Ipocondria ansia
Salve,
Da diversi anni sono entrato in una sorta di cortocircuito dovuto anche a numerosi sintomi fisici reali quali cefalea, dolore al collo e pesantezza alle spalle che mi hanno portato “a girare” per numerosi medici, dai neurologi ai reumatologi, agli otorini, ai fisiatri, senza dimenticate i gastroenterologi, anche perché accanto a questi sintomi si sono poi manifestati in tempi più recenti pure dolori alle gambe, acufeni alle orecchie, colon irritabile, sintomi che mi hanno “costretto” a sottopormi a rm, ecodoppler, Rx, analisi, fortunatamente tutti negativi, tranne che per due protrusioni cervicali. Ascoltando il consiglio di un neurologo sono stato in cura da una psicoterapeuta di cui avevo fiducia per alcuni anni con metodo emdr, ma a mio avviso non ho trovato grossi giovamenti. Alla fine sia il neurologo che la psicologa sono convenuti per una somatizzazione dei sintomi. L’ansia che mi portavo dietro sin dai tempi dell’università è sempre lì presente, anzi da diversi anni si è associata ad essa una sorta di paura delle malattie, ma non solo per me stesso, ma anche per i miei familiari più stretti,al punto che pur un minimo fastidio che anche essi avvertono cado in un grande scoramento e mi riprende l’ ansia. Non so se intraprendere nuovamente un percorso psicoterapeutico, anche perché quelli che ai miei occhi appaiono risultati insoddisfacenti, mi scoraggiano da intraprendere nuovamente un percorso comunque lungo. Senza dubbio che tali situazioni non mi consentono una vita serena.
Nel ringraziare colgo l’occasione per salutare con cordialità
Da diversi anni sono entrato in una sorta di cortocircuito dovuto anche a numerosi sintomi fisici reali quali cefalea, dolore al collo e pesantezza alle spalle che mi hanno portato “a girare” per numerosi medici, dai neurologi ai reumatologi, agli otorini, ai fisiatri, senza dimenticate i gastroenterologi, anche perché accanto a questi sintomi si sono poi manifestati in tempi più recenti pure dolori alle gambe, acufeni alle orecchie, colon irritabile, sintomi che mi hanno “costretto” a sottopormi a rm, ecodoppler, Rx, analisi, fortunatamente tutti negativi, tranne che per due protrusioni cervicali. Ascoltando il consiglio di un neurologo sono stato in cura da una psicoterapeuta di cui avevo fiducia per alcuni anni con metodo emdr, ma a mio avviso non ho trovato grossi giovamenti. Alla fine sia il neurologo che la psicologa sono convenuti per una somatizzazione dei sintomi. L’ansia che mi portavo dietro sin dai tempi dell’università è sempre lì presente, anzi da diversi anni si è associata ad essa una sorta di paura delle malattie, ma non solo per me stesso, ma anche per i miei familiari più stretti,al punto che pur un minimo fastidio che anche essi avvertono cado in un grande scoramento e mi riprende l’ ansia. Non so se intraprendere nuovamente un percorso psicoterapeutico, anche perché quelli che ai miei occhi appaiono risultati insoddisfacenti, mi scoraggiano da intraprendere nuovamente un percorso comunque lungo. Senza dubbio che tali situazioni non mi consentono una vita serena.
Nel ringraziare colgo l’occasione per salutare con cordialità
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L'EMDR è una soluzione terapeutica che interviene attraverso un canale somatico, spesso ma non sempre con risultati efficaci. La psicoterapia che ha svolto si è limitata a tale tecnica? Può dedurre che, se qualche beneficio ne ha tratto, questo può essere derivato dalla relazione benefica con il terapeuta? Glielo chiedo perché questa componente, una efficace, profonda relazione è imprescindibile per il cambiamento, quindi per la remissione dei sintomi, quali essi siano, quindi per l'esito della psicoterapia.
Dr. DANIELE RONDANINI- Dirig. Psicologo ASL RM 2- Psicoterapeuta - Psicoanalista Junghiano Didatta e Supervisore- Docente - CIPA Roma
3384703937
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Utente
Gentile dottore,
Grazie per la cortese risposta. Si è l’unica tecnica che il terapeuta utilizzava. La mia sfiducia è derivata dal fatto che dopo quasi 3 anni di terapia non ho avuto la percezione di vedere dei cambiamenti o anche dei miglioramenti. I blocchi che c’erano e che il terapeuta mi ha posto in evidenza sono ancora lì. Con il terapeuta ci si incontrava quasi settimanalmente tranne i periodi di ferie. Io rapporto che si è instaurato è stato ottimo, anche se negli ultimi periodi mi invitava ad agire, anche se io le sottolineavo che dirlo è un conto farlo è un altro. Insomma negli ultimi tempi sembrava che palassimo lingue differenti. Ora tornare sul medesimo percorso non mi sembra proprio razionale, anche se ricominciare daccapo come se nulla fosse successo mi sembra altrettanto assurdo
Grazie per la cortese risposta. Si è l’unica tecnica che il terapeuta utilizzava. La mia sfiducia è derivata dal fatto che dopo quasi 3 anni di terapia non ho avuto la percezione di vedere dei cambiamenti o anche dei miglioramenti. I blocchi che c’erano e che il terapeuta mi ha posto in evidenza sono ancora lì. Con il terapeuta ci si incontrava quasi settimanalmente tranne i periodi di ferie. Io rapporto che si è instaurato è stato ottimo, anche se negli ultimi periodi mi invitava ad agire, anche se io le sottolineavo che dirlo è un conto farlo è un altro. Insomma negli ultimi tempi sembrava che palassimo lingue differenti. Ora tornare sul medesimo percorso non mi sembra proprio razionale, anche se ricominciare daccapo come se nulla fosse successo mi sembra altrettanto assurdo
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Utente
Gentile dottore,
mi permetto di aggiungere un particolare che ho omesso. Negli ultimi tempi il terapeuta mi aveva proposto anche le cosiddette costellazioni familiari alle quali avrò partecipato un paio di volte con estrema ritrosia, e mai accettate pienamente, in quanto non mi persuadeva l’idea di dovermi “raffrontare” con persone sconosciute, anche se con lo “schermo” di una finzione e con la protezione dello psicologo. Lo stesso sosteneva che per la mia condizione e per i miei rapporti con la mia famiglia di origine era in fondo ciò di cui necessitavo. Ma era una condizione che mi creava disagio. Questa situazione alla fine ha creato qualche dissapore con lo psicologo che quasi mi “rimproverava” di non «voler camminare». Ecco anche una ragione delle mie perplessità sull’intraptendere un nuovo percorso psicoterapeutico. La ringrazio
mi permetto di aggiungere un particolare che ho omesso. Negli ultimi tempi il terapeuta mi aveva proposto anche le cosiddette costellazioni familiari alle quali avrò partecipato un paio di volte con estrema ritrosia, e mai accettate pienamente, in quanto non mi persuadeva l’idea di dovermi “raffrontare” con persone sconosciute, anche se con lo “schermo” di una finzione e con la protezione dello psicologo. Lo stesso sosteneva che per la mia condizione e per i miei rapporti con la mia famiglia di origine era in fondo ciò di cui necessitavo. Ma era una condizione che mi creava disagio. Questa situazione alla fine ha creato qualche dissapore con lo psicologo che quasi mi “rimproverava” di non «voler camminare». Ecco anche una ragione delle mie perplessità sull’intraptendere un nuovo percorso psicoterapeutico. La ringrazio
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Ogni relazione terapeutica è unica, in quanto concorrono a connotarla le personalità di entrambi. Non sono simmetriche naturalmente, in quanto la personalità del terapeuta ha (dovrebbe avere) svolto un percorso personale che la renda almeno consapevole delle proprie dinamiche interne, di quelle che si stabiliscono nella relazione di sé con quel paziente, oltre che di quelle che appartengono alla storia del paziente. Ovviamente nel trattare un uomo della sua età, con sofferenze psicologiche di lunga durata, mi aspetterei un professionista, oltre che competente, anche di esperienza. Tenuto conto di tutto ciò, rimane il mio suggerimento.
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Utente
Se posso vorrei chiedere verso quale tipo di psicoterapia dovrei indirizzarmi in questo nuovo percorso, visti gli esiti a mio avvviso non felicissimi ottenuti coll’Emdr Anche nello scegliere il professionista “giusto”, spesso vengono indicati nei profili metodi che, per chi non è esperto della materia, come me,non hanno alcun significato. Grazie
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Mi scuso per il ritardo della risposta, ma non mi collego regolarmente con il sito. Naturalmente, il mio consiglio deriva dalle mie conoscenze e orientamento teorico. Ben sapendo che la variabile relativa alla persona e all'incontro è fondamentale in Psicoterapia, dunque consentirsi tre colloqui iniziali di valutazione che già diranno qualcosa al proposito, mi sento di suggerirle un percorso psicoanalitico relazionale.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1.2k visite dal 22/07/2018.
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