Frequento un vedovo e mi sento un ripiego

Egregi Dottori, da un anno frequento un uomo coetaneo rimasto vedovo da 3 anni abbondanti. L'amore è forte e travolgente, c'è intesa, sincerità e complicità; ci somigliamo, ci divertiamo e andiamo d'accordo, pur con qualche scontro ogni tanto (però risolviamo i problemi, non li ignoriamo), famiglia e amici notano che stiamo bene insieme e dicono che la felicità ci si legge negli occhi. Il mio problema? Mi sento spesso un ripiego. La morte della moglie ha spezzato un legame più che ventennale, a suo dire turbolento ma molto, molto forte. Parla frequentemente di lei e io l'ho sempre ascoltato perché desidero che si senta accolto con tutti i suoi ricordi. Ma la cosa sta cominciando a pensarmi perché percepisco il suo amore vivo per lei - che pure non c'è più - e mi sento una sorta di seconda scelta, soprattutto quando maledice la malattia che glie l'ha portata via. Eppure non ho dubbi sui suoi sentimenti. Forse per questo ho cominciato anch'io a parlare del lato positivo del mio passato (sono divorziata) e la cosa lo ha pian piano innervosito al punto che, discutendo, sono finalmente riuscita a dirgli il mio disagio quando parla così tanto della moglie. Lui ha proposto di ricominciare da noi, di mettere da parte il nostro passato e cominciare a costruire il futuro. Sono una persona sensibile e rispettosa, e credo che ognuno di noi porti con sé i suoi ricordi e le sue esperienze; non voglio che mi neghi una parte di sé chiedendogli di non parlare della moglie. Non so davvero cosa pensare e cosa fare, perché il passato non si cancella; ma non posso neppure continuare a permettere ai ricordi di camminare sempre con noi. Certe volte mi sento in colpa ed egoista, perché vorrei esserci solo io e non vedere il suo rimpianto, e non sentirmi quella che non avrebbe avuto nessuna speranza di essere vista se la moglie non fosse mancata. Se potesse essere utile, specifico che chiunque abbia conosciuto la moglie afferma che lei e io siamo agli antipodi, sia caratterialmente che fisicamente. Vi chiedo un consiglio e vi ringrazio di cuore sin d'ora per il tempo che vorrete dedicarmi.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora, grazie alla discussione avuta, il Suo compagno credo abbia capito. Probabilmente prima non si rendeva neppure conto di trasmetterle certe idee con i racconti della moglie defunta.
Talvolta basta dirlo semplicemente.
Lei dice di aver già ascoltato frequentemente i racconti del Suo compagno sulla moglie, la sua malattia ecc....
Adesso basta, sono trascorsi anni, non è necessario che Lei si faccia problemi. Viva serenamente questa relazione, senza andare oltre ritenendosi un ripiego. Probabilmente è una mancanza di delicatezza nei Suoi riguardi.
Ma dica semplicemente che questo atteggiamento è pesante per Lei.
Poi, dal momento che la relazione è bella, se la goda!

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
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Cara dr.ssa Pileci,

la ringrazio per la Sua risposta, che davvero mi ha fatto bene al cuore.