Pensiero perenne di stare male

Gent.mi dottori, vi scrivo per chiedervi un parere.
Diversi anni fa ho sofferto di un episodio grave di depressione, dal quale mi sono ristabilita credo non tanto.per la terapia farmacologica quanto più per il.percorso di psicoterapia effettuato per un anno.
Negli anni a seguire si sono verificate ulteriori ricadute dalle quali non sono mai uscita completamente e che mi sono portata dietro nonostante l assunzione di farmaci e psicoterapia.
Questi episodi hanno fatto sì che in me si radicassero pensieri del tipo "io non sono normale, io sono pazza, chissà le altre persone cosa pensano (non di me ma in generale), io starò sempre male". Invero, questi pensieri sono stati sempre accompagnati da sintomi fisici, di cui il.più rilevante è l ansia, ma erano in un angolino.
Ultimamente, a seguito della perdita del lavoro e della fine di una storia questi pensieri hanno preso il sopravvento, riportandomi ad uno stato perenne di ansia e di preoccupazione per il mio stato.mentale. ecco, il mio terrore è quello di avere una malattia mentale incurabile e sono ossessionata da questo pensiero. Anche quando non sento ansia o altri sintomi fisici è come se la mia mente fosse proiettata sempre a quei pensieri..come se io.potessi solo stare male..
Pensate che possa riuscire a liberarmene e a tornare a condurre una vita normale? Questa cosa mi sta molto condizionando..
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

Inizio col dirle che si! È assolutamente possibile stare bene e appropriarsi di una buona qualità di vita anche dopo varie ricadute. Ricadute che, da quello che credo di capire, riguardano una sintomatologia ansioso-ossessiva prevalentemente caratterizzata da pensieri ripetitivi circa la qualità del suo stato di salute mentale: “io non sono normale, io sono pazza, chissà le altre persone cosa pensano (non di me ma in generale), io starò sempre male".“

Come farlo? Riavvalendosi delle sedute di psicoterapia che le hanno già giovato.
sottolineo che occorre primariamente avere una diagnosi specialistica da parte di un medico psichiatra o di un/una collega psicologo psicoterapeuta con competenze psicodiagnostiche. Sarebbe veramente utile ri-avere un inquadramento diagnostico che riguardi il periodo che sta vivendo. Questo perché avvalersi di una psicoterapia basandosi esclusivamente sulla prima diagnosi di episodio depressivo maggiore non torna utile per il motivo per cui è possibile, come anche no, che le dinamiche intrapsichiche che portano all’espressione sintomatologica possano mutare, nel tempo di: frequenza, intensità, durata, soglia di gravità, forma e contenuto.

Quindi occorrerebbe un nuovo inquadramento diagnostico-funzionale che riguardi non solo andare ad indicare il malessere con una etichetta nosografica (es: depressione, disturbo d’ansia di tipo...) ma che comprenda il suo modo di funzionamento cognitivo (pensieri ed emozioni) e comportamentale.

Detto ciò, due precisazioni in merito a ciò che ha scritto:
1) un periodo di stress come quello che ha vissuto è verosimile (da verificare in sede specialistica) che abbia slatentizzato una vulnerabilità ansiosa non completamente risolta.
2) non solo non esistono malattie mentali incurabili ma è proprio il rimuginio ossessivo sulla possibilità di averne qualcuna o di poterla sviluppare che rappresenta il problema ansioso su cui probabilmente occorrerà intervenire in terapia (anche questa proposta su cui lavorare è da verificare o meno in sede diagnostico-terapeutica)

Ergo: Si attivi a cercare un collega e...
In bocca al lupo!

Stia bene

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Gen.tmo dott. Pizzoleo la ringrazio per la celere risposta.
Per completezza di esposizione, le riferisco che ho contattato uno psichiatra il quale mi ha modificato la terapia passando dal sereupin allo zoloft, inserito a suo dire per il suo effetto sui pensieri. Invero, è subentrata una paura di inefficacia del farmaco (alla fine da me già sperimentata) che ha acuito lo stato ansioso già presente nonchè i pensieri riguardanti la mia malattia.
Anche per tali ragioni, ho deciso di rivolgermi ad un nuovo psicoterapeuta (con il quale ho fatto solo una seduta..la prossima sarà lunedi) il quale mi ha fatto capire che in me è prevalente (almeno in questo momento) una componente ansiosa non risolta in tutti questi anni, che ha profondamente condizionato la mia vita e dal quale devo sganciarmi (spero con il suo aiuto). Lui sostiene che dovremo metterci sotto a lavorare e che dovrò seguire le sue indicazioni (cosa che intendo fare al 100%).
Pensa possa aver fatto una scelta ottimale?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Assolutamente si!

Ha fatto la scelta più opportuna che potesse fare!

e comunque continui a determinarsi con lo psichiatra per la terapia farmacologica. La terapia combinata (farmacologica e psicoterapica) è si utile, ma bisogna considerare che attuali ricerche scientifiche che ho avuto il piacere proprio in questi giorni di analizzare con un medico psichiatra con cui collaboro, riferiscono che alla terapia farmacologica viene associata la psicoterapia quando la prima, pur essendo stata seguita correttamente, ha dato risultati parziali come avviene nel 10-30% dei casi di disturbo da attacchi di panico, disturbi/sintomi ossessivi e sindromi depressive.

Detto ciò,occorre che questo aspetto venga valutato insieme al collega che la seguirà e nel contempo con lo psichiatra ai fini di una corretta impostazione terapeutica e quindi di un miglioramento della sua qualità di vita.

Cordiali saluti!
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Gent.mo dottore, dal momento che sono insorti timori, paure e sfiducia nel confronto dei farmaci che hanno aggiunto ansia su ansia(consideri che il cambio di terapia ha coinciso con il periodo personale di cui sopra) lo psichiatra ha deciso di scalare lo zoloft da100 mg a 50 mg ritenendolo non efficace . nel contempo io assumo xanax rp 3 mg e trittico contramid da 300 mg.. ma le posso assicurare che lo xanax (lo prendo da molto) non calma la sintomatologia ansiosa che si presenta sopratutto al mattino al risveglio..
Sono entrata in un circolo vizioso di paura di stare male (come in passato) pur non avendo i medesimi sintomi.. (quella fu un'esperienza veramente devastante che mi ha segnata profondamente e dalla quale proprio non riesco a staccarmi). È un pò come se la malattia me la stessi creando io.. non so se rendo l idea..
Non so quale possano essere le determinazioni dello psichiatra (devo risentirlo tra qualche giorno).. ma non so se e quale farmaco possa fare al mio caso..
Mi creda, nei momenti più difficili mi ripeto che con la psicoterapia passerà..
Forse la mia sfiducia nei confronti del farmaco è dovuta al fatto che in 8 anni non ha mai debellato i miei sintomi (mentali e fisici)..
Lei cosa ne pensa?
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Preciso che lo psicoterapeuta che ho consultato è laureato in medicina è a conoscenza della questione farmacologica e mi ha rassicurata sulla riduzione del farmaco..da quello che so su di lui, ho saputo che non è un medico che prescrive facilmente farmaci..
Purtroppo su di me i farmaci non fanno il classico effetto benefico dopo 15 20 gg.. forse perché parto già prevenuta.. quando ho fatto il cambio terapia tutto è peggiorato perché mi è scattato il pensiero (ossessivo) "figurati se un farmaco mi può togliere questi pensieri"..
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Ok. Quindi potrà valutare tutto con il curante. Ci sarà verosimilmente da considerare e valutare se le aspettative negative sull’assinzione del farmaco: “figurati se un farmaco mi può togliere questi pensieri"..
possano o meno aver contribuito all’inefficacia della terapia, alla comparsa o al peggioramento dei sintomi
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Rispetto alla domanda del suo ultimo consulto, le spiegazioni del perché la farmacoterapia non ha fatto effetto desiderato, devono essere analizzate in sede clinica da un farmacologo in combinazione con lo psicoterapeuta. Oltretutto noi psicologi non conosciamo la farmacologia. Le ho fornito quello spunto di riflessione sulle aspettative negative sull’efficacia del farmaco ma altro non posso fare. Sarà così o no? Occorre verificarlo o falsificarlo in sede clinica.

Da quanto detto, capirà oltretutto che non conoscendola di persona non possiamo fare altro se non supporre (come ho fatto nella risposta precedente). Per tanto, dato che supporre ,per altro online,serve a poco e niente, non posso fare altro che suggerirle di rimandare tali quesiti al collega psicoterapeuta.
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Sa dottore, dopo che per tanti anni ho preso psicofarmaci senza raggiungere mai il.pieno benessere, è comprensibile la mia sfiducia?
Purtroppo ora mi trovo in una situazione intricata dal punto di vista psicologico ( che si riflette anche a livello sintomatico) nella quale i pensieri si rincorrono "sto bene? Sto male? Cosa è normale? Cosa è malato?" Anche qnd riesco a distrarmi (raramente) la mia mente è focalizzata sulla situazione che sto vivendo in qst periodo..
Mi creda, a volte non vedo l ora che arrivi sera per dormire.. anche se i pensieri si rincorrono anche di notte.. ad es stanotte all 1 ho aperto gli occhi e sono andata nel.panico per la paura di dovermi svegliare..
Come vede, non è un periodo semplice.. e non so come uscirne..
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
da qui non posso rispondere se, quanto e come la sua sfiducia iniziale abbia contribuito o meno all’inefficacia della psicofarmacoterapia e da cosa deriva la sua sfiducia attuale. Si potrebbe fare ciò solo se lei fosse una mia paziente e io andassi a confrontarmi con un medico psichiatra farmacologo.

Per questo, le ripeto che la valutazione di questa inefficacia e della sua attuale sfiducia, avverrà dal vivo.

“ora mi trovo in una situazione intricata dal punto di vista psicologico ( che si riflette anche a livello sintomatico) nella quale i pensieri si rincorrono "sto bene? Sto male? Cosa è normale? Cosa è malato?" Anche qnd riesco a distrarmi (raramente) la mia mente è focalizzata sulla situazione che sto vivendo in qst periodo..”. Queste sono dinamiche psichiche caratterizzate da rimuginio ossessivo. Verosimilmente la terapia verterà proprio sul decrementare l’ansia e sulla gestione del rimuginio

Comprendo benissimo che non è un periodo semplice e che il “non so come uscirne” potremmo trasformarlo in “so che con le terapie adeguate potrò venirne fuori”.
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
L unica volta in cui ho sentito un reale benificio sull ansia e sull umore è stato quando il medesimo psichiatra mi aggiunse il trittico in gocce (poi passato alle compresse).. mi creda, in 15 giorni mi sentivo molto meglio (eppure anche li avevo il terrore del farmaco).. esporrò le mie perplessità allo psichiatra.. mi chiedo come mai ho sentito quel beneficio solo con il trittico (e mai con il sereupin o lo zoloft)..
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Rilegga la mia risposta in #9

Buona serata!
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Mi scusi non avevo letto qst parte :
"Comprendo benissimo che non è un periodo semplice e che il “non so come uscirne” potremmo trasformarlo in “so che con le terapie adeguate ne potrò venirne fuori”.
Mi creda, sto riponendo tutte le mie speranze nel nuovo percorso che mi appresto ad intraprendere. Confido molto nella psicoterapia e nello specialista a cui mi sono rivolta.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
La fiducia nella psicoterapia, nello psicoterapeuta, nelle proprie risorse di cambiamento che imparerà a vedere durante il percorso, il suo essere attiva e compliante nel processo terapeutico, costituiscono le fondamenta su cui costruire una migliore qualità di vita

Molti auguri!
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Ok. Quindi potrà valutare tutto con il curante. Ci sarà verosimilmente da considerare e valutare se le aspettative negative sull’assinzione del farmaco: “figurati se un farmaco mi può togliere questi pensieri"..
possano o meno aver contribuito all’inefficacia della terapia, alla comparsa o al peggioramento dei sintomi
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Gent.mo dottore vorrei aggiornarla sulla situazione.. ho visitato lo psichiatra il quale ha ritenuto opportuno eliminare lo zoloft non riscontrando jn me sintomi di depressione e di rimanere solo con lo xanax.. nel frattempo ho ricominciato le sedute con lo psicoterapeuta..
Le vorrei chiedere una cosa..
Al momento devo dire che in effetti,a parte rari momenti, io non sento ansia.. ma perché vivo con la sensazione di averla? Perché non riesco a mettere da parte quello che mi è successo e continuo a tormentarmi con pensieri inerenti la malattia pur sentendomi meglio? Lo ritiene possibile? E soprattutto pensa che possa passare questa "situazione "?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
“io non sento ansia.. ma perché vivo con la sensazione di averla? Perché non riesco a mettere da parte quello che mi è successo e continuo a tormentarmi con pensieri inerenti la malattia pur sentendomi meglio? Lo ritiene possibile?”

Se lei continua a “tormentarsi” con pensieri inerenti la malattia pur sentendosi meglio, è possibile che proprio questi pensieri siano sostenuti da ansia ma dovrà essere il suo terapeuta a valutare la veridicità di quanto le ho detto. È solo dal vivo che si possono analizzare e comprendere bene determinate dinamiche intrapsichiche.

“pensa che possa passare questa "situazione "?” Questa è una domanda ansiosa! L’ansia è proprio una emozione che sperimentiamo sostenuta da pensieri che riguardano un futuro di cui non abbiamo certezze. Per tanto, porsi adesso questa domanda non le torna utile perché potrebbe mantenerle l’ansia.

Le psicoterapia è efficace e conduce a risultati visibili e oggettivi che permettono di riconoscersi in una situazione di benessere quando c’è pazienza, fiducia reciproca terapeuta-paziente, aderenza e costanza alla terapia stessa.
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Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Gent.mo dottore le scrivo per aggiornare la situazione..dopo un consulto cn psicoterapeuta e psichiatra (avuti separatamente) entrambi hanno diagnosticato un disturbo ossessivo senza compulsioni.. attualmente ho intrapreso anche una cura farmacologica..
Se dovessi descrivere i miei sintomi al momento le direi che sono questi:
-penso costantemente al mio problema da qnd mi sveglio a qnd vado a letto
-se mi trovo in posti cn altra gente la mia mente inizia a pensare "loro sono normali ed io no.. chissà cosa pensano"..
- qnd sn a casa (dove sono bene o male più serena) ho la sensazione di essere costantemente concentrata su qualcosa.. un pensiero che non ha forma ma che non mi lascia libera.. non so se riesco a rendere l idea di qst sensazione.. è cm se,pur stando bene, io pensi di avere qualcosa..a volte mi spavento cosi tanto perché mi ripeto "non hai nulla".. ma non riesco ad essere spontanea nel vivere..
Pensa che tali sintomi siano compatibili con la diagnosi?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
“Pensa che tali sintomi siano compatibili con la diagnosi?”

Questa è una richiesta di rassicurazione mediante parere parallelo. Sintomo stesso di ciò che le è stato diagnosticato dal collega e dal medico psichiatra.
Si fidi e si affidi alle loro proposte terapeutiche!

In bocca al lupo