Isolamento sociale

Gentile dottore, Le sottraggo pochi minuti del Suo tempo per sottoporle il mio caso, che porta ad alcuni problemi che negli ultimi anni pesano molto su di me. A 39 anni, sento molto forte una totale forma di assenza di amicizia maschile, e mi fa molto male vedere che i pochi(ssimi) ragazzi che conosco (amici di lunga data o anche più recenti) non hanno il minimo desiderio di contattarmi per bere un caffè, per sapere come stia, per una semplice chiacchierata, nonostante io lo faccia sempre nei loro confronti. Non credo che mi reputino antipatico, o che pensino che abbia fatto loro qualcosa, anche perché non ne avrebbero motivo visto che sono stato sempre disponibile e positivo nei loro confronti. Quelle poche volte che ci si vede non noto un fastidio o un malessere, anzi siamo bene assieme, ma poi semplicemente non si fanno più vivi fino a quando non sono io ad organizzare qualcosa, altrimenti passerebbero tranquillamente mesi senza avere un loro "ciao come stai?". Intendiamoci, non lo fanno neanche tra di loro, e non voglio dire di essere volutamente isolato rispetto alle loro attività insieme, o che ci sia un piano studiato. A peggiorare la situazione è il fatto che anche sul lavoro vivo una situazione di isolamento, derivante dal fatto che pur facendo parte di un ufficio di molte persone ho pochissime (zero) interazioni lavorative con gli altri colleghi (con cui ho buoni rapporti di stima) e faccio un lavoro totalmente autonomo, in stanza da solo.
Di contro, sono fortunato perché ho una bellissima famiglia, con una moglie che mi ama, bellissimi bambini che sono meravigliosi, e due genitori fantastici. Ma semplicemente non ho amici, né frequentazioni stabili, né nessuno a cui possa rivolgermi per parlare dei miei problemi che non siano moglie o genitori (il che va bene, ma a volte serve anche una voce terza, e un po' di sano cameratismo maschile). Voglio essere molto obbiettivo: stiamo parlando di ragazzi che a loro volta hanno una famiglia, figli, impegni, e quindi come me non hanno molto tempo libero, ma non credo che un caffè o una telefonata in due mesi siano così impossibili. Recentemente mi sono stufato di stare male e essere depresso, e ho deciso di cominciare a non farmi vivo per sperimentare che succede. Risultato: non si fa vivo nessuno.
Venendo alla mia domanda, qual è la sua opinione e esperienza in merito? E' così difficile coltivare un'amicizia maschile oggigiorno? E' possibile che solo io tenga molto al concetto di amicizia? E' un caso isolato il mio, o sono frequenti questi episodi di menefreghismo assoluto verso persone con cui sarebbe bello passare qualche ora ogni tanto per farsi una risata o scambiarsi qualche idea, raccontarsi disavventure, consolare o essere consolati?
Questa forma di isolamento sociale mi sta preoccupando e appesantendo sempre di più, e vorrei cortesemente una Sua idea su questo.
La ringrazio e la saluto.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

la vita oggi è molto impegnativa:
avere un lavoro,
una moglie,
dei figli,
e in più uno sport ad esempio
non lascia molto tempo libero per coltivare eventuali amicizie.

La Sua esigenza di avere amici
"..a cui possa rivolgermi per parlare dei miei problemi che non siano moglie o genitori (il che va bene, ma a volte serve anche una voce terza, e un po' di sano cameratismo maschile).."
non è proprio così praticata nella società di oggi,
in cui per consuetudine il "cameratismo maschile" si applica ad "oggetti terzi" estranei a sè:
politica, calcio, sport, ecc.
Le femmine invece, fin dall'adolescenza,
praticano tale consuetudine.

Che dirLe?
L'"isolamento sociale" di cui Lei si lamenta può essere combattuto partecipando ad un gruppo che rispecchi i suoi interessi,
a cui rivolgersi però senza esigenze di essere ascoltato.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/