Il mare dentro
Gentili Dottori,
So che nn sarò breve, ma ho bisogno di chiarezza.
Sono cresciuta in una famiglia "all'antica", ma ho sempre sentito che mio padre ci stava stretto. credo si sia sposato per dovere, e anche se rispetta mia madre (e le vuole un bene dell'anima) gli è sempre mancato qualcosa.
Diceva sempre: "non sposarti se non senti il tremore alle gambe". Oggi, da adulta, capisco perché me lo dicesse, e capisco però che l'amore non può basarsi solo sul numero di farfalle nello stomaco.
Sono cresciuta così, con un bel complesso di Electra, cercando di dare a mio padre l'amore appassionato che gli è mancato, e ricercando lo stesso sentimento nel mio partner.
Ovviam la mia vita sentimentale è stata un disastro. Poche storie finite male, una mi ha segnata profondamente: un ragazzo pieno di problemi che volevo salvare, e da cui invece ho rischiato di subire male fisico. Per anni non mi sono lasciata avvicinare da nessuno. Depressione. Ho perso tutte le esperienze più belle, mi sono privata di tutto.
Poi arriva lui. Alla soglia dei 30. Un ragazzo semplice, che non mi piaceva neanche, pieno di simpatia, intelligenza, empatia, e "serenità". Si è avvicinato pian piano ci siamo trovati in perfetta sintonia. Niente farfalle o tremore alle gambe. Ma ho avuto amore, intesa sessuale, complicità, allegria, conforto. Il mio incastro perfetto. Insieme non ci si annoia mai. Lui è casa. E sono già passati 10 anni insieme.
Eppure quella sensazione di papà è tornata a cercarmi, quella che manchi qualcosa, l'emozione, il trasporto.
Reicontro un conoscente, collaboriamo a distanza ad un lavoro, ci si incontra annualmente. Dolce, affascinante, con un carattere "piccante", sempre rispettoso ed educato. Sposato con figli, che ama molto. Affrontano un periodo di crisi a causa di un problema di salute di lei. Lui è molto provato, anche se alza muri enormi quando si toccano i sentimenti.
Diventiamo amici, Sono già 4 anni. Il nostro lungo lavoro è alla fine, siamo emozionati, un sogno che si avvera per entrambi. Sarà stato questo, sarà stata un po' di noia delle nostre vite, ma ci siamo baciati. Passione, dolcezza, romanticismo. Abbiamo posto dei limiti, si rimane amici, le nostre vite sono più importanti.
In me però è successo l'inferno. Sono dimagrita, mi sono riscoperta femminile, persino la mia vita sessuale va molto meglio. Ma, a parte il dispiacere di non essermi potuta godere per l'ennesima volta un'esperienza (perché, confesso: nonostante il terrore, mi sarebbe piaciuto fare una "cazzata" una volta tanto), mi sono resa conto di quanto io abbia perso fino a prima di conoscere il mio compagno. Mi sono privata di tutto ciò che una ragazzina dovrebbe fare per diventare una donna adulta.
Ed eccomi qui, a chiedermi chi sono e dove sto andando, persa nel mio mare dentro.
Non saprei neanche che domanda porvi, so solo che qui è un gran casino.
E comunque ieri sera, prima volta, ho fatto 2 tiri ad una canna. Esperienza di per sé banale, ma mi sono sentita viva!
So che nn sarò breve, ma ho bisogno di chiarezza.
Sono cresciuta in una famiglia "all'antica", ma ho sempre sentito che mio padre ci stava stretto. credo si sia sposato per dovere, e anche se rispetta mia madre (e le vuole un bene dell'anima) gli è sempre mancato qualcosa.
Diceva sempre: "non sposarti se non senti il tremore alle gambe". Oggi, da adulta, capisco perché me lo dicesse, e capisco però che l'amore non può basarsi solo sul numero di farfalle nello stomaco.
Sono cresciuta così, con un bel complesso di Electra, cercando di dare a mio padre l'amore appassionato che gli è mancato, e ricercando lo stesso sentimento nel mio partner.
Ovviam la mia vita sentimentale è stata un disastro. Poche storie finite male, una mi ha segnata profondamente: un ragazzo pieno di problemi che volevo salvare, e da cui invece ho rischiato di subire male fisico. Per anni non mi sono lasciata avvicinare da nessuno. Depressione. Ho perso tutte le esperienze più belle, mi sono privata di tutto.
Poi arriva lui. Alla soglia dei 30. Un ragazzo semplice, che non mi piaceva neanche, pieno di simpatia, intelligenza, empatia, e "serenità". Si è avvicinato pian piano ci siamo trovati in perfetta sintonia. Niente farfalle o tremore alle gambe. Ma ho avuto amore, intesa sessuale, complicità, allegria, conforto. Il mio incastro perfetto. Insieme non ci si annoia mai. Lui è casa. E sono già passati 10 anni insieme.
Eppure quella sensazione di papà è tornata a cercarmi, quella che manchi qualcosa, l'emozione, il trasporto.
Reicontro un conoscente, collaboriamo a distanza ad un lavoro, ci si incontra annualmente. Dolce, affascinante, con un carattere "piccante", sempre rispettoso ed educato. Sposato con figli, che ama molto. Affrontano un periodo di crisi a causa di un problema di salute di lei. Lui è molto provato, anche se alza muri enormi quando si toccano i sentimenti.
Diventiamo amici, Sono già 4 anni. Il nostro lungo lavoro è alla fine, siamo emozionati, un sogno che si avvera per entrambi. Sarà stato questo, sarà stata un po' di noia delle nostre vite, ma ci siamo baciati. Passione, dolcezza, romanticismo. Abbiamo posto dei limiti, si rimane amici, le nostre vite sono più importanti.
In me però è successo l'inferno. Sono dimagrita, mi sono riscoperta femminile, persino la mia vita sessuale va molto meglio. Ma, a parte il dispiacere di non essermi potuta godere per l'ennesima volta un'esperienza (perché, confesso: nonostante il terrore, mi sarebbe piaciuto fare una "cazzata" una volta tanto), mi sono resa conto di quanto io abbia perso fino a prima di conoscere il mio compagno. Mi sono privata di tutto ciò che una ragazzina dovrebbe fare per diventare una donna adulta.
Ed eccomi qui, a chiedermi chi sono e dove sto andando, persa nel mio mare dentro.
Non saprei neanche che domanda porvi, so solo che qui è un gran casino.
E comunque ieri sera, prima volta, ho fatto 2 tiri ad una canna. Esperienza di per sé banale, ma mi sono sentita viva!
[#1]
Gentile utente, no, anche la canna no! La invito a cercare di approdare ad un atterraggio sereno e adulto.. la sua storia, colorata da una fascinazione verso il padre, molto presente , le ha fatto perdere alcuni passaggi della giovinezza, forse era saggio che suo padre si proiettasse meno nella sua vita, oso dire.. ma poi c’e’ stato questo compagno positivo con cui sembra Lei abbia avuto .. una tranquilla felicita’.. anche sessuale e allegria e ‘casa’.. che poi ora abbia incontrato questo Collega affascinante ,fantastico ,sposato , in crisi .. ci sta.. eccome.. succede, succede continuamente, tappa maturativa.. c’e’ stato un bacio, solo, per ora, poi vedremo.. Le ha fatto bene, .. diventare più complesssa, più donna, più magra.. quindi il mare dentro , non è male, ma sia lucida e saggia, aspetti .. niente colpi di testa, di nessun tipo.. coraggio, intanto una stella in tasca , per illuminarle i giorni ce l’ha.. Restiamo in ascolto con simpatia..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Utente
Gentili Dottori,
Dopo mesi ritorno a scrivervi, in un momento di grande sconforto interiore.
Sto cercando di far ricorso a tutte le mie risorse, voglio credere che ce la farò, so di essere più forte di quanto io abbia mai creduto. Tuttavia, in me sento un buco nero crescere, che sembra volermi inghiottire ed è un lusso che non posso permettermi adesso, ed eccomi qui a chiedere un consiglio, nient'altro che questo.
Per chi avesse già letto il messaggio che lasciai qui mesi fa e avesse il piacere di rispondermi, vorrei riprendere da lì.
Vivo ancora con il mio compagno di sempre. La scorsa estate, in balia dello stravolgimento emotivo legato a questo nuovo sentimento per quest'altra persona, è accaduto l'impensabile. Il rapporto con il mio compagno è migliorato, ci siamo legati di più, persino la nostra intimità sessuale ha vissuto una rinascita (dopo oltre 10 anni di relazione e nonostante la nostra intesa, anche il sesso negli ultimi anni si era in po' appiattito). Ma la mia "situazione ambigua" con l'altra persona è continuata.
È continuata a distanza, ci siamo legati sempre di più senza però che mai, neanche per un momento, nessuno dei due abbia messo in discussione la propria vita, famiglia, legami.
Semplicemente eravamo lì, complici, presenti nelle vite l'uno dell'altra, e col tempo l'affetto reciproco è cresciuto a dismisura.
Per quanto tutto ciò possa essere assolutamente sbagliato, il nostro affetto è sempre stato sincero e profondo, molto di più di qualsiasi attrazione sessuale da parte di entrambi.
Ma si sa, una volta che si accende la scintilla è difficile mettere un punto.
Viviamo molto distanti, ma con la scusa del progetto di lavoro è capitato di rivederci, anche per una sola mezza giornata, e nonostante non si sia mai andati oltre non sono mancate le effusioni amorose, baci, lunghi istanti di intimità a fissarci negli occhi, carezze e abbracci infiniti.
Il sentimento è cresciuto, sempre nella consapevolezza dei nostri limiti.
È trascorso quasi un anno. Ci rivediamo nei giorni scorsi, nella mia città, nella mia casa. Il mio compagno lo conosce, nessun sospetto, è un collega ed un mio amico, ci sono altri colleghi ed amici nel gruppo di lavoro, tutto insospettabile.
Io e lui siamo stati spesso al punto di andare oltre, ma mi sono sempre voluta fermare, troppi sensi di colpa, troppa paura di pentirmene, di fare del male alla mia famiglia.
Ma nei giorni scorsi in me aveva preso il sopravvento l'incoscienza. Per un attimo, spinta da motivi assolutamente egoistici, ho pensato che mai più nella vita mi sarebbe capitato di vivere una passione così forte, che forse mi sarei potuta riprendere quella fettina di adolescenza mai vissuta. Avrei potuto sentirmi di nuovo giovane, desiderata all'infinito, vivere una di quelle passioni un po' da film, che tutte noi donne in fondo sognamo da ragazzine.
Motivazioni futili? Probabile. Non riesco ciononostante a non avere comprensione per me stessa, per quella piccola Viky che ha sofferto tanto in passato, a cui sono state tolte tante cose, che sente di non aver vissuto abbastanza.
Non voglio cercare una giustificazione, affatto. Semplicemente non voglio essere troppo severa con me stessa e con le mie fragilità umane.
Detto ciò, i discorsi tra me e lui lasciano presagire ciò che accadrà. Sapevamo entrambi che saremmo andati oltre, in un certo senso ci "prepariamo" all'eventualità di ciò che accadrà.
Arriva il momento. Eravamo davvero presi dalla passione. Sguardi di fuoco, carezze e dolcezza, bramosia, e ahimè sentimenti. Almeno da parte mia.
Improvvisamente lui si irrigidisce e fa marcia indietro.
Mi dice che non se la sente, che ha capito che non sarebbe giusto per noi due e per le nostre famiglie, e soprattutto per il profondo legame d'amicizia che ci unisce. Un discorso più articolato in realtà ma in breve è questo il senso.
Il resto della mattinata lo passiamo a dirci "sentimentalmente addio". Gli abbracci sono profondi, i baci logoranti... mi bacia le mani, la fronte, le guance, sembra quasi un modo disperato per prendere da me tutto ciò che può e tenerselo stretto in un angolo di cuore. Per me è stato lo stesso.
Ci promettiamo di restare amici, di non buttare via tanti anni di complicità e di duro lavoro, perché siamo adulti e ci vogliamo bene.
Prima di andar via un ultimo sguardo, sembrava volessimo fissare l'immagine l'uno dell'altra nella mente per sempre.
In me è stato il panico. Sono passata da un attimo di intorpidimento emotivo ad un vero e proprio attacco di panico. Vomito, nausea, tremore, tachicardia.
Nel pomeriggio ho riacquistato parte della lucidità, e ho deciso di rendere le cose più semplici. "Siamo adulti".
Ci sentiamo per 10 minuti al telefono, concordi nel dirsi le ultime cose prima di chiudere questa storia.
Mi faccio sentire serena, senza mentire o fingere nulla. Gli dico che è stato giusto, che è stata la cosa più saggia, che dobbiamo essere sereni senza pentirci di nulla e che dobbiamo mantenere il legame d'amicizia.
Lui sembra l'uomo di latta. Risponde con la sua inconsueta dolcezza ma il suo tono di voce è controllato, come a voler chiudere dentro di sé ogni possibile sentimento. Ma su una cosa è chiaro: "non ho mai preso in considerazione neanche per un momento l'idea di perderti. Siamo sempre stati io e te, in tutto. Torniamo ad essere amici, torna a prendermi in giro come prima. Ti voglio bene".
Si chiude con questa promessa la nostra telefonata. E alla fine sono già tre giorni che non lo sento più.
Ho cercato di distaccarmi dal pensiero, evito i social, cancellato la gran parte delle nostre chat, ogni ricordo amoroso. So che è la cosa più saggia.
Ma adesso, in questo buio, è come se quel bellissimo faro venuto ad illuminare la mia vita si fosse spento.
E per quanto siano profondi i miei sentimenti per lui, il timore di perdere l'affetto e la nostra complicità affettiva è la cosa che più mi fa soffrire.
Io so che lui non è come me. Alza muri, si difende dai sentimenti mettendo distanza, è molto sensibile ma sono sicura che piuttosto che viversi il dolore preferisce fingere che non ci sia, forse che non ci sia mai stato.
Adesso non so più cosa fare.
Vorrei scrivergli, ma non voglio che creda che io sia qui a soffrire per lui. Lo sa che è così, ma insistere a che servirebbe? Per ora rispetto il silenzio, forse anche lui rispetta il mio. Ma più passerà il tempo più questo silenzio si farà profondo, e ho paura che i muri diventino invalicabili.
Cari Dottori,
Mi scuso ancora per il mio essere prolissa, ma sarà forse lo sconforto... Non riesco ad essere diversa da così.
Non so che fare, ho paura del futuro e di me stessa. Ieri sera (bizzarrie della mente) ho sognato che il mio compagno di punto in bianco facesse la valigia e mi lasciasse senza voltarsi. Un dolore lacerante. Non voglio perdere ciò che ho, ma non posso negare i sentimenti che sento per questa persona, per quanto sia tutto sbagliato.
Datemi un consiglio, qualsiasi.
Lo so già che avrei bisogno di un supporto specialistico, è qualcosa che sto considerando ma non scrivo per sentirmi dire solo questo, vi prego d'esser comprensivi.
Spero possiate aiutarmi a schiarire la mia mente nel breve termine. A volte anche un piccolo suggerimento può essere un'ancora di salvezza.
Grazie
Dopo mesi ritorno a scrivervi, in un momento di grande sconforto interiore.
Sto cercando di far ricorso a tutte le mie risorse, voglio credere che ce la farò, so di essere più forte di quanto io abbia mai creduto. Tuttavia, in me sento un buco nero crescere, che sembra volermi inghiottire ed è un lusso che non posso permettermi adesso, ed eccomi qui a chiedere un consiglio, nient'altro che questo.
Per chi avesse già letto il messaggio che lasciai qui mesi fa e avesse il piacere di rispondermi, vorrei riprendere da lì.
Vivo ancora con il mio compagno di sempre. La scorsa estate, in balia dello stravolgimento emotivo legato a questo nuovo sentimento per quest'altra persona, è accaduto l'impensabile. Il rapporto con il mio compagno è migliorato, ci siamo legati di più, persino la nostra intimità sessuale ha vissuto una rinascita (dopo oltre 10 anni di relazione e nonostante la nostra intesa, anche il sesso negli ultimi anni si era in po' appiattito). Ma la mia "situazione ambigua" con l'altra persona è continuata.
È continuata a distanza, ci siamo legati sempre di più senza però che mai, neanche per un momento, nessuno dei due abbia messo in discussione la propria vita, famiglia, legami.
Semplicemente eravamo lì, complici, presenti nelle vite l'uno dell'altra, e col tempo l'affetto reciproco è cresciuto a dismisura.
Per quanto tutto ciò possa essere assolutamente sbagliato, il nostro affetto è sempre stato sincero e profondo, molto di più di qualsiasi attrazione sessuale da parte di entrambi.
Ma si sa, una volta che si accende la scintilla è difficile mettere un punto.
Viviamo molto distanti, ma con la scusa del progetto di lavoro è capitato di rivederci, anche per una sola mezza giornata, e nonostante non si sia mai andati oltre non sono mancate le effusioni amorose, baci, lunghi istanti di intimità a fissarci negli occhi, carezze e abbracci infiniti.
Il sentimento è cresciuto, sempre nella consapevolezza dei nostri limiti.
È trascorso quasi un anno. Ci rivediamo nei giorni scorsi, nella mia città, nella mia casa. Il mio compagno lo conosce, nessun sospetto, è un collega ed un mio amico, ci sono altri colleghi ed amici nel gruppo di lavoro, tutto insospettabile.
Io e lui siamo stati spesso al punto di andare oltre, ma mi sono sempre voluta fermare, troppi sensi di colpa, troppa paura di pentirmene, di fare del male alla mia famiglia.
Ma nei giorni scorsi in me aveva preso il sopravvento l'incoscienza. Per un attimo, spinta da motivi assolutamente egoistici, ho pensato che mai più nella vita mi sarebbe capitato di vivere una passione così forte, che forse mi sarei potuta riprendere quella fettina di adolescenza mai vissuta. Avrei potuto sentirmi di nuovo giovane, desiderata all'infinito, vivere una di quelle passioni un po' da film, che tutte noi donne in fondo sognamo da ragazzine.
Motivazioni futili? Probabile. Non riesco ciononostante a non avere comprensione per me stessa, per quella piccola Viky che ha sofferto tanto in passato, a cui sono state tolte tante cose, che sente di non aver vissuto abbastanza.
Non voglio cercare una giustificazione, affatto. Semplicemente non voglio essere troppo severa con me stessa e con le mie fragilità umane.
Detto ciò, i discorsi tra me e lui lasciano presagire ciò che accadrà. Sapevamo entrambi che saremmo andati oltre, in un certo senso ci "prepariamo" all'eventualità di ciò che accadrà.
Arriva il momento. Eravamo davvero presi dalla passione. Sguardi di fuoco, carezze e dolcezza, bramosia, e ahimè sentimenti. Almeno da parte mia.
Improvvisamente lui si irrigidisce e fa marcia indietro.
Mi dice che non se la sente, che ha capito che non sarebbe giusto per noi due e per le nostre famiglie, e soprattutto per il profondo legame d'amicizia che ci unisce. Un discorso più articolato in realtà ma in breve è questo il senso.
Il resto della mattinata lo passiamo a dirci "sentimentalmente addio". Gli abbracci sono profondi, i baci logoranti... mi bacia le mani, la fronte, le guance, sembra quasi un modo disperato per prendere da me tutto ciò che può e tenerselo stretto in un angolo di cuore. Per me è stato lo stesso.
Ci promettiamo di restare amici, di non buttare via tanti anni di complicità e di duro lavoro, perché siamo adulti e ci vogliamo bene.
Prima di andar via un ultimo sguardo, sembrava volessimo fissare l'immagine l'uno dell'altra nella mente per sempre.
In me è stato il panico. Sono passata da un attimo di intorpidimento emotivo ad un vero e proprio attacco di panico. Vomito, nausea, tremore, tachicardia.
Nel pomeriggio ho riacquistato parte della lucidità, e ho deciso di rendere le cose più semplici. "Siamo adulti".
Ci sentiamo per 10 minuti al telefono, concordi nel dirsi le ultime cose prima di chiudere questa storia.
Mi faccio sentire serena, senza mentire o fingere nulla. Gli dico che è stato giusto, che è stata la cosa più saggia, che dobbiamo essere sereni senza pentirci di nulla e che dobbiamo mantenere il legame d'amicizia.
Lui sembra l'uomo di latta. Risponde con la sua inconsueta dolcezza ma il suo tono di voce è controllato, come a voler chiudere dentro di sé ogni possibile sentimento. Ma su una cosa è chiaro: "non ho mai preso in considerazione neanche per un momento l'idea di perderti. Siamo sempre stati io e te, in tutto. Torniamo ad essere amici, torna a prendermi in giro come prima. Ti voglio bene".
Si chiude con questa promessa la nostra telefonata. E alla fine sono già tre giorni che non lo sento più.
Ho cercato di distaccarmi dal pensiero, evito i social, cancellato la gran parte delle nostre chat, ogni ricordo amoroso. So che è la cosa più saggia.
Ma adesso, in questo buio, è come se quel bellissimo faro venuto ad illuminare la mia vita si fosse spento.
E per quanto siano profondi i miei sentimenti per lui, il timore di perdere l'affetto e la nostra complicità affettiva è la cosa che più mi fa soffrire.
Io so che lui non è come me. Alza muri, si difende dai sentimenti mettendo distanza, è molto sensibile ma sono sicura che piuttosto che viversi il dolore preferisce fingere che non ci sia, forse che non ci sia mai stato.
Adesso non so più cosa fare.
Vorrei scrivergli, ma non voglio che creda che io sia qui a soffrire per lui. Lo sa che è così, ma insistere a che servirebbe? Per ora rispetto il silenzio, forse anche lui rispetta il mio. Ma più passerà il tempo più questo silenzio si farà profondo, e ho paura che i muri diventino invalicabili.
Cari Dottori,
Mi scuso ancora per il mio essere prolissa, ma sarà forse lo sconforto... Non riesco ad essere diversa da così.
Non so che fare, ho paura del futuro e di me stessa. Ieri sera (bizzarrie della mente) ho sognato che il mio compagno di punto in bianco facesse la valigia e mi lasciasse senza voltarsi. Un dolore lacerante. Non voglio perdere ciò che ho, ma non posso negare i sentimenti che sento per questa persona, per quanto sia tutto sbagliato.
Datemi un consiglio, qualsiasi.
Lo so già che avrei bisogno di un supporto specialistico, è qualcosa che sto considerando ma non scrivo per sentirmi dire solo questo, vi prego d'esser comprensivi.
Spero possiate aiutarmi a schiarire la mia mente nel breve termine. A volte anche un piccolo suggerimento può essere un'ancora di salvezza.
Grazie
[#3]
Carissima, comprendo il suo stato d'animo ed
anche il suo dolore , come forse le ho già detto lo scorso anno Valeria Randone ha pubblicato un libro "Anima in affitto" a cui ho collaborato , nato su una lettera di una utente che diceva .. sono innamorata di un uomo sposato, ma lui non lascia la moglie.. a cui sono seguite decine e decine di altre lettere, quasi duecento , tutte di donne travolte, innamorate, spesso disperate.. a cui abbiamo risposto su MI ..lettere simili e diverse, donne che avevano difficolta' ad essere sagge, ad accettare la realtà , a non soffrire..a vivere le loro storie come un altro dono della vita, come una stella in tasca con cui illuminare la strada.. Gli uomini..? anche loro ci credono, vorrebbero, ma la vita è dura e anche complicata, separarsi costoso a tutti i livelli.. non ce la fanno , molto
spesso , e chiudono.. non è' un giudizio il mio..ma lo vedo succedere continuamente.. Vorrei consolarla, ma sia saggia, ha avuto un incantesimo splendido , non a tutte capita.
anche il suo dolore , come forse le ho già detto lo scorso anno Valeria Randone ha pubblicato un libro "Anima in affitto" a cui ho collaborato , nato su una lettera di una utente che diceva .. sono innamorata di un uomo sposato, ma lui non lascia la moglie.. a cui sono seguite decine e decine di altre lettere, quasi duecento , tutte di donne travolte, innamorate, spesso disperate.. a cui abbiamo risposto su MI ..lettere simili e diverse, donne che avevano difficolta' ad essere sagge, ad accettare la realtà , a non soffrire..a vivere le loro storie come un altro dono della vita, come una stella in tasca con cui illuminare la strada.. Gli uomini..? anche loro ci credono, vorrebbero, ma la vita è dura e anche complicata, separarsi costoso a tutti i livelli.. non ce la fanno , molto
spesso , e chiudono.. non è' un giudizio il mio..ma lo vedo succedere continuamente.. Vorrei consolarla, ma sia saggia, ha avuto un incantesimo splendido , non a tutte capita.
[#4]
Utente
Gentile Dottoressa Muscarà,
"ha avuto un incantesimo splendido"... quest'espressione -confesso--mi ha fatto versare una lacrima.
Si, è stato un sogno stupendo, e accettare che tutto sia improvvisamente finito è logorante. Ci si sente derubati della felicità, improvvisamente, senza che si abbia il tempo di replicare. E i dubbi mi attanagliano: chissà se prova ciò che provo io, chissà se mi penserà o se tornato alla sua vita sia riuscito a spazzare via tutto con un colpo di spugna.
Pensieri banali e comuni, me ne rendo conto.
Poco fa un suo messaggio, un semplice ciao. Poi una banale e breve conversazione di lavoro, lui dà l'impressione di essere sereno, io sto al gioco. Non voglio pensi che stia qui a morire per lui.
Questo distacco, questa formalità... Nulla hanno a che fare con l'uomo che mi ha salutato sull'uscio di casa, che mi stringeva e baciava le mani, che fissava i miei occhi fuggendo poi come un folle, forse travolto dai suoi sentimenti.
Comprerò il suo libro, sarà una lettura istruttiva. Nel frattempo ogni consiglio è ben accetto.
La ringrazio per il suo tempo Dottoressa.
"ha avuto un incantesimo splendido"... quest'espressione -confesso--mi ha fatto versare una lacrima.
Si, è stato un sogno stupendo, e accettare che tutto sia improvvisamente finito è logorante. Ci si sente derubati della felicità, improvvisamente, senza che si abbia il tempo di replicare. E i dubbi mi attanagliano: chissà se prova ciò che provo io, chissà se mi penserà o se tornato alla sua vita sia riuscito a spazzare via tutto con un colpo di spugna.
Pensieri banali e comuni, me ne rendo conto.
Poco fa un suo messaggio, un semplice ciao. Poi una banale e breve conversazione di lavoro, lui dà l'impressione di essere sereno, io sto al gioco. Non voglio pensi che stia qui a morire per lui.
Questo distacco, questa formalità... Nulla hanno a che fare con l'uomo che mi ha salutato sull'uscio di casa, che mi stringeva e baciava le mani, che fissava i miei occhi fuggendo poi come un folle, forse travolto dai suoi sentimenti.
Comprerò il suo libro, sarà una lettura istruttiva. Nel frattempo ogni consiglio è ben accetto.
La ringrazio per il suo tempo Dottoressa.
[#5]
Carissima, preciso che del libro a cui ho collaborato con piacere e interesse è
autrice la dott. Valeria Randone, le farà
bene leggerlo.. Le consiglio di cercare di essere calma , anche di non sottovalutare il rapporto col suo compagno, pensi a quel sogno che ha fatto, a volte non ci si rende conto di quello che abbiamo , certo il sogno e' una cosa diversa, ma il quotidiano ha altri ritmi ed altre esigenze, di sicurezza, calore, presenza. Spero che mi ascolti e si tenga la sua stella in tasca, come fa lui, certamente, ma anche senza perdere il
principio di realtà', indispensabile bussola per non ritrovarsi tra qualche tempo con le mani piene di vento.. Glielo dico con comprensione ed empatia.. e con molti auguri.
autrice la dott. Valeria Randone, le farà
bene leggerlo.. Le consiglio di cercare di essere calma , anche di non sottovalutare il rapporto col suo compagno, pensi a quel sogno che ha fatto, a volte non ci si rende conto di quello che abbiamo , certo il sogno e' una cosa diversa, ma il quotidiano ha altri ritmi ed altre esigenze, di sicurezza, calore, presenza. Spero che mi ascolti e si tenga la sua stella in tasca, come fa lui, certamente, ma anche senza perdere il
principio di realtà', indispensabile bussola per non ritrovarsi tra qualche tempo con le mani piene di vento.. Glielo dico con comprensione ed empatia.. e con molti auguri.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.6k visite dal 14/08/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Parkinson
Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Scopri cause, sintomi, cura e terapia farmacologica.