualche modo mi ero convinto che senza parlarne con la mia famiglia non avrei mai avuto la possibilità di accedere alle cure necessarie.
Dottoressa, se non le dispiace io le riproporrei la domanda: esiste un modo per accedere legalmente alle cure ormonali, magari firmando un consenso informato? Sono in terapia oramai da anni, è davvero necessario andare da un terzo terapeuta e buttare altri 6 mesi per avere una diagnosi già chiarissima da tempo?
Il terapeuta era privato.
Sì, anni fa ero in cura da uno psichiatra. Me ne andai perché trovavo l'esperienza snervante, mi sembrava che non facesse altro che farmi parlare, io all'epoca avevo dei grossi problemi di ansia che derivavano dal non riuscire ad accettare la mia condizione, e lui si limitava a frasi spicciole senza alcuna reale strategia. La cosa è andata avanti per un anno, alla fine ho deciso di andarmene. Perdonate il mio sfogo, ma io avevo messo parte della mia salute mentale in mano ad un professionista che che per 12 mesi mi ha ripetuto "ci vuole tempo" mentre guardava l'orologio ogni 10 minuti. Uscii dal suo ufficio senza il benché minimo miglioramento rispetto alla prima volta in cui vi entrai.
Ad oggi, fortunatamente gestisco in maniera notevolmente migliore l'ansia, lo psicoterapeuta in questo mi ha aiutato moltissimo.
La scelta di dirlo alla mia famiglia (che non sapeva il perché della mia terapia) da solo è stata mia. E' una mia responsabilità, mi sembrava quasi scorretto metterli davanti ad una persona di fronte alla quale non avrebbero potuto reagire come meglio credevano.
Riguardo ai tempi maturi... no, non lo erano. Ma oramai sembrava quasi un ritornello quello del mio coming out. Era come se se lo aspettasse, come se fosse uno dei tanti "compiti settimanali". In qualche modo mi ero convinto che senza parlarne con la mia famiglia non avrei mai avuto la possibilità di accedere alle cure necessarie.
Dottoressa, se non le dispiace io le riproporrei la domanda: esiste un modo per accedere legalmente alle cure ormonali, magari firmando un consenso informato? Sono in terapia oramai da anni, è davvero necessario andare da un terzo terapeuta e buttare altri 6 mesi per avere una diagnosi già chiarissima da tempo?
[#3]
Mi dispiace molto per questa situazione, ma, per rispondere alla Sua domanda, non c'è un tempo predefinito da un punto di vista psicologico. E' vero che dopo sei mesi si discute con la persona e il medico endocrinologo l'opportunità di iniziare la terapia ormonale. Ma una persona potrebbe avere bisogno di più tempo.
Lei dice di avere la certezza di ciò che sta facendo e sarebbe opportuno che Lei utilizzasse un professionista psicologo o psichiatra proprio per questo. Poi, c'è sempre la terapia ormonale che palesa in modo molto evidente alla persona che cosa intende fare (ad esempio se ci si sente a proprio agio o meno).
Da un punto di vista legale, dopo due anni di terapia psicologica è possibile inoltrare la richiesta per riassegnazione chirurgica del sesso al Tribunale.
Detto questo, nella Sua zona è possibile tramite l'ASL accedere a centri specializzati. Non si scoraggi :-)
S.A.I.F.I.P. Servizio per l’Adeguamento tra l’Identità Fisica e Identità Psichica
Azienda Ospedaliera S. Camillo- Forlanini, P.za C. Forlanini, 1 - entrata principale Ospedale Forlanini - Edificio Centrale II piano, scale a sinistra.
SAIFIP@scamilloforlanini.rm.it
Telefono e fax dello Sportello Informativo del SAIFIP (che vale anche per le liste chirurgiche): 06/55553700 - 06/55553701 - Attivo il lunedì dalle 14.00 alle 17.00 ed il mercoledì dalle 9.00 alle 11.00
Mi faccia sapere, se vuole.
Cordiali saluti,
Lei dice di avere la certezza di ciò che sta facendo e sarebbe opportuno che Lei utilizzasse un professionista psicologo o psichiatra proprio per questo. Poi, c'è sempre la terapia ormonale che palesa in modo molto evidente alla persona che cosa intende fare (ad esempio se ci si sente a proprio agio o meno).
Da un punto di vista legale, dopo due anni di terapia psicologica è possibile inoltrare la richiesta per riassegnazione chirurgica del sesso al Tribunale.
Detto questo, nella Sua zona è possibile tramite l'ASL accedere a centri specializzati. Non si scoraggi :-)
S.A.I.F.I.P. Servizio per l’Adeguamento tra l’Identità Fisica e Identità Psichica
Azienda Ospedaliera S. Camillo- Forlanini, P.za C. Forlanini, 1 - entrata principale Ospedale Forlanini - Edificio Centrale II piano, scale a sinistra.
SAIFIP@scamilloforlanini.rm.it
Telefono e fax dello Sportello Informativo del SAIFIP (che vale anche per le liste chirurgiche): 06/55553700 - 06/55553701 - Attivo il lunedì dalle 14.00 alle 17.00 ed il mercoledì dalle 9.00 alle 11.00
Mi faccia sapere, se vuole.
Cordiali saluti,
[#4]
Ex utente
Grazie per la sua risposta dottoressa.
A dire il vero, non sono scoraggiato. Irritato sì, scoraggiato no. Ci sono comunque giorni migliori di altri.
Non ho ovviamente intenzione di aspettare più di 6 mesi, gli studi di settore parlano chiaro: la terapia ormonale sostitutiva tende a portare benefici psicologici prima ancora che fisici (come mi sembra che lei abbia accennato), quindi al primo ostacolo che dovessi incontrare, ricorrerei a soluzioni collaterali. Non posso certo regalare la mia vita alla solita burocrazia italiana.
La riassegnazione chirurgica è un discorso che arriverà poi, al momento non ci penso.
A dire il vero, non sono scoraggiato. Irritato sì, scoraggiato no. Ci sono comunque giorni migliori di altri.
Non ho ovviamente intenzione di aspettare più di 6 mesi, gli studi di settore parlano chiaro: la terapia ormonale sostitutiva tende a portare benefici psicologici prima ancora che fisici (come mi sembra che lei abbia accennato), quindi al primo ostacolo che dovessi incontrare, ricorrerei a soluzioni collaterali. Non posso certo regalare la mia vita alla solita burocrazia italiana.
La riassegnazione chirurgica è un discorso che arriverà poi, al momento non ci penso.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.7k visite dal 16/09/2018.
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