Apatia
Salve,
Sono un ragazzo di 24 anni, e attualmente frequento il secondo anno di scienze e tecniche psicologiche.
Scrivo perché é da più di un mese ormai che vivo in una situazione disperara.
Passo le giornate a non fare niente, nonostante ci siano mille cose che vorrei fare, alla fine resto sdraiato sul letto e non so come uscirne.
Da settembre ho smesso di frequentare l'università, continuando gli studi da non frequentante. Ma nel tempo il mio interesse è sceso, tant'è che ora sto seriamente pensando di cambiare o addirittura abbandonare l'università, dato che ormai ho perso completamente interesse nella materia e ho difficoltà a seguirla e capirla.
Su questo punto poi sono particolarmente preso. La mia mente non fa che rimuginare su quale sarà il mio futuro, se ne vale la pena abbandonare gli studi magari per un lavoretto che mi faccia stare tranquillo. Se vale la pena cambiare, e provare una nuova strada, ma ci sarebbe da considerare, che la strada che vorrei prendere (archeologia), ha opportunità lavorative pari a 0, sarebbe giusto un "prendere tempo". Mentre la strada che ora sto continuando con grandi difficoltà (quella della psicologia) mi permetterebbe almeno di mettermi in proprio e avere una speranza.
E mentre penso tutto questo, non studio, e sto sul letto senza fare niente. L'unica cosa che mi impedisce di diventare un vegetale sono gli amici e la famiglia che mi tengono fortunatamente occupato, e quando sto con loro i miei pensiero viaggiano su altri binari.
Cosa dovrei fare in queste situazioni? Mi piacerebbe andare da uno psicologo, ma ho già chiesto in giro e purtroppo non posso permettermeli, anche se mi farebbe bene confrontarmi con qualcuno.
Come posso sbloccare questa situazione di immobilità? Non so più che fare.
Grazie anche solo per aver letto il mio sfogo.
Sono un ragazzo di 24 anni, e attualmente frequento il secondo anno di scienze e tecniche psicologiche.
Scrivo perché é da più di un mese ormai che vivo in una situazione disperara.
Passo le giornate a non fare niente, nonostante ci siano mille cose che vorrei fare, alla fine resto sdraiato sul letto e non so come uscirne.
Da settembre ho smesso di frequentare l'università, continuando gli studi da non frequentante. Ma nel tempo il mio interesse è sceso, tant'è che ora sto seriamente pensando di cambiare o addirittura abbandonare l'università, dato che ormai ho perso completamente interesse nella materia e ho difficoltà a seguirla e capirla.
Su questo punto poi sono particolarmente preso. La mia mente non fa che rimuginare su quale sarà il mio futuro, se ne vale la pena abbandonare gli studi magari per un lavoretto che mi faccia stare tranquillo. Se vale la pena cambiare, e provare una nuova strada, ma ci sarebbe da considerare, che la strada che vorrei prendere (archeologia), ha opportunità lavorative pari a 0, sarebbe giusto un "prendere tempo". Mentre la strada che ora sto continuando con grandi difficoltà (quella della psicologia) mi permetterebbe almeno di mettermi in proprio e avere una speranza.
E mentre penso tutto questo, non studio, e sto sul letto senza fare niente. L'unica cosa che mi impedisce di diventare un vegetale sono gli amici e la famiglia che mi tengono fortunatamente occupato, e quando sto con loro i miei pensiero viaggiano su altri binari.
Cosa dovrei fare in queste situazioni? Mi piacerebbe andare da uno psicologo, ma ho già chiesto in giro e purtroppo non posso permettermeli, anche se mi farebbe bene confrontarmi con qualcuno.
Come posso sbloccare questa situazione di immobilità? Non so più che fare.
Grazie anche solo per aver letto il mio sfogo.
[#1]
Salve,
mi sembra importante che lei stia guardando dentro di sé e riflettendo sui suoi vissuti. Ci parla di un senso di disperazione e di apatia che sembrano portarla a ritirarsi, fino a farle sentire un senso di immobilismo. E forse sta sentendo il desiderio e l’importanza di affrontare questa situazione per poterne uscire. Per reagire a quest’immobilismo e sviluppare un senso di possibilità.
Mi sento di dirle che non è facile scegliere un ambito formativo. I parametri da considerare riguardano gli sbocchi professionali nonché la predisposizione e l’interesse per la materia, come lei sottolinea giustamente. Inoltre c’è un periodo di attesa che può essere lungo, dovuto a tanti fattori nonché all’inserimento lavorativo che oggi purtroppo prevede numerosi passaggi prima di arrivare a una possibile stabilità.
Leggendo il suo racconto, mi sembra di capire che stia vivendo un senso di forte preoccupazione, mi corregga pure se mi sbaglio. Mi chiedo se questo non la stia lasciando sereno di fare le sue valutazioni e di prendere una strada che sente percorribile.
Se avesse voglia di parlarne, posso chiederle come mai ha scelto la strada universitaria? E, inoltre, come mai all’origine non ha seguito l’idea di fare archeogia, per la carenza di sbocchi professionali?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
mi sembra importante che lei stia guardando dentro di sé e riflettendo sui suoi vissuti. Ci parla di un senso di disperazione e di apatia che sembrano portarla a ritirarsi, fino a farle sentire un senso di immobilismo. E forse sta sentendo il desiderio e l’importanza di affrontare questa situazione per poterne uscire. Per reagire a quest’immobilismo e sviluppare un senso di possibilità.
Mi sento di dirle che non è facile scegliere un ambito formativo. I parametri da considerare riguardano gli sbocchi professionali nonché la predisposizione e l’interesse per la materia, come lei sottolinea giustamente. Inoltre c’è un periodo di attesa che può essere lungo, dovuto a tanti fattori nonché all’inserimento lavorativo che oggi purtroppo prevede numerosi passaggi prima di arrivare a una possibile stabilità.
Leggendo il suo racconto, mi sembra di capire che stia vivendo un senso di forte preoccupazione, mi corregga pure se mi sbaglio. Mi chiedo se questo non la stia lasciando sereno di fare le sue valutazioni e di prendere una strada che sente percorribile.
Se avesse voglia di parlarne, posso chiederle come mai ha scelto la strada universitaria? E, inoltre, come mai all’origine non ha seguito l’idea di fare archeogia, per la carenza di sbocchi professionali?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Come dice anche Lei, sto effettivamente cercando un modo di uscirne, sopratutto perché questa situazione mi procura un senso di fastidio e irritazione, poiché in genere sono molto razionale e cerco sempre una soluzione ai problemi che mi si presentano, ma questa volta mi sento bloccato in un limbo.
Comunque, le origini della scelta univetsitaria derivano dal fatto che ho passato due anni post diploma a girare in cerca di lavoro, ma è stata una strada fallimentare dato che non ne ho mai trovato uno, salvo rari casi di lavoretti mensili (ovviamente in nero).
Così ho deciso di superare un primo scoglio, ovvero: non ho preso l'università perché ho sempre avuto difficoltà nello studio, e pensavo di non esserne portato.
A questo si è aggiunto il fatto che in due anni passati tra un lavoro e il niente, ho maturato l'idea di voler fare qualcosa che potesse piacermi nel futuro.
Quindi, eccoci al punto, mi sono deciso a prendere la strada universitaria, e tra le tante che mi sarebbe piaciuto seguire, ho scelto psicologia, perché da una parte avevo interesse nella materia (interesse che ora è andato via, una volta superate le basi ed entrato nello specifico), e dall'altra mia affascinava l'idea di potermi aprire uno studio personale.
Archeologia era la scelta alternative, è la mancanza quasi sicura di lavoro post laurea, mi ha fatto desistere da questo percorso.
Tra l'altro, sono ancora più bloccato dal fatto che dipendo dai miei per l'università, di conseguenza il cambiare mi spaventa (nonostante i miei mi hanno già detto che approverebbero la mia scelta, qualsiasi essa sia) perché non voglio pesare ancora di più sulle loro spalle.
Grazie ancora.
Comunque, le origini della scelta univetsitaria derivano dal fatto che ho passato due anni post diploma a girare in cerca di lavoro, ma è stata una strada fallimentare dato che non ne ho mai trovato uno, salvo rari casi di lavoretti mensili (ovviamente in nero).
Così ho deciso di superare un primo scoglio, ovvero: non ho preso l'università perché ho sempre avuto difficoltà nello studio, e pensavo di non esserne portato.
A questo si è aggiunto il fatto che in due anni passati tra un lavoro e il niente, ho maturato l'idea di voler fare qualcosa che potesse piacermi nel futuro.
Quindi, eccoci al punto, mi sono deciso a prendere la strada universitaria, e tra le tante che mi sarebbe piaciuto seguire, ho scelto psicologia, perché da una parte avevo interesse nella materia (interesse che ora è andato via, una volta superate le basi ed entrato nello specifico), e dall'altra mia affascinava l'idea di potermi aprire uno studio personale.
Archeologia era la scelta alternative, è la mancanza quasi sicura di lavoro post laurea, mi ha fatto desistere da questo percorso.
Tra l'altro, sono ancora più bloccato dal fatto che dipendo dai miei per l'università, di conseguenza il cambiare mi spaventa (nonostante i miei mi hanno già detto che approverebbero la mia scelta, qualsiasi essa sia) perché non voglio pesare ancora di più sulle loro spalle.
Grazie ancora.
[#3]
Mi sento di dire che accanto a una componente razionale importante per affrontare la vita, forse sente anche il valore di una sua autenticità. E questo merita la massima attenzione. Mi chiedo se nella sua vita abbia sviluppato la sua autenticità e come abbia utilizzato le sue risorse per essere se stesso, creativamente.
Mi sento di valorizzare questo momento, nonostante sia critico ed è difficile per lei. Però la crisi è anche un’occasione per guardarsi dentro, fermarsi a riflettere e affrontare gli ostacoli in un modo creativo.
Penso che approfondire i suoi vissuti e cercare di capire come procedere sia una responsabilità importante, che lei mostra di avere. Non rinuncerei a proseguire nella ricerca di uno psicologo-psicoterapeuta, non mi scoraggerei. Comprendo che il costo delle sedute possa essere un ostacolo, ma esponendo i suoi bisogni e mostrando la motivazione che trasmette, magari potrebbe riuscire a trovare un accordo.
Sottolineo questo perché sarebbe a mio avviso importante ma, allo stesso tempo, mi sembra di rintracciarne in lei il desiderio in tal senso, che è molto prezioso.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Mi sento di valorizzare questo momento, nonostante sia critico ed è difficile per lei. Però la crisi è anche un’occasione per guardarsi dentro, fermarsi a riflettere e affrontare gli ostacoli in un modo creativo.
Penso che approfondire i suoi vissuti e cercare di capire come procedere sia una responsabilità importante, che lei mostra di avere. Non rinuncerei a proseguire nella ricerca di uno psicologo-psicoterapeuta, non mi scoraggerei. Comprendo che il costo delle sedute possa essere un ostacolo, ma esponendo i suoi bisogni e mostrando la motivazione che trasmette, magari potrebbe riuscire a trovare un accordo.
Sottolineo questo perché sarebbe a mio avviso importante ma, allo stesso tempo, mi sembra di rintracciarne in lei il desiderio in tal senso, che è molto prezioso.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1k visite dal 29/05/2018.
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