Lutto, invidia, è normale?

Gentilissimi,
ho 32 anni e sono sposata da un anno. Qualche mese prima del mio matrimonio è venuto a mancare improvvisamente mio padre. La notizia mi ha scioccata: aveva dei problemi di salute, ma non pensavamo mai sarebbe morto così da un momento all'altro, dato che era sempre stato attento ai suoi problemi medici ed era seguito da più specialisti. Figuriamoci che aveva già l'abito con cui mi avrebbe accompagnato all'altare, che scherzavamo su come sarebbe stato uscire di casa insieme e su che macchina prendere per andare in chiesa. Mio padre era felice che mi sarei sposata e apprezzava tantissimo il mio fidanzato, oggi marito. Beh, con quell'abito l'abbiamo sepolto e ogni volta che ci penso piango.
Nonostante il lutto, spronata da mia madre e mia sorella ho deciso comunque di sposarmi.
Non sono pentita di questo, ma mi rendo conto, a distanza di mesi che ogni volta che vado al matrimonio di qualcunaltro il mio "giorno più bello" mi sembra pieno di difetti. Piango come una fontana ogni volta che vedo la sposa accompagnata all'altare dal padre e gufo il momento del "ballo col padre", che io non ho mai avuto.
Mi dispiace approcciare così i matrimoni degli altri: sono amici e parenti quelli che ci invitano e io vorrei davvero essere partecipe della loro gioia.
Per una questione economica non abbiamo potuto ingaggiare un bravo fotografo e sto facendo un gran lavoro per mettere insieme almeno delle belle foto del nostro giorno. Ma mi ci dedico con rabbia, stanchezza e invidia verso chi "ha avuto" tutto ciò che è mancato a me. Ormai è diventato un tarlo e ho sempre un peso allo stomaco allora ho deciso che voglio concentrarmi sugli aspetti belli di quella giornata. Solo che è come se si trattasse di una treccia: penso che avevo un vestito bellissimo, penso che ho sentito vicina la mia famiglia, penso all'emozione di mio marito all'altare e subito a questi pensieri si mette in mezzo il filo dell'invidia, il "come sarebbe stato se".
Il peso che ho allo stomaco, poi, mi aumenta man a mano che si avvicinano i matrimoni degli altri... Mi sto imponendo di essere felice per loro, la verità è che ho passato l'ultimo matrimonio a piangere e a nascondere il dispiacere che provavo per me.
Mio padre mi manca tanto, in ogni istante. E' più di un anno che è morto e piango ancora come fosse il primo istante. Quando ci penso sento come uno strappo al cuore. Al tempo stesso sono irascibile e incontentabile, metto in dubbio le mie sicurezze e non so che fare. Non riesco ad andare al cimitero, ad accettare che le cose siano andate così... ho un miscuglio di emozioni e sto diventando insofferente a tutto. Potete darmi un consiglio? Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

Lei parla di un pensiero fisso, cioè il "come sarebbe stato se".
Da una parte è del tutto normale (lo facciamo tutti) pensarlo, quando subiamo un trauma o dobbiamo elaborare un lutto.
La nostra mente, infatti, vuole avere tutto sotto controllo e quindi un evento incontrovertibile e incontrollabile come la morte ci spiazza completamente. Quindi questo pensiero serve in parte per tentare di rimettere a posto i pezzi, come se si trattasse di una sequenza da riordinare.

Però, mi pare di capire che questo pensiero stia diventando ingombrante nella Sua testa, nella Sua vita.
Premesso che il papà mancherà sempre e che la sofferenza per la perdita ci sarà sempre, anche se con intensità diversa, questo dolore fortissimo di solito, in un lutto elaborato, lascia spazio alla nostalgia per la persona persa.

Se a distanza di molto tempo Lei non è ancora riuscita ad accettare la morte del papà, io Le suggerisco di contattare direttamente uno psicologo, in modo da iniziare a prendere le distanze dal dolore (che non significa infischiarsene del papà nè dimenticarlo) ma imparare a vedere questo evento come qualcosa che è accaduto, senz'altro doloroso, ma di cui nessuno ha la colpa.

Purtroppo nella vita accadono anche le cose brutte, ma non per questo dobbiamo fermarci di vivere o vivere a metà.
Accettare e andare avanti, soprattutto perchè Lei è molto giovane e ha ancora moltissimo da assaporare nella vita, devono diventare obiettivi da raggiungere.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Grazie... Ho parlato con una psicoterapeuta, ma la sua risposta mi ha lasciata basita: "cerca di segni, cerca di riscoprire tuo padre in cciò che ti circonda e di rendere il suo ricordo una cosa bella e non dolorosa"... Io non so farlo. Mi mancano gli strumenti per affrontare il lutto, me ne rendo conto, e mi manca la forza di vivere il suo ricordo come una cosa positiva nel mio oggi. Per i primi 10/11 mesi che l'ho sognato ogni giorno, ricordando il sogno, stavo malissimo... Questa è l'unica cosa che si è un po' mitigata.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

ciò che Le ha risposto la psicoterapeuta è sensato, Li dovrà arrivare a quell'obiettivo, cioè di ricordare il papà con gioia, ricordando tutti i momenti belli e significativi della Sua vita e riuscendo ad accettare che anche la morte fa parte della vita.

Comprendo anche la Sua obiezione, come se dicesse "ok, ma come faccio praticamente?"

Questa è proprio la domanda da porre alla terapeuta, cioè COME FARE per raggiungere i Suoi obiettivi.

Tenga presente, però, e mi perdoni la franchezza, che talvolta possiamo essere anche noi ad aggrapparci disperatamente a pensieri negativi e a rimuginarci su, magari inconsapevolmente, ma ciò porta solo sofferenza ed è difficile allontanarsene. Quindi, non faccia passare troppo tempo per elaborare la perdita del papà.

Cordiali saluti,