Depressione di mio marito: come ne usciamo?

Sono la moglie di un uomo splendido che da circa 5 mesi è precipitato in depressione.
Abbiamo due figli, una vita normale, due professionisti come tanti.. Dopo la lunga malattia del padre (demenza senile) e la sua morte, la madre in palese depressione ma senza volontà di curarsi, ha cominciato a tornare a casa dal lavoro con l'ansia, diceva che non era in grado di fare quello che doveva fare, che gli avevano dato progetti troppo difficili.
E' un uomo sensibile, colto, più intellettuale che sportivo. Nostro figlio di 12 anni aveva capito che qualcosa non andava e lo allontanava negli ultimi tempi, è un tipo completamente diverso dal padre. Mia figlia di 14 anni, sensibile e profonda, soffre in silenzio e cerca di non pesare perché capisce la situazione.
A marzo è tornato a casa dal lavoro a metà giornata, dopo che alla mattina presto aveva parlato con una psicologa. Mi ha detto che non ce la faceva ad andare e il medico gli ha dato la malattia per qualche giorno. E' iniziato il calvario: ansia per essere a casa "come in gabbia", ho chiesto al medico un foglio per poter uscire a fare passeggiate.. Non sta bene per niente, andiamo da uno psichiatra bravo su suggerimento della psicologa. Iniziano i farmaci, l'assenza dal lavoro per poco più di un mese, in mezzo momenti di calma e di forte panico, psicosi, persecuzione... cambiamo dopo poco psichiatra, non gli piace, non si trova bene. Troviamo una psichiatra che gli cambia la cura e che lo segue ancora ora, i farmaci sono diversi e ha già provato paroxetina e xanax, mirtazapina, olanzapina e delorazepam, olanzapina e entact, olanzapina, velafaxina, quietapina e velafaxina, questa l'ultima "combinata" va avanti da due mesi.
Al lavoro non va bene, dopo l'assenza di un mese e la condivisione con la sua capa non gli hanno più affidato compiti, è li' senza far nulla e si sente inutile, però non si sente pronto a prendere in mano un progetto , vorrebbe qualcuno "sopra" che gli dica che fare.
Io non vedo miglioramenti, all'avvicinarsi della fine delle ferie è entrato in ansia grave per il rientro al lavoro, anche in vacanza pomeriggi steso a letto..Non facciamo più sesso da mesi, non c'è proprio desiderio.
Io devo ricominciare a lavorare, ieri non è riuscito a tornare in ufficio ed è a casa. Dice che la colpa è il lavoro, che lo perderà, io sono terrorizzata all'idea di saperlo a casa a far nulla tutto il giorno perché non ha idea di cosa vorrebbe fare. La psicologa non ha iniziato alcuna terapia perché dice che lui non è ancora in grado, le medicine non danno i risultati sperati. E' in uno stallo da cui non esce, ho paura che possa passare da un farmaco all'altro per anni... e questa terapia, quando può iniziare? E quale sarebbe meglio per lui, per un professionista che si sente un fallito...? Cerco di essere sempre sorridente, dedico tot tempo ad ascoltare la sua negatività ma poi non riesco più ad assorbirla.
La psichiatra e la psicologa suggeriscono un ricovero.. che devo fare?
Grazie
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

la Psicologa è anche Psicoterapeuta? Unicamente in questo caso è in grado di curare.

Se la risposta è SI'
ed entrambe, psichiatra e psicologa psicoterapeuta, sono concordi su un tipo di intervento,
non rimane che seguire l'indicazione,
sempre che l'interessato sia d'accordo.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/