Insicurezza e frustrazione
ciao a tutti, mi presento. Sono una ragazza di 23 anni,da un anno e mezzo (senza contare i tira e molla che ora vi spiegherò ho una relazione con un ragazzo. La nostra storia quando è iniziata sembrava una favola, stavo bene ed ero felice, mi sentivo capita, apprezzata e mi sono affezionata. Lavoravamo insieme nel fine settimana, e dopo qualche mese di storia è iniziata la sua gelosia. Non potevo scherzare o parlare con i colleghi perchè vedeva un tradimento ovunque,tanto è che ero quasi arrivata a parlare il minimo indispensabile durante le ore di lavoro. Quando vedeva qualcosa che non andava bene subito la rabbia si impadroniva di lui. Ogni sabato sera si passava la serata a litigare in macchina dopo il lavoro. Da febbraio sono arrivata a giugno,dovevo preparare gli esami per l'università, così decido di lasciare il lavoro fino a data da destinarsi. Anche lui non lavora più il fine settimana e così cerchiamo di trovare quella tranquillità che forse mancava. A luglio però lui si dichiara confuso,di aver bisogno di tempo e che aveva bisogno di una pausa, che tutti i nostri litigi non erano normali. Io sconvolta, accetto e non mi faccio sentire, dentro di me non riuscivo ad accettare questa cosa, mi sentivo abbandonata e delusa. Una sera lo incontro in locale,e da lì cominciamo a rivederci. Andiamo in vacanza insieme ma dopo i litigi continuano comunque, non più per il lavoro, ma per le uscite con le mie amiche. Controlli del cellulare, dei social, delle chiamate, della rubrica ecc.A settembre ricominciamo a lavorare, calma e tranquillità fino a novembre, quando i litigi ricominciano. A febbraio di quest'anno, avevamo una festa di compleanno, litighiamo durante la serata, io comincio a bere, troppo, e black out. Non ricordo nulla, so che ce ne andiamo dalla festa, lui arrabbiatissimo, lo riaccompagno a casa (non so come ho fatto), e me ne vado in condizioni pessime per tornare a casa. Solo che mi fermo al ciglio di una strada, mi chiudo in macchina a chiave e mi addormento.Mi vergogno tanto di questo episodio perchè poi anche i familiari sono venuti a saperlo,so anche di aver rischiato la vita e di averla messa in pericolo anche per gli altri. Dopo questa storia, lui arrabbiatissimo con me non mi parla più. Passa un mese circa e si rifa vivo, periodo di tira e molla.Ci riavviciniamo poi, si dichiara dispiaciuto, dice di perdonarmi per quell'episodio, che a volte esagera nel pretendere perfezione, e mi confessa che aveva baciato una ragazza in quel periodo di lontananza. Dice che vuole stare con me, che si pente di tante cose, e io lo perdono.Tutto ciò per dire che ora io sono veramente confusa, mi manca qualcosa, mi sento più insicura del solito a livello fisico ed emotivo. Non c'è empatia e non c'è dialogo. Tante cose successe le ho tralasciate, ma si continua sempre a litigare se esco con le amiche e io non riesco più a fidarmi, mi sento bisognosa e paranoica a volte.
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Lei è arrivata, attraverso un cammino doloroso, alla conclusione: "Non c'è empatia e non c'è dialogo". Voi due continuate a litigare, lei perde la sua sicurezza ogni giorno di più, si sente a volte paranoica. L'uomo che dovrebbe rappresentare un appoggio, una sicurezza, con cui vivere al meglio l'oggi e progettare il futuro, mi pare che non si sia mostrato idoneo a questi obiettivi.
Potrei dirle che forse non eravate tagliati per stare insieme, ma lei cita episodi e atteggiamenti che non rivelano amore, apprezzamento, fiducia. Il controllo ossessivo del telefonino; i sospetti; la proibizione ad uscire con le amiche; infine l'episodio per cui si sente colpevole, ma è piuttosto la vittima: litigate ad una festa di compleanno, lei si ubriaca... e lui la lascia andar via, da sola, guidando, esponendola a un pericolo mortale. E dopo, dichiara che è lui l'offeso, e che "la perdona"!
Meglio, direi, un taglio netto a questa situazione. Consulti, se si sente troppo confusa, un/una psicologo/a del consultorio giovani della sua città. Auguri infiniti, e ci tenga al corrente.
Potrei dirle che forse non eravate tagliati per stare insieme, ma lei cita episodi e atteggiamenti che non rivelano amore, apprezzamento, fiducia. Il controllo ossessivo del telefonino; i sospetti; la proibizione ad uscire con le amiche; infine l'episodio per cui si sente colpevole, ma è piuttosto la vittima: litigate ad una festa di compleanno, lei si ubriaca... e lui la lascia andar via, da sola, guidando, esponendola a un pericolo mortale. E dopo, dichiara che è lui l'offeso, e che "la perdona"!
Meglio, direi, un taglio netto a questa situazione. Consulti, se si sente troppo confusa, un/una psicologo/a del consultorio giovani della sua città. Auguri infiniti, e ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 711 visite dal 18/07/2018.
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