Vecchie amicizie e solitudine
Buonasera, mi trovo qui a chiedere un vostro consiglio, perché mi trovo in una situazione in cui la mia vita sociale è ridotta al minimo e mi trovo a vivere un senso di solitudine conseguente alla carenza di amici e persone fidate con le quali scambiare anche solo due parole.
Non posso dire di aver mai avuto tantissime amicizie, ma c'è stato un periodo negli ultimi quattro anni, in cui le cose sembravano essere cambiate. Avevo ripreso i contatti con una mia vecchia e cara amica e pian piano iniziava a coinvolgermi nel suo gruppo di amici, in cui, tra l'altro conoscevo quasi tutti. In quel periodo ero contenta, però avvertivo la sensazione di dover espiare delle colpe, come se negli anni precedenti, non ci fossimo più sentite a causa mia. Come se avessi commesso chissà quale orrore.
Ero contenta, e questo mi bastava, non è cosa da poco, ma allo stesso tempo, non sentirsi completamente accettati, mi faceva sentire in difetto e responsabile di qualcosa. In questi quattro anni, le cose rimangono stagnanti, non ero sempre coinvolta nelle uscite, anzi, la maggior parte delle volte in cui io ero presente, mancavano quasi tutti, e finivo per vedermi con i soliti due.
Da qui il mio dubbio di non essere particolarmente simpatica, e può succedere, anche se tutti negano.
Intanto i rapporti con questa mia grande amica, si deteriorano. Lei racconta molte bugie. In un periodo di mia forte angoscia, le chiesi esplicitamente aiuto (ovvero, farmi compagnia in un treno perché avevo l'ansia ed il terrore), e lei iniziò a raccontare tutte le bugie che poteva. Le parlai, sottolineando che non era un obbligo, e che poteva tranquillamente dirmi di no, infondo le avrei fatto perdere tempo, quindi avrei capito! L'unico risultato che ottenni furono le sue parole di rimprovero nei miei confronti per aver dubitato di lei. Sparì per mesi, salvo poi chiedermi di rivederci e confessare tutte le bugie dette.
Ora i rapporti non sono assolutamente buoni, perché personalmente ho perso la fiducia, e provo un sincera rabbia e un po' di disgusto per come si svolte le cose. Nonostante volesse "riparare", la verità è che cerca di mettersi sotto una buona luce, ma quello che dice non coincide con quello che fa'. E, mentre loro continuano a vedersi, organizzare pranzi, cene, uscite, si sentono, io continuo a restarci male mentre sono a casa e guardo le foto di loro che si divertono al mare.
Io so che queste persone non sono mie amiche, altrimenti le avrei sentite anche quando sono stata a casa male per un mese. So anche che non può essere solo un problema di come si comportano loro, perché ci sono altre persone che conosco e che arrivano ad un punto in cui mi ignorano. Non sarò interessante, non sarò simpatica, ma non è possibile che una persona di punto in bianco non risponda nemmeno ad un normale sms in cui semplicemente si chiede "come stai?".
Devo coltivare nuove amicizie, ma non so come si fa e non ho idea di cosa ci sia che non va in me!
Non posso dire di aver mai avuto tantissime amicizie, ma c'è stato un periodo negli ultimi quattro anni, in cui le cose sembravano essere cambiate. Avevo ripreso i contatti con una mia vecchia e cara amica e pian piano iniziava a coinvolgermi nel suo gruppo di amici, in cui, tra l'altro conoscevo quasi tutti. In quel periodo ero contenta, però avvertivo la sensazione di dover espiare delle colpe, come se negli anni precedenti, non ci fossimo più sentite a causa mia. Come se avessi commesso chissà quale orrore.
Ero contenta, e questo mi bastava, non è cosa da poco, ma allo stesso tempo, non sentirsi completamente accettati, mi faceva sentire in difetto e responsabile di qualcosa. In questi quattro anni, le cose rimangono stagnanti, non ero sempre coinvolta nelle uscite, anzi, la maggior parte delle volte in cui io ero presente, mancavano quasi tutti, e finivo per vedermi con i soliti due.
Da qui il mio dubbio di non essere particolarmente simpatica, e può succedere, anche se tutti negano.
Intanto i rapporti con questa mia grande amica, si deteriorano. Lei racconta molte bugie. In un periodo di mia forte angoscia, le chiesi esplicitamente aiuto (ovvero, farmi compagnia in un treno perché avevo l'ansia ed il terrore), e lei iniziò a raccontare tutte le bugie che poteva. Le parlai, sottolineando che non era un obbligo, e che poteva tranquillamente dirmi di no, infondo le avrei fatto perdere tempo, quindi avrei capito! L'unico risultato che ottenni furono le sue parole di rimprovero nei miei confronti per aver dubitato di lei. Sparì per mesi, salvo poi chiedermi di rivederci e confessare tutte le bugie dette.
Ora i rapporti non sono assolutamente buoni, perché personalmente ho perso la fiducia, e provo un sincera rabbia e un po' di disgusto per come si svolte le cose. Nonostante volesse "riparare", la verità è che cerca di mettersi sotto una buona luce, ma quello che dice non coincide con quello che fa'. E, mentre loro continuano a vedersi, organizzare pranzi, cene, uscite, si sentono, io continuo a restarci male mentre sono a casa e guardo le foto di loro che si divertono al mare.
Io so che queste persone non sono mie amiche, altrimenti le avrei sentite anche quando sono stata a casa male per un mese. So anche che non può essere solo un problema di come si comportano loro, perché ci sono altre persone che conosco e che arrivano ad un punto in cui mi ignorano. Non sarò interessante, non sarò simpatica, ma non è possibile che una persona di punto in bianco non risponda nemmeno ad un normale sms in cui semplicemente si chiede "come stai?".
Devo coltivare nuove amicizie, ma non so come si fa e non ho idea di cosa ci sia che non va in me!
[#1]
Buonasera,
leggendo il suo racconto mi sembra ci siano sentimenti profondi che riguardano se stessa. Parla di un senso di solitudine, di un senso di colpa, di un'angoscia forte. Si rappresenta in un modo negativo, poco simpatica e poco accettata, sentendosi in difetto e mi sembra vivendo un senso di fallimento.
Allo stesso tempo, quando parla della sua amica, comunica un rapporto importante. Attraverso le sue parole la definisce una "grande e vecchia amica", e questo mi ha fatto immaginare che abbia avuto un rapporto stretto, di confidenza. Sarebbe in proposito fondamentale poter approfondire la sua storia e le sue esperienze relazionali.
Comprendo che oggi abbiate avuto problemi rilevanti che vi hanno fatto allontanare. E, come dice, prova sentimenti di sfiducia e rabbia, per il fatto di sentirsi tradita e rifiutata da lei nonché forse anche esclusa dal gruppo.
Leggendo anche i consulti precedenti, ha parlato di un'occasione con un ragazzo, che poi non è andata in porto. Anche questo mi ha fatto pensare che lei possa suscitare negli altri interesse. Con questo ragazzo è stata socievole e immagino simpatica, tanto che lui avrebbe voluto mantenere i contatti. Da una parte quindi c'è in lei un desiderio di aprirsi agli altri; dall'altra non so se qualcosa può forse costituirsi come freno, come paura, come se si fosse giudicata male magari?
Oltre a questo consulto, sono rimasto colpito anche dalla pregnanza emotiva della narrazione del suo rapporto con sua madre e anche con suo padre, che ha sentito "violento" e dal quale ha preso le distanze. La sua narrazione e l'esperienza viva di queste relazioni fondamentali nella sua esistenza meritano la massima attenzione.
Come le dicevo all'inizio, sento in lei una costellazione emotiva molto significativa. Valuterei la possibilità di prendersi cura di questo suo prezioso e ricco mondo interno. A volte possono esserci ferite che fanno male e condizionano la nostra vita. E sento in lei il desiderio di fermarsi a riflettere, guardarsi dentro e condividere le sue esperienze interiori più profonde.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
leggendo il suo racconto mi sembra ci siano sentimenti profondi che riguardano se stessa. Parla di un senso di solitudine, di un senso di colpa, di un'angoscia forte. Si rappresenta in un modo negativo, poco simpatica e poco accettata, sentendosi in difetto e mi sembra vivendo un senso di fallimento.
Allo stesso tempo, quando parla della sua amica, comunica un rapporto importante. Attraverso le sue parole la definisce una "grande e vecchia amica", e questo mi ha fatto immaginare che abbia avuto un rapporto stretto, di confidenza. Sarebbe in proposito fondamentale poter approfondire la sua storia e le sue esperienze relazionali.
Comprendo che oggi abbiate avuto problemi rilevanti che vi hanno fatto allontanare. E, come dice, prova sentimenti di sfiducia e rabbia, per il fatto di sentirsi tradita e rifiutata da lei nonché forse anche esclusa dal gruppo.
Leggendo anche i consulti precedenti, ha parlato di un'occasione con un ragazzo, che poi non è andata in porto. Anche questo mi ha fatto pensare che lei possa suscitare negli altri interesse. Con questo ragazzo è stata socievole e immagino simpatica, tanto che lui avrebbe voluto mantenere i contatti. Da una parte quindi c'è in lei un desiderio di aprirsi agli altri; dall'altra non so se qualcosa può forse costituirsi come freno, come paura, come se si fosse giudicata male magari?
Oltre a questo consulto, sono rimasto colpito anche dalla pregnanza emotiva della narrazione del suo rapporto con sua madre e anche con suo padre, che ha sentito "violento" e dal quale ha preso le distanze. La sua narrazione e l'esperienza viva di queste relazioni fondamentali nella sua esistenza meritano la massima attenzione.
Come le dicevo all'inizio, sento in lei una costellazione emotiva molto significativa. Valuterei la possibilità di prendersi cura di questo suo prezioso e ricco mondo interno. A volte possono esserci ferite che fanno male e condizionano la nostra vita. E sento in lei il desiderio di fermarsi a riflettere, guardarsi dentro e condividere le sue esperienze interiori più profonde.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Ex utente
Buonasera Dr De Sanctis,
sì, l'amica di cui parlo è stata indubbiamente una parte importante nella mia vita, la nostra conoscenza risale ai tempi in cui non eravamo nemmeno adolescenti, quindi abbiamo condiviso molto negli anni.
"Da una parte quindi c'è in lei un desiderio di aprirsi agli altri; dall'altra non so se qualcosa può forse costituirsi come freno, come paura, come se si fosse giudicata male magari?"
Per quanto riguarda quel ragazzo in particolare, direi che sì, mi ero trovata bene a chiacchierare, ma nei giorni seguenti, il fatto di sentirlo mi creava disagio, perché è una persona molto diversa da me e, da quello che diceva, aveva frainteso; il suo scopo non era essere amici, che era tra l'altro l'argomento di cui parlammo durante il viaggio, cioé dell'amicizia uomo/donna, ma mi disse che era stanco di stare solo, e che stava cercando una compagna. Quindi ho decisamente fatto dei passi indietro, non essendo quella la situazione che cercavo.
Quindi, per quanto riguarda quel ragazzo in particolare, mi sono sentita di dover porre un freno, ma per quei motivi. Più in generale, però, ammetto che mi freno molto, anche nelle situazioni che, al contrario, desidero, e con le persone che ho scelto e con le quali mi trovo bene.
La ringrazio molto per la sua risposta.
Sto cercando di lavorare con una terapeuta, ma siamo in pausa, non voglio certamente sostituirla, ma mi trovavo in questa situazione alla quale volevo dare attenzione e certamente porterò questi stessi pensieri alla ripresa delle sedute.
(Stessa cosa per quanto riguarda il rapporto con la mia famiglia, stiamo lavorando molto per cercare di costruire una mia identità).
Il fatto di non riuscire a mantenere e farmi nuovi amici, è sicuramente frustrante e mi mette indubbiamente di fronte ad una serie di quesiti che riguardano il modo in cui io mi approccio agli altri. Per questo immagino che non possa essere una responsabilità esclusiva degli altri, il non riuscire a mantenere i rapporti.
D'altra parte, però, mi sono resa conto che, da quando ho iniziato la terapia, questa è la seconda grande vecchia amicizia a deludermi e da cui prendo le distanze. Quindi mi chiedo anche se non fossero rapporti non troppo sani, perché avevo la tendenza ad appoggiarmi molto a queste persone, data la mia forte insicurezza e a subìre atteggiamenti non sempre corretti per paura di perderle.
La situazione in cui mi trovo, però, non è molto piacevole. Perché sono isolata da altri rapporti umani, non ho altri amici, non sento molte persone, le poche che sento sono conoscenti, quindi mi manca anche il confidarmi con qualcuno, oppure il voler chiacchierare. Avere delle notizie importanti e volerle condividere con qualcuno, però non ho quel qualcuno. Prendere il telefono e non sapere chi chiamare; il voler andare a cena fuori e non sapere con chi. Di conseguenza trascorro il mio tempo sola, a casa e non so come cambiare le cose.
sì, l'amica di cui parlo è stata indubbiamente una parte importante nella mia vita, la nostra conoscenza risale ai tempi in cui non eravamo nemmeno adolescenti, quindi abbiamo condiviso molto negli anni.
"Da una parte quindi c'è in lei un desiderio di aprirsi agli altri; dall'altra non so se qualcosa può forse costituirsi come freno, come paura, come se si fosse giudicata male magari?"
Per quanto riguarda quel ragazzo in particolare, direi che sì, mi ero trovata bene a chiacchierare, ma nei giorni seguenti, il fatto di sentirlo mi creava disagio, perché è una persona molto diversa da me e, da quello che diceva, aveva frainteso; il suo scopo non era essere amici, che era tra l'altro l'argomento di cui parlammo durante il viaggio, cioé dell'amicizia uomo/donna, ma mi disse che era stanco di stare solo, e che stava cercando una compagna. Quindi ho decisamente fatto dei passi indietro, non essendo quella la situazione che cercavo.
Quindi, per quanto riguarda quel ragazzo in particolare, mi sono sentita di dover porre un freno, ma per quei motivi. Più in generale, però, ammetto che mi freno molto, anche nelle situazioni che, al contrario, desidero, e con le persone che ho scelto e con le quali mi trovo bene.
La ringrazio molto per la sua risposta.
Sto cercando di lavorare con una terapeuta, ma siamo in pausa, non voglio certamente sostituirla, ma mi trovavo in questa situazione alla quale volevo dare attenzione e certamente porterò questi stessi pensieri alla ripresa delle sedute.
(Stessa cosa per quanto riguarda il rapporto con la mia famiglia, stiamo lavorando molto per cercare di costruire una mia identità).
Il fatto di non riuscire a mantenere e farmi nuovi amici, è sicuramente frustrante e mi mette indubbiamente di fronte ad una serie di quesiti che riguardano il modo in cui io mi approccio agli altri. Per questo immagino che non possa essere una responsabilità esclusiva degli altri, il non riuscire a mantenere i rapporti.
D'altra parte, però, mi sono resa conto che, da quando ho iniziato la terapia, questa è la seconda grande vecchia amicizia a deludermi e da cui prendo le distanze. Quindi mi chiedo anche se non fossero rapporti non troppo sani, perché avevo la tendenza ad appoggiarmi molto a queste persone, data la mia forte insicurezza e a subìre atteggiamenti non sempre corretti per paura di perderle.
La situazione in cui mi trovo, però, non è molto piacevole. Perché sono isolata da altri rapporti umani, non ho altri amici, non sento molte persone, le poche che sento sono conoscenti, quindi mi manca anche il confidarmi con qualcuno, oppure il voler chiacchierare. Avere delle notizie importanti e volerle condividere con qualcuno, però non ho quel qualcuno. Prendere il telefono e non sapere chi chiamare; il voler andare a cena fuori e non sapere con chi. Di conseguenza trascorro il mio tempo sola, a casa e non so come cambiare le cose.
[#3]
Buonasera,
capisco che possa sentire faticosa questa situazione e mi domando se il senso di solitudine che può vivere in questo momento non sia anche amplificato dalla sospensione dalla terapia, da come capisco dovuta all'assenza della terapeuta.
Non so che tipo di lavoro stia svolgendo, forse è necessario darsi un po' di tempo. A volte bisogna decostruire per poi ricostruire. E ricostruire la propria vita in un modo nuovo può richiedere un lungo lavoro, che non deve scoraggiare.
Sta interrogando se stessa, chiamandosi in causa e cercando di assumersi le sue responsabilità. Certo senza dimenticare che anche gli altri fanno la loro parte nelle relazioni.
Sta costruendo il suo senso di identità, potrei dire anche imparando a sentirsi "interessante e simpatica", e piano piano riuscirà a vivere quel senso di appartenenza che desidera e merita.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
capisco che possa sentire faticosa questa situazione e mi domando se il senso di solitudine che può vivere in questo momento non sia anche amplificato dalla sospensione dalla terapia, da come capisco dovuta all'assenza della terapeuta.
Non so che tipo di lavoro stia svolgendo, forse è necessario darsi un po' di tempo. A volte bisogna decostruire per poi ricostruire. E ricostruire la propria vita in un modo nuovo può richiedere un lungo lavoro, che non deve scoraggiare.
Sta interrogando se stessa, chiamandosi in causa e cercando di assumersi le sue responsabilità. Certo senza dimenticare che anche gli altri fanno la loro parte nelle relazioni.
Sta costruendo il suo senso di identità, potrei dire anche imparando a sentirsi "interessante e simpatica", e piano piano riuscirà a vivere quel senso di appartenenza che desidera e merita.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
Ex utente
Sicuramente la pausa terapeutica indice non poco, ma anche prima avevo dei momenti di forte sconforto riguardo a questa carenza di amici nella mia vita. Ed è sicuramente uno dei punti di cui parlerò al rientro in terapia.
La terapia che seguo è ad indirizzo psicodinamico, è sicuramente un lavoro impegnativo, ma che consiglierei a tutti.
In effetti tendo molto a colpevolizzarmi, vengo subito assalita da dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato.
La ringrazio molto per le sue parole.
La terapia che seguo è ad indirizzo psicodinamico, è sicuramente un lavoro impegnativo, ma che consiglierei a tutti.
In effetti tendo molto a colpevolizzarmi, vengo subito assalita da dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato.
La ringrazio molto per le sue parole.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.6k visite dal 11/06/2018.
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