Invidia e costruzione della propria vita in età adulta
Buonasera a tutti, prima di decidere di scrivere ho letto diversi articoli on line sull'invidia e c'è una frase in cui mi sono ritrovata e cioè 'se non anche io, neppure gli altri'. Devo dire che il tipo di invidia che mi devasta e che mi ha devastato sin dalla prima infanzia é particolare, perché io, a certe compagne, invidiavo la famiglia: i genitori fisicamente ordinati e di aspetto curato, idem la casa, idem le mie compagne; genitori che facevano le domande giuste, di vero interessamento e confronto, che andavano in vacanza, che viaggiavano, andavano a cena fuori, che festeggiavano i compleanni ed altre occasioni, che li stimolavano a fare. Ho sempre pensato che queste mie compagne, carine fisicamente e con una vita piena, fossero più fortunate di me e se oggi, da adulte, sono belle donne e realizzate a livello lavorativo, sentimentale e personale io faccio un doppio discorso in me e cioè che, certamente, si sono impegnate negli studi e a trovare lavoro e che hanno messo del proprio per realizzare quello che hanno, ma nessuno mi toglie dalla testa che ciò é stato facilitato grazie a ciò che hanno ricevuto in passato, dalla loro famiglia, facendo sentire loro degne della vita e in grado di arrivare ovunque.
A volte penso che il mio terapeuta che insiste sulle mie responsabilità, non mi abbia veramente capito. Mi chiedo come potessi io desiderare qualcosa ( per esempio quando dalla scuola superiore dovevo scegliere la facoltà) quando l'idea che io avevo di me stessa - sostenuta dai miei genitori- fosse quella di una incapace. Come potevo desiderare senza sensi di colpa o senza sentirmi in difetto fare la stessa facoltà di mia sorella (maggiore di pochi anni) quando per tutta la vita mia sorella non aveva fatto altro che non volermi appresso a lei.
Oggi, a 40 anni, provo invidia per le mie ex compagne di liceo realizzate e che consideravo più fortunate di me e dunque più facilitate, ma provo invidia anche per alcune ventenni che considero, sempre a livello familiare, più fortunate e facilitate e con la vita davanti.
Posso, alla mia età, modificare la direzione in cui é la mia vita? Quali le condizioni?
Grazie tanto, cordiali saluti
A volte penso che il mio terapeuta che insiste sulle mie responsabilità, non mi abbia veramente capito. Mi chiedo come potessi io desiderare qualcosa ( per esempio quando dalla scuola superiore dovevo scegliere la facoltà) quando l'idea che io avevo di me stessa - sostenuta dai miei genitori- fosse quella di una incapace. Come potevo desiderare senza sensi di colpa o senza sentirmi in difetto fare la stessa facoltà di mia sorella (maggiore di pochi anni) quando per tutta la vita mia sorella non aveva fatto altro che non volermi appresso a lei.
Oggi, a 40 anni, provo invidia per le mie ex compagne di liceo realizzate e che consideravo più fortunate di me e dunque più facilitate, ma provo invidia anche per alcune ventenni che considero, sempre a livello familiare, più fortunate e facilitate e con la vita davanti.
Posso, alla mia età, modificare la direzione in cui é la mia vita? Quali le condizioni?
Grazie tanto, cordiali saluti
[#1]
Gentile utente,
il titolo riguarda l'invidia,
ma poi si finisce con il parlare del proprio Psicoterapeuta,
come in (quasi) tutti i consulti
postati da un anno a questa parte.
Rileggendomi le risposte che i Colleghi Le hanno fornito nel corso del tempo,
torno al primo consulto, di più di un anno fa,
in cui il Collega Le scriveva:
"..i parametri a mio parere per decidere cosa fare sono essenzialmente due: primo, cercare di capire se la terapia attuale stia avendo effetto oppure no. E a questo mi pare che abbia già risposto.
Secondo, occorre essere molto, ma molto motivati per trasformare una personalità dipendente in una non così dipendente o indipendente.
..il prolungarsi della terapia quasi sempre collude con il problema, e rende sempre più dipendenti."
( https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/572784-domande-su-psicoterapia.html )
Ne ha tenuto conto?
In quale modo?
Solo in apparenza queste domande non centrano con il problema attuale...
e in ogni caso vanno rivolte al proprio terapeuta,
che Le conosce di persona da anni.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
:-( é vero, ha ragione. Io voglio davvero riuscire a sistemare la mia vita, a risolvere i miei problemi, a pensare alla mia vita in un modo diverso, più bello.... Ma é difficilissimo, faccio una fatica immonda e spesso mi vedo retrocedere quasi come alle origini e mi blocco; non riesco ad amare la vita e ho paura proprio della vita.
Mi sono data qualche altro mese con questo terapeuta e poi deciderò; ma la mia paura é che se non miglioro dipende da me che mi muovo male e allora, al momento, sento che cambiare terapeuta mi farebbe peggio...
Scusate ...
Grazie della risposta dott.ssa Brunialti.... Ma, tornando al consulto odierno: secondo lei, se io seguissi di più il mio terapeuta, se io -come mi dice lui- accettassi di più quello che lui mi dice... potrei avere una vita 'normale'? (Fermo restando che dovrebbe considerare competente un terapeuta che non conosce e su cui ha solo la mia parola)
Mi sono data qualche altro mese con questo terapeuta e poi deciderò; ma la mia paura é che se non miglioro dipende da me che mi muovo male e allora, al momento, sento che cambiare terapeuta mi farebbe peggio...
Scusate ...
Grazie della risposta dott.ssa Brunialti.... Ma, tornando al consulto odierno: secondo lei, se io seguissi di più il mio terapeuta, se io -come mi dice lui- accettassi di più quello che lui mi dice... potrei avere una vita 'normale'? (Fermo restando che dovrebbe considerare competente un terapeuta che non conosce e su cui ha solo la mia parola)
[#3]
Non c'è nulla di cui scusarsi..,
la Sua situazione è complessa.
Ci si chiede se sia il caso di parlare con il terapeuta della possibilità di chiudere
per re-iniziare con un altro:
quando si è in stallo occorre capire se è la situazione psichica a determinarlo
oppure il fatto che "quella" terapia, con "quel" Terapeuta
abbia dato tutto quello che poteva dare.
Noi cerchiamo di farLe da specchio in tale senso.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
la Sua situazione è complessa.
Ci si chiede se sia il caso di parlare con il terapeuta della possibilità di chiudere
per re-iniziare con un altro:
quando si è in stallo occorre capire se è la situazione psichica a determinarlo
oppure il fatto che "quella" terapia, con "quel" Terapeuta
abbia dato tutto quello che poteva dare.
Noi cerchiamo di farLe da specchio in tale senso.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
[#4]
Ex utente
É vero che fate 'da specchio' ed anche quando mi sono sentita urtata da qualche risposta qui, ho poi capito... quindi Vi ringrazio.
Per tanto tempo neppure parlavo in seduta, ma a forza di sentirmi dire -qui- di parlare con il mio terapeuta, ho iniziato a parlare (ovviamente anche il mio terapeuta mi diceva di usare meglio le sedute e di parlare).
Certo della terapia (delle mie difficoltà legate al mio problema) se ne é parlato così come del proseguimento/reimpostazione della terapia......
É come se (adesso...) toccasse fare a me... quindi per questo penso di dover provare a darmi ancora qualche mese con lui (dico 'mese' per via di un obiettivo che ho), seguendolo di più (ma so che seguirlo di più, significa fare diversamente per me ed è una cosa che mi risulta difficilissima; senza considerare che, a volte, ho problemi di fiducia.... Credo legati a 'tratti del cluster A' che aggiunse al 'disturbo di personalità dipendente' quando gli chiesi la diagnosi) .
Vabbè. Spero di essere recuperabile ancora...
Grazie, un cordiale saluto
Per tanto tempo neppure parlavo in seduta, ma a forza di sentirmi dire -qui- di parlare con il mio terapeuta, ho iniziato a parlare (ovviamente anche il mio terapeuta mi diceva di usare meglio le sedute e di parlare).
Certo della terapia (delle mie difficoltà legate al mio problema) se ne é parlato così come del proseguimento/reimpostazione della terapia......
É come se (adesso...) toccasse fare a me... quindi per questo penso di dover provare a darmi ancora qualche mese con lui (dico 'mese' per via di un obiettivo che ho), seguendolo di più (ma so che seguirlo di più, significa fare diversamente per me ed è una cosa che mi risulta difficilissima; senza considerare che, a volte, ho problemi di fiducia.... Credo legati a 'tratti del cluster A' che aggiunse al 'disturbo di personalità dipendente' quando gli chiesi la diagnosi) .
Vabbè. Spero di essere recuperabile ancora...
Grazie, un cordiale saluto
[#5]
Gentile utente,
Lei si è data il tempo di "qualche mese";
opportunamente, ritengo.
Sapendo di essere forse "in scadenza",
metta tutta l'energia possibile nell'utilizzare al meglio le sedute prossime.
Comprendo benissimo che certi passaggi possano risultare "difficilissimi",
ma l'aver deciso di "fare una prova a termine" può fornirLe un'energia in più.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
Lei si è data il tempo di "qualche mese";
opportunamente, ritengo.
Sapendo di essere forse "in scadenza",
metta tutta l'energia possibile nell'utilizzare al meglio le sedute prossime.
Comprendo benissimo che certi passaggi possano risultare "difficilissimi",
ma l'aver deciso di "fare una prova a termine" può fornirLe un'energia in più.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.6k visite dal 22/08/2018.
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