Disturbo paranoide e competitività
Salve dottori
Sono affetto da disturbo paranoide di personalità (autodiagnosticato), causato dagli attacchi da parte degli altri, da sempre, per colpa del mio carattere competitivo (solo in ambito professionale) ed arrogante. Da adolescente ignoravo i litigi ed andavo avanti grazie alla cerchia di amici, alle passioni e alla simpatia.
10 anni fa decido per il lavoro autonomo, l’anno successivo mi capita una disgrazia causata da un truffatore, che quasi ignoro perché assorto nel lavoro. Nel 2010 scopro che il mio ex-datore di lavoro aveva deciso di trascinarmi in tribunale (4 anni prima) per invidia e gelosia professionale: ero molto + in gamba di lui, le colleghe ne erano consapevoli, e non lo ha mai digerito. Fortunatamente il pretesto era talmente infantile che il giudice lo ha preso poco in considerazione. Sempre in quell’anno altri eventi stressanti arrivano dal passato. Il lavoro intanto stava aumentando, lo stress anche, l’anno dopo nuovi drammi colpiscono la mia famiglia, inoltre mio padre viene licenziato. In questo periodo esiste solo il lavoro: assenza di attività fisica, cattiva alimentazione, poche uscite di casa. Stringo i denti per 2 anni, nel 2011 vado a vivere da solo, ma evidentemente ormai lo stress per tutte queste situazioni accumulate, non da ultimo il lavoro e l’indipendenza, mi portano ad inizio 2012 ad un crollo totale.
Ho avuto un delirio dove ero convinto ci fosse il mio ex-datore di lavoro dietro le disgrazie che mi sono capitate. Sono sempre stato lucido, nel senso mettevo in dubbio le mie convinzioni ed anzi facevo di tutto per cercare prove che sconfessassero il mio delirio. So già che mi direte che essere consapevoli del proprio delirio (o di essere paranoide), significa non esserlo de-facto, e vi rispondo che potrei trovarmi ad 1 pelo dalla linea di confine del disturbo.
Da quel maledetto 2012, ad oggi, la mia vita non è più tornata la stessa. Cercare di capire che problema avessi tramite ricerche ossessive su Internet, incapacità di rilassarsi, depressione con delirio di rovina (finire sotto un ponte), rabbia contro gli amici che non mi hanno supportato, apatia, sonno diurno, stanchezza continua, bassa concentrazione, cefalee.
Ma il sintomo più grave è questo rimuginare continuo tutto il giorno, sul passato, le ingiustizie subite, sulla vendetta, sui danni patiti, non riesco a staccare da questi pensieri che mi creano continua ansia, rancore, rabbia, tristezza, avvilimento. Compulsioni mentali o fisiche (tipo controllare l’email 1000 volte), dubbi continui su me stesso, sul mio passato, sugli altri, sensi di colpa.
Vivo col freno a mano tirato, mi è impossibile tornare alle mie normali attività lavorative e sociali. Neanche posso svagarmi con libri, film o uscite, sono bloccato! Per brevi periodi la mente mi offre qualche mese di tregua, sembro riprendermi, poi in alcuni momenti ripenso al passato e tutto torna nuovamente nell’inferno raccontato.
La domanda è: come ci si riprende da un tracollo del genere?
Sono affetto da disturbo paranoide di personalità (autodiagnosticato), causato dagli attacchi da parte degli altri, da sempre, per colpa del mio carattere competitivo (solo in ambito professionale) ed arrogante. Da adolescente ignoravo i litigi ed andavo avanti grazie alla cerchia di amici, alle passioni e alla simpatia.
10 anni fa decido per il lavoro autonomo, l’anno successivo mi capita una disgrazia causata da un truffatore, che quasi ignoro perché assorto nel lavoro. Nel 2010 scopro che il mio ex-datore di lavoro aveva deciso di trascinarmi in tribunale (4 anni prima) per invidia e gelosia professionale: ero molto + in gamba di lui, le colleghe ne erano consapevoli, e non lo ha mai digerito. Fortunatamente il pretesto era talmente infantile che il giudice lo ha preso poco in considerazione. Sempre in quell’anno altri eventi stressanti arrivano dal passato. Il lavoro intanto stava aumentando, lo stress anche, l’anno dopo nuovi drammi colpiscono la mia famiglia, inoltre mio padre viene licenziato. In questo periodo esiste solo il lavoro: assenza di attività fisica, cattiva alimentazione, poche uscite di casa. Stringo i denti per 2 anni, nel 2011 vado a vivere da solo, ma evidentemente ormai lo stress per tutte queste situazioni accumulate, non da ultimo il lavoro e l’indipendenza, mi portano ad inizio 2012 ad un crollo totale.
Ho avuto un delirio dove ero convinto ci fosse il mio ex-datore di lavoro dietro le disgrazie che mi sono capitate. Sono sempre stato lucido, nel senso mettevo in dubbio le mie convinzioni ed anzi facevo di tutto per cercare prove che sconfessassero il mio delirio. So già che mi direte che essere consapevoli del proprio delirio (o di essere paranoide), significa non esserlo de-facto, e vi rispondo che potrei trovarmi ad 1 pelo dalla linea di confine del disturbo.
Da quel maledetto 2012, ad oggi, la mia vita non è più tornata la stessa. Cercare di capire che problema avessi tramite ricerche ossessive su Internet, incapacità di rilassarsi, depressione con delirio di rovina (finire sotto un ponte), rabbia contro gli amici che non mi hanno supportato, apatia, sonno diurno, stanchezza continua, bassa concentrazione, cefalee.
Ma il sintomo più grave è questo rimuginare continuo tutto il giorno, sul passato, le ingiustizie subite, sulla vendetta, sui danni patiti, non riesco a staccare da questi pensieri che mi creano continua ansia, rancore, rabbia, tristezza, avvilimento. Compulsioni mentali o fisiche (tipo controllare l’email 1000 volte), dubbi continui su me stesso, sul mio passato, sugli altri, sensi di colpa.
Vivo col freno a mano tirato, mi è impossibile tornare alle mie normali attività lavorative e sociali. Neanche posso svagarmi con libri, film o uscite, sono bloccato! Per brevi periodi la mente mi offre qualche mese di tregua, sembro riprendermi, poi in alcuni momenti ripenso al passato e tutto torna nuovamente nell’inferno raccontato.
La domanda è: come ci si riprende da un tracollo del genere?
[#1]
Gentile Utente,
mi dispiace molto per la situazione che ha vissuto e per le conseguenze che ne sono derivate, ma per rispondere alla Sua domanda finale, sono certa che per prima cosa sia necessaria una diagnosi posta da un medico o da uno psicologo. Le autodiagnosi spesso portano fuori strana, fanno perdere tempo ed energie.
E poi non credo proprio da ciò che scrive che Lei sia paranoico! Essere trascinati ingiustamente in tribunale non è mai divertente per nessuno, probabilmente Lei ha patito molto questa circostanza, che di solito ha strascichi pesanti. Ecco perchè probabilmente è in allerta sempre, quando controlla la posta, ecc... ma con i limiti del consulto on line sembrano sintomi ansiosi/ossessivi.
In ogni caso, chieda una consulenza per avere una diagnosi esatta. Solo in seguito potrà capire col professionista come è opportuno agire. Tenga presente che se si tratta di un problema ansioso/ossessivo è possibile risolvere in terapia.
Però credo debba essere anche contestualizzato il problema e ribadisco con tutto ciò che Le è accaduto è del tutto comprensibile il Suo stato mentale.
Cordiali saluti,
mi dispiace molto per la situazione che ha vissuto e per le conseguenze che ne sono derivate, ma per rispondere alla Sua domanda finale, sono certa che per prima cosa sia necessaria una diagnosi posta da un medico o da uno psicologo. Le autodiagnosi spesso portano fuori strana, fanno perdere tempo ed energie.
E poi non credo proprio da ciò che scrive che Lei sia paranoico! Essere trascinati ingiustamente in tribunale non è mai divertente per nessuno, probabilmente Lei ha patito molto questa circostanza, che di solito ha strascichi pesanti. Ecco perchè probabilmente è in allerta sempre, quando controlla la posta, ecc... ma con i limiti del consulto on line sembrano sintomi ansiosi/ossessivi.
In ogni caso, chieda una consulenza per avere una diagnosi esatta. Solo in seguito potrà capire col professionista come è opportuno agire. Tenga presente che se si tratta di un problema ansioso/ossessivo è possibile risolvere in terapia.
Però credo debba essere anche contestualizzato il problema e ribadisco con tutto ciò che Le è accaduto è del tutto comprensibile il Suo stato mentale.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Grazie dottoressa Pileci per la gradita risposta, chiedo scusa in anticipo per la lunghissima risposta.
Lei ha sicuramente ragione, ho una base ansioso-ossessiva di cui mi rendo (ahimè) conto, ma credo sia scatenata da un disturbo paranoide di fondo. Da quando ho letto la sua risposta ho rimuginato molto.
Nella vita sono sempre stato deriso, denigrato, preso in giro, emarginato, attaccato, insomma sono sempre stato in lotta, per primo proprio coi miei genitori. Questo perché ero un bambino poco amato, poco protetto, lasciato un po’ solo a sé stesso, che ha sempre dovuto cavarsela da solo senza un supporto emotivo, per intenderci già a 9-10 anni ero perfettamente in grado di cucinarmi autonomamente. Forse di natura sono troppo sensibile, troppo tenero, quindi per compensare questo mi sono inaridito, incattivito, un meccanismo di difesa naturale (spero). Per fortuna già dalle scuole medie è iniziata la stabilità famigliare, accettato dai miei compagni di scuola come “uno di loro”, poi da adolescente le cose sono iniziate ad andare ancora meglio, però sono sempre stato in lotta: più venivo attaccato, più ignoravo, più mi isolavo per impegnarmi nello studio e nella professione, per dimostrare di essere bravo, di avere valore. Anzi all’epoca più mi attaccavano e più mi spingevano a dare il massimo!
Il problema è che anche davanti all’evidenza, pur avendo raggiunto alti standard professionali, venivo sempre attaccato e criticato, umiliato ed emarginato, senza mai avere una parola di conforto o un complimento da genitori o amici. Le prove dei miei risultati sono pubblici, possono essere osservati da chiunque, quindi non mi sono mai nascosto. Però c’era sempre una critica, un pretesto per abbattermi moralmente, per denigrarmi, “hai tanto tempo da dedicarci”, “hai avuto solo fortuna”, “c’è gente migliore di te”, questo evidentemente avveniva in risposta del mio comportamento, arrogante e sprezzante, non certo senza una ragione. O magari è invidia? Probabilmente, anche risultare impacciato come lo sono io, dal punto di vista della fisiognomica, inconsciamente nell’altro scatena il desiderio di dominarmi, di sovrastarmi, di sottomettermi. Per mia fortuna sia in adolescenza sia nella prima età adulta, grazie alla mia prestanza fisica ed al fatto che ero comunque sveglio e simpatico, non sono mai stato bullizzato, anzi ero abbastanza circondato da amici.
Però non saprei dire se “è nato prima l’uovo o la gallina”, questo non riesco a stabilirlo. Cioè non so se sono diventato arrogante come risposta agli attacchi, oppure se essendo arrogante allora subisco attacchi, ma adesso poco importa.
Fino a 33 anni ero soddisfatto della mia vita, anche se spesso avevo problemi sociali per questi scontri, comunque risultavo circondato da amici che mi cercavano e mi apprezzavano (pur nella lotta). Successivamente agli eventi raccontati sopra, nella mia vita è entrata prepotentemente l’ansia e l’ossessione, che prima di allora neanche conoscevo a livello lessicale. Tant’è che i primi 2 anni ho faticato a riconoscere i sentimenti che provavo dato che non avevo mai avuto problemi d’ansia, tranne quelli fisiologici (l’ansia pre-esame per intenderci) prima d’allora.
Adesso io credo fortemente che questa ansia-ossessiva sia scatenata dal pensiero sul passato che mi si proietta sul futuro. Ripenso al passato, a tutte le difficoltà che ho dovuto affrontare, allo sforzo che ho dovuto compiere per cercare di emergere, all’adolescenza passata piegato sui libri e sul computer, invece di essere “normale” come gli altri. E purtroppo sono sicuro che in quasi 40 anni di vita, non ho forgiato un carattere duro, risoluto, autorevole al punto da riuscire a farmi riconoscere, rispettare ed apprezzare in ambito lavorativo (e sociale). Per dirla volgarmente non mi sono mai dato “un tono”! Anzi al contrario, proprio per la mia natura gioviale, alla mano, “bonaccione”, spesso tendo a socializzare molto velocemente con le persone che incontro, anzi sono il classico tipo che rompe facilmente il ghiaccio.
Ma è da qui che secondo me nasce il conflitto interno che ho, la divergenza tra la visione che ho di me stesso come professionista capace ed affermato, e invece come vengo visto dall’esterno, come una persona debole da poter sottomettere facilmente.
Insomma verrò messo ad un angolo, sotto-pagato, sotto-stimato, preso in giro dai colleghi ed anche licenziato quando non si avrà più bisogno di me (perché non sono capace di far rispettare i miei diritti). Questi sono pensieri paranoidi, me ne rendo perfettamente conto, però in effetti è esattamente quello che avviene! Paradossalmente, in ambito lavorativo, spesso venivano apprezzate persone che avevano 1/10 delle mie capacità e che dedicavano 1/10 del mio impegno, mentre io venivo quasi ignorato. Quindi nel momento che “lottavo” per venire riconosciuto, come credo giustamente si debba fare, nascevano gli scontri, come ho raccontato all’inizio: hanno voluto distruggermi la vita, perché sapevano di poterlo fare.
Non a caso, quando ho lavorato con l’estero per via telematica, sia in Inghilterra sia in America, non conoscendomi di persona, ma avendo solo rapporti virtuali via chat o e-mail, il lavoro è stato portato avanti splendidamente e venivo pagato per quanto davvero meritavo!!! Stessa cosa dicasi per gli estranei che incontrano il mio lavoro e lo devono giudicare senza avermi mai conosciuto: ricevo principalmente pareri positivi e le critiche sono quasi sempre scritte per migliorare il prodotto.
Insomma, per concludere, sono consapevole che i pensieri scritti sopra sono quelli di un paranoide, però è anche il racconto di una realtà oggettiva. Secondo me quello che mi manca, e che mi è sempre mancato, è il carattere, la personalità per poter affrontare il mondo esterno. I miei genitori, che sono esattamente come me, non hanno mai saputo né potuto insegnarmelo.
Per fare un’analogia zoologica: mi sento come un panda :(
Lei ha sicuramente ragione, ho una base ansioso-ossessiva di cui mi rendo (ahimè) conto, ma credo sia scatenata da un disturbo paranoide di fondo. Da quando ho letto la sua risposta ho rimuginato molto.
Nella vita sono sempre stato deriso, denigrato, preso in giro, emarginato, attaccato, insomma sono sempre stato in lotta, per primo proprio coi miei genitori. Questo perché ero un bambino poco amato, poco protetto, lasciato un po’ solo a sé stesso, che ha sempre dovuto cavarsela da solo senza un supporto emotivo, per intenderci già a 9-10 anni ero perfettamente in grado di cucinarmi autonomamente. Forse di natura sono troppo sensibile, troppo tenero, quindi per compensare questo mi sono inaridito, incattivito, un meccanismo di difesa naturale (spero). Per fortuna già dalle scuole medie è iniziata la stabilità famigliare, accettato dai miei compagni di scuola come “uno di loro”, poi da adolescente le cose sono iniziate ad andare ancora meglio, però sono sempre stato in lotta: più venivo attaccato, più ignoravo, più mi isolavo per impegnarmi nello studio e nella professione, per dimostrare di essere bravo, di avere valore. Anzi all’epoca più mi attaccavano e più mi spingevano a dare il massimo!
Il problema è che anche davanti all’evidenza, pur avendo raggiunto alti standard professionali, venivo sempre attaccato e criticato, umiliato ed emarginato, senza mai avere una parola di conforto o un complimento da genitori o amici. Le prove dei miei risultati sono pubblici, possono essere osservati da chiunque, quindi non mi sono mai nascosto. Però c’era sempre una critica, un pretesto per abbattermi moralmente, per denigrarmi, “hai tanto tempo da dedicarci”, “hai avuto solo fortuna”, “c’è gente migliore di te”, questo evidentemente avveniva in risposta del mio comportamento, arrogante e sprezzante, non certo senza una ragione. O magari è invidia? Probabilmente, anche risultare impacciato come lo sono io, dal punto di vista della fisiognomica, inconsciamente nell’altro scatena il desiderio di dominarmi, di sovrastarmi, di sottomettermi. Per mia fortuna sia in adolescenza sia nella prima età adulta, grazie alla mia prestanza fisica ed al fatto che ero comunque sveglio e simpatico, non sono mai stato bullizzato, anzi ero abbastanza circondato da amici.
Però non saprei dire se “è nato prima l’uovo o la gallina”, questo non riesco a stabilirlo. Cioè non so se sono diventato arrogante come risposta agli attacchi, oppure se essendo arrogante allora subisco attacchi, ma adesso poco importa.
Fino a 33 anni ero soddisfatto della mia vita, anche se spesso avevo problemi sociali per questi scontri, comunque risultavo circondato da amici che mi cercavano e mi apprezzavano (pur nella lotta). Successivamente agli eventi raccontati sopra, nella mia vita è entrata prepotentemente l’ansia e l’ossessione, che prima di allora neanche conoscevo a livello lessicale. Tant’è che i primi 2 anni ho faticato a riconoscere i sentimenti che provavo dato che non avevo mai avuto problemi d’ansia, tranne quelli fisiologici (l’ansia pre-esame per intenderci) prima d’allora.
Adesso io credo fortemente che questa ansia-ossessiva sia scatenata dal pensiero sul passato che mi si proietta sul futuro. Ripenso al passato, a tutte le difficoltà che ho dovuto affrontare, allo sforzo che ho dovuto compiere per cercare di emergere, all’adolescenza passata piegato sui libri e sul computer, invece di essere “normale” come gli altri. E purtroppo sono sicuro che in quasi 40 anni di vita, non ho forgiato un carattere duro, risoluto, autorevole al punto da riuscire a farmi riconoscere, rispettare ed apprezzare in ambito lavorativo (e sociale). Per dirla volgarmente non mi sono mai dato “un tono”! Anzi al contrario, proprio per la mia natura gioviale, alla mano, “bonaccione”, spesso tendo a socializzare molto velocemente con le persone che incontro, anzi sono il classico tipo che rompe facilmente il ghiaccio.
Ma è da qui che secondo me nasce il conflitto interno che ho, la divergenza tra la visione che ho di me stesso come professionista capace ed affermato, e invece come vengo visto dall’esterno, come una persona debole da poter sottomettere facilmente.
Insomma verrò messo ad un angolo, sotto-pagato, sotto-stimato, preso in giro dai colleghi ed anche licenziato quando non si avrà più bisogno di me (perché non sono capace di far rispettare i miei diritti). Questi sono pensieri paranoidi, me ne rendo perfettamente conto, però in effetti è esattamente quello che avviene! Paradossalmente, in ambito lavorativo, spesso venivano apprezzate persone che avevano 1/10 delle mie capacità e che dedicavano 1/10 del mio impegno, mentre io venivo quasi ignorato. Quindi nel momento che “lottavo” per venire riconosciuto, come credo giustamente si debba fare, nascevano gli scontri, come ho raccontato all’inizio: hanno voluto distruggermi la vita, perché sapevano di poterlo fare.
Non a caso, quando ho lavorato con l’estero per via telematica, sia in Inghilterra sia in America, non conoscendomi di persona, ma avendo solo rapporti virtuali via chat o e-mail, il lavoro è stato portato avanti splendidamente e venivo pagato per quanto davvero meritavo!!! Stessa cosa dicasi per gli estranei che incontrano il mio lavoro e lo devono giudicare senza avermi mai conosciuto: ricevo principalmente pareri positivi e le critiche sono quasi sempre scritte per migliorare il prodotto.
Insomma, per concludere, sono consapevole che i pensieri scritti sopra sono quelli di un paranoide, però è anche il racconto di una realtà oggettiva. Secondo me quello che mi manca, e che mi è sempre mancato, è il carattere, la personalità per poter affrontare il mondo esterno. I miei genitori, che sono esattamente come me, non hanno mai saputo né potuto insegnarmelo.
Per fare un’analogia zoologica: mi sento come un panda :(
[#3]
Utente
Salute dottori
Sono giorni che rimugino e rumino con la speranza di giungere ad una conclusione, ma come era prevedibile, senza mai riuscirci. Non riesco a capire se è colpa mia, se è colpa degli altri, in che percentuale è colpa mia, in che percentuale è colpa degli altri, cosa sbaglio, dove sbaglio, quando sbaglio: la mia mente è completamente allo sbando.
Coloro che mi accusano di comportamenti altezzosi ed arroganti sono poi essi stessi i primi a comportarsi in maniera altezzosa, arrogante ed aggressiva, in tantissime occasioni, come una difesa costante del proprio status quo. Con la differenza che tra loro non si aggrediscono a vicenda, invece quando provo a farlo io (involontariamente), in qualche occasione sono stato "bullizzato" (passatemi il termine). A questo punto mi viene da pensare che allora sono io in realtà il debole che non riesce ad affermare le proprie idee con sufficiente determinazione perchè poi l'ego degli altri subentra a surclassare e sottomettere il mio.
Tra l'altro proprio in questo sito ho letto l'intervento di alcuni dello staff che hanno spesso utilizzato un tono altezzoso ed arrogante, nei confronti dei loro interlocutori, classico comportamento da "so tutto io", senza per questo però venire poi contro-attaccati o stare male con sé stessi.
La domanda: ma come si fa a capire se si ha ragione o si ha torto, se si è scelti amici sbagliati oppure si sta sbagliando il proprio atteggiamento, se non si hanno le adeguate capacità comunicative (assertività) e sociali?
Cioè in fondo io ho sempre cercato solo la mia "fetta di felicità", non ho mica mai avuto bisogno di buttare giù, di denigrare il prossimo per stare bene con me stesso. Mentre a me sembra che chiunque mi circondi, ed ha un ego smisuato, voglia invece abbattermi, disinnescarmi il più rapidamente possibile come se fossi un possibile pericolo per il suo benessere. Mentre io non ho mai fatto del male a nessuno, anche se spesso sono stato trattato male dagli altri.
Cioè ma qual'è la discriminante, come si capisce la differenza, quali elementi avete anche voi medici per capire se in effetti in un caso come il mio, io sono effettivamente nella condizione di aver subito troppe batoste, quindi adesso essere diventato iper-sensibile ad ogni comportamento oppositivo che subisco, oppure sono stato sempre così, quindi senza saperlo mi sono tracciato il mio destino sin dal principio?
Sono giorni che rimugino e rumino con la speranza di giungere ad una conclusione, ma come era prevedibile, senza mai riuscirci. Non riesco a capire se è colpa mia, se è colpa degli altri, in che percentuale è colpa mia, in che percentuale è colpa degli altri, cosa sbaglio, dove sbaglio, quando sbaglio: la mia mente è completamente allo sbando.
Coloro che mi accusano di comportamenti altezzosi ed arroganti sono poi essi stessi i primi a comportarsi in maniera altezzosa, arrogante ed aggressiva, in tantissime occasioni, come una difesa costante del proprio status quo. Con la differenza che tra loro non si aggrediscono a vicenda, invece quando provo a farlo io (involontariamente), in qualche occasione sono stato "bullizzato" (passatemi il termine). A questo punto mi viene da pensare che allora sono io in realtà il debole che non riesce ad affermare le proprie idee con sufficiente determinazione perchè poi l'ego degli altri subentra a surclassare e sottomettere il mio.
Tra l'altro proprio in questo sito ho letto l'intervento di alcuni dello staff che hanno spesso utilizzato un tono altezzoso ed arrogante, nei confronti dei loro interlocutori, classico comportamento da "so tutto io", senza per questo però venire poi contro-attaccati o stare male con sé stessi.
La domanda: ma come si fa a capire se si ha ragione o si ha torto, se si è scelti amici sbagliati oppure si sta sbagliando il proprio atteggiamento, se non si hanno le adeguate capacità comunicative (assertività) e sociali?
Cioè in fondo io ho sempre cercato solo la mia "fetta di felicità", non ho mica mai avuto bisogno di buttare giù, di denigrare il prossimo per stare bene con me stesso. Mentre a me sembra che chiunque mi circondi, ed ha un ego smisuato, voglia invece abbattermi, disinnescarmi il più rapidamente possibile come se fossi un possibile pericolo per il suo benessere. Mentre io non ho mai fatto del male a nessuno, anche se spesso sono stato trattato male dagli altri.
Cioè ma qual'è la discriminante, come si capisce la differenza, quali elementi avete anche voi medici per capire se in effetti in un caso come il mio, io sono effettivamente nella condizione di aver subito troppe batoste, quindi adesso essere diventato iper-sensibile ad ogni comportamento oppositivo che subisco, oppure sono stato sempre così, quindi senza saperlo mi sono tracciato il mio destino sin dal principio?
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.3k visite dal 22/08/2018.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.