Aspettative papà
Buongiorno,
il mio problema è dato dal rapporto che mio marito ha con nostro figlio di 8 anni. Il bambino è estremamente sensibile e l’anno passato ha fatto sedute da una psicologa perché ansioso e con scarsa autostima. Personalmente credo che il problema risieda nel rapporto conflittuale che ha con il papà. Mio marito non accetta alcuni comportamenti e caratteristiche di mio figlio. Ovviamente gli vuole bene, ci gioca, lo coccola… ma non accetta il fatto che non sia bravo nello sport, non sia il migliore a scuola, sia un bambino nella media. Lo rimprovera continuamente per come sta seduto, come mangia, come tiene le posate, come gioca a palla, prendendo esempi dagli altri bambini presenti, dai figli di amici… gli da punizioni esagerate, che poi ovviamente non può mantenere anche perché magari sceglie dal piatto cosa mangiare. Con l’altro figlio più piccolo non è così, è molto più soft. Anche con me è spesso ipercritico, ma io sono adulta e riesco più o meno ad arginare il senso di inadeguatezza in cui ti fa sentire. Più gli dico che non è il comportamento corretto, che per l’autostima del bambino non va bene, più fa orecchie da mercante. Ossia sembra capire al momento, tenta di modificare il suo atteggiamento, ma si vede che è forzato e spinto dai miei commenti, che spesso purtroppo sono fatti anche davanti al bambino, perché mi sento di difenderlo, anche se so che è sbagliato. Mio figlio mi dice che il papà gli mette ansia, soprattutto quando si trovano a fare i compiti insieme. In questo caso se lui non è veloce, non è brillante o sbaglia a volte gli dà uno schiaffo. A scuola è comunque bravo ha tutti 9 in pagella, è educato, rispettoso. E’ un bambino molto sensibile ed empatico, dolce e premuroso. Per me è una perla rara, un tesoro di bambino e soffro nel vivere questa situazione. Ho consigliato a mio marito di andare lui da uno psicologo o di andare insieme, ma non vuole. Cosa fare per convincerlo?
il mio problema è dato dal rapporto che mio marito ha con nostro figlio di 8 anni. Il bambino è estremamente sensibile e l’anno passato ha fatto sedute da una psicologa perché ansioso e con scarsa autostima. Personalmente credo che il problema risieda nel rapporto conflittuale che ha con il papà. Mio marito non accetta alcuni comportamenti e caratteristiche di mio figlio. Ovviamente gli vuole bene, ci gioca, lo coccola… ma non accetta il fatto che non sia bravo nello sport, non sia il migliore a scuola, sia un bambino nella media. Lo rimprovera continuamente per come sta seduto, come mangia, come tiene le posate, come gioca a palla, prendendo esempi dagli altri bambini presenti, dai figli di amici… gli da punizioni esagerate, che poi ovviamente non può mantenere anche perché magari sceglie dal piatto cosa mangiare. Con l’altro figlio più piccolo non è così, è molto più soft. Anche con me è spesso ipercritico, ma io sono adulta e riesco più o meno ad arginare il senso di inadeguatezza in cui ti fa sentire. Più gli dico che non è il comportamento corretto, che per l’autostima del bambino non va bene, più fa orecchie da mercante. Ossia sembra capire al momento, tenta di modificare il suo atteggiamento, ma si vede che è forzato e spinto dai miei commenti, che spesso purtroppo sono fatti anche davanti al bambino, perché mi sento di difenderlo, anche se so che è sbagliato. Mio figlio mi dice che il papà gli mette ansia, soprattutto quando si trovano a fare i compiti insieme. In questo caso se lui non è veloce, non è brillante o sbaglia a volte gli dà uno schiaffo. A scuola è comunque bravo ha tutti 9 in pagella, è educato, rispettoso. E’ un bambino molto sensibile ed empatico, dolce e premuroso. Per me è una perla rara, un tesoro di bambino e soffro nel vivere questa situazione. Ho consigliato a mio marito di andare lui da uno psicologo o di andare insieme, ma non vuole. Cosa fare per convincerlo?
[#1]
Gentile utente,
il modo in cui si è padre dipende dal modo in cui si è uomo, persona.
Evidentemente il nucleo ipercritico è molto forte dentro di lui,
tanto da riuscire a penetrare il guscio dell'amore che lo unisce alla propria donna e al proprio bambino.
Scrivevo:
"I FIGLI, le figlie, hanno un grande bisogno della figura paterna: i papà non possono esser sostituiti dalle madri, anche se esse ce la mettono tutta. I meccanismi che stanno alla base di questa necessità sono molto profondi e sono stati a lungo studiati dalla psicologia. Si potrebbero sintetizzare così: il padre è importante per il figlio maschio poiché rappresenta per lui un modello; per la figlia femmina rappresenta un ponte verso il mondo maschile.
Ma il padre è essenziale anche per la MADRE, affinché essa sia sostenuta e ri-equilibrata nel suo essere madre. E qui la funzione paterna si esercita anche in modo indiretto: oltre che padre egli è marito, e in quanto tale dà alla moglie l’amore e la sicurezza affettiva di cui ha bisogno per essere una buona madre. Se questo le manca, essa ricerca nei figli un rifugio contro le delusioni coniugali, rendendo così difficile e problematico quel processo di “separazione e individuazione” già di per sé complesso e lungo.
I PADRI SONO FIGLI. Fare il papà, essere padre, significa fare i conti con proprio essere figlio e con quanto di sospeso oppure di soddisfacente c'è in questa esperienza infantile profonda che ancora permane dentro, nel profondo dell’inconscio.
(da https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3225-padri-la-legge-c-e-ma-non-basta.html )
Detto questo, non è facile convincere a chiedere aiuto chi non si accorge di averne bisogno.
Lei può provarci.
Invece aumentare la conflittualità di coppia non porta risultati nè tra Voi, nè a vantaggio del bambino.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
il modo in cui si è padre dipende dal modo in cui si è uomo, persona.
Evidentemente il nucleo ipercritico è molto forte dentro di lui,
tanto da riuscire a penetrare il guscio dell'amore che lo unisce alla propria donna e al proprio bambino.
Scrivevo:
"I FIGLI, le figlie, hanno un grande bisogno della figura paterna: i papà non possono esser sostituiti dalle madri, anche se esse ce la mettono tutta. I meccanismi che stanno alla base di questa necessità sono molto profondi e sono stati a lungo studiati dalla psicologia. Si potrebbero sintetizzare così: il padre è importante per il figlio maschio poiché rappresenta per lui un modello; per la figlia femmina rappresenta un ponte verso il mondo maschile.
Ma il padre è essenziale anche per la MADRE, affinché essa sia sostenuta e ri-equilibrata nel suo essere madre. E qui la funzione paterna si esercita anche in modo indiretto: oltre che padre egli è marito, e in quanto tale dà alla moglie l’amore e la sicurezza affettiva di cui ha bisogno per essere una buona madre. Se questo le manca, essa ricerca nei figli un rifugio contro le delusioni coniugali, rendendo così difficile e problematico quel processo di “separazione e individuazione” già di per sé complesso e lungo.
I PADRI SONO FIGLI. Fare il papà, essere padre, significa fare i conti con proprio essere figlio e con quanto di sospeso oppure di soddisfacente c'è in questa esperienza infantile profonda che ancora permane dentro, nel profondo dell’inconscio.
(da https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3225-padri-la-legge-c-e-ma-non-basta.html )
Detto questo, non è facile convincere a chiedere aiuto chi non si accorge di averne bisogno.
Lei può provarci.
Invece aumentare la conflittualità di coppia non porta risultati nè tra Voi, nè a vantaggio del bambino.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Grazie per la risposta. Lei crede quindi che devo quasi obbligarlo a rivolgersi ad uno specialista? magari insieme come genitori... crede che leggere insieme qualche libro, articolo... possa aiutarlo a farlo riflettere? lui è vissuto in un contesto di continua critica, la madre è una di quelle donne che comanda e accentra il potere, il padre soffre ed è in cura per depressione (molto grave quando lui aveva circa 18 anni).
[#3]
Gentile mamma,
i padri sono figli...ha assorbito nala famiglia d'origine certe caratteristiche.
Come aiutarlo a cambiare?
Se gli risulta più accettabile un percorso di coppia genitoriale, fate in questo modo.
Leggere insieme qualche articolo, anche;
purchè non diventi fonte di nuove discussioni.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
i padri sono figli...ha assorbito nala famiglia d'origine certe caratteristiche.
Come aiutarlo a cambiare?
Se gli risulta più accettabile un percorso di coppia genitoriale, fate in questo modo.
Leggere insieme qualche articolo, anche;
purchè non diventi fonte di nuove discussioni.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.1k visite dal 15/06/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.