Lutto

Buongiorno,
qualche mese fa ho subito il lutto di mio padre dopo più di un anno di malattia che è andata peggiorandosi gradualmente. Ho visto mio padre morire poco alla volta. Nonostante io sia una persona solare e sorridente, tanto che le persone che mi hanno vista in questo lungo periodo mi ammirano per la forza che secondo loro mi appartiene, mi sento a pezzi. Sto cercando di andare avanti con la mia vita, facendo dei nuovi progetti ma l'idea di "abbandonare" quello che resta della mia famiglia (in particolare mia mamma e i miei fratelli) mi fa sentire terribilmente in colpa. Da un lato sento che dovrei andare avanti con la mia vita, che è giusto così, ma dall'altro sento che loro hanno bisogno di me. Inoltre sono angosciata dall'idea che possa capitare la stessa cosa a mia mamma o ad una persona che mi è vicina. Non ho mai avuto attacchi di ansia o di panico e non mi sento depressa ma mi sento tanto tanto stanca, avrei bisogno di prendermi una lunga pausa dal lavoro ma non mi è stato concesso nemmeno quando lui era in fase ormai terminale. Sono distrutta e ho paura che continuare a far finta di essere forte mi porti a crollare. Vorrei sapere se quello che ho per la testa è normale o se forse è il caso che mi appoggi ad uno psicologo per cercare di superare questi pensieri.

Grazie anticipatamente
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

TUTTO quello che scrive, dice, pensa e prova emotivamente, rientra tra le dinamiche della perdita estremamente dolorosa di una persona cara. Lo stesso senso di colpa e le paure che riporta fanno parte di un percorso di elaborazione di distacco permanente.
I suoi non sono assolutamente pensieri anomali. Anzi...guai se non li sperimentasse. Lei è umana. È normale quello che le accade.

Avrebbe bisogno di qualche giorno (e forse più) di staccare la spina della sua fatica fisica e mentale.

Per ora provi a leggere questo libro molto ben fatto: Come affrontare la perdita di una persona cara, di Sibylle Krüll.

Aspetti qualche mese prima di pensare di rivolgersi ad un collega. Il dolore va vissuto e attraversato e guardi, uno dei metodi più utili per scaricare tensioni e dolori sarebbe quello di rivedere, magari insieme a persone a lei care, le foto di suo papà anche insieme a voi e di piangere.

Intanto legga il libricino. Se dovesse accorgersi che non le basta, allora potrà pensare di rivolgersi ad un/una collega. Ma non abbia fretta...

Le linko l’intervista alla collega che ha scritto il libro suggerito
http://www.edizionilpuntodincontro.it/blog/2011/10/intervista-a-sibylle-krull/

Cordiali saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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Utente
Utente
Gentile Dott. Pizzoleo, la ringrazio molto per la risposta, seguirò il suo consiglio. Purtroppo non so come fare per il lavoro perchè non mi è stata concessa l'aspettativa, l'unica soluzione sarebbe la malattia ma non mi sento così male da dover ricorrere a questo e purtroppo le ferie sono ancora lontane. La sfortuna vuole che io faccia un lavoro per il quale parlo tutti i giorni di malattie quindi è come non staccare mai il pensiero da quello che è accaduto.

Grazie infinite
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Ha scritto di pensieri emozioni e di stanchezza che in questo periodo la sovrastano non consentendole verosimilmente una sana, consapevole e piena capacità di poter essere produttiva.
Non occorre in questi casi avere pretese (semmai ci fossero) di essere invulnerabile.

Se non ricordo male la normativa nazionale prevede che un lavoratore abbia diritto a 3 giorni lavorativi all’anno per lutto familiare. Si informi. 3 giorni di stacco totale dal lavoro che svolge per dedicarsi a se stessa e al suo dolore, le potrebbero tornere utili.

Un caro saluto