Ansia, depressione e solitudine
Salve a tutti, scrivo perché sono in una situazione per me troppo difficile ed estenuante.
Soffro da tempo di attacchi di ansia e, credo, di depressione, seguiti poi da momenti di rabbia assoluta (dove mi capita di distruggere cose) e da un successivo pentimento. Un circolo vizioso che ultimamente mi porta anche a non dormire a dovere. Una grande fetta di percentuale è dovuta dal fatto che non ho mai avuto veri e propri amici. Molte persone mi prendevano in giro e mi maltrattavano (soprattutto le ragazze), per il mio carattere timido, per la differenza d'interessi e, credo, per le differenze culturali (sono per metà africano) e quelli che mi circondavano col tempo mi abbandonavano, trovando altre compagnie. Ho passato la mia giovinezza a casa, con amicizie occasionali e senza alcuna relazione con le ragazze. E, quando trovai una compagnia stabile e che mi accettava, col tempo ripudiai tutti e li allontanai. Adesso mi ritrovo con amici o fidanzati, o che preferiscono altri gruppi o con depressioni che impediscono uscite regolari.
Ho 22 anni e alle spalle ho un trasloco fatto a nove anni da una grande città a un paesino di provincia, che mi ha portato a scontrarmi con una diversa mentalità, creando da subito attriti con i miei coetanei.
Frequento l'università, sono pendolare e sono insoddisfatto di me stesso, perché non ho molte possibilità di conoscere gente. Uno di questi miei amici frequenta il mio stesso corso e viene dal mio stesso liceo, quindi a lezione sono tutto il tempo con lui e se c'è possibilità di fare conoscenze, le facciamo entrambi con le stesse persone. Solamente che lui tende a ripudiare qualsiasi persona gli si presenti davanti che non la pensi come lui e ciò crea una barriera poiché, stando con lui, non ho la possibilità di muovermi liberamente. Le volte che mi sono separato ho stretto amicizie superficiali, ma tutto perché sono io a voler far amicizia e non chi mi sta di fronte. Con le ragazze è sempre peggio, perché più il tempo va avanti e più l'insperienza mi pesa (non avendo neanche mai baciato).E mi è sempre andata male, creandomi più complessi di quanti non ne abbia già. Il suicidio è spesso contemplato, ma non è mai diventata vera intenzione.
Iniziai un anno fa un percorso di psicoterapia, che ho dovuto interrompere per problemi economici e che non potrei riprendere fino ad una mia indipendenza economica.
Ho paura della solitudine, perché mi porta a pensare di essere malato e fallito. E mi si creano vuoti troppo grandi per la mia adolescenza sprecata. E il fatto di aver sprecato tempo mi fa pensare al tempo che mi sto lasciando sfuggire, addirittura arrivando ad intralciare il mio percorso di studi. Non so più cosa fare.
Soffro da tempo di attacchi di ansia e, credo, di depressione, seguiti poi da momenti di rabbia assoluta (dove mi capita di distruggere cose) e da un successivo pentimento. Un circolo vizioso che ultimamente mi porta anche a non dormire a dovere. Una grande fetta di percentuale è dovuta dal fatto che non ho mai avuto veri e propri amici. Molte persone mi prendevano in giro e mi maltrattavano (soprattutto le ragazze), per il mio carattere timido, per la differenza d'interessi e, credo, per le differenze culturali (sono per metà africano) e quelli che mi circondavano col tempo mi abbandonavano, trovando altre compagnie. Ho passato la mia giovinezza a casa, con amicizie occasionali e senza alcuna relazione con le ragazze. E, quando trovai una compagnia stabile e che mi accettava, col tempo ripudiai tutti e li allontanai. Adesso mi ritrovo con amici o fidanzati, o che preferiscono altri gruppi o con depressioni che impediscono uscite regolari.
Ho 22 anni e alle spalle ho un trasloco fatto a nove anni da una grande città a un paesino di provincia, che mi ha portato a scontrarmi con una diversa mentalità, creando da subito attriti con i miei coetanei.
Frequento l'università, sono pendolare e sono insoddisfatto di me stesso, perché non ho molte possibilità di conoscere gente. Uno di questi miei amici frequenta il mio stesso corso e viene dal mio stesso liceo, quindi a lezione sono tutto il tempo con lui e se c'è possibilità di fare conoscenze, le facciamo entrambi con le stesse persone. Solamente che lui tende a ripudiare qualsiasi persona gli si presenti davanti che non la pensi come lui e ciò crea una barriera poiché, stando con lui, non ho la possibilità di muovermi liberamente. Le volte che mi sono separato ho stretto amicizie superficiali, ma tutto perché sono io a voler far amicizia e non chi mi sta di fronte. Con le ragazze è sempre peggio, perché più il tempo va avanti e più l'insperienza mi pesa (non avendo neanche mai baciato).E mi è sempre andata male, creandomi più complessi di quanti non ne abbia già. Il suicidio è spesso contemplato, ma non è mai diventata vera intenzione.
Iniziai un anno fa un percorso di psicoterapia, che ho dovuto interrompere per problemi economici e che non potrei riprendere fino ad una mia indipendenza economica.
Ho paura della solitudine, perché mi porta a pensare di essere malato e fallito. E mi si creano vuoti troppo grandi per la mia adolescenza sprecata. E il fatto di aver sprecato tempo mi fa pensare al tempo che mi sto lasciando sfuggire, addirittura arrivando ad intralciare il mio percorso di studi. Non so più cosa fare.
[#1]
Buon pomeriggio,
immagino che sia doloroso sentire l'ostilità degli altri per la sua timidezza o per alcune differenze, che dovrebbero invece costituirsi come elemento di ricchezza.
Attraverso la sua narrazione comunica un senso di solitudine, che pesa ancora oggi. Sembrano difficili le occasioni di incontro e sente un vissuto di disagio per l'inesperienza con le ragazze, forse di paura anche.
La sua non è un'età avanzata e mi sento di incoraggiarla, anche se capisco che vive dei legittimi bisogni che non riesce a realizzare. Immagino che questo generi in lei una forte rabbia e un senso di fallimento che grava sul suo stato d'animo. Come se non riuscisse ad avere fiducia nella possibilità di affrontare questa situazione di malessere e di cambiare la sua vita.
Durante il suo racconto, c'è soltanto un momento in cui riferisce di avere avuto una compagnia stabile, in cui si sentiva accolto. Tuttavia si è allontanato "ripudiandoli", che cosa è successo, se posso chiederle?
L'idea di non aspettare ancora e di riprendere la psicoterapia mi sembra importante. Comunica quanto sia stanco di questo malessere che, emblematicamente, definisce estenuante. Provi a chiedere ai professionisti l'onorario, le cifre sono variabili e a volte i costi possono essere sostenibili. Sarebbe un modo per acquisire fiducia e sicurezza in se stesso e così ricostruire la sua vita, sentendo finalmente il senso di appartenenza che merita.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
immagino che sia doloroso sentire l'ostilità degli altri per la sua timidezza o per alcune differenze, che dovrebbero invece costituirsi come elemento di ricchezza.
Attraverso la sua narrazione comunica un senso di solitudine, che pesa ancora oggi. Sembrano difficili le occasioni di incontro e sente un vissuto di disagio per l'inesperienza con le ragazze, forse di paura anche.
La sua non è un'età avanzata e mi sento di incoraggiarla, anche se capisco che vive dei legittimi bisogni che non riesce a realizzare. Immagino che questo generi in lei una forte rabbia e un senso di fallimento che grava sul suo stato d'animo. Come se non riuscisse ad avere fiducia nella possibilità di affrontare questa situazione di malessere e di cambiare la sua vita.
Durante il suo racconto, c'è soltanto un momento in cui riferisce di avere avuto una compagnia stabile, in cui si sentiva accolto. Tuttavia si è allontanato "ripudiandoli", che cosa è successo, se posso chiederle?
L'idea di non aspettare ancora e di riprendere la psicoterapia mi sembra importante. Comunica quanto sia stanco di questo malessere che, emblematicamente, definisce estenuante. Provi a chiedere ai professionisti l'onorario, le cifre sono variabili e a volte i costi possono essere sostenibili. Sarebbe un modo per acquisire fiducia e sicurezza in se stesso e così ricostruire la sua vita, sentendo finalmente il senso di appartenenza che merita.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Di per sé non è tanto la quantità d'incontri (comunque pochi) che mi impedisce conoscenze, quanto la scarsa disponibilità che ha il prossimo di far amicizia.
Ripudiai nel senso che perfezionando i miei gusti mi trovavo spesso in divergenza. Pacifica, ma venni attratto da dei nuovi arrivi nel gruppo e decisi di allontanare i precedenti, evitandoli spesso.
Grazie mille della risposta e chiedo scusa per l'orario della mia
Ripudiai nel senso che perfezionando i miei gusti mi trovavo spesso in divergenza. Pacifica, ma venni attratto da dei nuovi arrivi nel gruppo e decisi di allontanare i precedenti, evitandoli spesso.
Grazie mille della risposta e chiedo scusa per l'orario della mia
[#3]
Non è facile farsi amici stretti, sono necessari diversi elementi, come la sintonia e l'intenzione di costruire un legame ad esempio. E forse anche un po' di fortuna di incontrare le persone giuste.
È importante che possa condividere il carico emotivo che sta vivendo in questo momento. Esso deve essere compreso all'interno della sua esperienza in modo approfondito.
Parla di differenze culturali, di un senso di derisione che ha subito e di una sua timidezza. Parla della rabbia dalla qualità distruttiva, di un senso di fallimento, di solitudine e paura.
Queste esperienze e vissuti, che riguardano il suo mondo interiore e la sua storia, meritano la massima attenzione.
La qualità della sua vita conta, non dobbiamo trascurarla. Tanto più che ci sono interferenze sulla qualità del suo sonno e sul percorso universitario, che non devono essere compromessi. Ed è importante che lei possa costruire relazioni gratificanti e profonde, trovando un senso di fiducia e una sicurezza affettiva, in amicizia e in amore.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
È importante che possa condividere il carico emotivo che sta vivendo in questo momento. Esso deve essere compreso all'interno della sua esperienza in modo approfondito.
Parla di differenze culturali, di un senso di derisione che ha subito e di una sua timidezza. Parla della rabbia dalla qualità distruttiva, di un senso di fallimento, di solitudine e paura.
Queste esperienze e vissuti, che riguardano il suo mondo interiore e la sua storia, meritano la massima attenzione.
La qualità della sua vita conta, non dobbiamo trascurarla. Tanto più che ci sono interferenze sulla qualità del suo sonno e sul percorso universitario, che non devono essere compromessi. Ed è importante che lei possa costruire relazioni gratificanti e profonde, trovando un senso di fiducia e una sicurezza affettiva, in amicizia e in amore.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
Utente
Conta eccome, poiché queste mie turbe mi impediscono di far qualsiasi cosa spontaneamente. Penso addirittura che ogni mio interlocutore mi giudichi costantemente. E per questo non ho nessuno con cui veramente aprirmi.
Pensavo addirittura di trasferirmi in una città grande, per ricominciare e per conoscere nuove persone, ma un fallimento del genere sarebbe insostenibile.
Pensavo addirittura di trasferirmi in una città grande, per ricominciare e per conoscere nuove persone, ma un fallimento del genere sarebbe insostenibile.
[#5]
L'elemento del giudizio è importante, a volte può costituire un freno che causa un disinvestimento. Ci sono molti aspetti che sono emersi nel suo racconto, devono essere tenuti nella massima considerazione e approfonditi in una sede idonea.
In lei sento il desiderio di affrontare alcune difficoltà che sta vivendo, che mi sembra sentire come limiti che intende superare.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
In lei sento il desiderio di affrontare alcune difficoltà che sta vivendo, che mi sembra sentire come limiti che intende superare.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.7k visite dal 13/07/2018.
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Approfondimento su Ansia
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