Periodo di transizione, problemi familiari e depressione
Buongiorno,
Ho 26 anni, mi sono laureata da poco in Lingue (laurea magistrale) e mi trovo in un periodo orribile, in cui mille decisioni si accumulano,intrecciano e creano un profondo disagio. Purtroppo non posso tralasciarne nessuna, perchè sono appunto tutte collegate
1) vorrei proseguire gli studi con un dottorato. Sto decidendo se accettare la proposta di un'università straniera, rimanendo in italia, senza borsa, ma continuando una linea d'investigazione aperta da me, e nel frattempo fare supplenze nelle scuole o se "girare" le università italiane e tentare coi vari bandi, diversi progetti, senza quindi nessuna certezza.
2) inevitabilmente si apre il dubbio su dove vivere. Vorrei andarmene di casa.
3) la soluzione che avevo trovato come più ovvia era accettare la proposta dell'università straniera, mandare le messe a disposizione nella mia città e, non appena possibile, andare a vivere da sola.
4) mio padre, insegnante quasi in pensione, non fa che scoraggiarmi sul voler intraprendere una carriera nella scuola pubblica, parlandomi di sttipendio basso, condizioni di lavoro pessime, alunni ai limiti della civiltà.
5) la situazione in casa, d'altro canto, è ai minimi storici. Mio padre sono quasi sicura che soffra di depressione, si sveglia di mattina piangendo e non volendo alzarsi dal letto. Ha attacchi d'ansia per qualsiasi cosa. Appena non trova una cosa piange, per farle un esempio. Mia madre è mancata 5 anni fa. Non vuole assolutamente farsi aiutare. Io e le mie sorelle ci rimpalliamo la responsabilità e cerchiamo di andare avanti con la nostra vita. La filosofia è quella del rinfacciarsi qualsiasi cosa NON facciamo per nostro padre ("ieri io l'ho aiutato a mettere dei voti", "sabato sei andata a dormire dalla tua amica e mi hai lasciata da sola con lui") , con una spirale di auto-mortificazioni e rinfacciamenti che non finisce (io, per esempio, esco il meno possibile di casa e sto accanto a lui per non sentire accuse quando decido di "staccare"). La situazione è di una tossicità intollerabile.
6) In questa sessione ho 3 esami a ritmi serratissimi (circa due settimane di studio per esame). Sono già laureata, ma sono esami che servono per accedere, in futuro, al concorso pubblico .
7) non riesco a studiare. MI sveglio la mattina con pensieri di morte, di autocommiserazione, mi sembra di non avere vie d'uscita per affrancarmi da questa situazione tossica.
8) mi sembra di studiare per nulla, dato che andrò a fare un lavoro così poco gratificante, così brutto, così malpagato. Colui che dovrebbe incoraggiarmi sul mestiere mi spinge a desistere. In una situazione in cui già è difficile avere la testa per studiare, ogni giorno, ogni lamentela, ogni rinfaccio, ogni problema di mio padre è un colpo allo stomaco.
9) l'unica distrazione, che aspetto ogni settimana, è andarmene da un'amica a dormire il sabato. Per il resto, passo la settimana a letto a piangere e tentare di studiare.
Sono a pezzi. Da dove comincio?.
Ho 26 anni, mi sono laureata da poco in Lingue (laurea magistrale) e mi trovo in un periodo orribile, in cui mille decisioni si accumulano,intrecciano e creano un profondo disagio. Purtroppo non posso tralasciarne nessuna, perchè sono appunto tutte collegate
1) vorrei proseguire gli studi con un dottorato. Sto decidendo se accettare la proposta di un'università straniera, rimanendo in italia, senza borsa, ma continuando una linea d'investigazione aperta da me, e nel frattempo fare supplenze nelle scuole o se "girare" le università italiane e tentare coi vari bandi, diversi progetti, senza quindi nessuna certezza.
2) inevitabilmente si apre il dubbio su dove vivere. Vorrei andarmene di casa.
3) la soluzione che avevo trovato come più ovvia era accettare la proposta dell'università straniera, mandare le messe a disposizione nella mia città e, non appena possibile, andare a vivere da sola.
4) mio padre, insegnante quasi in pensione, non fa che scoraggiarmi sul voler intraprendere una carriera nella scuola pubblica, parlandomi di sttipendio basso, condizioni di lavoro pessime, alunni ai limiti della civiltà.
5) la situazione in casa, d'altro canto, è ai minimi storici. Mio padre sono quasi sicura che soffra di depressione, si sveglia di mattina piangendo e non volendo alzarsi dal letto. Ha attacchi d'ansia per qualsiasi cosa. Appena non trova una cosa piange, per farle un esempio. Mia madre è mancata 5 anni fa. Non vuole assolutamente farsi aiutare. Io e le mie sorelle ci rimpalliamo la responsabilità e cerchiamo di andare avanti con la nostra vita. La filosofia è quella del rinfacciarsi qualsiasi cosa NON facciamo per nostro padre ("ieri io l'ho aiutato a mettere dei voti", "sabato sei andata a dormire dalla tua amica e mi hai lasciata da sola con lui") , con una spirale di auto-mortificazioni e rinfacciamenti che non finisce (io, per esempio, esco il meno possibile di casa e sto accanto a lui per non sentire accuse quando decido di "staccare"). La situazione è di una tossicità intollerabile.
6) In questa sessione ho 3 esami a ritmi serratissimi (circa due settimane di studio per esame). Sono già laureata, ma sono esami che servono per accedere, in futuro, al concorso pubblico .
7) non riesco a studiare. MI sveglio la mattina con pensieri di morte, di autocommiserazione, mi sembra di non avere vie d'uscita per affrancarmi da questa situazione tossica.
8) mi sembra di studiare per nulla, dato che andrò a fare un lavoro così poco gratificante, così brutto, così malpagato. Colui che dovrebbe incoraggiarmi sul mestiere mi spinge a desistere. In una situazione in cui già è difficile avere la testa per studiare, ogni giorno, ogni lamentela, ogni rinfaccio, ogni problema di mio padre è un colpo allo stomaco.
9) l'unica distrazione, che aspetto ogni settimana, è andarmene da un'amica a dormire il sabato. Per il resto, passo la settimana a letto a piangere e tentare di studiare.
Sono a pezzi. Da dove comincio?.
[#1]
Gentile utente,
Ci chiede:
"..Da dove comincio?.."
Rispondo:
Da un consulto psicologico di persona.
Lei è ad un punto nodale della Sua vita,
che riguarda la scelta professionale,
ma anche il distanziamento dai Suoi famigliari e di conseguenza le relazioni che andranno stabilendosi con loro;
piange e non riesce a studiare quando sarebbe proprio necessario.
Non ritiene sia urgente il confronto di persona con una nostra Collega, con cui districare un po' l'intricata matassa?
Come pensare di affidare unicamente ad un consulto online problematiche tanto determinanti? Ci mancano troppi particolari, manca il guardarsi in faccia e cogliere le emozioni...
Ritiene di poterlo fare? La Sua area geografica è ricca di risorse.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 872 visite dal 12/06/2018.
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