Genitore narcisista (patologico?)
Salve,
Dunque mio padre é un narcisista, e in passato era spesso violento (ma ciò che più era brutto era che vedevo volontà di umiliare e prevaricare su di me, una sorta di sfida) mentre mia madre e mio fratello erano e sono molto remissivi, io reagivo sempre e loro, soprattutto mia madre, tendevano a prendersela con me e difendere invece lui.
Non mi sono mai sentita tutelata in questo senso.
Ho subito esplosioni di rabbia e reazioni del tutto immotivate e ho vissuto nel senso di colpa finché a 17 anni ho iniziato a parlarne con persone a me vicine.
Finita la scuola ho vissuto e lavorato sempre fuori, scoprendo una me stessa serena, positiva e molto forte.. ho successo, amicizie vere.
Nel vedere i miei saltuariamente, ho stabilito una sorta di rapporto civile e presa da compassione mi sono riavvicinata. (Soprattutto perché non voglio portare alcun rancore o fardello nella vita) arrivando a pensare che mio padre fosse cambiato a causa di (rari) gesti carini nei miei confronti.
Mi sono però resa conto proprio riavvicinandomi, in particolare questa estate passandoci dei giorni insieme, che se mio padre é un un periodo "No" rivivo le stesse emozioni e tensione alla sua sola presenza... e mi è sembrato cercasse di nuovo di esercitare un potere nei miei confronti.
Ho capito che devo affrontare il problema dall'interno perché il mio obiettivo é superare questi traumi, non star bene solo quando sono lontana.
Purtroppo la mia situazione è aggravata da una sorta di ricatto emotivo secondo il quale, mia madre che ha avuto (sicuramente a causa di mio padre che tuttavia lei non intende lasciare) una malattia e ho paura che tagliando i ponti completamente stia di nuovo male.
Insomma come posso fare a non restare costantemente ferita dalle sue frasi cattive e denigranti pronunciate con assoluta tranquillità? I primi giorni riesco a dire alla mia mente che lui non è una persona normale, che a modo suo mi vuole bene, che non devo odiarlo perché non comprende ciò che fa..
Ma passato qualche giorno provo una rabbia cieca e riemerge in me la ricerca di un riscatto che purtroppo ho capito non avverrà mai... perché tuttora fa la vittima e non credo sia consapevole di se stesso.
Vedo questo molto lucidamente ma non riesco ad esserne ancora del tutto immune.
La mia mente ha compreso che mio padre è una persona disturbata (non so fino a che punto) ma come posso farlo capire alla mia emotività? E superare i traumi subiti? Riemerge anche spesso un profondo senso di colpa causato dalle reazioni che ebbe in passato del tutto malate a cose normali che una bambina o adolescente fa, e una sorta di paura perenne che la loro iperprotettivitá e senso distorto di amore mi ha sempre inculcato.
Mi consiglia di tagliare totalmente i ponti?
Ritiene che mio padre sia un narcisista patologico, un sociopatico?
Dunque mio padre é un narcisista, e in passato era spesso violento (ma ciò che più era brutto era che vedevo volontà di umiliare e prevaricare su di me, una sorta di sfida) mentre mia madre e mio fratello erano e sono molto remissivi, io reagivo sempre e loro, soprattutto mia madre, tendevano a prendersela con me e difendere invece lui.
Non mi sono mai sentita tutelata in questo senso.
Ho subito esplosioni di rabbia e reazioni del tutto immotivate e ho vissuto nel senso di colpa finché a 17 anni ho iniziato a parlarne con persone a me vicine.
Finita la scuola ho vissuto e lavorato sempre fuori, scoprendo una me stessa serena, positiva e molto forte.. ho successo, amicizie vere.
Nel vedere i miei saltuariamente, ho stabilito una sorta di rapporto civile e presa da compassione mi sono riavvicinata. (Soprattutto perché non voglio portare alcun rancore o fardello nella vita) arrivando a pensare che mio padre fosse cambiato a causa di (rari) gesti carini nei miei confronti.
Mi sono però resa conto proprio riavvicinandomi, in particolare questa estate passandoci dei giorni insieme, che se mio padre é un un periodo "No" rivivo le stesse emozioni e tensione alla sua sola presenza... e mi è sembrato cercasse di nuovo di esercitare un potere nei miei confronti.
Ho capito che devo affrontare il problema dall'interno perché il mio obiettivo é superare questi traumi, non star bene solo quando sono lontana.
Purtroppo la mia situazione è aggravata da una sorta di ricatto emotivo secondo il quale, mia madre che ha avuto (sicuramente a causa di mio padre che tuttavia lei non intende lasciare) una malattia e ho paura che tagliando i ponti completamente stia di nuovo male.
Insomma come posso fare a non restare costantemente ferita dalle sue frasi cattive e denigranti pronunciate con assoluta tranquillità? I primi giorni riesco a dire alla mia mente che lui non è una persona normale, che a modo suo mi vuole bene, che non devo odiarlo perché non comprende ciò che fa..
Ma passato qualche giorno provo una rabbia cieca e riemerge in me la ricerca di un riscatto che purtroppo ho capito non avverrà mai... perché tuttora fa la vittima e non credo sia consapevole di se stesso.
Vedo questo molto lucidamente ma non riesco ad esserne ancora del tutto immune.
La mia mente ha compreso che mio padre è una persona disturbata (non so fino a che punto) ma come posso farlo capire alla mia emotività? E superare i traumi subiti? Riemerge anche spesso un profondo senso di colpa causato dalle reazioni che ebbe in passato del tutto malate a cose normali che una bambina o adolescente fa, e una sorta di paura perenne che la loro iperprotettivitá e senso distorto di amore mi ha sempre inculcato.
Mi consiglia di tagliare totalmente i ponti?
Ritiene che mio padre sia un narcisista patologico, un sociopatico?
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Gentile utente,
le sue riflessioni sembrano lucide e corrette, ad un livello razionale. dice bene quando afferma che il problema va risolto dall'interno, emotivamente... è necessario sbarazzarsi di rabbia repressa e sensi di colpa immotivati che continuano a condizionarla. Risolti i quali troverà "la giusta distanza" dalla famiglia di origine e la serenità che merita. Lo strumento più adatto per affrontare ciò è la psicoterapia. Lodevoli i suoi sforzi e gli obiettivi raggiunti fino ad ora. Rimane da fare un lavoro sull'emotività, come lei stessa riconosce.
un saluto
le sue riflessioni sembrano lucide e corrette, ad un livello razionale. dice bene quando afferma che il problema va risolto dall'interno, emotivamente... è necessario sbarazzarsi di rabbia repressa e sensi di colpa immotivati che continuano a condizionarla. Risolti i quali troverà "la giusta distanza" dalla famiglia di origine e la serenità che merita. Lo strumento più adatto per affrontare ciò è la psicoterapia. Lodevoli i suoi sforzi e gli obiettivi raggiunti fino ad ora. Rimane da fare un lavoro sull'emotività, come lei stessa riconosce.
un saluto
Dr.ssa Rosaria Nocera - Psicologo Psicoterapeuta
www.rosarianocera.it
www.facebook.com/nocera.psicoterapeutapalermo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.2k visite dal 01/09/2018.
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