Sono pigra o frustrata? Non accettare di dover faticare per vivere
Sto vivendo la mia vita secondo ritmi e priorità che non sono miei.
Mi sembra di star sprecando la vita a seguire binari che non mi interessa seguire. Ma so anche che se decido di uscire dai binari il mondo mi taglia fuori. Il mondo, specie quello lavorativo, va veloce e non ti perdona pause, divagazioni.
Questa paura di star sprecando la vita a volte mi provoca crisi di pianto. La frustrazione mi ha rallentato molto negli studi nell'ultimo periodo. Eppure mi pare solo un capriccio, una pretesa di una ragazzina viziata che non vuole accettare che la vita è dura e bisogna faticare per guadagnarsi da mangiare.
Ho 23 anni, si dice siano gli anni più belli della vita, quelli in cui sei libero perché non hai responsabilità verso nessuno se non te stesso (nessun figlio di cui tener conto nelle tue scelte, nessun marito, nessuna carriera da perdere). E invece no, io mi sento responsabile verso i miei genitori (che mi mantengono), e già mi trovo a soppesare le scelte di vita per non bruciarmi una possibilità di stipendio.
Studio ingegneria, sono quasi alla fine della magistrale. Prima che lo chiediate: no, non mi appassiona, sì, avrei fatto altro; ma mi darà sicurezza economica e comunque al momento non riesco a pensare a nessun lavoro che farei volentieri.
La vita privata va abbastanza bene, non ne sono totalmente soddisfatta ma la vivo con positività.
Io non so cosa voglio (in qualsiasi campo, dal mio futuro lavorativo al sesso) e ho pensato che questa incapacità di riconoscere la propria volontà potesse risolversi cercando "la vera me". Da qui l'idea di assecondare una tensione che sento da anni ma che ho sempre scelto di sacrificare, che è quella al viaggio.
Non ho tempo per viaggiare, devo studiare. Non ho i soldi per viaggiare, perché non ho tempo per lavorare perché devo studiare.E se non viaggio a 23 anni figurati se lo faccio a 30, quando mi troverò appieno nella ruota del criceto.
Viaggiare ora vorrebbe dire rallentare notevolmente gli studi, fare lavori manuali ma che pagano e poi partire. Oppure fare qualche programma di scambio (tipo baby sitter all'estero, cose così...). Oppure farlo dopo la laurea, ma poi chi lo assume un "neolaureato" vecchio di un anno senza esperienza?
Io la chiamo voglia di andarmene, provare cose nuove, capire cosa mi fa stare bene. Qualcuno potrebbe chiamarla voglia di scappare dalle responsabilità della vita adulta.
Come posso capire se questo è davvero malessere e bisogno di autenticità... o è solo un capriccio, un divagare, se sono una sfaticata?
Mi sapete consigliare autori, percorsi, spunti di riflessione?
Mi sembra di star sprecando la vita a seguire binari che non mi interessa seguire. Ma so anche che se decido di uscire dai binari il mondo mi taglia fuori. Il mondo, specie quello lavorativo, va veloce e non ti perdona pause, divagazioni.
Questa paura di star sprecando la vita a volte mi provoca crisi di pianto. La frustrazione mi ha rallentato molto negli studi nell'ultimo periodo. Eppure mi pare solo un capriccio, una pretesa di una ragazzina viziata che non vuole accettare che la vita è dura e bisogna faticare per guadagnarsi da mangiare.
Ho 23 anni, si dice siano gli anni più belli della vita, quelli in cui sei libero perché non hai responsabilità verso nessuno se non te stesso (nessun figlio di cui tener conto nelle tue scelte, nessun marito, nessuna carriera da perdere). E invece no, io mi sento responsabile verso i miei genitori (che mi mantengono), e già mi trovo a soppesare le scelte di vita per non bruciarmi una possibilità di stipendio.
Studio ingegneria, sono quasi alla fine della magistrale. Prima che lo chiediate: no, non mi appassiona, sì, avrei fatto altro; ma mi darà sicurezza economica e comunque al momento non riesco a pensare a nessun lavoro che farei volentieri.
La vita privata va abbastanza bene, non ne sono totalmente soddisfatta ma la vivo con positività.
Io non so cosa voglio (in qualsiasi campo, dal mio futuro lavorativo al sesso) e ho pensato che questa incapacità di riconoscere la propria volontà potesse risolversi cercando "la vera me". Da qui l'idea di assecondare una tensione che sento da anni ma che ho sempre scelto di sacrificare, che è quella al viaggio.
Non ho tempo per viaggiare, devo studiare. Non ho i soldi per viaggiare, perché non ho tempo per lavorare perché devo studiare.E se non viaggio a 23 anni figurati se lo faccio a 30, quando mi troverò appieno nella ruota del criceto.
Viaggiare ora vorrebbe dire rallentare notevolmente gli studi, fare lavori manuali ma che pagano e poi partire. Oppure fare qualche programma di scambio (tipo baby sitter all'estero, cose così...). Oppure farlo dopo la laurea, ma poi chi lo assume un "neolaureato" vecchio di un anno senza esperienza?
Io la chiamo voglia di andarmene, provare cose nuove, capire cosa mi fa stare bene. Qualcuno potrebbe chiamarla voglia di scappare dalle responsabilità della vita adulta.
Come posso capire se questo è davvero malessere e bisogno di autenticità... o è solo un capriccio, un divagare, se sono una sfaticata?
Mi sapete consigliare autori, percorsi, spunti di riflessione?
[#1]
Gentile ragazza,
sembrerebbe davvero una voglia di scappare, ma da chi o da che cosa?
Di solito, prima di prendere qualunque decisione, è opportuno chiarirsi le idee. Anzichè cercare risposte nei libri, perchè non chiede allo psicologo della facoltà, se presente, o allo spazio giovani della zona?
Cordiali saluti,
sembrerebbe davvero una voglia di scappare, ma da chi o da che cosa?
Di solito, prima di prendere qualunque decisione, è opportuno chiarirsi le idee. Anzichè cercare risposte nei libri, perchè non chiede allo psicologo della facoltà, se presente, o allo spazio giovani della zona?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.9k visite dal 14/05/2018.
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