Ansia da relazione e dubbi

Buonasera dottori, ho 24 anni anni e dal titolo potete leggere la problematica che mi affligge ormai da due anni e mezzo e che mi sta togliendo la salute: il famoso "DOC da relazione". Premessa: sin da bambina sono sempre stata ansiosa; inoltre, ricordo alcune fasi dell'infanzia in cui mettevo in atto rituali tipici del DOC: pensieri intrusivi verso Dio, con conseguente senso di colpa e compulsioni atte a scacciarlo (che non sortivano effetto se non quello di rafforzare le ossessioni), o preghiere dette in un certo ordine e numero, per scongiurare gli atti di bullismo di cui ero vittima alle medie. Ecco, credo che alle medie le cose siano peggiorate, soprattutto a livello sociale. A causa del bullismo ho sviluppato paura di aprirmi agli altri e di essere ferita. Ho cercato quasi sempre amicizie "di comodo", di persone che non potessero farmi del male. Le cose sono migliorate un po' con l'inizio dell'università, dove mi sono fatta degli amici più simili a me, e dove ho iniziato la mia prima relazione significativa, che è diventata da subito oggetto di ansia. Tutto è cominciato sin dai primi momenti di frequentazione. Io 21 anni, lui 25. Ricordo il giorno del primo bacio: prima del bacio, passeggiando, percepivo una sensazione di malessere che non capivo bene, e avevo pensieri del tipo "che brutta camicia che ha, è vestito davvero male", "è insicuro e teso", "è stupido e infantile", "è scomposto quando mangia". Al primo bacio tutto questo rimugino mentale scompare, io euforica e al settimo cielo. La situazione prende davvero una brutta piega dopo due settimane dall'inizio della frequentazione: troppo prematuramente finisco a casa sua, conosco la famiglia, e mi sento dire un "ti amo", che ricambio. La mattina dopo mi alzo dal letto con una crisi d'ansia e la paura matta di non amarlo. Come mi spiegò la psicoterapeuta che al tempo mi seguiva, quell'ansia era dovuta all'aver accettato di andare a casa sua e di aver ricambiato il ti amo anche se non volevo, solo per paura di perderlo. Ad ogni modo, da quell'episodio l'ansia e i dubbi non mi hanno più lasciato stare. Il mio pensiero fisso era, ed è ancora, il non amarlo, perché sono fissata sul fatto che non sia una persona attiva, forte, sicura e realizzata. Metto in atto compulsioni (richieste di rassicurazione, ricerche senza fine su internet, confessioni al mio ragazzo), piango e mi dispero. Ieri l'ennesimo episodio: mi confido con un amico, a cui dico che vedo il mio ragazzo pigro, svogliato, non realizzato. Lui mi dice che non va bene così, che per me sarebbe più adatto un uomo che mi dia sicurezze, che è il caso di chiudere perché l'ansia mi vuole dire che c'è qualcosa che non va. Io mi dispero, vado nel panico. Cerco di accettare questo pensiero invece di non ammettere a me stessa che questa storia è sbagliata, mi dico che il dolore è necessario se voglio cambiare e star bene, che devo essere coraggiosa, ma non riesco ad accettare la fine. Ho il DOC o sono solo spaventata dal cambiamento?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
da quello che dice sembra doc, . l'ansia non da alcuna comunicazione come dice il suo amico ma può essere semplicemente l'effetto di questo cortocircuito cognitivo.
legga questo con gli articoli annessi
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Utente
Utente
Grazie Dottore, l'articolo che mi segnala l'ho già letto e l'ho trovato molto utile, ma ogni volta cado nel meccanismo senza saper individuare come e quando parte. E' come se fosse automatico. Non riesco a fare a meno di ossessionarmi sul mio ragazzo e sul suo valore sociale, lavorativo, intellettivo, ecc., perché sento che se smettessi di farlo il mio valore personale ne verrebbe intaccato. Mi spiego meglio: nel momento in cui ammetto a me stessa che il mio ragazzo mi va bene anche se non è realizzato o particolarmente intraprendente (e bisognerebbe poi valutare se sia realmente così), in automatico penso di star facendo una scelta sbagliata, e giudico me stessa in maniera negativa. Ed ecco che partono le ossessioni ed eventualmente le compulsioni, alla ricerca di una risposta definitiva che ovviamente non arriva mai. Solitamente le mie ossessioni sono del tipo: "se ti piace una persona così vuol dire che sei insicura/pigra/dipendente/altro aggettivo negativo a caso", "non vuoi ammettere a te stessa che non è la persona adatta a te". Insomma, è come se non potessi mai rilassarmi un attimo, mentre in realtà nel profondo è ciò che desidero più di ogni altra cosa (e nello scrivere questa frase sento l'ansia salire, come se ammettere certe cose fosse un tentativo di rifugiarmi piuttosto che uscire dalla zona di comfort e affrontare le sfide che mi porterebbero verso i miei veri desideri. Sì, è un collegamento abbastanza illogico, ma nella mia testa funziona così). Mi sento di dire che questo tipo di ossessioni sono il frutto delle alte aspettative che genitori e parenti hanno avuto su di me fin da bambina. Ero considerata un piccolo genietto, soprattutto nell'ambito musicale che è quello in cui ancora oggi opero, e il loro modo di trattarmi girava sempre intorno a questa cosa. Dunque credo di aver interiorizzato un messaggio molto preciso: "ti meriti di essere voluta bene solo se dimostri di essere brava/capace". E' una possibile interpretazione, ovviamente c'è tanto altro dietro e da qui sarebbe impossibile valutare obiettivamente. Dottore, le chiedo se lei può fornirmi nomi di Suoi colleghi di Napoli che abbiano almeno una minima conoscenza del DOC da relazione (tanti terapeuti non credono nella sua esistenza e interpretano l'ansia e i dubbi come disinnamoramento) e che potrebbero aiutarmi ad uscirne. La ringrazio molto.
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