Sono diversa da tutto e tutti
Cari dottori, spero vivamente di ricevere un consiglio e un aiuto, sono sola e imprigionata dalla mia mente tiranna. Ho 32 anni, una laurea in filosofia, molti viaggi alle spalle e un look originale. Lo so, sembra la ricetta di una persona affermata e interessante, però io vivo in un paesino del sud, mi fa talmente schifo che mi vergogno a camminarci a piedi. Sono figlia unica, vivo ancora con i miei, odio mio padre per vari motivi, ho soltanto mia madre, ma lei ha molti problemi di salute, è stanca della sua vita, di mio padre e di me. Sì, stanca di una figlia che non vuole lavorare, di una figlia che si veste di tanti colori, che non ha amici, non vuole figli né il matrimonio. Una "fannullona". L'etichetta è facile da trovare, però io non reputo sia del tutto corretta. Vorrei lavorare, ma per farlo devo relazionarmi con la gente del luogo, e loro non sono molto aperti per cultura e stile di vita a chi non si conforma. Io ho la pelle e i capelli chiari, parlo italiano in modo corretto, amo la puntualità, l'efficienza e l'onestà, la parità tra uomo e donna. Vorrei anche gli amici, ma per amici intendo persone con cui sedermi a un tavolo e discutere del significato della vita, delle ragioni per cui il mondo va in un modo piuttosto che in una altro, non del loro ultimo acquisto o del fatto che la sorella dell'amica della cugina sia convolata a nozze. Riguardo alle nozze e alle relazioni non vedo proprio come una persona omosessuale che vede il matrimonio come semplice contratto legale, incapace di barattare il proprio tempo e la propria libertà possa mai collocarsi all'interno di una coppia. Sono una donna, ma non ho istinti materni, i bambini mi irritano, mi mette angoscia solo sentirli frignare e non comprendo come una donna sia disposta a deformarsi e sacrificarsi pur di averne uno. Eppure buona parte della gente locale fa figli senza porsi troppi quesiti, come fosse una tappa obbligatoria dopo il matrimonio con un uomo mediocre e geloso. Poco importa se il paese è degradato, privo di parchi pubblici, di scuole in grado di formare il loro senzo critico, piuttosto che indottrinarli a una morale cristiana e newtoniana. Sono una persona fragile, insicura, in preda ad attacchi violenti di ipocondria, ansia, a lunghi periodi di depressione. Immagino già il mio futuro. Sola in casa con quello stolto di mio padre, mia madre forse non vivrà a lungo, e io sarò sola e disperata. Ciò che è davvero ridicolo di questa faccenda è il fatto che io sia fossilizzata nel cambiare, nell'abbandonare questo buco di fogna perché le mie ossessioni legate alla routine, alla pulizia della casa all'avere la mia camera in ordine, al trascorrere due ore al giorno a staccarmi i peli con la pinzetta mi controllano e mi schiavizzano. Per completare questo quadro felice aggiungo e ammetto di essere incapace di provare compassione per il genere umano, perché in ogni persona ravvedo la loro capacità di ferirmi, e condannarmi.
[#1]
Psicologo
Gentile Utente,
la mia sensazione riguardo ciò che ha scritto è che lei sembra sentirsi da un lato ripugnata dal paese in cui vive, mentre in ambito più strettamente familiare sembra vivere rabbia verso un padre che non stima e delusione verso una madre da cui sembra sentirsi rifiutata.
Mi colpisce inoltre la sua sensazione di estraneità rispetto al contesto in cui è calata, lei sente di essere profondamente diversa sia dal contesto culturale sia dalle persone che la circondano.
Sente, al tempo stesso, che per poter esprimere pienamente se stessa e realizzarsi dovrebbe ricercare ambienti diversi da quello che vive attualmente.
Ma sembra che ci sia qualcosa che la sta frenando, nello specifico:
"le mie ossessioni legate alla routine, alla pulizia della casa all'avere la mia camera in ordine, al trascorrere due ore al giorno a staccarmi i peli con la pinzetta mi controllano e mi schiavizzano."
In riferimento al precedente virgolettato, le vorrei chiedere se sente che questi pensieri siano in qualche modo "fuori controllo" e che quindi essi sono la causa principale del suo non poter cambiare vita.
la mia sensazione riguardo ciò che ha scritto è che lei sembra sentirsi da un lato ripugnata dal paese in cui vive, mentre in ambito più strettamente familiare sembra vivere rabbia verso un padre che non stima e delusione verso una madre da cui sembra sentirsi rifiutata.
Mi colpisce inoltre la sua sensazione di estraneità rispetto al contesto in cui è calata, lei sente di essere profondamente diversa sia dal contesto culturale sia dalle persone che la circondano.
Sente, al tempo stesso, che per poter esprimere pienamente se stessa e realizzarsi dovrebbe ricercare ambienti diversi da quello che vive attualmente.
Ma sembra che ci sia qualcosa che la sta frenando, nello specifico:
"le mie ossessioni legate alla routine, alla pulizia della casa all'avere la mia camera in ordine, al trascorrere due ore al giorno a staccarmi i peli con la pinzetta mi controllano e mi schiavizzano."
In riferimento al precedente virgolettato, le vorrei chiedere se sente che questi pensieri siano in qualche modo "fuori controllo" e che quindi essi sono la causa principale del suo non poter cambiare vita.
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Utente
Salve dottore, la ringrazio molto per il suo tempo e la sua risposta celere. In merito al suo quesito le rispondo che: si i miei pensieri sono fuori controllo. Vorrei tanto vivere altrove, in passato ho lavorato in Inghilterra e mi sentivo a mio agio e integrata. Eppure paradossale per quanto possa sembrare, non riesco a pensare di lasciare la mia casa, i miei vestiti, i miei gatti, mia madre. Di pensieri che mi tormentano ne ho molti altri... ho sempre paura che mia madre possa morire, la notte temo che possa andarsene nel sonno e trascorro notti in cui riposo male. Lei soffre di un problema al sistema immunitario e temo sempre che le possa venire un cancro o altro. Immagino come sarà non vederla mai più, immagino il giorno del suo funerale, mi chiedo se potrò mai sopravvivere a questo. Lo so, non sono pensieri equilibrati, ma io non posso far nulla, sono sempre nella mia testa, la pace e la serenità sono utopie per me.
Grazie ancora per il suo tempo.
Grazie ancora per il suo tempo.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.1k visite dal 09/06/2018.
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