Sensazione di estraneità e non esistenza

Buonasera egregi dottori, ho 22 anni e da un paio di mesi a questa parte non riesco più vivere serenamente. A marzo mi sono lasciato con la mia ragazza dopo una storia di 2 anni vissuta con tranquillità e rispetto, almeno fino a Gennaio di quest'anno, e questo è il periodo dove sono iniziati i nostri problemi. Lei si era trasferita a Roma per studio e io sono rimasto nella mia città a lavorare, nell'ultimo periodo della nostra storia le ho chiesto più volte se si fosse invaghita di qualcun'altro visto la decaduta del nostro rapporto, ottenendo sempre risposte negative. Arrivati a marzo ci lasciammo in buoni rapporti, almeno fin quando non scoprii che negli ultimi due mesi prima della rottura stava frequentando un altra persona, mi cadde il mondo addosso, mi sono sentito frustrato, arrabbiato preso in giro e da quel giorno provo solo tanto odio e rancore verso di lei tanto che sono arrivato ad augurarle tanta sofferenza. Dal giorno in ci ho scoperto il tradimento sto vivendo un incubo, ho una sensazione di smarrimento ed estraneità, una sensazione di non sapere chi sono, vivo un senso di irrealtà, ho difficoltà di concentrazione, soffro molto di ansia e penso di essere caduto in depressione. Sono sempre stato un ragazzo molto socievole allegro, determinato a realizzarmi nella vita, l'anima della festa ecc, ho una famiglia perfetta che non mi ha mai fatto mancare nulla ed economicamente non mi lamento.
La mia domanda ora è: se queste sensazioni è normale provarle dopo una rottura burrascosa e dolorosa come la mia e se semplicemente il mio corpo ha bisogno di tempo per metabolizzare il tutto?
Ho fatto già una visita da un psicologo il quale mi ha detto che sto vivendo una crisi interiore dovuta anche al fatto che oltre alla rottura con la ragazza sto vivendo un periodo di forte cambiamento.
Scusate se sono stato lungo nella descrizione buona giornata e grazie in anticipo.
[#1]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera,

leggendo il suo racconto mi è sembrato distinguere due momenti differenti rispetto alla separazione dalla sua ragazza. Un primo momento in cui vi lasciate in buoni rapporti, un secondo momento in cui si scatena in lei una reazione molto intensa, avendo scoperto una verità nascosta, cioè la presenza per lei dolorosa di un altro.

Se da una parte la sua domanda è puntuale, ed è possibile che il suo malessere sia legato alla rottura con la sua ragazza ancora da metabolizzare, credo che possa essere rilevante fermarsi a riflettere sulla presenza di questi due differenti momenti.

In linea con questa mia riflessione provo a farle due domande.
La prima è se, dopo la rottura, ha coltivato la speranza di tornare insieme a lei?
La seconda è legata a una distinzione tra il dolore della perdita e il dolore del tradimento, evocata in me dalla lettura del suo racconto. Mi sono chiesto quanto sia dolorosa la mancanza della sua ragazza e quanto sia doloroso il tradimento in sè, potremmo dire anche al di là della sua ragazza. Se avesse voglia di parlarne, posso chiederle se le sembra di rintracciare una differenza dentro di sé tra questi due vissuti?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
Utente
Utente
Grazie per la celere risposta Dottor De Sanctis.
Rispondendo alla sua prima domanda le dico di no, non ho pensato ne sperato di tornare con lei, in quanto il nostro rapporto si era inclinato molto dopo il suo trasferimento (purtroppo sono una persona che vede solo o bianco o nero e sono molto orgoglioso) e anche io iniziavo a pormi certe domande sul proseguo della relazione (poi ho capito il motivo del declino). La mancanza della mia ragazza sicuramente mi ha scombussolato abbastanza, in quanto mi dava stabilità e sicurezza, anche perchè lavoro tutti i giorni dalla mattina alla sera, e la vedevo anche come una sorta di rifugio dopo una giornata stressante. Sicuramente visto i nostri due anni di relazione felice mi sarei aspettato un minimo di rispetto nei miei confronti anche considerando il fatto che l ho sempre messa prima di tutto e trattata nel miglior modo possibile, rispettandola fino all'ultimo giorno, quindi il dolore del tradimento mi ha ferito nell'orgoglio e nell'autostima.
[#3]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio,

le sue parole mi aiutano a fare chiarezza circa i miei primi interrogativi. Mi sembrano confermare la presenza di quelli che ho definito due momenti differenti rispetto alla rottura con la sua ragazza. Possiamo provare a considerare, quindi, la presenza di due aspetti, di cui tenere massimo conto.

Il primo riguarda il comprensibile scombussolamento dovuto al cambiamento. In effetti una storia di due anni, fatta di quotidianità, di fiducia e di intimità, ha il suo valore nella esperienza di vita di una persona. Tuttavia sembra che, accanto a questi vissuti di smarrimento e fatica, una parte di lei sente comunque che la rottura fosse la scelta da fare. Questo mi porta a chiedermi se il malessere che sta vivendo, in particolar modo la sensazione di estraneità e di non esistere, che dà il titolo al suo consulto, non sia del tutto giustificata da questo primo aspetto, di cui stiamo parlando. Provo quindi a introdurle una mia riflessione in proposito, attraverso il secondo aspetto di cui cercherò di darle qualche suggestione in questa sede.

Il secondo aspetto riguarda il dolore per il tradimento. Come le dicevo, questo sposta l’attenzione su alcuni specifici vissuti della sua storia e di se stesso, al di là della rottura con la sua ragazza in sè. Uno di questi vissuti può riguardare un tradimento che può essere grave, quello della fiducia. Questo può ferire enormemente, generando la costellazione emotiva che lei descrive con una capacità espressiva emblematica. Effettivamente può essere un “incubo”, che non vorremmo davvero credere che sia reale, da cui vorremmo uscire come da un brutto sogno.
Con i limiti di un consulto online mi sono chiesto se il tradimento della fiducia può avere sviluppato in lei rancore e rabbia, estraneità da un mondo ingiusto e anche desolazione, se possiamo così intendere la parola “depressione” che usa.
Accanto al tradimento della fiducia, un ulteriore vissuto legato al secondo aspetto di cui sto cercando di parlarle, può riguardare una ferita personale, dovuta alla presenza di un altro ragazzo. Questo può generare un vissuto competitivo e a volte può ferire l’amor proprio, soprattutto se si esce sconfitti e si perde. È come se fosse una perdita di sè, da cui a volte può derivare il senso di non essere abbastanza per gli altri, quindi di non esistere.

Nel tentativo di rispondere alla sua domanda, penso che il tempo sia necessario per stare un po’ meglio sì. Ma forse, considerando il secondo aspetto che spero di essere riuscito a comunicarle in questa sede, potrebbe esserle utile la possibilità di guardarsi dentro e fermarsi ad ascoltare se stesso, per prendere in considerazione il suo mondo interiore.

Attraverso una consultazione psicologica si potrebbe fare una panoramica per capire se i suoi vissuti intensi siano legati anche a delle ferite personali, che la rottura con la sua ragazza hanno riaperto in modo profondo.
Oltretutto, in riferimento al suo racconto, lei mostra una capacità espressiva, poiché riesce a parlare delle sue emozioni, e allo stesso tempo mostra una capacità riflessiva, donando senso ai suoi vissuti e disponendosi al nostro dialogo. Questi sono aspetti molto favorevoli per affrontare questo momento critico.

Potremmo dire quindi che il tempo fa la sua parte, ma potrebbe essere utile che anche lei faccia una parte attiva, affinchè possa sentire di esistere come merita.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
Utente
Utente
Grazie dottor De Sanctis, scusi se le rispondo a distanza di due giorni, ma ho avuto problemi di connessione a internet.
E' stato gentilissimo ad interessarsi dei miei messaggi, spero di riprendere in mano la mia vita il prima possibile e mi impegnerò per uscire da questo periodo cupo.
Le auguro una buona giornata e buon lavoro.