Ansia post rottura relazione

Salve,

ho da poco concluso una relazione con un ragazzo più piccolo di 11 anni.

La decisione, soprattutto mia, è stata molto sofferta ma credo onesta, perché durante il nostro rapporto lui ha mostrato tutta la sua immaturità, incapacità di affrontare un dialogo alla pari; inoltre mi ha tradita più volte e mentito ancora più volte.
Ancora, in presenza di amici comuni non perdeva occasione per sminuirmi e ridicolizzarmi.

Sto ancora leccandomi le ferite, nonostante sia convinta di aver preso la miglior decisione possibile; ma il tutto è reso più complicato dal suo atteggiamento post-rottura.

Lui usa i social network (Facebook, Google +, Whatsapp) per pubblicare frecciatine e false insinuazioni velate nei miei confronti, senza mai nominarmi esplicitamente.

Inoltre, dopo poco più di un mese dalla nostra rottura, lui è partito in quarta sbandierando, sempre sui social network, grande amore con una nuova ragazza;
il che sarebbe ancora accettabile/comprensibile se non fosse che ogni didascalia contiene sempre velate accuse nei miei confronti, sostenendo che a differenza di "qualcuno" (io, immagino) la nuova ragazza sa cosa vuol dire "fare sul serio" e amare davvero il suo fidanzato (sic, dopo un mese!).
Ancora, durante il giorno del mio compleanno (avvenuto da poco) lui ha cambiato non so quante volte (5? 6?) l'immagine profilo di Whatsapp, pubblicando foto ogni volta diverse e sempre in atteggiamenti quasi osé con la nuova ragazza
(NB: Lui non cambia quasi mai foto profilo nei vari social network... casualmente questo avviene durante il mio compleanno??!?).

Ci sarebbero altri episodi, ma sempre tutti dello stesso tenore, tutti avvenuti sfruttando i social; e mi domando come mai questo suo atteggiamento mi causi ultimamente angoscia e uno stato d'ansia che forse è sproporzionato rispetto alle sue "piccole", "volatili" provocazioni online.

Mi è chiaro il fatto che non lo amo, che non voglio tornare con lui, mi spaventa solo il pensiero...
Ma qualcosa di "malato" mi tiene legata al suo ricordo e mi impedisce di voltare pagina davvero. Di tornare a sorridere, conoscere nuovi ragazzi sicuramente più interessanti di lui.

Ogni giorno provo un senso di ansia e di angoscia, in vari momenti della giornata. Viviamo nella stessa città e ho sempre il terrore di incrociarlo in qualche via, negozio... Perché questo terrore? Cosa fare?
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Sig.ra,
la domanda da porsi senza cedere alla tentazione di colpevolizzarsi e patologizzare le sue reazioni forse è un'altra: a cosa le serve focalizzare tutta la sua attenzione sul suo ex fidanzato?
In che modo questo comportamento contribuisce ad avviare un processo di elaborazione di questa esperienza?
"Leccarsi le ferite" è un'espressione che rinvia più ad una tendenza all'autocommiserazione che alla disponibilità a mettersi in gioco per comprendere cosa l'ha indotta ad instaurare una relazione affettiva con una persona che non la rispettava.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa,

La ringrazio molto per l'attenzione al mio caso e per i diversi spunti di riflessione che mi offre.

Partendo dalla fine, certamente mi sono domandata più volte cosa mi ha spinta a intraprendere quella relazione.

Il fatto è che questo ragazzo non ha mostrato subito il suo lato peggiore; questo lato è emerso gradualmente, per poi esplodere nel periodo più doloroso della mia vita (malattia e morte di un mio caro).
In questa circostanza, il ragazzo ha portato avanti delle condotte già di per sé biasimevoli in "condizioni normali", ma rese ancora più odiose dal contesto di lacerazione, lutto ed estremo dolore personale.

Tuttavia, all'inizio (primi mesi di conoscenza), il ragazzo ha fatto il possibile per mostrare un lato da vero principe azzurro, da persona molto coinvolta e presente.
Questo ha fatto sì che io mi affezionassi a lui, e dunque ecco la spiegazione a questa Sua ultima domanda.

Osservando poi i suoi comportamenti successivi, non nego che mi sono sentita tradita nel profondo, e non mi riferisco solamente al mero "tradimento fisico".
Questo dolore interiore mi ha portata a usare l'espressione "leccarmi le ferite", però non so se questo sia dovuto a una volontà di autocommiserazione oppure no.

Riguardo al Suo primo spunto di riflessione (a cosa serve focalizzarmi sulle condotte dell'ex?): in questa fase, chiamiamola di elaborazione, sarebbe secondo me più apprezzabile un atteggiamento civile, maturo da parte dell'ex; mentre invece assisto a un continuo di provocazioni di piccola entità ma costanti/regolari nel tempo.

C'è una parte di me che si rimprovera per non essere stata più diffidente, più guardinga. Perché non mi sono accorta subito del suo vero modo di essere? Cosa devo fare con altri uomini in futuro, per non cascarci ancora?
Dove ho sbagliato?
[#3]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"assisto a un continuo di provocazioni di piccola entità ma costanti/regolari nel tempo."

Nella vita ciò che fa la differenza non sono gli eventi ma come scegliamo di affrontarli e quindi quale significato scegliamo di attribuirgli.
Chi sceglie di monitorare la presenza sui social del suo ex fidanzato?
Chi interpreta come provocazioni le sue comunicazioni?
Chi sceglie di permettere a tali provocazioni di ferirla?


"C'è una parte di me che si rimprovera per non essere stata più diffidente, più guardinga."

Se in una relazione non ci si mette in gioco e non si è disposti a correre qualche rischio significa che non è abbastanza importante. Questa esperienza sarà solo un fallimento se si limita ad autocolpevolizzarsi, in realtà ci sono molti aspetti del suo vissuto che possono rappresentare una preziosa opportunità per sviluppare una migliore autoconsapevolezza.

"Cosa devo fare con altri uomini in futuro, per non cascarci ancora? "

La sofferenza fa parte della vita e quindi anche delle relazioni affettive, illudersi che esista un modo di evitarla significa coltivare un'aspettativa irrealistica, tuttavia è importante avere un atteggiamento di ascolto verso i propri bisogni affettivi, così da concedere gradualmente all'altro una fiducia consapevole.
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