Accettazione pensiero altrui
Buongiorno,
come posso accettare pensieri e opinioni diversi dai mei, durante una discussione?
Spesso, al confronto di una mia idea con quella diversa di un altro, pecco un po' di arroganza e prepotenza. Mi sento desideroso di convincere l'interlocutore e faccio il possibile per avere l'ultima parola.
Risulto molto critico verso pensieri e scelte comportamentali sia d'altri che non, analizzando le criticità con quello che almeno io definirei, raziocinio.
In alcuni argomenti (esempio recente la discussione con un sostenitore novax) un'idea diversa difesa senza a parere mio un razionale, può risultarmi così irritante da rendere la persona stessa per almeno una serata motivo di fastidio.
Con la stessa aspra criticità mi schiero a fronte di tutti gli altri argomenti top nella classifica dei "nonsens". Di tutto ciò vorrei aggiungere anche che la stessa severità di giudizio utilizzata per idee e pensieri altrui, la utilizzo anche per me stesso. Non raramente infatti, mi metto in discussione accogliendo critiche, pareri e nuove conoscenze da parte di migliori "pensatori" che parlano in nome di logica e cultura. Tuttavia, le persone che stimo in questo senso sono davvero poche e tutte le altre mi sembrano o ignoranti o stupide.
È proprio a fronte di quest'ultima frase che sento il dovere di riflettere. Dove sbaglio?
come posso accettare pensieri e opinioni diversi dai mei, durante una discussione?
Spesso, al confronto di una mia idea con quella diversa di un altro, pecco un po' di arroganza e prepotenza. Mi sento desideroso di convincere l'interlocutore e faccio il possibile per avere l'ultima parola.
Risulto molto critico verso pensieri e scelte comportamentali sia d'altri che non, analizzando le criticità con quello che almeno io definirei, raziocinio.
In alcuni argomenti (esempio recente la discussione con un sostenitore novax) un'idea diversa difesa senza a parere mio un razionale, può risultarmi così irritante da rendere la persona stessa per almeno una serata motivo di fastidio.
Con la stessa aspra criticità mi schiero a fronte di tutti gli altri argomenti top nella classifica dei "nonsens". Di tutto ciò vorrei aggiungere anche che la stessa severità di giudizio utilizzata per idee e pensieri altrui, la utilizzo anche per me stesso. Non raramente infatti, mi metto in discussione accogliendo critiche, pareri e nuove conoscenze da parte di migliori "pensatori" che parlano in nome di logica e cultura. Tuttavia, le persone che stimo in questo senso sono davvero poche e tutte le altre mi sembrano o ignoranti o stupide.
È proprio a fronte di quest'ultima frase che sento il dovere di riflettere. Dove sbaglio?
[#1]
Buongiorno,
il suo consulto mette in luce una serie di elementi complessi e importanti.
Intanto mi sento di dirle che nel momento in cui ha una opinione convincente, non è strano provare irritazione per una persona che la pensa in modo molto differente. Lei dice che la persona può essere per lei motivo di fastidio per almeno una serata. In verità mi sembra un buon segno, una serata è un arco temporale particolarmente breve. Mi sono chiesto se non sia più flessibile di quanto non creda.
Potremmo poi dire che non è un caso che cita una questione etica e politica, dove i moti possono essere molto appassionati e creare "aspre criticità", forti spaccature.
Accanto a questo, ci sono elementi che lei sottolinea di se stesso. Essi riguardano una sua severità di giudizio, come se sentisse un'eccedenza su cui fermarsi a riflettere.
In proposito è interessante quando dice: "Mi sento desideroso di convincere l'interlocutore e faccio il possibile per avere l'ultima parola". Non posso farmi un'idea approfondita, ma le lascio ugualmente una suggestione, evocata in me dalla sua affermazione.
Mi sono chiesto se convincere l'interlocutore e fare il possibile per avere l'ultima parola, siano in verità due aspetti sottilmente diversi. Un conto è il comprensibile desiderio che gli altri la pensino come lei, un conto potrebbe essere parlare per ultimo, severamente o forzosamente.
Senz'altro accettare la diversità significa aprirsi all'altro, che è anche altro da sé, cosa che può riguardare anche se stesso, come lei suggerisce. Questo è in genere faticoso, talvolta può deludere e anche ferire, talvolta può essere creativo.
Mi chiedo infine, se può esserci una coerenza tra severità di giudizio e raziocinio, sempre pensando al suo mondo interiore. Come se riconoscere una parte di sé diversa dalla logica, non so se dire più caotica e meno rigida, possa essere per lei faticoso o in qualche modo pericoloso?
La saluto provocandola un po'! È sicuro che le sue opinioni siano sempre completamente vere, oggettivamente? Potremmo chiederci: cosa sono la logica e il raziocinio?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
il suo consulto mette in luce una serie di elementi complessi e importanti.
Intanto mi sento di dirle che nel momento in cui ha una opinione convincente, non è strano provare irritazione per una persona che la pensa in modo molto differente. Lei dice che la persona può essere per lei motivo di fastidio per almeno una serata. In verità mi sembra un buon segno, una serata è un arco temporale particolarmente breve. Mi sono chiesto se non sia più flessibile di quanto non creda.
Potremmo poi dire che non è un caso che cita una questione etica e politica, dove i moti possono essere molto appassionati e creare "aspre criticità", forti spaccature.
Accanto a questo, ci sono elementi che lei sottolinea di se stesso. Essi riguardano una sua severità di giudizio, come se sentisse un'eccedenza su cui fermarsi a riflettere.
In proposito è interessante quando dice: "Mi sento desideroso di convincere l'interlocutore e faccio il possibile per avere l'ultima parola". Non posso farmi un'idea approfondita, ma le lascio ugualmente una suggestione, evocata in me dalla sua affermazione.
Mi sono chiesto se convincere l'interlocutore e fare il possibile per avere l'ultima parola, siano in verità due aspetti sottilmente diversi. Un conto è il comprensibile desiderio che gli altri la pensino come lei, un conto potrebbe essere parlare per ultimo, severamente o forzosamente.
Senz'altro accettare la diversità significa aprirsi all'altro, che è anche altro da sé, cosa che può riguardare anche se stesso, come lei suggerisce. Questo è in genere faticoso, talvolta può deludere e anche ferire, talvolta può essere creativo.
Mi chiedo infine, se può esserci una coerenza tra severità di giudizio e raziocinio, sempre pensando al suo mondo interiore. Come se riconoscere una parte di sé diversa dalla logica, non so se dire più caotica e meno rigida, possa essere per lei faticoso o in qualche modo pericoloso?
La saluto provocandola un po'! È sicuro che le sue opinioni siano sempre completamente vere, oggettivamente? Potremmo chiederci: cosa sono la logica e il raziocinio?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 662 visite dal 29/07/2018.
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