Paura della morte ossessiva, che fare?

Da quando avevo 10 anni (ora 24) ogni tanto si presenta una violentissima paura della morte, ma non del dolore, ma del nulla che ci sarà, dell'inutilità della vita se tanto dopo non ci sarà niente per farmi apprezzare ciò che ho fatto e realizzato nel presente. Il fatto che prima non ci sia stato nulla comunque non mi da conforto, anzi mi fa ancora più paura. Non ho grandi problemi e sto realizzando i miei sogni. Perché allora questo terrore?
Molto probabilmente penso troppo, ho troppe domande sull'universo, come è nato e come (se) finirà, che nonostante mi affascino, mi terrorizzano. Da quel che ricordo inoltre, questa paura è nata proprio nel periodo in cui ho iniziato ad appassionarmi all'universo. Si era ripresentata qualche mese fa, e ho deciso di lasciar stare completamente quella fissazione. Ho vissuto dei mesi tranquilli, ma ultimamente con le ultime notizie e scoperte ci sono ricaduto.
Sento di vivere i giorni in cui questa paura mi tiene stretto come se fossi un'entità esterna che guarda il mio corpo fare cose programmate(anche le emozioni), senza trarne il minimo piacere. Come se non stessi usando i miei sensi, senza percepire niente. Non so più come disfarmene
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

intanto mi sento di dire che domande tanto grandi legate all'esistenza sono una passione, non necessariamente una fissazione. E non è strano vivere sia una fascinazione sia un senso di paura, come la sua esperienza sembra testimoniare emblematicamente.

Non tutti si pongono questi interrogativi - forse c'è chi preferisce legittimamente non vivere quel senso di paura che lei conosce -, ma questo non vuol dire che le sue siano ossessioni.
Da questa postazione non possiamo saperlo, tuttavia con le mie parole mi preme sottolineare l'importanza di non giungere a conclusioni patologiche.

Quando afferma che prima non c'era niente concettualizza in modo acuto una dimensione molto complessa. La mancanza di conforto di cui parla è comprensibile in proposito. All'interno del suo discorso possono convergere aspetti della vita molto importanti: il suo continuo divenire, l'instabilità della trasformazione, il caos delle emozioni, la sua utilità, il desiderio dell'immortalità e il senso della mortalità, sono alcuni esempi.

Ora possiamo non pensarci, ma possiamo anche pensarci, se ci appassiona un discorso esistenziale.
È importante quindi che operiamo una certa distinzione: cosa è della vita e cosa è patologico?

Senz'altro, qualora rintracciasse un eccesso di questi pensieri e della paura, al punto da sentire condizionata la sua esperienza quotidiana e la qualità della sua vita, sarebbero necessari degli approfondimenti sulla sua storia e sul suo mondo interiore. Per comprendere se ci sono insicurezze che possono ferirla ad esempio, se ci sono bisogni inespressi e vuoti che possono generare angosce profonde.

Poiché comunque parla di sé come persona senza grandi problemi, in grado di progettare la sua vita e realizzare i suoi sogni, come consiglio in questa sede mi sento di dirle di non impressionarsi di ciò che può appassionarla. Mettendo in conto che questo può significare anche fare i conti con alcune paure e con i limiti della vita. Possono essere scomodi, ma possono essere parte della nostra esistenza.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Utente
Utente
Grazie mille, le sue parole mi hanno fatto ragionare nel verso giusto, e sí, dovrei rilassarmi un po' in questo "mondo terreno", invece che vivere costantemente fra le stelle. E dato che sarà impossibile non pensarci, dovrò farci i conti e vedere il tutto da un'altra prospettiva. Il fatto che noi non sappiamo quasi niente, e siamo solo un piccolo gradino sopra agli animali mi da conforto, perché rivela quanto sia inutile farsi tanti problemi. Un cane non ha complessi di esistialismo e quindi non dovremmo averne anche noi
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
L'essere umano è differente da qualsiasi altro essere vivente. Non è perfettamente programmato per vivere in un ambiente naturale. A causa di questa mancanza, o in virtù di essa, l'essere umano ha una serie di specifiche caratteristiche, ad esempio pensa, è creativo, esplora e conosce, costruisce il suo proprio ambiente culturale, ha una coscienza, sa di morire.

È fondamentale che lei possa sentire quel conforto di cui parla. E mi sembra importante quando dice che non deve vivere costantemente e soltanto tra le stelle. Tuttavia, questo non vuol dire necessariamente dimenticarsene: vivere nel nostro mondo terreno significa anche essere tra le stelle, in un complesso sistema di cui siamo parte.

Grazie anche a lei per averci scritto, un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis