Assenza pensiero ricettivo
buongiorno, vi riscrivo per un ulteriore consulto molto affine al primo di qualche anno fa. lamentai assenza di scopi e di pensiero, che io sono solita a definire "vuoto mentale" o "assenza di pensiero". come se vivessi da robot semi incosciente manovrato solo da proto-pensieri e da istinto. ho seriamente paura di star svilolando nella schizofrenia che ho visto pare avere come sintomo principale la disorganizzazione del pensiero, assenza e distacco dal proprio sé. ne ho parlato con la mia psicologa curante ma lei sembra (per fortuna ?) minimizzare ma il dubbio che minimizzi per non farmi spaventare è sempre presente nella mia testa; grande, centrale nel vuoto della mia scatola cranica.
(se può essere utile lei ha detto che soffrirei giusto di tratti di una lieve depressione che è nulla rispetto a ciò che penso di avere per questa faccenda.) mentre vagavo per l'internet in cerca di risposte mi sono imbattuta in questo articolo pubblicato sul vostro sito: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1463-soffrire-per-carenza-di-pensiero-penetrativo.html mi rivedo in pressoché tutto ( la parte dell'educazione impartita no) e in questo consulto https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/430925-vuoto-mentale-assenza-di-pensiero.html di una ragazza che mi sembra sia(stata) nella mia IDENTICA situazione. nella vita quotidiana stranamente da fuori sembro normale, a quanto pare non trapela che vivo sotto "pilota automatico". inutile dire che la situazione che si protrae da minimo un decennio ormai è veramente veramente difficile da sopportare. grazie in anticipo per l'attenzione rivoltami
(se può essere utile lei ha detto che soffrirei giusto di tratti di una lieve depressione che è nulla rispetto a ciò che penso di avere per questa faccenda.) mentre vagavo per l'internet in cerca di risposte mi sono imbattuta in questo articolo pubblicato sul vostro sito: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1463-soffrire-per-carenza-di-pensiero-penetrativo.html mi rivedo in pressoché tutto ( la parte dell'educazione impartita no) e in questo consulto https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/430925-vuoto-mentale-assenza-di-pensiero.html di una ragazza che mi sembra sia(stata) nella mia IDENTICA situazione. nella vita quotidiana stranamente da fuori sembro normale, a quanto pare non trapela che vivo sotto "pilota automatico". inutile dire che la situazione che si protrae da minimo un decennio ormai è veramente veramente difficile da sopportare. grazie in anticipo per l'attenzione rivoltami
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Buon giorno gentile Utente 423820,
come prima cosa le suggerirei una visita specialistica (psichiatrica) per comprendere bene la sua situazione e togliere ogni possibile dubbio.
Ci faccia sapere
R Boscolo
come prima cosa le suggerirei una visita specialistica (psichiatrica) per comprendere bene la sua situazione e togliere ogni possibile dubbio.
Ci faccia sapere
R Boscolo
Dr.ssa ROSALBA ANFOSSO BOSCOLO
[#2]
Gentile utente,
da quanto scrive è attualmente in cura presso una collega.
Sarebbe significativo per lei riuscire ad esplorare i sentimenti di smarrimento che vive nel contesto di tale relazione terapeutica alla quale con coraggio si sta affidando.
Sembra che l'ansia a proposito del suo stato sia tale da portarla a cercare una collocazione concreta esteriore; che sia un post o un articolo che possa legittimare le sue sensazioni. In tal senso è sufficiente la sua descrizione di quello che prova in maniera indipendente.
Un ulteriore input utile ad investire ulteriormente nel lavoro attualmente in atto è proprio questa sua ricerca di reificazione e denominazione; diagnostica o descrittiva. Ciò che importa tuttavia è il significato che lei stessa è già perfettamente in grado di descrivere, e cioè il sentimento di essere un robot pilotato, o un "pilota automatico". Quello a cui fa riferimento con ogni probabilità sono aspetti o parti di sè che vanno approfondite facendone conoscenza. Chi è il pilota automatico quali sono gli istinti cui cede e nel vuoto cosa trova?
Sono abbastanza certa che tutti questi elementi sono già presenti nel suo lavoro terapeutico attuale, dunque lei può giovare innanzitutto della tranquillità di stare già facendo qualcosa a riguardo prendendosi cura di sè stessa.
Le faccio i miei migliori auguri, e confidi nel suo percorso e in ciò che sente dentro di sè. Spesso la depressione è il primo passo verso una rinascita.
da quanto scrive è attualmente in cura presso una collega.
Sarebbe significativo per lei riuscire ad esplorare i sentimenti di smarrimento che vive nel contesto di tale relazione terapeutica alla quale con coraggio si sta affidando.
Sembra che l'ansia a proposito del suo stato sia tale da portarla a cercare una collocazione concreta esteriore; che sia un post o un articolo che possa legittimare le sue sensazioni. In tal senso è sufficiente la sua descrizione di quello che prova in maniera indipendente.
Un ulteriore input utile ad investire ulteriormente nel lavoro attualmente in atto è proprio questa sua ricerca di reificazione e denominazione; diagnostica o descrittiva. Ciò che importa tuttavia è il significato che lei stessa è già perfettamente in grado di descrivere, e cioè il sentimento di essere un robot pilotato, o un "pilota automatico". Quello a cui fa riferimento con ogni probabilità sono aspetti o parti di sè che vanno approfondite facendone conoscenza. Chi è il pilota automatico quali sono gli istinti cui cede e nel vuoto cosa trova?
Sono abbastanza certa che tutti questi elementi sono già presenti nel suo lavoro terapeutico attuale, dunque lei può giovare innanzitutto della tranquillità di stare già facendo qualcosa a riguardo prendendosi cura di sè stessa.
Le faccio i miei migliori auguri, e confidi nel suo percorso e in ciò che sente dentro di sè. Spesso la depressione è il primo passo verso una rinascita.
Dr.ssa Alessia D'Alterio
[#3]
Utente
Dottoressa Anfosso Boscolo, quindi pensa ci sia davvero una condizione psichiatrica debilitante dietro questa sintomatologia? ho fatto una "visita psichiatrica" molto breve..una mezzoretta perché doveva prescrivermi un ansiolitico per la seduta di laurea...ha solo parlato di apatia e mi ha consigliato di prendere anche un antidepressivo che non ho preso(temo dipendenze)
Dottoressa D'Alterio, con la mia psicologa tutto sommato mi trovo bene, ma ho veramente il dubbio (riferito più volte) che non abbia ben compreso cosa intenda, forse non sono molto chiara nell'esporre ciò che provo...è una condizione permanente cronica di anni , non un'oretta/due… non so se sia solo una sensazione e che in realtà "il dialogo interiore" che dovrei sentire si sia inabissato nell'inconscio ma che comunque sia presente. certo è che ho la sensazione di non avere "in mano" niente, nemmeno la mia stessa esistenza e ingannare gli altri…
Ringrazio calorosamente entrambe per le cortesi risposte!
Dottoressa D'Alterio, con la mia psicologa tutto sommato mi trovo bene, ma ho veramente il dubbio (riferito più volte) che non abbia ben compreso cosa intenda, forse non sono molto chiara nell'esporre ciò che provo...è una condizione permanente cronica di anni , non un'oretta/due… non so se sia solo una sensazione e che in realtà "il dialogo interiore" che dovrei sentire si sia inabissato nell'inconscio ma che comunque sia presente. certo è che ho la sensazione di non avere "in mano" niente, nemmeno la mia stessa esistenza e ingannare gli altri…
Ringrazio calorosamente entrambe per le cortesi risposte!
[#4]
Gentile Utente, mi sembra che le sue sensazioni e le metafore che usa siano buoni spunti da approfondire nella loro simbologia per iniziare a rimettersi in contatto con questi aspetti di sè sofferenti che richiedono tanto la sua attenzione. Sono sicura che il dialogo interiore cui fa cenno potrà riemergere dall'abisso inconscio per tornare in superficie, quindi a lei e alla sua consapevolezza, per essere reintegrati, in modo da poter ristabilire il senso di controllo che sente perduto sulla sua vita.
Lei è benissimo in grado di spiegarsi, deve solo allenare questo suo dialogo con la sua curante. Le auguro ogni bene.
Lei è benissimo in grado di spiegarsi, deve solo allenare questo suo dialogo con la sua curante. Le auguro ogni bene.
[#6]
Non posso dire quali sono le condizioni in cui si trova ma dobbiamo tenere conto che vi sono spesso situazioni borderline la cui valutazione richiede una specifica diagnosi.
Le medicine sono, molto spesso, un buon supporto al controllo dei sintomi ed eventualmente prendere in considerazione una terapia psicoterapeutica
Le medicine sono, molto spesso, un buon supporto al controllo dei sintomi ed eventualmente prendere in considerazione una terapia psicoterapeutica
[#7]
Nel senso che lei ha indicato, quando dice "come se vivessi da robot semi incosciente manovrato solo da proto-pensieri e da istinto".
Lei ha già consultato uno psichiatra, ed è attualmente in cura psicoterapeutica da quanto ho capito. Entrambi i curanti hanno parlato di una forma di apatia, o depressiva. Pertanto la sua paura di avere "qualcosa di grave", "ho seriamente paura di star svilolando nella schizofrenia", dovrebbe già avere una risposta clinicamente fondata su colloqui diretti.
Parlando di reintegrazione mi riferisco al dialogo che porta avanti nell'ambito terapeutico a cui abbiamo fatto riferimento nel precedente scambio, che le consentirà di invertire, progressivamente e col necessario tempo, la rotta rispetto al senso di estraneità che vive e che ha descritto anche qui, che appare essere, da quanto ha esposto, il nucleo del suo malessere. Cioè il riportare alla consapevolezza la parte di sè sofferente in modo che non risulti più estranea, come ad esempio in questo stesso caso, in cui sembra che lei abbia "dimenticato" ciò che ha scritto qualche giorno fa a proposito di come si sente.
Lei ha già consultato uno psichiatra, ed è attualmente in cura psicoterapeutica da quanto ho capito. Entrambi i curanti hanno parlato di una forma di apatia, o depressiva. Pertanto la sua paura di avere "qualcosa di grave", "ho seriamente paura di star svilolando nella schizofrenia", dovrebbe già avere una risposta clinicamente fondata su colloqui diretti.
Parlando di reintegrazione mi riferisco al dialogo che porta avanti nell'ambito terapeutico a cui abbiamo fatto riferimento nel precedente scambio, che le consentirà di invertire, progressivamente e col necessario tempo, la rotta rispetto al senso di estraneità che vive e che ha descritto anche qui, che appare essere, da quanto ha esposto, il nucleo del suo malessere. Cioè il riportare alla consapevolezza la parte di sè sofferente in modo che non risulti più estranea, come ad esempio in questo stesso caso, in cui sembra che lei abbia "dimenticato" ciò che ha scritto qualche giorno fa a proposito di come si sente.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.8k visite dal 03/09/2018.
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