Non so se sono matta
Gentili dottori, scusatemi se scrivo ancora una volta.
Poco più di un mese fa mi è stato diagnosticato (su mia insistenza di ricevere una diagnosi) un disturbo di personalità borderline, malattia mentale che io non penso affatto di avere, perché non mai fatto uso di droghe né di alcool, non ho mai avuto rapporti sessuali a rischio né problemi alimentari. Nessun problema di ludopatia, nessun atto di autolesionismo né tentativi o minacce di suicidio. Il terapeuta che mi ha in cura sostiene che io non abbia mai avuto tutte le dipendenze elencate prima solo perché non esco quasi mai di casa e non ho nessun topo di relazione sociale se non con i miei famigliari. Secondo lui, qualora cominciassi a uscire e conoscere gente, inizierei probabilmente a bere, a drogarmi ecc... Quanto all'autolesionismo secondo lui lo sto mettendo in pratica non fisicamente ma a livello sociale, appunto isolandomi. Non capisce che se non esco di casa, non è per punirmi ma per proteggermi dagli altri, che comunque mi rifiuterebbero di sicuro, a causa del mio aspetto fisico.
E poi da quando in qua le diagnosi si fanno in base a quello che uno potrebbe fare se....?
A parte questo, il mio terapeuta dice che i borderline non sono matti, e non lo sono nemmeno io. Però mi dice anche che, se parlando di cose normali io riesco bene o male ad avere pensieri e conversazioni sensate, normali, quando si parla della mia patologia genetica secondo lui reagiscono quasi come se avessi una psicosi.
Ma non è vero niente. Prima mi dice che non sono matta, e poi mi dà della psicotica. La verità è che parla così solo perché vorrebbe che io accettassi di non essere nata normale, che mi adattassi alla mia condizione. Ma io non ci penso minimamente. Io non voglio vivere "un po' meglio". Io voglio guarire completamente. E voglio guarire adesso, subito. Non voglio avere una vita meno infelice. Io voglio tutto. Voglio poter avere tutto quello che la malattia mi ha tolto: Voglio essere alta, bella, con il corpo perfettamente funzionante che avrei avuto se fossi nata normale. Mi spetta di diritto. Voglio avere un apparato genitale completo e il DNA di una donna normale. Voglio un udito e una vista perfetti, niente osteoporosi né otosclerosi o ipotiroidismo. Voglio avere un ciclo mestruale spontaneo, un marito e dei figli. Minimo 3, e tutti concepiti naturalmente. Il terapeuta dice che mi capisce, e che ho il diritto di volere queste cose e di esprimerlo. Invece non capisce un accidente. Io non ho solo il diritto di volerle ma anche di averle. Le pretendo. Pretendo una cura, che mi tolga del tutto la malattia. E la pretendo adesso. Ho chiesto a lui di aiutarmi a cercare un medico che posso guarirmi, anche fosse dall'altra parte del mondo. Mi ha risposto che mi aiuterà ma crede che non ci sia cura, e al posto mio non la farebbe questa ricerca. Invece una cura c'è. Non so dove né quale ma ci deve essere per forza.
Secondo voi è come dice il mio terapeuta, sono matta? Spero in una vostra opinione.
Poco più di un mese fa mi è stato diagnosticato (su mia insistenza di ricevere una diagnosi) un disturbo di personalità borderline, malattia mentale che io non penso affatto di avere, perché non mai fatto uso di droghe né di alcool, non ho mai avuto rapporti sessuali a rischio né problemi alimentari. Nessun problema di ludopatia, nessun atto di autolesionismo né tentativi o minacce di suicidio. Il terapeuta che mi ha in cura sostiene che io non abbia mai avuto tutte le dipendenze elencate prima solo perché non esco quasi mai di casa e non ho nessun topo di relazione sociale se non con i miei famigliari. Secondo lui, qualora cominciassi a uscire e conoscere gente, inizierei probabilmente a bere, a drogarmi ecc... Quanto all'autolesionismo secondo lui lo sto mettendo in pratica non fisicamente ma a livello sociale, appunto isolandomi. Non capisce che se non esco di casa, non è per punirmi ma per proteggermi dagli altri, che comunque mi rifiuterebbero di sicuro, a causa del mio aspetto fisico.
E poi da quando in qua le diagnosi si fanno in base a quello che uno potrebbe fare se....?
A parte questo, il mio terapeuta dice che i borderline non sono matti, e non lo sono nemmeno io. Però mi dice anche che, se parlando di cose normali io riesco bene o male ad avere pensieri e conversazioni sensate, normali, quando si parla della mia patologia genetica secondo lui reagiscono quasi come se avessi una psicosi.
Ma non è vero niente. Prima mi dice che non sono matta, e poi mi dà della psicotica. La verità è che parla così solo perché vorrebbe che io accettassi di non essere nata normale, che mi adattassi alla mia condizione. Ma io non ci penso minimamente. Io non voglio vivere "un po' meglio". Io voglio guarire completamente. E voglio guarire adesso, subito. Non voglio avere una vita meno infelice. Io voglio tutto. Voglio poter avere tutto quello che la malattia mi ha tolto: Voglio essere alta, bella, con il corpo perfettamente funzionante che avrei avuto se fossi nata normale. Mi spetta di diritto. Voglio avere un apparato genitale completo e il DNA di una donna normale. Voglio un udito e una vista perfetti, niente osteoporosi né otosclerosi o ipotiroidismo. Voglio avere un ciclo mestruale spontaneo, un marito e dei figli. Minimo 3, e tutti concepiti naturalmente. Il terapeuta dice che mi capisce, e che ho il diritto di volere queste cose e di esprimerlo. Invece non capisce un accidente. Io non ho solo il diritto di volerle ma anche di averle. Le pretendo. Pretendo una cura, che mi tolga del tutto la malattia. E la pretendo adesso. Ho chiesto a lui di aiutarmi a cercare un medico che posso guarirmi, anche fosse dall'altra parte del mondo. Mi ha risposto che mi aiuterà ma crede che non ci sia cura, e al posto mio non la farebbe questa ricerca. Invece una cura c'è. Non so dove né quale ma ci deve essere per forza.
Secondo voi è come dice il mio terapeuta, sono matta? Spero in una vostra opinione.
[#1]
Gentile utente,
questa risposta non Le piacerà:
è proprio del bambino molto piccolo e della sua illusione di onnipotenza volere TUTTO e SUBITO,
così come quando Lei dice:
"Io voglio guarire completamente. E voglio guarire adesso, subito. Non voglio avere una vita meno infelice. Io voglio tutto. Voglio poter avere tutto quello che la malattia mi ha tolto: Voglio essere alta, bella, con il corpo perfettamente funzionante che avrei avuto se fossi nata normale. Mi spetta di diritto."
Illusione di onnipotenza: VOGLIO.
Ma già qualche consulto fa noi Le proponemmo di lavorare invece sull'adattamento.
L'essere matta o meno non c'entra.
Lei ha voluto una diagnosi e insistendo l'ha ottenuta.
Adesso non sa che farsene: un vocabolo (sia pure diagnostico) non è in grado di "creare" una esistenza, neppure di modificarla.
Ma si continua con il "VOGLIO"
La consigliamo di lavorare con maggiore alleanza terapeutica con il Suo Psy, di persona.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile dott.ssa Brunialti,
Anche la mia risposta non le piacerà per niente, mi creda.
Innanzitutto mi lasci puntualizzare che non è stato un generico: "noi" a consigliarmi di adattarmi. è sempre e solo lei ad avere la bontà (o l'incoscienza) di rispondermi.
Perciò è a lei che mi rivolgerò direttamente, non a un generico "voi".
A parte che avere una diagnosi è un mio diritto, così come lo è essere informata tempestivamente del mio stato clinico e psicologico, non è di questo che voglio discutere, ma dell'adattamento.
Lei consiglia a me di adattarmi. E a cosa dovrei adattarmi, al non poter guarire? Interessante che una che non ha mai avuto di questi problemi dica a me che mi devo adattare.
Lei è sicuramente cresciuta in altezza normalmente, senza bisogno di nessuna terapia ormonale. Io no, ho dovuto seguire una terapia giornaliera per circa 10 anni. E lei dice a me che mi devo adattare.
Lei ha avuto sicuramente un ciclo mestruale spontaneo come tutte tra gli undici e i 13 anni (anno più, anno meno). Io no. Io l'ho avuto a quasi 17 anni, non vero ma finto, e solo perché un medico ha deciso che fosse il momento giusto. E lei dice a me che mi devo adattare.
Lei avrà avuto sicuramente tutti i figli che voleva, e senza alcuno sforzo. Io invece non posso. Io, se sarò molto fortunata, potrò forse averne con fecondazione eterologa per cui, sempre che mi vada bene, avrò un figlio non mio e il suo concepimento sarà un momento orrendo, perché avverrà in ospedale tra medici e infermieri che mi faranno un sacco di cose brutte; mentre per lei, carissima dottoressa, concepire i suoi figli sarà stato sicuramente un momento bellissimo come lo è per tutte le donne normali. E si permette di dire a me che devo adattarmi.
Lei avrà sicuramente un udito perfetto, io ci sento poco anche con l'ausilio di protesi, e la situazione peggiorerà, tanto che probabilmente tra qualche anno avrò bisogno di un impianto cocleare. Ma, certo, sono io che devo adattarmi.
Lei non so quanti anni abbia, ma se non è già in menopausa ci andrà tra qualche anno come tutte le donne normali. Io ne ho solo 33 e sono già in menopausa da 2. Ah, ma già, dimenticavo che devo adattarmi.
Facciamo una cosa: prima mi dica una sola buona ragione per la quale lei (e non parlo di altri, parlo proprio di lei) ha meritato di nascere normale, fertile e sana, e io no.
Quando l'avrà trovata allora potremo parlare di adattamento.
Fino ad allora, forse è meglio che prima di scrivere pensi che lei ha avuto tutto come donna, senza meritarlo, mentre io no.
Se mi passa una metafora, è troppo facile dire a uno nato senza gambe che deve adattarsi quando tu puoi correre e saltare senza problemi.
E comunque vede, questo qui è proprio il motivo per il quale non potrei mai fare terapia con una donna. Perché finché un uomo mi dice che devo accettare la mia condizione, mi arrabbio, lo mando a quel paese ma finisce lì. Una donna che ha tutto quello che io non posso avere e lo ottiene senza il minimo sforzo perché la natura le ha dato tutto quello che a me ha tolto, beh se una così mi dicesse che devo adattarmi io non risponderei proprio di me stessa e farei cose da denuncia penale.
In ogni caso la ringrazio di avermi ascoltato ancora una volta.
Buona serata.
Anche la mia risposta non le piacerà per niente, mi creda.
Innanzitutto mi lasci puntualizzare che non è stato un generico: "noi" a consigliarmi di adattarmi. è sempre e solo lei ad avere la bontà (o l'incoscienza) di rispondermi.
Perciò è a lei che mi rivolgerò direttamente, non a un generico "voi".
A parte che avere una diagnosi è un mio diritto, così come lo è essere informata tempestivamente del mio stato clinico e psicologico, non è di questo che voglio discutere, ma dell'adattamento.
Lei consiglia a me di adattarmi. E a cosa dovrei adattarmi, al non poter guarire? Interessante che una che non ha mai avuto di questi problemi dica a me che mi devo adattare.
Lei è sicuramente cresciuta in altezza normalmente, senza bisogno di nessuna terapia ormonale. Io no, ho dovuto seguire una terapia giornaliera per circa 10 anni. E lei dice a me che mi devo adattare.
Lei ha avuto sicuramente un ciclo mestruale spontaneo come tutte tra gli undici e i 13 anni (anno più, anno meno). Io no. Io l'ho avuto a quasi 17 anni, non vero ma finto, e solo perché un medico ha deciso che fosse il momento giusto. E lei dice a me che mi devo adattare.
Lei avrà avuto sicuramente tutti i figli che voleva, e senza alcuno sforzo. Io invece non posso. Io, se sarò molto fortunata, potrò forse averne con fecondazione eterologa per cui, sempre che mi vada bene, avrò un figlio non mio e il suo concepimento sarà un momento orrendo, perché avverrà in ospedale tra medici e infermieri che mi faranno un sacco di cose brutte; mentre per lei, carissima dottoressa, concepire i suoi figli sarà stato sicuramente un momento bellissimo come lo è per tutte le donne normali. E si permette di dire a me che devo adattarmi.
Lei avrà sicuramente un udito perfetto, io ci sento poco anche con l'ausilio di protesi, e la situazione peggiorerà, tanto che probabilmente tra qualche anno avrò bisogno di un impianto cocleare. Ma, certo, sono io che devo adattarmi.
Lei non so quanti anni abbia, ma se non è già in menopausa ci andrà tra qualche anno come tutte le donne normali. Io ne ho solo 33 e sono già in menopausa da 2. Ah, ma già, dimenticavo che devo adattarmi.
Facciamo una cosa: prima mi dica una sola buona ragione per la quale lei (e non parlo di altri, parlo proprio di lei) ha meritato di nascere normale, fertile e sana, e io no.
Quando l'avrà trovata allora potremo parlare di adattamento.
Fino ad allora, forse è meglio che prima di scrivere pensi che lei ha avuto tutto come donna, senza meritarlo, mentre io no.
Se mi passa una metafora, è troppo facile dire a uno nato senza gambe che deve adattarsi quando tu puoi correre e saltare senza problemi.
E comunque vede, questo qui è proprio il motivo per il quale non potrei mai fare terapia con una donna. Perché finché un uomo mi dice che devo accettare la mia condizione, mi arrabbio, lo mando a quel paese ma finisce lì. Una donna che ha tutto quello che io non posso avere e lo ottiene senza il minimo sforzo perché la natura le ha dato tutto quello che a me ha tolto, beh se una così mi dicesse che devo adattarmi io non risponderei proprio di me stessa e farei cose da denuncia penale.
In ogni caso la ringrazio di avermi ascoltato ancora una volta.
Buona serata.
[#3]
Gentile utente,
lo scopo del sito è fornire risposte a chi ha problemi di salute, a chi ha bisogno realmente e soprattutto chi desidera ascoltare una seconda opinione, con tutti i limiti ovviamente di un servizio online.
Nel suo caso, ci sembra invece che lei già abbia tutte le risposte ad ogni sua domanda, quindi crediamo che questo servizio non potrà mai esserle utile.
Il consulto viene chiuso
Cordiali saluti
staff@medicitalia.it
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.1k visite dal 01/06/2018.
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