Amore e razionalità
Salve. Ho 36 anni e quattro giorni fa ho chiuso una storia di 4 anni con un uomo di 41. Scrivo perché ho il dubbio che il mio stato attuale possa aver influenzato drasticamente la scelta. A causa di un grosso problema di salute in famiglia di origine psichiatrica, ho vissuto 5 anni molto stressanti. Per forti sintomatologia legate all ansia sto ricorrendo a terapia psicologica e a dosaggi minimi di ansiolitici quotidianamente. Due anni fa è morto il padre del mio ragazzo e lui ovviamente è stato colpito emotivamente. Ho riversato nella coppia tutte le ansie legate ai miei problemi familiari. ho avuto doc e pensieri intrusivi.
Quando lho conosciuto non Ho perso la testa ma non volevo. Ho scelto di stare con lui riconoscendo i suoi enormi valori, il modo in cui mi trattava e le sue grandissime qualità. La storia è iniziata senza grossa convinzione da parte mia. Giorno per giorno e così per lui. Io Cercavo di bloccare le emozioni sul nascere, quando le sentivo. Non volevo che lui mi dicesse cose belle perché avevo paura che finisse. Lo interrompevo. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. non riuscivo nemmeno più a farlo con i miei familiari. La storia è diventata pian piano meno divertente. L attrazione fisica da parte Mia è scomparsa. Non era mai stata molta. ho attribuito tutto all ansia. Così ho sentito di non essere più innamorata coinvolta trasportata. Avevo dubbi da due anni. Adesso abbiamo detto stop. E la mia ansia è calata molto ma in concomitanza, proprio lo stesso giorno, ho iniziato con gli ansiolitici. I miei dubbi non sono finiti. Piango. Mi manca. Vorrei chiamarlo ma ho paura di iniziare di nuovo con lui perché non mi divertivo più. È probabile che io sia innamorata ma il mio stato psico emotivo non mi permetta di sentire delle belle emozioni con lui? Potrei aver bloccato l amore? Perché mi manca? Alla fortissima mancanza si alternano ore di rilassamento in cui credo di aver fatto la cosa giusta. Ma poi torna la voglia ininterrotta di sentirlo. Mi potreste dare la vostra opinione? Grazie
Quando lho conosciuto non Ho perso la testa ma non volevo. Ho scelto di stare con lui riconoscendo i suoi enormi valori, il modo in cui mi trattava e le sue grandissime qualità. La storia è iniziata senza grossa convinzione da parte mia. Giorno per giorno e così per lui. Io Cercavo di bloccare le emozioni sul nascere, quando le sentivo. Non volevo che lui mi dicesse cose belle perché avevo paura che finisse. Lo interrompevo. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. non riuscivo nemmeno più a farlo con i miei familiari. La storia è diventata pian piano meno divertente. L attrazione fisica da parte Mia è scomparsa. Non era mai stata molta. ho attribuito tutto all ansia. Così ho sentito di non essere più innamorata coinvolta trasportata. Avevo dubbi da due anni. Adesso abbiamo detto stop. E la mia ansia è calata molto ma in concomitanza, proprio lo stesso giorno, ho iniziato con gli ansiolitici. I miei dubbi non sono finiti. Piango. Mi manca. Vorrei chiamarlo ma ho paura di iniziare di nuovo con lui perché non mi divertivo più. È probabile che io sia innamorata ma il mio stato psico emotivo non mi permetta di sentire delle belle emozioni con lui? Potrei aver bloccato l amore? Perché mi manca? Alla fortissima mancanza si alternano ore di rilassamento in cui credo di aver fatto la cosa giusta. Ma poi torna la voglia ininterrotta di sentirlo. Mi potreste dare la vostra opinione? Grazie
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Gent.le Ragazza,
mi sembra di capire che quando parla di terapia psicologica si riferisce a quella farmacologica non alla psicoterapia.
Accenna ad un familiare con patologia psichiatrica.
L'atteggiamento evitante ha inevitabilmente sabotato l'evoluzione della relazione di coppia, favorendo un ritiro difensivo anche nei confronti dei suoi familiari fino a compromettere la stessa relazione di coppia.
Tuttavia credo che si tratti innanzi tutto di un disagio a livello individuale che meriterebbe uno spazio di ascolto e di condivisione all'interno di un colloquio con uno psicoterapeuta.
Non è di un'opinione che ha bisogno ma di uno spazio protetto, la relazione terapeutica, che le consenta di prendersi il rischio di entrare in contatto con quella sofferenza dalla quale ora si sta difendendo con tutte le sue forze.
mi sembra di capire che quando parla di terapia psicologica si riferisce a quella farmacologica non alla psicoterapia.
Accenna ad un familiare con patologia psichiatrica.
L'atteggiamento evitante ha inevitabilmente sabotato l'evoluzione della relazione di coppia, favorendo un ritiro difensivo anche nei confronti dei suoi familiari fino a compromettere la stessa relazione di coppia.
Tuttavia credo che si tratti innanzi tutto di un disagio a livello individuale che meriterebbe uno spazio di ascolto e di condivisione all'interno di un colloquio con uno psicoterapeuta.
Non è di un'opinione che ha bisogno ma di uno spazio protetto, la relazione terapeutica, che le consenta di prendersi il rischio di entrare in contatto con quella sofferenza dalla quale ora si sta difendendo con tutte le sue forze.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Utente
Grazie. In realtà Faccio colloqui settimanali con una psicoterapeuta che però mi lascia chiaramente intuire che probabilmente ho scelto una relazione non da perdere la testa proprio perché avevo bisogno di protezione e adesso questo non mi basta più. Forse questo uomo non mi piaceva. O è possibile che io abbia bloccato tutto? Continuo ad oscillare tra queste due opzioni. Nel frattempo a volte vorrei chiamarlo a volte mi tranquillizzo e penso di aver fatto la scelta giusta. Mi sto stritolando il cervello.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 950 visite dal 04/06/2018.
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