Conflitti sentimentali e familiari
Il mio fidanzato mi ha amata incondizionatamente per due anni, anche durante la malattia. Una volta “guarito” ha cambiato modo di approcciarsi alle cose. Dice che ha aperto gli occhi e vede le cose come realmente sono. Prima diceva di volersi sposare, fare una famiglia. Ora dice di non pensare più a queste cose. Ma di voler vivere giorno per giorno.
In passato ha sempre frequentato la mia famiglia, nutrendo simpatia e dimostrando amore.
Di recente invece non ne voleva più sapere di venire a casa mia, perché associava la mia famiglia con le problematiche che avevamo nel nostro rapporto. (Poca intimità e la mia svogliatezza).
Dice che siamo limitati e non possiamo viverci apertamente perché i miei non si fidano di lui.
Ho accettato di venirgli incontro, però ho notato che ormai mi sforzavo da sola a provare di andare avanti.
I miei si sono comportati sempre correttamente nei suoi confronti e avevano con lui un bel rapporto, almeno fin quando io e il mio fidanzato abbiamo litigato e tra lui e mia madre c’è stata una breve lite telefonica.
Mi ha lasciata dicendo che non riesce a sostenere la pressione dei miei, perché loro vogliono per me un uomo realizzato e con una posizione, cosa che lui non può offrirmi, anche perché dopo la malattia si sente debole e non sa se e quando riuscirà a rimettersi in gareggiata. Poi ha dimostrato debolezze sul fatto che i miei siano così presenti, invece lui non ha una famiglia (ha i genitori separati).
Ha concluso dicendo che mi augura di trovare di meglio, un ragazzo che possa offrirmi tutto questo.
Sto impazzendo perché se mi baso su quello che ha detto vorrei dimostrargli che non è così, che non può finire per quello che pensa che gli altri vogliano per me. È solo un uomo insicuro o un uomo non più innamorato?
Passo le giornate a chiedermi se tornerà.
Come devo gestire questa situazione?
Ho provato una volta a chiamarlo, non mi ha risposto. Ha annunciato sui social una Nuova Vita.
In passato ha sempre frequentato la mia famiglia, nutrendo simpatia e dimostrando amore.
Di recente invece non ne voleva più sapere di venire a casa mia, perché associava la mia famiglia con le problematiche che avevamo nel nostro rapporto. (Poca intimità e la mia svogliatezza).
Dice che siamo limitati e non possiamo viverci apertamente perché i miei non si fidano di lui.
Ho accettato di venirgli incontro, però ho notato che ormai mi sforzavo da sola a provare di andare avanti.
I miei si sono comportati sempre correttamente nei suoi confronti e avevano con lui un bel rapporto, almeno fin quando io e il mio fidanzato abbiamo litigato e tra lui e mia madre c’è stata una breve lite telefonica.
Mi ha lasciata dicendo che non riesce a sostenere la pressione dei miei, perché loro vogliono per me un uomo realizzato e con una posizione, cosa che lui non può offrirmi, anche perché dopo la malattia si sente debole e non sa se e quando riuscirà a rimettersi in gareggiata. Poi ha dimostrato debolezze sul fatto che i miei siano così presenti, invece lui non ha una famiglia (ha i genitori separati).
Ha concluso dicendo che mi augura di trovare di meglio, un ragazzo che possa offrirmi tutto questo.
Sto impazzendo perché se mi baso su quello che ha detto vorrei dimostrargli che non è così, che non può finire per quello che pensa che gli altri vogliano per me. È solo un uomo insicuro o un uomo non più innamorato?
Passo le giornate a chiedermi se tornerà.
Come devo gestire questa situazione?
Ho provato una volta a chiamarlo, non mi ha risposto. Ha annunciato sui social una Nuova Vita.
[#1]
Gentile utente,
gli interventi al cervello - come ci diceva nel precedente consulto - possono lascare strascichi sull'umore a altre problematiche; al proposito Le avevamo consigliato di parlarne coi curanti.
Altre volte una malattia così impegnativa porta a riflettere sulla propria vita e a prendere decisioni drastiche.
Non conoscendo di persona i protagonisti,
non sapremo mai quale delle due ipotesi,
profondamente differenti,
sia quella più adatta.
E dunque nemmeno ad aiutare Lei a farsene una ragione.
Mi sembra però che occorra lavorare sul lutto piuttosto che sulla speranza. Ci pensi.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
gli interventi al cervello - come ci diceva nel precedente consulto - possono lascare strascichi sull'umore a altre problematiche; al proposito Le avevamo consigliato di parlarne coi curanti.
Altre volte una malattia così impegnativa porta a riflettere sulla propria vita e a prendere decisioni drastiche.
Non conoscendo di persona i protagonisti,
non sapremo mai quale delle due ipotesi,
profondamente differenti,
sia quella più adatta.
E dunque nemmeno ad aiutare Lei a farsene una ragione.
Mi sembra però che occorra lavorare sul lutto piuttosto che sulla speranza. Ci pensi.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 720 visite dal 15/06/2018.
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