Morte angosciante
1mese fa diagnosi di tumore incurabile per mio padre che, Sei giorni fa è andato via. Mi manca da impazzire e sono piena di sensi di colpa che da quel poco che so hanno tutti dopo la morte di un caro, quindi a volte li assecondo, altre volte li faccio scorrere come se guardassi dall'esterno un pensiero che quasi non mi appartiene. Oggi, giorno del mio compleanno, i sensi di colpa ci sono e non li osservo, li sento e mi appartengono. Oltre al dolore immenso della perdita, oltre che sentire la sua mancanza non riesco ad accettare come è andato via, ma forse è normale , non sarebbe normale il contrario. Ho impressa la sofferenza che ha dovuto patire in questo mese e mezzo. Trovarsi da un giorno all'altro allettato, con vertigini che ti impediscono di stare seduto, di camminare, di andare in bagno autonomamente, con dolori lancinanti da sedare. Volevo entrare nella sua mente per capire cosa stesse pensando, ma cosa vuoi che pensi chi sa che dovrà soffrire sempre più fino a morire di lì a poco? Ci pensavo e ci penso, mi sento e mi sentivo inutile, impotente; il cuore mi bruciava in petto ma dovevo subito spegnerlo perché il suo bruciava sicuramente di più e aveva bisogno più del mio. Quindi respiro profondo e serenità, calma, ironia da offrire a lui. Una mattina si sveglia e i suoi lamenti sono sempre più ravvicinati, pronunciati sempre più ad alta voce, accompagnati dalla frase "io muoio" detta sempre più spesso. Avrei voluto morire io , perché sapevo che aveva ragione e se lo sentiva, perché chissà come si sentiva fisicamente per dire questo e peggio ancora chissà come si sentiva psicologicamente con questa consapevolezza. Comincia a non respirare bene, arriva il 118 , la sua fame d aria diventa più che evidente ma i soccorritori cercano documenti, vogliono misurargli la pressione invece di mettergli l ossigeno e caricarlo in ambulanza. Noi urliano loro di sbrigarsi, loro urlano che non è possibile, c'è da fare altro. Si decidono e lo portano sull'ambulanza che non parte, vado a vedere perché. Mio padre si agitava, cercava l'aria che non riusciva ad avere, ne aveva, secondo dopo secondo, sempre più bisogno. Mio papà che un mese fa andava a pesca ora sta morendo tra atroci sofferenze, chissà quanto ha paura, lui che è sempre stato facilmente impressionabile e silenziosamente ansioso. Il suo fisico oramai debole e magrissimo trova la forza di stringere la mano di un operatortice con forza quasi ad implorare aiuto, mentre un altro operatore dice ad alta voce che sicuramente non ce la farà...così, davanti a lui, come se non era abbastanza la sofferenza che stava provando in quel momento.
Mi fanno scendere, l ambulanza parte è appena arrivati in ospedale ci dicono che non ce l' ha fatta.
È stato orribile e sento che è umanamente impossibile svegliarsi un giorno e dimenticarsi che il tuo papà, diventato nel giro di un mese un figlio da proteggere ed accudire, oltre che morire lo fa in questo modo, nel terrore più assoluto.
Mi fanno scendere, l ambulanza parte è appena arrivati in ospedale ci dicono che non ce l' ha fatta.
È stato orribile e sento che è umanamente impossibile svegliarsi un giorno e dimenticarsi che il tuo papà, diventato nel giro di un mese un figlio da proteggere ed accudire, oltre che morire lo fa in questo modo, nel terrore più assoluto.
[#1]
Cara figlia,
la Sua mail riflette tutta l'angoscia che Vi ha accompagnato in questo ultimo mese,
un'angoscia impotente - come Lei dice -
e che lascia in chi rimane uno strascico di sofferenza che va avanti nel tempo e nei giorni.
Ci si chiede se sia stato fatto tutto il possibile,
se ci sono state delle sofferenze che si potevano evitare.
Si susseguono i pensieri,
la immagini,
le riflessioni,
... ;
il tutto in un turbinare senza sosta.
Non è immediato accettare che il proprio padre se ne sia andato così,
in pochi giorni
pieni di sofferenza.
Ci vorranno mesi perchè mente e cuore riprendano a vivere,
perchè la ferita profonda diventi cicatrice.
Le siamo vicini.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
la Sua mail riflette tutta l'angoscia che Vi ha accompagnato in questo ultimo mese,
un'angoscia impotente - come Lei dice -
e che lascia in chi rimane uno strascico di sofferenza che va avanti nel tempo e nei giorni.
Ci si chiede se sia stato fatto tutto il possibile,
se ci sono state delle sofferenze che si potevano evitare.
Si susseguono i pensieri,
la immagini,
le riflessioni,
... ;
il tutto in un turbinare senza sosta.
Non è immediato accettare che il proprio padre se ne sia andato così,
in pochi giorni
pieni di sofferenza.
Ci vorranno mesi perchè mente e cuore riprendano a vivere,
perchè la ferita profonda diventi cicatrice.
Le siamo vicini.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
Eppure mi sembra talmente tanto impossibile che la mia mente e il mio cuore si possano un giorno distaccare in qualche modo da tutto ciò .
Io e il mio papà avevamo, Delle volte, rapporti conflittuali e non solo con lui, anche con mia madre.
Riconosco che con lui ero più "benevola" , visto che era un tipo molto taciturno e chiuso(a parte la trascuratezza e qualche scatto di rabbia sembrava impassibile e disinteressato a tutto), mi immaginavo il suo mondo interiore triste e a volte mi innervosiva, mifaceva paura e ne volevo stare lontana, altre volte mi suscitava compassione e voglia di proteggerlo e coccolarlo. Soffro di depressione e anche se adesso va molto meglio, negli anni passati sono stata veramente tanto male. Da quando ho cominciato ad essere sofferente è come se di colpo mi fossi svegliata e avessi visto tutte le "stranezze" , la severità e l'incuria dei miei. Tutto è esploso in una rabbia nei loro confronti che esprimevo ogni qualvolta lo ritenevo necessario, ogni volta che i loro comportamenti mi ricordavano qualcosa di antico, di già vissuto, o semplicemente sbagliato per loro e per me. Tutto perché vedevo solo la mia depressione e la mia sofferenza che avevano ragione di esistere, pensavo al mio mondo interiore tormentato, a come risanarlo, trascurando il fatto che se il mio malessere aveva ragione di esistere forse anche quello dei miei genitori, anche se il loro aveva causato il mio.
Eppure spesso mi dicevo che la dovevo smettere, perché i sensi di colpa attecchiscono a me molto facilmente e mi immaginavo già in un ipotetico domani in cui mi sarei pentita, il domani è arrivato accompagnato da una consapevolezza che già avevo ma che ora si è fatta più chiara e pesante, e non ho fatto in tempo a smettere di essere io e il mio malessere al centro di tutto, non ho fatto in tempo a guardare senza paura anche il suo mondo, la sua persona, il suo essere e rispettarlo fino in fondo( credo di aver cominciato a farlo nel tempo, ma a pieno e con tutta me stessa solo nell'ultimo mese).
Quanto darei per farlo ora! La sera prima che se ne andasse, cercando di fare un discorso tra il serio e il leggero (per non buttarla sul drammatico) gli detto che si è sempre creduto meno di quello che in realtà era, ma se lo avessi fatto prima avrei forse potuto vedere nel tempo l'effetto che questo mio pensiero e mio modo di approcciarmi avrebbe avuto su di lui ..
Io e il mio papà avevamo, Delle volte, rapporti conflittuali e non solo con lui, anche con mia madre.
Riconosco che con lui ero più "benevola" , visto che era un tipo molto taciturno e chiuso(a parte la trascuratezza e qualche scatto di rabbia sembrava impassibile e disinteressato a tutto), mi immaginavo il suo mondo interiore triste e a volte mi innervosiva, mifaceva paura e ne volevo stare lontana, altre volte mi suscitava compassione e voglia di proteggerlo e coccolarlo. Soffro di depressione e anche se adesso va molto meglio, negli anni passati sono stata veramente tanto male. Da quando ho cominciato ad essere sofferente è come se di colpo mi fossi svegliata e avessi visto tutte le "stranezze" , la severità e l'incuria dei miei. Tutto è esploso in una rabbia nei loro confronti che esprimevo ogni qualvolta lo ritenevo necessario, ogni volta che i loro comportamenti mi ricordavano qualcosa di antico, di già vissuto, o semplicemente sbagliato per loro e per me. Tutto perché vedevo solo la mia depressione e la mia sofferenza che avevano ragione di esistere, pensavo al mio mondo interiore tormentato, a come risanarlo, trascurando il fatto che se il mio malessere aveva ragione di esistere forse anche quello dei miei genitori, anche se il loro aveva causato il mio.
Eppure spesso mi dicevo che la dovevo smettere, perché i sensi di colpa attecchiscono a me molto facilmente e mi immaginavo già in un ipotetico domani in cui mi sarei pentita, il domani è arrivato accompagnato da una consapevolezza che già avevo ma che ora si è fatta più chiara e pesante, e non ho fatto in tempo a smettere di essere io e il mio malessere al centro di tutto, non ho fatto in tempo a guardare senza paura anche il suo mondo, la sua persona, il suo essere e rispettarlo fino in fondo( credo di aver cominciato a farlo nel tempo, ma a pieno e con tutta me stessa solo nell'ultimo mese).
Quanto darei per farlo ora! La sera prima che se ne andasse, cercando di fare un discorso tra il serio e il leggero (per non buttarla sul drammatico) gli detto che si è sempre creduto meno di quello che in realtà era, ma se lo avessi fatto prima avrei forse potuto vedere nel tempo l'effetto che questo mio pensiero e mio modo di approcciarmi avrebbe avuto su di lui ..
[#3]
Gentile ragazza,
non passa giorno che non si torni col pensiero ai propri comportamenti,
a quanto si è fatto,
oppure NON si è fatto,
e in ogni caso ci si accorge che si sarebbe potuto fare
diversamente o meglio.
Ma ormai non c'è più il tempo.
Eppure tutto questo dà un messaggio importante rispetto al presente
e a come è nel "qui e ora" che occorre misurarsi,
dato che "di doman non c'è certezza" (Lorenzo de' Medici, 1500).
Arriverà al punto di capire che - se ha sbagliato - deve perdonarsi.
Perchè anche Suo padre lo farebbe.
Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
[#4]
Ex utente
La ringrazio per le sue risposte.
Ho tanto bisogno di fare più luce dentro di me e so che lo dovrò fare nella sede opportuna.
Ogni tanto ho dei momenti di lucidità e mi rendo conto di non essere stata il mostro che mi descrivo, anche grazie ai discorsi della mia famiglia dove raccontano che io l' ho sempre coccolato, discorsi fatti già prima che riferissi loro i miei sensi di colpa che aumentano di giorni in giorno e che mi chiedono che avrei dovuto aiutarlo a salvarsi dal suo male di vivere quando ancora non riuscivo a salvare nemmeno me stessa.. ed altre tante cose che per la situazione in cui ci trovavamo era impossibile, se non difficile.
Spero che questa tortura mentale finisca e riesca a piangere per lui senza sentirmi indegna di farlo.
Ho tanto bisogno di fare più luce dentro di me e so che lo dovrò fare nella sede opportuna.
Ogni tanto ho dei momenti di lucidità e mi rendo conto di non essere stata il mostro che mi descrivo, anche grazie ai discorsi della mia famiglia dove raccontano che io l' ho sempre coccolato, discorsi fatti già prima che riferissi loro i miei sensi di colpa che aumentano di giorni in giorno e che mi chiedono che avrei dovuto aiutarlo a salvarsi dal suo male di vivere quando ancora non riuscivo a salvare nemmeno me stessa.. ed altre tante cose che per la situazione in cui ci trovavamo era impossibile, se non difficile.
Spero che questa tortura mentale finisca e riesca a piangere per lui senza sentirmi indegna di farlo.
[#6]
Ex utente
Scusi se torno a disturbarla. I giorni passano ed il senso di colpa aumenta. Non riesco a fare a meno di sentirmi colpevole anche per le disattenzioni che avevo da bambina. Penso che anche in quegli anni forse la frustrazione del rapporto con mia madre la sfogavo su di lui. Penso a tutti i disegni che le facevo per farmi perdonare wuando era arrabbiata con me e mai nulla per lui. Se ripenso agli anni passati è come se lui per me non fosse esistito, era chiuso ed il suo mutismo è andato aumentando senza che io facessi nulla. Raccontavo che mi faceva male vederlo così , ma non facevo niente. Perché ? Aveva 73 anni e io 26 dovevo cominciare ad essere io il motore della sua esistenza, dirgli che i problemi economici o con la sua famiglia non dovevano ostacolare il suo benessere che io lo amavo. Una volta raccontai a qualcuno che volevo scrivergli una lettera con tutte queste cose. Ma non l ho fatto. Perché ? Io una risposta non me la so dare se non che ero troppo egoista e menefreghista. La gente ancora ci da le condoglianze, ci dice di quanto era bravo e io mi sento morire ogni volta perché sento che gli hanno voluto piu bene gli estranei che io. Io che mi preoccupavo per lui , che litigavo con i medici per lui ma che gli volevo stare lontana perché quella tristezza la conoscevo e non volevo che tornasse ad invadere la mia testa con prepotenza come è successo anni fa.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.9k visite dal 07/08/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.