Considerare il corteggiamento come una forma di servilismo verso le donne
Buonasera a tutti.
Sono giunto alla mia età senza mai aver fatto l'amore con una donna, la ragione è molto semplice: non ci ho mai provato con nessuna, ho sempre tenuto nascosto il mio desiderio verso le donne che mi interessavano (e magari lo erano anche loro) con vari trucchetti: evitare di guardarle, tagliare corto le conversazioni, evitare di sedere vicino a loro, perché odio far capire ad una donna che mi piace, mi sembra di darle potere su di me e sopratutto considero il corteggiamento come una forma di servilismo. In giro vedo uomini e ragazzi che non si fanno problemi a mostrare il loro interesse e desiderio verso le donne che gli piacciono, (ammetto di invidiarli, sopratutto quelli che non demordono ed ottengono il risultato sperato), mi chiedo sempre perché non hanno paura di dare questo potere alle donne, chi gli da il coraggio di avere questa "faccia da fondoschiena" e non temono di poter essere rifiutati?
A me il solo pensiero che una donna possa capire inequivocabilmente che lei mi piace mi da un fastidio enorme.
Quelle rarissime volte che "ho provato a provarci" mi sono vergognato quando ho visto la risata di scherno sulla faccia di quelle donne.
Wolfgang Goethe diceva che "le donne si innamorano con le orecchie". Ecco, questa la trovo una palese ingiustizia, perché se fosse così (purtroppo è così) ciò significa che i tipi come me non hanno alcuna speranza visto che per avere un rapporto con una donna devi necessariamente interagire, farle capire il tuo desiderio, infondere fiducia e mostrarle quanto vali. Tutte cose che non trovo giusto che lo faccia quasi esclusivamente l'uomo. Non rispondete: anche le donne lo fanno, perché non è vero. Una donna te lo fa capire se gli piaci, ti mette nelle condizioni di "lanciarti", ma raramente manifesta apertamente il suo desiderio senza che l'uomo faccia o dica nulla.
Non per vantarmi ma a causa di questo comportamento ho perso nella mia vita un sacco di occasioni, qualcuna anche "abbastanza palese".
Sono stato in psicoterapia 2 volte, (ho voluto provare) in entrambi i casi erano psicologhe-donne però con loro non ho mai affrontato quest'argomento perché mi vergognavo e poi anche perché le sedute furono poche (6 nel primo caso e 5 nel secondo).
La prima ha riscontrato un complesso di inferiorità, mentre la seconda mi ha detto che ho paura di essere abbandonato.
Ad ogni modo questa della verginità è una condizione che inizia a pesarmi, e sinceramente non vorrei morire vergine, non vorrei aver vissuto senza provare almeno una volta cosa si prova a fare l'amore, quindi accetto consiglio su come uscire da questo loop. Grazie per l'attenzione.
Sono giunto alla mia età senza mai aver fatto l'amore con una donna, la ragione è molto semplice: non ci ho mai provato con nessuna, ho sempre tenuto nascosto il mio desiderio verso le donne che mi interessavano (e magari lo erano anche loro) con vari trucchetti: evitare di guardarle, tagliare corto le conversazioni, evitare di sedere vicino a loro, perché odio far capire ad una donna che mi piace, mi sembra di darle potere su di me e sopratutto considero il corteggiamento come una forma di servilismo. In giro vedo uomini e ragazzi che non si fanno problemi a mostrare il loro interesse e desiderio verso le donne che gli piacciono, (ammetto di invidiarli, sopratutto quelli che non demordono ed ottengono il risultato sperato), mi chiedo sempre perché non hanno paura di dare questo potere alle donne, chi gli da il coraggio di avere questa "faccia da fondoschiena" e non temono di poter essere rifiutati?
A me il solo pensiero che una donna possa capire inequivocabilmente che lei mi piace mi da un fastidio enorme.
Quelle rarissime volte che "ho provato a provarci" mi sono vergognato quando ho visto la risata di scherno sulla faccia di quelle donne.
Wolfgang Goethe diceva che "le donne si innamorano con le orecchie". Ecco, questa la trovo una palese ingiustizia, perché se fosse così (purtroppo è così) ciò significa che i tipi come me non hanno alcuna speranza visto che per avere un rapporto con una donna devi necessariamente interagire, farle capire il tuo desiderio, infondere fiducia e mostrarle quanto vali. Tutte cose che non trovo giusto che lo faccia quasi esclusivamente l'uomo. Non rispondete: anche le donne lo fanno, perché non è vero. Una donna te lo fa capire se gli piaci, ti mette nelle condizioni di "lanciarti", ma raramente manifesta apertamente il suo desiderio senza che l'uomo faccia o dica nulla.
Non per vantarmi ma a causa di questo comportamento ho perso nella mia vita un sacco di occasioni, qualcuna anche "abbastanza palese".
Sono stato in psicoterapia 2 volte, (ho voluto provare) in entrambi i casi erano psicologhe-donne però con loro non ho mai affrontato quest'argomento perché mi vergognavo e poi anche perché le sedute furono poche (6 nel primo caso e 5 nel secondo).
La prima ha riscontrato un complesso di inferiorità, mentre la seconda mi ha detto che ho paura di essere abbandonato.
Ad ogni modo questa della verginità è una condizione che inizia a pesarmi, e sinceramente non vorrei morire vergine, non vorrei aver vissuto senza provare almeno una volta cosa si prova a fare l'amore, quindi accetto consiglio su come uscire da questo loop. Grazie per l'attenzione.
[#1]
Buonasera,
il suo racconto mette in luce una complessità di aspetti importanti. In primo luogo sottolinea di non avere approcciato alcune donne, nonostante il suo interesse. Mette in luce il reale rischio di esporsi e di ricevere un eventuale rifiuto. È come se aprisse, anche se in piccola parte, la porta del suo cuore e si sentisse vulnerabile. Nel momento in cui venisse rifiutato, il cuore ne sarebbe un po' ferito.
È significativo che lei parli di servilismo. Mi fa venire in mente che tutti noi siamo in una certa misura dipendenti, e lei mette un accento dalla coloritura negativa alla dipendenza.
Non ha tutti i torti, è un discorso ampio, in questa sede mi limito a condividere con lei un pensiero, e cioè che se da una parte dà potere all'altro, da un'altra parte ascolta il suo desiderio e cerca di realizzarlo.
È in nome del suo interesse che si muove, che esplora le possibilità e afferma se stesso. Ed è questo l'unico modo, tra i vari no, di potersi mettere nelle condizioni di ricevere anche un sì. Altrimenti, proteggendosi da un aprioristico rifiuto, fa una rinuncia che può pesare, come mi sembra lei stesso dire a proposito della sua esperienza.
In sostanza, diremmo che quei ragazzi e uomini che non si fanno problemi a mostrare il loro interesse, ascoltano il loro desiderio e, poiché mettono in conto di ricevere un no, non rinunciano alla possibilità di sentirsi dire sì.
Accanto a questo, leggendo il suo racconto, mi sono chiesto se dobbiamo complessificare lo scenario, parlando non soltanto del corteggiamento iniziale, ma di aspetti ulteriori che potrebbero riguardare il suo mondo interiore. Un primo interrogativo che mi sono posto è il seguente: se la donna che le piace le dicesse sì o dovesse essere lei stessa a corteggiarla, mostrando interesse per lei, ricambierebbe con entusiasmo e partecipazione o potrebbe vivere alcune paure ed evitare l'incontro?
Questo interrogativo iniziale nasce in me attraverso le sue parole, dall'impressione che in alcune circostanze lei abbia colto l'interesse di una donna, ma abbia ugualmente rinunciato.
Mi sembra positivo che lei senta spingere un desiderio vitale e desideri realizzarlo, al punto che si chiede come fare per affrontare la sua difficoltà.
Da come ho capito ha avuto un senso di vergogna a parlare in modo approfondito alle psicologhe alle quali si è rivolto. Oosso chiederle se è per questo che non ha proseguito o c'è stato qualche altro motivo?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
il suo racconto mette in luce una complessità di aspetti importanti. In primo luogo sottolinea di non avere approcciato alcune donne, nonostante il suo interesse. Mette in luce il reale rischio di esporsi e di ricevere un eventuale rifiuto. È come se aprisse, anche se in piccola parte, la porta del suo cuore e si sentisse vulnerabile. Nel momento in cui venisse rifiutato, il cuore ne sarebbe un po' ferito.
È significativo che lei parli di servilismo. Mi fa venire in mente che tutti noi siamo in una certa misura dipendenti, e lei mette un accento dalla coloritura negativa alla dipendenza.
Non ha tutti i torti, è un discorso ampio, in questa sede mi limito a condividere con lei un pensiero, e cioè che se da una parte dà potere all'altro, da un'altra parte ascolta il suo desiderio e cerca di realizzarlo.
È in nome del suo interesse che si muove, che esplora le possibilità e afferma se stesso. Ed è questo l'unico modo, tra i vari no, di potersi mettere nelle condizioni di ricevere anche un sì. Altrimenti, proteggendosi da un aprioristico rifiuto, fa una rinuncia che può pesare, come mi sembra lei stesso dire a proposito della sua esperienza.
In sostanza, diremmo che quei ragazzi e uomini che non si fanno problemi a mostrare il loro interesse, ascoltano il loro desiderio e, poiché mettono in conto di ricevere un no, non rinunciano alla possibilità di sentirsi dire sì.
Accanto a questo, leggendo il suo racconto, mi sono chiesto se dobbiamo complessificare lo scenario, parlando non soltanto del corteggiamento iniziale, ma di aspetti ulteriori che potrebbero riguardare il suo mondo interiore. Un primo interrogativo che mi sono posto è il seguente: se la donna che le piace le dicesse sì o dovesse essere lei stessa a corteggiarla, mostrando interesse per lei, ricambierebbe con entusiasmo e partecipazione o potrebbe vivere alcune paure ed evitare l'incontro?
Questo interrogativo iniziale nasce in me attraverso le sue parole, dall'impressione che in alcune circostanze lei abbia colto l'interesse di una donna, ma abbia ugualmente rinunciato.
Mi sembra positivo che lei senta spingere un desiderio vitale e desideri realizzarlo, al punto che si chiede come fare per affrontare la sua difficoltà.
Da come ho capito ha avuto un senso di vergogna a parlare in modo approfondito alle psicologhe alle quali si è rivolto. Oosso chiederle se è per questo che non ha proseguito o c'è stato qualche altro motivo?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Gentile dottore la ringrazio per aver risposto.
Quando lei dice che per soddisfare un desiderio occorre comunque mettere in conto anche il rifiuto non posso fare altro che darle ragione, è così in tutti gli ambiti della vita, nessuno (e soprattutto nessuna) ti "regala nulla" solo perché uno esiste. Probabilmente nel caso del "corteggiamento" il fastidio di dare il potere e la paura del rifiuto (ed aggiungo anche quello di sparlare di me agli altri dopo avermi rimbalzato) sono superiori alla soddisfazione di un desiderio che purtroppo riesco a soddisfare, dall'adolescenza, solo con l'onanismo. Rispondendo alle sue domande, a me è capitato che delle donne mi abbiano fatto capire il loro interesse e sembrassero "molto prese", non ho esperienza ma riesco a capire quando una donna può essere interessata (dal modo in cui ti guarda, ti cerca, ti parla, cerca il contatto, ti ascolta, di come si comporta quando non ci sei ecc...), ed è veramente molto doloroso per me vedere le stesse ad un certo punto defilarsi perché io non davo loro alcun input (a causa della mia finta indifferenza). Poi come le dicevo prima la donna "te lo fa capire", "ti manda segnali più o meno velati", ma ad un certo punto del "gioco" tutte vogliono che comunque l'uomo tiri fuori le p.alle, spero di aver reso bene il concetto. Sinteticamente nessuna ha desiderio di te se non dimostri, anche un minimo, chi sei e quanto vali (attraverso il linguaggio, principalmente).
A volte penso che per me sarebbe stato più facile essere
una donna perché (e lo dico senza ipocrisie) qualunque donna di aspetto decente può soddisfare il proprio bisogno sessuale semplicemente esplicitando la sua voglia. Quest'ultima frase è solo uno sfogo, a me piacciono le donne ma in questo ambito gli uomini come me sono troppo penalizzati da questo sistema di selezione naturale.
Il fatto che non abbia continuato con le sue colleghe è dovuto a questo ma anche al fatto che le donne per quanto abbiano studiato non possono capire come si sente un uomo in questo caso, per loro il sesso è una facoltà non una conquista. Una volta lessi una frase che condivido: "soltanto una donna con un gravissimo handicap fisico può capire come si sente un uomo incapace di procurarsi il sesso".
Quando lei dice che per soddisfare un desiderio occorre comunque mettere in conto anche il rifiuto non posso fare altro che darle ragione, è così in tutti gli ambiti della vita, nessuno (e soprattutto nessuna) ti "regala nulla" solo perché uno esiste. Probabilmente nel caso del "corteggiamento" il fastidio di dare il potere e la paura del rifiuto (ed aggiungo anche quello di sparlare di me agli altri dopo avermi rimbalzato) sono superiori alla soddisfazione di un desiderio che purtroppo riesco a soddisfare, dall'adolescenza, solo con l'onanismo. Rispondendo alle sue domande, a me è capitato che delle donne mi abbiano fatto capire il loro interesse e sembrassero "molto prese", non ho esperienza ma riesco a capire quando una donna può essere interessata (dal modo in cui ti guarda, ti cerca, ti parla, cerca il contatto, ti ascolta, di come si comporta quando non ci sei ecc...), ed è veramente molto doloroso per me vedere le stesse ad un certo punto defilarsi perché io non davo loro alcun input (a causa della mia finta indifferenza). Poi come le dicevo prima la donna "te lo fa capire", "ti manda segnali più o meno velati", ma ad un certo punto del "gioco" tutte vogliono che comunque l'uomo tiri fuori le p.alle, spero di aver reso bene il concetto. Sinteticamente nessuna ha desiderio di te se non dimostri, anche un minimo, chi sei e quanto vali (attraverso il linguaggio, principalmente).
A volte penso che per me sarebbe stato più facile essere
una donna perché (e lo dico senza ipocrisie) qualunque donna di aspetto decente può soddisfare il proprio bisogno sessuale semplicemente esplicitando la sua voglia. Quest'ultima frase è solo uno sfogo, a me piacciono le donne ma in questo ambito gli uomini come me sono troppo penalizzati da questo sistema di selezione naturale.
Il fatto che non abbia continuato con le sue colleghe è dovuto a questo ma anche al fatto che le donne per quanto abbiano studiato non possono capire come si sente un uomo in questo caso, per loro il sesso è una facoltà non una conquista. Una volta lessi una frase che condivido: "soltanto una donna con un gravissimo handicap fisico può capire come si sente un uomo incapace di procurarsi il sesso".
[#3]
Il suo racconto si arricchisce e suscita in me alcune riflessioni ulteriori. Voglio lasciarle due suggestioni in questa sede.
La prima riguarda lo scambio. Alcune donne sono coinvolte da lei e glielo mostrano. Nel momento in cui si defila dà loro una comunicazione precisa di disinteresse. Anche se è un'indifferenza finta, può essere difficile coglierlo. A quel punto non stanno rifiutando lei, possiamo dire che si sentono rifiutate esse stesse.
Leggendo le sue parole, continuo a sentire che ci sono aspetti che devono essere approfonditi al di là del corteggiamento iniziale. Le lascio allora questa seconda suggestione in proposito.
Sento cruciale dentro di me una dimensione legata al potere, tra chi lo detiene e chi lo subisce. Questo è un aspetto significativo, che può riguardare il vissuto del mondo maschile e quello del mondo femminile. È come se non bastasse esserci, l'incontro non è gratuito e non è alla pari.
Sarebbe pertanto necessario capire di più in proposito. E aprire un discorso, che merita la massima attenzione, relativo al suo mondo interiore e alle sue esperienze affettive.
Prima di salutarla, un inciso: lasci che gli altri "sparlino" di lei, li lasci dire.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
La prima riguarda lo scambio. Alcune donne sono coinvolte da lei e glielo mostrano. Nel momento in cui si defila dà loro una comunicazione precisa di disinteresse. Anche se è un'indifferenza finta, può essere difficile coglierlo. A quel punto non stanno rifiutando lei, possiamo dire che si sentono rifiutate esse stesse.
Leggendo le sue parole, continuo a sentire che ci sono aspetti che devono essere approfonditi al di là del corteggiamento iniziale. Le lascio allora questa seconda suggestione in proposito.
Sento cruciale dentro di me una dimensione legata al potere, tra chi lo detiene e chi lo subisce. Questo è un aspetto significativo, che può riguardare il vissuto del mondo maschile e quello del mondo femminile. È come se non bastasse esserci, l'incontro non è gratuito e non è alla pari.
Sarebbe pertanto necessario capire di più in proposito. E aprire un discorso, che merita la massima attenzione, relativo al suo mondo interiore e alle sue esperienze affettive.
Prima di salutarla, un inciso: lasci che gli altri "sparlino" di lei, li lasci dire.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
Utente
Dottore grazie ancora per i consigli.
Riguardo al fatto che le donne si defilano quando percepiscono la mia indifferenza è vero che così facendo sto inviando un segnale di (finto) disinteresse, ma io credo (anzi sono fermamente convinto di ciò) che le donne abbiano un "sesto senso" in queste situazioni, ovvero che anche se un uomo finge indifferenza, loro intimamente sappiano che in realtà lui sta semplicemente nascondendo l'interesse per paura. Il problema per loro (e per me) è, di massima, che non riescono a condurre un gioco dove l'uomo "non collabora".
Credo che nel corteggiamento/flirt le donne sentono il bisogno, in un certo senso, di un uomo che "conduce" proprio come avviene nel ballo. Se l'uomo "si ferma", "smette di interagire" la donna non sente lo stimolo a continuare e dopo un po' si scoccia e si defila (alla faccia della tanto decantata emancipazione), questo in linea di massima, poi ovviamente ci sono anche le eccezioni. Tempo fa ho sottoposto il mio problema ad un forum di seduzione, dove scrivono uomini che millantano le loro conquiste e le tecniche per andare a letto con molte donne. In sintesi loro mi hanno scritto che la mia descrizione della dinamica del corteggiamento, per sommi capi, è corretta, l'uomo deve dimostrare quanto vale, far ridere, far divertire, far sognare ecc... ma è la donna che decide se lui può "entrare o meno". Tuttavia loro hanno sottolineato che il problema è nelle mie "strutture mentali", ovvero a differenza mia per loro il corteggiamento è un divertimento, un gioco, quando ci provano con una donna loro non si sentono in una situazione di inferiorità ma addirittura di superiorità ("lei deve essere grata di ricevere le mie attenzioni, perché con tante donne ho scelto di corteggiare lei, quindi mi deve omaggiare, ringraziare e non criticare"), ed un eventuale rifiuto loro lo etichettano non come una propria sconfitta ma come l'incapacità della donna di apprezzare la loro unicità (quindi non sono io l'incapace ma è lei la scema che ha perso l'occasione). Questa è una visione totalmente opposta al mio modo di vedere il corteggiamento che mi ha fatto molto riflettere.
A volte penso di essere nato nel paese sbagliato, alcuni miei amici hanno perso la verginità durante l'Erasmus in Norvegia, dove le donne sono molto più propositive (parole loro). Questa esperienza li ha sbloccati, e quando sono tornati in Italia erano molto più sciolti e spigliati.
Riguardo il mio rapporto con le figure di potere diciamo che è ambivalente, se nella figura di potere riconosco giustizia, lealtà, empatia e rispetto per il prossimo non ho alcun tipo di problema, anzi diventa per me un punto di riferimento, se invece nella figura di potere riconosco ego smisurato, ricatti, provocazioni e prevaricazioni, allora la mia reazione può essere anche rabbiosa e violenta.
Per farle un esempio, spesso sento di uomini che sono costretti dall'astinenza sessuale forzata da parte della loro moglie o fidanzate perché questi non fanno ciò che le loro donne desiderano, una specie di ricatto sessuale, "te la do solo se mi fai contenta", ecco quella è una situazione che non sopporterei perché mi sentirei ricattato, conoscendomi non scenderei ad alcun compromesso fin quando la tipa in questione non smette di fare la bambina capricciosa, sarei disposto anche a perderla pur di non cedere al ricatto, la stessa cosa farei se una donna usa la tattica della gelosia per "farmi dare una mossa", da parte mia solo continua indifferenza mista a odio (ben celato).
Sono d'accordo con quello che dice Peter Sloan: "La donna italiana è materna, ma per fartela pagare ti tiene il muso e fa lo sciopero sessuale. La donna inglese, invece, se si secca piuttosto ti picchia, ma non rinuncerebbe mai a fare l’amore". Concludo dicendo che spesso tra le mie fantasie ho immaginato un mondo dove il sesso per un uomo non fosse una conquista ma un diritto, una sorta di comunismo sessuale dove tutti avevano appunto il diritto ad una casa, un lavoro, cibo e sesso assicurato. Se la storia dell'umanità non ha prodotto niente di simile forse è perché la questione sesso per le donne intacca delle strutture talmente intime e profonde che nessuna organizzazione statale ha mai anche solo pensato a qualcosa del genere. Spero di aver dato ulteriori spunti per riflessioni anche ad altri suoi colleghi.
Riguardo al fatto che le donne si defilano quando percepiscono la mia indifferenza è vero che così facendo sto inviando un segnale di (finto) disinteresse, ma io credo (anzi sono fermamente convinto di ciò) che le donne abbiano un "sesto senso" in queste situazioni, ovvero che anche se un uomo finge indifferenza, loro intimamente sappiano che in realtà lui sta semplicemente nascondendo l'interesse per paura. Il problema per loro (e per me) è, di massima, che non riescono a condurre un gioco dove l'uomo "non collabora".
Credo che nel corteggiamento/flirt le donne sentono il bisogno, in un certo senso, di un uomo che "conduce" proprio come avviene nel ballo. Se l'uomo "si ferma", "smette di interagire" la donna non sente lo stimolo a continuare e dopo un po' si scoccia e si defila (alla faccia della tanto decantata emancipazione), questo in linea di massima, poi ovviamente ci sono anche le eccezioni. Tempo fa ho sottoposto il mio problema ad un forum di seduzione, dove scrivono uomini che millantano le loro conquiste e le tecniche per andare a letto con molte donne. In sintesi loro mi hanno scritto che la mia descrizione della dinamica del corteggiamento, per sommi capi, è corretta, l'uomo deve dimostrare quanto vale, far ridere, far divertire, far sognare ecc... ma è la donna che decide se lui può "entrare o meno". Tuttavia loro hanno sottolineato che il problema è nelle mie "strutture mentali", ovvero a differenza mia per loro il corteggiamento è un divertimento, un gioco, quando ci provano con una donna loro non si sentono in una situazione di inferiorità ma addirittura di superiorità ("lei deve essere grata di ricevere le mie attenzioni, perché con tante donne ho scelto di corteggiare lei, quindi mi deve omaggiare, ringraziare e non criticare"), ed un eventuale rifiuto loro lo etichettano non come una propria sconfitta ma come l'incapacità della donna di apprezzare la loro unicità (quindi non sono io l'incapace ma è lei la scema che ha perso l'occasione). Questa è una visione totalmente opposta al mio modo di vedere il corteggiamento che mi ha fatto molto riflettere.
A volte penso di essere nato nel paese sbagliato, alcuni miei amici hanno perso la verginità durante l'Erasmus in Norvegia, dove le donne sono molto più propositive (parole loro). Questa esperienza li ha sbloccati, e quando sono tornati in Italia erano molto più sciolti e spigliati.
Riguardo il mio rapporto con le figure di potere diciamo che è ambivalente, se nella figura di potere riconosco giustizia, lealtà, empatia e rispetto per il prossimo non ho alcun tipo di problema, anzi diventa per me un punto di riferimento, se invece nella figura di potere riconosco ego smisurato, ricatti, provocazioni e prevaricazioni, allora la mia reazione può essere anche rabbiosa e violenta.
Per farle un esempio, spesso sento di uomini che sono costretti dall'astinenza sessuale forzata da parte della loro moglie o fidanzate perché questi non fanno ciò che le loro donne desiderano, una specie di ricatto sessuale, "te la do solo se mi fai contenta", ecco quella è una situazione che non sopporterei perché mi sentirei ricattato, conoscendomi non scenderei ad alcun compromesso fin quando la tipa in questione non smette di fare la bambina capricciosa, sarei disposto anche a perderla pur di non cedere al ricatto, la stessa cosa farei se una donna usa la tattica della gelosia per "farmi dare una mossa", da parte mia solo continua indifferenza mista a odio (ben celato).
Sono d'accordo con quello che dice Peter Sloan: "La donna italiana è materna, ma per fartela pagare ti tiene il muso e fa lo sciopero sessuale. La donna inglese, invece, se si secca piuttosto ti picchia, ma non rinuncerebbe mai a fare l’amore". Concludo dicendo che spesso tra le mie fantasie ho immaginato un mondo dove il sesso per un uomo non fosse una conquista ma un diritto, una sorta di comunismo sessuale dove tutti avevano appunto il diritto ad una casa, un lavoro, cibo e sesso assicurato. Se la storia dell'umanità non ha prodotto niente di simile forse è perché la questione sesso per le donne intacca delle strutture talmente intime e profonde che nessuna organizzazione statale ha mai anche solo pensato a qualcosa del genere. Spero di aver dato ulteriori spunti per riflessioni anche ad altri suoi colleghi.
[#5]
Nella sua narrazione mi sembra esserci un filo rosso, non so cosa ne pensa, mi sto riferendo alla disparità che sente tra uomo e donna.
Sembra esserci la rappresentazione della donna come capricciosa e seduttiva, potremmo dire una persona che ricatta e magari inganna per ricevere attenzioni e fare i propri interessi. E forse questo la fa sentire usato, come se dovesse essere un oggetto a disposizione di lei.
Attraverso l'esempio del ballo vuole ricordare che deve pensarci l'uomo che conduce, mentre la donna lo segue. Nel suo discorso questo rappresenta una disparità, che corrisponde alla difficoltà della donna di prendere iniziative, alla tendenza ad aspettarsi proposte dall'uomo e, di fatto, alla sua decantata e mancata emancipazione.
Il suo sentire è prezioso e complesso, come lo sono i suoi pensieri, che implicano importanti riflessioni sulla natura e sulla cultura. È importante quello che sta esprimendo, mi sembra stia parlando del desiderio di essere se stesso e di vivere autenticamente, al di là dei ruoli. Non so se mi sbaglio, mi sembra lanciare una sfida e chiedersi: è possibile?
Forse una risposta si può trovare nelle "eccezioni" di cui parla, ma non solo. Come le dicevo, è importante conoscere i suoi vissuti più profondi, perché possono essere la via per comprendere certi dinamiche e affrontarle. Ad esempio emerge nel suo racconto una costellazione emotiva significativa, dove ci sono stati d'animo di cui tenere conto. Dal senso di rifiuto, a vissuti di disagio e rinuncia, alla rabbia ad esempio nonché magari alla paura.
Quando parla degli uomini del forum, ho avuto l'impressione che mantenessero attiva la disparità, poiché comunque la vedi c'è sempre qualcuno che conduce o comanda e qualcuno che segue o subisce. In alcuni momenti è la donna, in altri è l'uomo. Sembra quasi un braccio di ferro.
Non avviene quel passaggio trasformativo, di cui io credo lei stia parlando, ovvero la parità. Lei stesso afferma che la loro è una visione totalmente opposta alla sua, ma questo vuol dire che si mantengono i ruoli agli estremi. Continua a esserci, come dicevo, chi conduce e chi segue, ma io non credo che lei desideri essere colui che segue. Forse possiamo dire che lei desidera esserci e sentire, con convinzione e passione, l'interesse gratuito da parte di lei.
Accanto al discorso legato alla sessualità, posso chiederle se si immagina anche in coppia con una donna, sente che potrebbero verificarsi le stesse dinamiche anche all'interno di un legame?
Inoltre, come valuta oggi la possibilità di effettuare una consultazione psicologica dove trovare uno spazio d'ascolto idoneo, dandosi la possibilità di approfondire i suoi vissuti e dialogare nel modo dovuto, dal vivo?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Sembra esserci la rappresentazione della donna come capricciosa e seduttiva, potremmo dire una persona che ricatta e magari inganna per ricevere attenzioni e fare i propri interessi. E forse questo la fa sentire usato, come se dovesse essere un oggetto a disposizione di lei.
Attraverso l'esempio del ballo vuole ricordare che deve pensarci l'uomo che conduce, mentre la donna lo segue. Nel suo discorso questo rappresenta una disparità, che corrisponde alla difficoltà della donna di prendere iniziative, alla tendenza ad aspettarsi proposte dall'uomo e, di fatto, alla sua decantata e mancata emancipazione.
Il suo sentire è prezioso e complesso, come lo sono i suoi pensieri, che implicano importanti riflessioni sulla natura e sulla cultura. È importante quello che sta esprimendo, mi sembra stia parlando del desiderio di essere se stesso e di vivere autenticamente, al di là dei ruoli. Non so se mi sbaglio, mi sembra lanciare una sfida e chiedersi: è possibile?
Forse una risposta si può trovare nelle "eccezioni" di cui parla, ma non solo. Come le dicevo, è importante conoscere i suoi vissuti più profondi, perché possono essere la via per comprendere certi dinamiche e affrontarle. Ad esempio emerge nel suo racconto una costellazione emotiva significativa, dove ci sono stati d'animo di cui tenere conto. Dal senso di rifiuto, a vissuti di disagio e rinuncia, alla rabbia ad esempio nonché magari alla paura.
Quando parla degli uomini del forum, ho avuto l'impressione che mantenessero attiva la disparità, poiché comunque la vedi c'è sempre qualcuno che conduce o comanda e qualcuno che segue o subisce. In alcuni momenti è la donna, in altri è l'uomo. Sembra quasi un braccio di ferro.
Non avviene quel passaggio trasformativo, di cui io credo lei stia parlando, ovvero la parità. Lei stesso afferma che la loro è una visione totalmente opposta alla sua, ma questo vuol dire che si mantengono i ruoli agli estremi. Continua a esserci, come dicevo, chi conduce e chi segue, ma io non credo che lei desideri essere colui che segue. Forse possiamo dire che lei desidera esserci e sentire, con convinzione e passione, l'interesse gratuito da parte di lei.
Accanto al discorso legato alla sessualità, posso chiederle se si immagina anche in coppia con una donna, sente che potrebbero verificarsi le stesse dinamiche anche all'interno di un legame?
Inoltre, come valuta oggi la possibilità di effettuare una consultazione psicologica dove trovare uno spazio d'ascolto idoneo, dandosi la possibilità di approfondire i suoi vissuti e dialogare nel modo dovuto, dal vivo?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#6]
Utente
Buonasera dottore,
in linea di massima io credo che le donne, nel gioco del corteggiamento, abbiano un ruolo sopratutto di "valutazione", siano come un recruiter nei colloqui di selezione. Mi spiego meglio: ovviamente anche loro sono partecipi del gioco, ma il gioco si interrompe se l'uomo si defila, se lui smette di giocare. Al contrario invece se è la donna che si ritrae accade spessissimo che l'uomo "la insegua", insista, cerchi di farle cambiare idea, ecco tutti questi comportamenti li vedo propri del maschio (non tutti ovviamente) e non della donna, ovvero insistere nonostante la ritrosia ed addirittura il rifiuto dell'altro, anche per questo motivo non sento il gioco del corteggiamento come paritario. La mia esperienza di vita e la vasta letteratura in merito mi danno questa convinzione, di donne che insistono nonostante la ritrosia ed i continui rifiuti di lui penso che si possano contare sulle dita di una mano, di uomini che insistono nonostante la ritrosia ed i continui rifiuti di lei ce ne sono stati milioni, forse miliardi. Ho anche affrontato l'argomento con alcune donne, anche su dei forum presenti in rete, e tutte alla fine hanno confermato ciò (non senza polemiche ed accuse di maschilismo). Ricordo ancora una frase di una donna intervenuta: "Renditi conto di una cosa: la f--a non è un presidio medico chirurgico e non sta scritto da nessuna parte che le donne si devono ingegnare per garantirne un equa distribuzione o per non scontentare nessuno. Il mondo è ingiusto ma alla tua età dovresti averlo capito".
Quanto sopra scritto mi porta a fare un'altra considerazione: io non credo nell'emancipazione femminile, non ci credo per questo motivo: se tu donna fai dipendere il tuo desiderio sessuale dalla capacità dell'uomo di farti sentire amata, desiderata, di farti ridere e divertire, di metterti a tuo agio, di farti sentire ascoltata e protetta, significa che la tua scelta ed il tuo consenso di fare entrare Tizio anziché Caio non sono liberi ma sono condizionati dall'altrui "saperci fare", e queste abilità seduttive (che nell'uomo si esplicano nel linguaggio e nel linguaggio si può anche costruire l'inganno e la simulazione di sentimenti) altro non sono che diretta emanazione del cervello maschile, della sua intelligenza, quindi come fai a dichiararti emancipata e libera se il tuo desiderio sessuale è condizionato principalmente dal cervello dell'uomo, dalla sua intelligenza? Spero di aver sintetizzato bene una faccenda che è abbastanza complessa e riguarda i rapporti uomo/donna in generale non solo in questo particolare.
Riguardo un'eventuale mia relazione affettiva vengo subito al dunque: io credo che uomini e donne (quando amano) amino in modo differente, e ciò è dovuto alle sovrastrutture biologiche della specie umana. Io credo che un uomo realmente e profondamente innamorato della propria donna sia disposto persino a morire per salvare lei, non percepisco invece nelle donne lo stesso istinto, ovvero morire per salvare l'uomo che amano, io penso che la donna sia disposta a morire solo per salvare i propri figli (forse gli unici esseri che hanno il suo amore incondizionato). Ci saranno anche qui delle eccezioni sicuramente, ma la tendenza che vedo e percepisco è questa. Fatta questa premessa qualora vivessi una relazione non credo che riuscirei ad amare pienamente e profondamente una donna che abbia un passato sessuale, ma non perché io sia vergine e quindi la vorrei vergine, farei lo stesso ragionamento anche se non fossi vergine, semplicemente perché una donna che fa entrare per la prima volta un uomo dentro di sé gli sta facendo un dono che non tornerà più, che le donne stesse considerano prezioso, che nessun uomo potrà mai più ricevere. Quindi qualora avessi una relazione con una donna già deflorata la "userei" solo per avere una vita sessuale regolare, frenerei qualunque tentativo di "innamoramento" verso di lei, simulerei dei sentimenti che non esistono pur di garantirmi il sesso regolare.
Spiace dirlo ma non ho molta stima degli uomini che hanno sposato donne deflorate da un altro, sinceramente mi fanno un po' pena perché hanno contratto mutui, responsabilità e sacrifici con una donna che ha donato la parte migliore di sé ad un altro che si è solo divertito senza impegni. Con la prima psicologa ho tentato di parlare di questo argomento ma mi sono subito accorto che queste considerazioni la infastidivano e la scandalizzavano, quindi non mi sentivo libero di esternarle i miei pensieri più profondi. Mi spiace per le donne che leggono ma questo è il mio sentire. Tengo a sottolineare che queste sono convinzioni ben radicate, e difficilmente posso cambiare idea sull'argomento. Argomento ovviamente che mi tengo ben stretto essendo un tabu' anche solo parlarne per la società odierna.
Riguardo un eventuale consulto dal vivo attualmente preferirei aspettare. I due precedenti incontri con le sue colleghe sono stati abbastanza deludenti, mi hanno fornito pochi spunti di riflessione e nessun consiglio utile. Ho trovato invece spunti di riflessioni importanti in forum sul web, sopratutto quelli frequentati dalle donne, mi hanno permesso di accedere ad informazioni sull'universo femminile che mi sarebbero rimaste sconosciute, materiale che mi ha fatto molto riflettere sopratutto sulla diversità antropologica tra uomini e donne.
Un caro saluto.
in linea di massima io credo che le donne, nel gioco del corteggiamento, abbiano un ruolo sopratutto di "valutazione", siano come un recruiter nei colloqui di selezione. Mi spiego meglio: ovviamente anche loro sono partecipi del gioco, ma il gioco si interrompe se l'uomo si defila, se lui smette di giocare. Al contrario invece se è la donna che si ritrae accade spessissimo che l'uomo "la insegua", insista, cerchi di farle cambiare idea, ecco tutti questi comportamenti li vedo propri del maschio (non tutti ovviamente) e non della donna, ovvero insistere nonostante la ritrosia ed addirittura il rifiuto dell'altro, anche per questo motivo non sento il gioco del corteggiamento come paritario. La mia esperienza di vita e la vasta letteratura in merito mi danno questa convinzione, di donne che insistono nonostante la ritrosia ed i continui rifiuti di lui penso che si possano contare sulle dita di una mano, di uomini che insistono nonostante la ritrosia ed i continui rifiuti di lei ce ne sono stati milioni, forse miliardi. Ho anche affrontato l'argomento con alcune donne, anche su dei forum presenti in rete, e tutte alla fine hanno confermato ciò (non senza polemiche ed accuse di maschilismo). Ricordo ancora una frase di una donna intervenuta: "Renditi conto di una cosa: la f--a non è un presidio medico chirurgico e non sta scritto da nessuna parte che le donne si devono ingegnare per garantirne un equa distribuzione o per non scontentare nessuno. Il mondo è ingiusto ma alla tua età dovresti averlo capito".
Quanto sopra scritto mi porta a fare un'altra considerazione: io non credo nell'emancipazione femminile, non ci credo per questo motivo: se tu donna fai dipendere il tuo desiderio sessuale dalla capacità dell'uomo di farti sentire amata, desiderata, di farti ridere e divertire, di metterti a tuo agio, di farti sentire ascoltata e protetta, significa che la tua scelta ed il tuo consenso di fare entrare Tizio anziché Caio non sono liberi ma sono condizionati dall'altrui "saperci fare", e queste abilità seduttive (che nell'uomo si esplicano nel linguaggio e nel linguaggio si può anche costruire l'inganno e la simulazione di sentimenti) altro non sono che diretta emanazione del cervello maschile, della sua intelligenza, quindi come fai a dichiararti emancipata e libera se il tuo desiderio sessuale è condizionato principalmente dal cervello dell'uomo, dalla sua intelligenza? Spero di aver sintetizzato bene una faccenda che è abbastanza complessa e riguarda i rapporti uomo/donna in generale non solo in questo particolare.
Riguardo un'eventuale mia relazione affettiva vengo subito al dunque: io credo che uomini e donne (quando amano) amino in modo differente, e ciò è dovuto alle sovrastrutture biologiche della specie umana. Io credo che un uomo realmente e profondamente innamorato della propria donna sia disposto persino a morire per salvare lei, non percepisco invece nelle donne lo stesso istinto, ovvero morire per salvare l'uomo che amano, io penso che la donna sia disposta a morire solo per salvare i propri figli (forse gli unici esseri che hanno il suo amore incondizionato). Ci saranno anche qui delle eccezioni sicuramente, ma la tendenza che vedo e percepisco è questa. Fatta questa premessa qualora vivessi una relazione non credo che riuscirei ad amare pienamente e profondamente una donna che abbia un passato sessuale, ma non perché io sia vergine e quindi la vorrei vergine, farei lo stesso ragionamento anche se non fossi vergine, semplicemente perché una donna che fa entrare per la prima volta un uomo dentro di sé gli sta facendo un dono che non tornerà più, che le donne stesse considerano prezioso, che nessun uomo potrà mai più ricevere. Quindi qualora avessi una relazione con una donna già deflorata la "userei" solo per avere una vita sessuale regolare, frenerei qualunque tentativo di "innamoramento" verso di lei, simulerei dei sentimenti che non esistono pur di garantirmi il sesso regolare.
Spiace dirlo ma non ho molta stima degli uomini che hanno sposato donne deflorate da un altro, sinceramente mi fanno un po' pena perché hanno contratto mutui, responsabilità e sacrifici con una donna che ha donato la parte migliore di sé ad un altro che si è solo divertito senza impegni. Con la prima psicologa ho tentato di parlare di questo argomento ma mi sono subito accorto che queste considerazioni la infastidivano e la scandalizzavano, quindi non mi sentivo libero di esternarle i miei pensieri più profondi. Mi spiace per le donne che leggono ma questo è il mio sentire. Tengo a sottolineare che queste sono convinzioni ben radicate, e difficilmente posso cambiare idea sull'argomento. Argomento ovviamente che mi tengo ben stretto essendo un tabu' anche solo parlarne per la società odierna.
Riguardo un eventuale consulto dal vivo attualmente preferirei aspettare. I due precedenti incontri con le sue colleghe sono stati abbastanza deludenti, mi hanno fornito pochi spunti di riflessione e nessun consiglio utile. Ho trovato invece spunti di riflessioni importanti in forum sul web, sopratutto quelli frequentati dalle donne, mi hanno permesso di accedere ad informazioni sull'universo femminile che mi sarebbero rimaste sconosciute, materiale che mi ha fatto molto riflettere sopratutto sulla diversità antropologica tra uomini e donne.
Un caro saluto.
[#7]
Il suo racconto diventa sempre più ricco. Mi sono anche chiesto se desideri che venga letto da colleghe donne, forse questo potrebbe essere significativo in caso. Magari una parte di lei desidera un confronto, senza paura né scandali, con comprensione. Forse vorrebbe essere ascoltato, nelle sue delusioni, nelle sue ferite. E magari anche essere sorpreso da una realtà differente, nonostante certe convinzioni siano comprensibilmente radicate.
Quando parla della sua esperienza di vita è importante darsi l'occasione di approfondirla. In questa sede purtroppo non riusciamo ad andare oltre, e desidero esserle da garante affinché possa spostare il dialogo dal vivo, quando un giorno lo riterrà opportuno. Sento un po' troppo presente la rete, conosce il mio consiglio in merito.
Se da una parte desidera aspettare, dall'altra parte sento in lei il desiderio di condividere i suoi pensieri e i suoi vissuti liberamente, esprimendo i suoi stati d'animo. Quindi sono sicuro che, quando deciderà, potrà trovare lo spazio adatto a lei, e magari scoprire qualcosa che potrebbe stupirla, trovando dentro di sé e intorno a sé l'amore che sta cercando.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Quando parla della sua esperienza di vita è importante darsi l'occasione di approfondirla. In questa sede purtroppo non riusciamo ad andare oltre, e desidero esserle da garante affinché possa spostare il dialogo dal vivo, quando un giorno lo riterrà opportuno. Sento un po' troppo presente la rete, conosce il mio consiglio in merito.
Se da una parte desidera aspettare, dall'altra parte sento in lei il desiderio di condividere i suoi pensieri e i suoi vissuti liberamente, esprimendo i suoi stati d'animo. Quindi sono sicuro che, quando deciderà, potrà trovare lo spazio adatto a lei, e magari scoprire qualcosa che potrebbe stupirla, trovando dentro di sé e intorno a sé l'amore che sta cercando.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#8]
Utente
Dottore grazie sempre per l’intervento. Rispondendo al suo quesito a dire la verità speravo che rispondesse un uomo, non perché considero gli psicologi maschi più competenti delle donne, semplicemente perché certe dinamiche del “corteggiamento maschile” sono più familiari ad un uomo che ad una donna, quindi ritengo che su quest’argomento un uomo possa calarsi meglio nei miei panni e capire anche le piccole sfumature del mio sentire.
Sono convinto che se avessero scritto le sue colleghe avrebbero dato risposte più stereotipate e meno spontanee, proprio perché non sanno e non possono capire.
Riguardo alla sua ultima considerazione mi permetto di dissentire: so cosa significa essere amato ed amare, è vero tuttavia che dovrei amare un po’ di più me stesso. Tuttavia l’amore per un uomo (così come il sesso) non si cerca, si conquista, altrimenti non si spiegherebbe perché nel mondo ci sono uomini comuni che hanno fatto sesso è sono stati amati da centinaia di donne ed altri invece che pur valendo molto fanno fatica anche solo a “trovare” (anche se il termine non mi piace) una ragazza.
Qual è la differenza tra le due categorie? L’autenticita? No, la differenza sta nel non avere scrupoli nel considerare le donne come meri oggetti da collezione, facendo leva sull’innato bisogno di una donna di sentirsi bella, compresa e desiderata.
Grazie ancora e buona giornata.
Sono convinto che se avessero scritto le sue colleghe avrebbero dato risposte più stereotipate e meno spontanee, proprio perché non sanno e non possono capire.
Riguardo alla sua ultima considerazione mi permetto di dissentire: so cosa significa essere amato ed amare, è vero tuttavia che dovrei amare un po’ di più me stesso. Tuttavia l’amore per un uomo (così come il sesso) non si cerca, si conquista, altrimenti non si spiegherebbe perché nel mondo ci sono uomini comuni che hanno fatto sesso è sono stati amati da centinaia di donne ed altri invece che pur valendo molto fanno fatica anche solo a “trovare” (anche se il termine non mi piace) una ragazza.
Qual è la differenza tra le due categorie? L’autenticita? No, la differenza sta nel non avere scrupoli nel considerare le donne come meri oggetti da collezione, facendo leva sull’innato bisogno di una donna di sentirsi bella, compresa e desiderata.
Grazie ancora e buona giornata.
[#9]
Buongiorno,
quando parlavo di amore non mi riferivo al suo passato, ma accetto il suo dissenso. Le ho dato una mia impressione senza averla debitamente ascoltata e senza conoscerci. Anche per questo è necessario una consultazione dal vivo.
Non so se sbagliando, mi è sembrato che ci fosse nelle sue parole una centratura sulla sessualità a fronte di un mio interrogativo sul legame, e mi sono chiesto come mai. Se riscontrasse una verità nella mia domanda, sarebbe importante conoscere le sue storie affettive del passato, sia quelle più antiche con chi si è preso cura di lei sia quelle più adulte con chi ha amato.
Ecco, forse impropriamente, ho voluto spostare l'accento dalla sessualità all'amore, intendendo il suo desiderio di fare l'amore e il peso di trovarsi in questa condizione da cui sente di voler uscire, in modo più ampio. Anche interrogandomi se forse qualche delusione d'amore del passato possa avere in qualche modo contribuito a generare il "loop" di cui parla, una chiusura diciamo eventualmente causata da una costellazione emotiva sviluppata nella sua esperienza personale.
A proposito dell'autenticità, un'ultima impressione. Anche se è un po' un provocatore, non so se sia d'accordo con me, credo di poter affermare che lei non sia quell'uomo che non ha scrupoli e considera la donna un oggetto da collezione. Così come sta cercando quella donna che non fa capricci e considera l'uomo un oggetto solo per avere figli e per essere servita e riverita.
Lei argomenta, come le dicevo, un tema molto grande tra natura e cultura. E prima di salutarci, anche se forse lei mi direbbe di no, mi piacerebbe comunque che lasciassimo aperta la domanda, potremmo dire, tra soggetti autentici e oggetti ad uso e consumo. Esistono solo questi ultimi? Non è una domanda retorica, per cui io avrei la risposta e vorrei convincerla di un mio pensiero. In questo senso, lasciamola aperta.
Le lascio allora queste ultime suggestioni, ringraziandola per la sua pazienza e la sua disponibilità al nostro dialogo circa i suoi vissuti profondi e delicati, che meritano senz'altro uno spazio d'ascolto e un tempo differenti dal consulto online.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
quando parlavo di amore non mi riferivo al suo passato, ma accetto il suo dissenso. Le ho dato una mia impressione senza averla debitamente ascoltata e senza conoscerci. Anche per questo è necessario una consultazione dal vivo.
Non so se sbagliando, mi è sembrato che ci fosse nelle sue parole una centratura sulla sessualità a fronte di un mio interrogativo sul legame, e mi sono chiesto come mai. Se riscontrasse una verità nella mia domanda, sarebbe importante conoscere le sue storie affettive del passato, sia quelle più antiche con chi si è preso cura di lei sia quelle più adulte con chi ha amato.
Ecco, forse impropriamente, ho voluto spostare l'accento dalla sessualità all'amore, intendendo il suo desiderio di fare l'amore e il peso di trovarsi in questa condizione da cui sente di voler uscire, in modo più ampio. Anche interrogandomi se forse qualche delusione d'amore del passato possa avere in qualche modo contribuito a generare il "loop" di cui parla, una chiusura diciamo eventualmente causata da una costellazione emotiva sviluppata nella sua esperienza personale.
A proposito dell'autenticità, un'ultima impressione. Anche se è un po' un provocatore, non so se sia d'accordo con me, credo di poter affermare che lei non sia quell'uomo che non ha scrupoli e considera la donna un oggetto da collezione. Così come sta cercando quella donna che non fa capricci e considera l'uomo un oggetto solo per avere figli e per essere servita e riverita.
Lei argomenta, come le dicevo, un tema molto grande tra natura e cultura. E prima di salutarci, anche se forse lei mi direbbe di no, mi piacerebbe comunque che lasciassimo aperta la domanda, potremmo dire, tra soggetti autentici e oggetti ad uso e consumo. Esistono solo questi ultimi? Non è una domanda retorica, per cui io avrei la risposta e vorrei convincerla di un mio pensiero. In questo senso, lasciamola aperta.
Le lascio allora queste ultime suggestioni, ringraziandola per la sua pazienza e la sua disponibilità al nostro dialogo circa i suoi vissuti profondi e delicati, che meritano senz'altro uno spazio d'ascolto e un tempo differenti dal consulto online.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#10]
Utente
Buongiorno dottore,
i motivi per cui io ho questo “software” risiedono ovviamente nel rapporto che ho avuto con i miei genitori. La lettura di libri di psicologia scritti da Alice Miller (il bambino deprivato), la sindrome di Laio (Titti Gallino) e la teoria dell’attaccamento di Bolwby mi hanno permesso di capire perché mi comporto in un certo modo. L’approfondimento c’è stato dopo che una persona (un caro amico) tempo fa mi ha aperto gli occhi su un abuso che io ho subito, in sintesi io gli raccontai di un episodio in cui un istruttore mi aveva preso a schiaffi e pugni durante una sessione addestrativa, pensavo che questo istruttore nel fare ciò avesse ragione, che fossi io nel torto (quel corso purtroppo non lo superai con enormi sensi di colpa), quando ho raccontato questo fatto anni dopo al mio amico lui mi disse “no, un istruttore non deve mettere le mani addosso ad un allievo, è sbagliato. Deve esigere serietà, impegno, ma le mani devono stare al loro posto”. Questa semplice frase mi ha aperto gli occhi, è come se fosse caduto davanti a me un muro che mi ha fatto vedere la realtà per quello che è, ed allo stesso tempo però ha incrementato il senso di colpa verso me stesso per non essermene accorto prima, è come se qualcuno mi avesse programmato fin dall’infanzia a non discutere sulle figure d’autorità perché le stesse hanno sempre ragione, a non avere senso critico. Mi sono accorto che questo pensiero è purtroppo ben radicato in molte persone che accettano ricatti, provocazioni, violenza ed angherie perché per loro chi detiene un potere ha sempre ragione.
Tornando al corteggiamento sono giunto alla conclusione che le donne in Italia sono abituate troppo bene, c’è sempre qualche maschio pronto ad aiutarle ed a corteggiarle per il solo fatto che sono donne (le donne criticano gli uomini che ci provano però non possono farne a meno, altra grande ipocrisia). Sono convinto che se tutti gli uomini si comportassero in modo inerte come me le donne sarebbero costrette a darsi da fare per ottenere sesso (e amore) proprio come avviene in paesi più evoluti del nostro (Gran Bretagna, Norvegia, Svezia), il sesso sarebbe più equamente distribuito, non ci sarebbero le storture odierne, dove ci sono uomini che cambiano una donna a settimana ed altri invece che soffrono perché non scendono a patti ipocriti e non rispettosi della vera parità. Grazie sempre x l’ascolto.
i motivi per cui io ho questo “software” risiedono ovviamente nel rapporto che ho avuto con i miei genitori. La lettura di libri di psicologia scritti da Alice Miller (il bambino deprivato), la sindrome di Laio (Titti Gallino) e la teoria dell’attaccamento di Bolwby mi hanno permesso di capire perché mi comporto in un certo modo. L’approfondimento c’è stato dopo che una persona (un caro amico) tempo fa mi ha aperto gli occhi su un abuso che io ho subito, in sintesi io gli raccontai di un episodio in cui un istruttore mi aveva preso a schiaffi e pugni durante una sessione addestrativa, pensavo che questo istruttore nel fare ciò avesse ragione, che fossi io nel torto (quel corso purtroppo non lo superai con enormi sensi di colpa), quando ho raccontato questo fatto anni dopo al mio amico lui mi disse “no, un istruttore non deve mettere le mani addosso ad un allievo, è sbagliato. Deve esigere serietà, impegno, ma le mani devono stare al loro posto”. Questa semplice frase mi ha aperto gli occhi, è come se fosse caduto davanti a me un muro che mi ha fatto vedere la realtà per quello che è, ed allo stesso tempo però ha incrementato il senso di colpa verso me stesso per non essermene accorto prima, è come se qualcuno mi avesse programmato fin dall’infanzia a non discutere sulle figure d’autorità perché le stesse hanno sempre ragione, a non avere senso critico. Mi sono accorto che questo pensiero è purtroppo ben radicato in molte persone che accettano ricatti, provocazioni, violenza ed angherie perché per loro chi detiene un potere ha sempre ragione.
Tornando al corteggiamento sono giunto alla conclusione che le donne in Italia sono abituate troppo bene, c’è sempre qualche maschio pronto ad aiutarle ed a corteggiarle per il solo fatto che sono donne (le donne criticano gli uomini che ci provano però non possono farne a meno, altra grande ipocrisia). Sono convinto che se tutti gli uomini si comportassero in modo inerte come me le donne sarebbero costrette a darsi da fare per ottenere sesso (e amore) proprio come avviene in paesi più evoluti del nostro (Gran Bretagna, Norvegia, Svezia), il sesso sarebbe più equamente distribuito, non ci sarebbero le storture odierne, dove ci sono uomini che cambiano una donna a settimana ed altri invece che soffrono perché non scendono a patti ipocriti e non rispettosi della vera parità. Grazie sempre x l’ascolto.
[#11]
Le riflessioni che propone ampliano sempre più il suo racconto. Mi sembrano momenti narrativi suggestivi, dall''episodio con l'istruttore e dall'idea di essere nel torto, dal potere incombente dell'autorità, all'importanza di avere spirito critico, alla possibilità di ridiscutere le figure che ci assoggettano. Potremmo dire fino alla conquista della propria soggettività e del proprio potenziale. Come dicevamo, dell'autenticità e dei rapporti alla pari.
Sarebbe importante proseguire e approfondire i suoi pensieri, essi testimoniano la sua, la nostra complessità. Dobbiamo tuttavia concludere il nostro scambio online. È importante che ora possa continuare in una sede idonea, qualora lo desiderasse. In lei ci sono curiosità e passione, desiderio di dialogo e condivisione, e mi sembrerebbe importante valutare la possibilità di darsi un'occasione dal vivo.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Sarebbe importante proseguire e approfondire i suoi pensieri, essi testimoniano la sua, la nostra complessità. Dobbiamo tuttavia concludere il nostro scambio online. È importante che ora possa continuare in una sede idonea, qualora lo desiderasse. In lei ci sono curiosità e passione, desiderio di dialogo e condivisione, e mi sembrerebbe importante valutare la possibilità di darsi un'occasione dal vivo.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 17.2k visite dal 07/07/2018.
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