Sono depressa?

Buongiorno, oggi è il mio compleanno e sono all'apice di un malessere che continua da più di un anno. Mi sento senza energie, sento di essermi impegnata molto per migliorare me stessa e la mia vita senza successo. Da anni non ho amicizie né un lavoro vero. Sono sposata e mio marito è l'unica nota positiva nella mia vita, ma non so per quanto resisterà ancora alla mia situazione di tristezza, lamentele, liste di aspetti negativi, mancanza di voglia di fare o anche solo di pensare a qualunque progetto.

Curo l'alimentazione e pratico attività fisica moderata con costanza, mi do da fare per trovare un impiego, ma sembra che debba sempre andarmi male (decine di colloqui andati a vuoto, tirocinio in un ambito che non conosco e senza prospettive, lavoro gratis, lavoro stressante a un livello insopportabile per me, infine lavoro che mi piaceva pur essendo stressante interrotto da un aborto complicato).

Ho avuto dei disturbi della personalità, migliorati dopo quasi due anni di psicoterapia. Non capisco perché la mia vita continui a essere così triste, povera e piena di sofferenza nonostante io abbia provato costantemente a cambiare le cose. Dai tempi della scuola in cui studiavo con costanza, a quelli dell'università che sono stati un incubo a causa di ansia e altri problemi, poi la ricerca di lavoro infruttuosa, l'impegno nella terapia, l'elaborazione del lutto di un parente molto stretto. Ma non ho mai desistito e ho sempre pensato a come uscirne e a cosa avrei fatto dopo, anche nei momenti più bui.
Adesso mi sembra che mi manchi qualcosa, in senso che non capisco più perché dovrei continuare a lottare senza mai stare almeno un po' bene.

Quello che vorrei sapere è se la situazione potrà migliorare o se probabilmente non accadrà (e per quali motivi, magari) qualunque sforzo io faccia. Come funziona con i disturbi della personalità? Quanto è sensato sperare di poter condurre una vita normale, in qualche modo?
Lo psicologo con cui lavoravo mi aveva detto che niente è irrisolvibile, che non esiste una situazione psicologica che non possa migliorare. Allora ci credevo, ora faccio molta fatica a tornare in quell'ottica.

E oltre a me vive male anche mio marito, naturalmente. C'è qualcosa che posso fare?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
"Ho avuto dei disturbi della personalità, migliorati dopo quasi due anni di psicoterapia."

In realtà come ci diceva nel precedente consulto non ha mai ricevuto una diagnosi, quindi le sconsiglio vivamente di tornare a fare autodisgnosi.
Il disagio psicologica non è necessariamente espressione della presenza di una psicopatologia, inoltre in psicoterapia esistono orientamenti diversi alcuni dei quali non partono dalla premessa che ci sia un disturbo che rientra in una categoria diagnostica.

Considerando che il precedente percorso terapeutico si è rivelato efficace, la scelta più auspicabile sarebbe quella di riprendere contatti con lo psicoterapeuta che l'ha già seguita in passato e fare il punto della situazione valutando l'opportunità di riprendere le sedute per completare il processo di cambiamento già avviato.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta.
Avevo pensato alla stessa soluzione che mi consiglia, però nel frattempo mi sono trasferita in un'altra regione e non potrei sostenere il costo di viaggi così lunghi per ogni seduta. Io e mio marito abbiamo pensato di iniziare una terapia insieme da un'altra psicologa più vicina, la ritiene una buona idea oppure sarebbe poco utile dovendo ricominciare da capo? E sarebbe utile anche per lui?

Ha ragione sull'autodiagnosi che non si dovrebbe fare, il punto è che verso la fine della terapia avevo insistito per sapere se avessi problemi della personalità, e il suo collega mi aveva detto di sì, ma senza svelarmi quali. Questo mi aveva fatto impazzire, e adesso ogni volta che ci sono dei problemi mi trovo a chiedermi cosa avessi, se sia risolto del tutto o in parte, etc.

Grazie ancora per i consigli.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Non si tratterebbe di ricominciare da capo ma dalla condivisione del vissuto attuale meglio ancora se insieme al partner visto che è disponibile ad affrontare un percorso di coppia.
Nell'ambito della ricerca scientifica ci sono studi che hanno mostrato come affrontare il disagio individuale all'interno di un percorso terapeutico di coppia faciliti il processo di cambiamento e quindi l'efficacia dello stesso.
Riguardo alla diagnosi, pur essendo una richiesta legittima da parte sua, la scelta dipende dall'orientamento dello psicoterapeuta.
In ogni caso, non darei per scontato che sia un disturbo psicopatologico altrimenti parte da un pregiudizio e inizia a pensare a se stessa come "persona malata".
[#4]
Utente
Utente
Mi fa piacere saperlo, sia per me sia per mio marito. Inizieremo insieme allora.

In effetti lo sto già facendo - pensare a me stessa come persona malata. Immagino che non ci sia molto da fare per cambiare questo al momento.
Del resto non vedo molte persone "sane" senza lavoro, amici, hobbies o progetti. .

Il suo consulto mi è stato utile e la ringrazio ancora.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
"Immagino che non ci sia molto da fare per cambiare questo al momento."

Al contrario, prenderne coscienza è il primo passo indispensabile per provare a sperimentare un dialogo interiore diverso, ad esempio provare a chiedersi: "come reagirei se dicessi a me stessa che sto vivendo.... (lascio a lei la possibilità di completare la frase)
anziché dire: sono malata ?


"Del resto non vedo molte persone "sane" senza lavoro, amici, hobbies o progetti. ."

Io ne incontro tutti i giorni dentro e fuori il mio studio sono persone che hanno temporaneamente perso il contatto con se stessi e quindi non sono in condizioni di attingere alle proprie risorse, ecco perché l'autoconsapevolezza è il primo passo.