Ambiguità in una relazione d'amicizia
Buongiorno.
Chiedo un vostro parere per una relazione d'amicizia che mi ha causato finora non poche sofferenze. Partendo dall'inizio, soggiorno in un collegio universitario della mia città e vivo a stretto contatto con altri miei coetanei, dato che alloggiamo e mangiamo lì. Verso marzo mi interesso casualmente e in modo spontaneo di una ragazza del collegio. Da lì all'essermene innamorato non ci volle molto. Chiarii tutto a maggio, riguardo ciò che provavo. La problematica però è che lei è fidanzata, e i miei sentimenti, ahimè, furono spontanei. Dopo il rifiuto, più che comprensibile, non volle che io mi allontanassi da lei, volendo rimanere amici. La cosa mi fece soffrire molto, ma riuscii a rimanere vicino a lei nonostante tutto. Il problema, però, è che il rapporto d'amicizia per come lo intende lei non può prescindere dal contatto fisico, tra cui abbracci e, dopo un certo periodo, anche del solletico. Nonostante alcuni mei remori iniziali, mi feci convincere, anche da una sorta di ricatto emotivo suo (non l'avrei fatta stare bene senza gli abbracci, ad esempio). La relazione che si è instaurata è per me molto profonda, e così anche per lei. Tuttavia, mentre io sono sempre stato presente per lei, sempre pronta a sostenerla, così non è stato per me. Non c'è stata quando ne avevo di bisogno, distratta da altre mille cose, tra cui anche il fidanzato. Comunque, la sua ambiguità la percepivo nelel parole, a cui spesso rimanda doppi sensi, o è volutamente provocatorio, nonostante lei sappia ciò che io ho provato per lei. Poco prima che chiudesse il collegio a fine luglio, la situazione diventa insostenibile, poiché tutta l'ambiguità si manifesta in un nostro coinvolgimento emotivo ed affettivo, chiusi nella mia stanza in intimità, quasi a sfiorare i preliminari di un rapporto. Ora, lei mi ha confessato poco dopo che quella sera era molto tentata dall'avere un rapporto, anche se così poi non accadde. Mi chiedo cosa io debba fare, poiché mi sono legato eccessivamente a lei, ma non è in grado di dare altrettanto quanto faccio io. Il rapporto è sbilanciato. Inoltre, tende ad una disregolazione emotiva e, soprattutto, sembra non pesargli la situazione (fidanzato da una parte ed io dall'altra) e sembra non volersi decidere. Con il fidanzato ha problemi di coppia seri, a suo dire (non hanno quasi mai rapporti e, tra l'altro, vive molto distante per quasi tutto l'anno). Ancora, alle minacce di un mio allontanamento risponde che lei ha paura d'essere abbandonata. Non riesce, inoltre, a stare sola; ha una certa instabilità interna, dato che lei stessa ammette di trovare la sua stabilità all'esterno, negli altri. È molto intelligente, e io non so se lei stia solo giocando o alla radice vi siano problematiche psicologiche o altro. Tenete conto che da piccola ha sofferto molto per il quasi divorzio dei genitori. La madre tradì il padre, in sostanza. Sono già orientato ad allontanarla definitivamente. Chiedo se via altra soluzione o precauzione da adottare.Grazie
Chiedo un vostro parere per una relazione d'amicizia che mi ha causato finora non poche sofferenze. Partendo dall'inizio, soggiorno in un collegio universitario della mia città e vivo a stretto contatto con altri miei coetanei, dato che alloggiamo e mangiamo lì. Verso marzo mi interesso casualmente e in modo spontaneo di una ragazza del collegio. Da lì all'essermene innamorato non ci volle molto. Chiarii tutto a maggio, riguardo ciò che provavo. La problematica però è che lei è fidanzata, e i miei sentimenti, ahimè, furono spontanei. Dopo il rifiuto, più che comprensibile, non volle che io mi allontanassi da lei, volendo rimanere amici. La cosa mi fece soffrire molto, ma riuscii a rimanere vicino a lei nonostante tutto. Il problema, però, è che il rapporto d'amicizia per come lo intende lei non può prescindere dal contatto fisico, tra cui abbracci e, dopo un certo periodo, anche del solletico. Nonostante alcuni mei remori iniziali, mi feci convincere, anche da una sorta di ricatto emotivo suo (non l'avrei fatta stare bene senza gli abbracci, ad esempio). La relazione che si è instaurata è per me molto profonda, e così anche per lei. Tuttavia, mentre io sono sempre stato presente per lei, sempre pronta a sostenerla, così non è stato per me. Non c'è stata quando ne avevo di bisogno, distratta da altre mille cose, tra cui anche il fidanzato. Comunque, la sua ambiguità la percepivo nelel parole, a cui spesso rimanda doppi sensi, o è volutamente provocatorio, nonostante lei sappia ciò che io ho provato per lei. Poco prima che chiudesse il collegio a fine luglio, la situazione diventa insostenibile, poiché tutta l'ambiguità si manifesta in un nostro coinvolgimento emotivo ed affettivo, chiusi nella mia stanza in intimità, quasi a sfiorare i preliminari di un rapporto. Ora, lei mi ha confessato poco dopo che quella sera era molto tentata dall'avere un rapporto, anche se così poi non accadde. Mi chiedo cosa io debba fare, poiché mi sono legato eccessivamente a lei, ma non è in grado di dare altrettanto quanto faccio io. Il rapporto è sbilanciato. Inoltre, tende ad una disregolazione emotiva e, soprattutto, sembra non pesargli la situazione (fidanzato da una parte ed io dall'altra) e sembra non volersi decidere. Con il fidanzato ha problemi di coppia seri, a suo dire (non hanno quasi mai rapporti e, tra l'altro, vive molto distante per quasi tutto l'anno). Ancora, alle minacce di un mio allontanamento risponde che lei ha paura d'essere abbandonata. Non riesce, inoltre, a stare sola; ha una certa instabilità interna, dato che lei stessa ammette di trovare la sua stabilità all'esterno, negli altri. È molto intelligente, e io non so se lei stia solo giocando o alla radice vi siano problematiche psicologiche o altro. Tenete conto che da piccola ha sofferto molto per il quasi divorzio dei genitori. La madre tradì il padre, in sostanza. Sono già orientato ad allontanarla definitivamente. Chiedo se via altra soluzione o precauzione da adottare.Grazie
[#1]
Gentile utente,
Ritengo centrato il Suo titolo:
"Ambiguità in una relazione d'amicizia",
nella quale però Lei riveste il ruolo dell' .. amante...
Condivido che questa situazione non possa essere protratta a lungo;
è una specie di gioco del gatto col topo,
considerato che è la "lei" che dirige gli eventi.
Le cause di ciò non è dato sapere,
non conoscendo di persona la ragazza.
Lei la definisce "molto intelligente";
la ragazza stessa - a quanto Lei riferisce - si attribuisce "..una certa instabilità interna..".
Rispetto a questa apparente discrepanza
tenga conto che intelligenza ed affettività viaggiano spesso su due binari paralleli che non si intersecano;
detta in generale,
persone anche molto intelligenti
possono essere affettivamente "un disastro".
Faccia attenzione a sè.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5.7k visite dal 10/08/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.