Quando una relazione deve finire?

Ho 29 anni, e circa quattro anni e mezzo fa iniziai una relazione con una mia coetanea, magari senza innamoramento o un'attrazione speciale, ma era per me un periodo difficile e intraprendere una relazione con questa ragazza poi che era abbastanza carina e che mi pareva una persona a posto, rassicurante, era più urgente e importante che continuare a stare ad aspettare di trovare prima o poi una ragazza che mi colpisse in misura maggiore. Tuttavia, dopo un primo periodo con varie titubanze, il rapporto andò avanti non per un semplice bisogno di compagnia ma perché in fondo stavamo bene ed eravamo, tutto sommato, due persone senza grilli per la testa, lei buona e che più volte ha detto di amarmi.
Andava in me aumentando l'affetto nei suoi confronti, eppure non trovavo in me forti motivazioni per pensarla come la donna della mia vita. Il rapporto mi pareva sempre più piatto, portato avanti da me per abitudine, per tranquillità, per affetto, ma sempre più scarsa convinzione, e anzi pensavo spesso ad altre donne, mi ritrovavo a flirtare, immaginando altre relazioni.
Dopo i primi tre anni l'ho lasciata cinque volte, l'ultima la scorsa estate, e dopo esserci messi assieme l'ultima volta ho avuto una relazione parallela di poco più di un mese con un'altra ragazza che ho chiuso dopo che c'era mancato poco che venissi scoperto. Per un po' è stato come se il rapporto ha avuto nuova linfa nuova ed eravamo più costruttivi, parlavamo dei problemi di coppia e anche quella trasgressiva relazione avuta mi aveva dato più sicurezza, cosa che in me aveva sempre vacillato. Non ho assecondato le attenzioni di un'altra donna perché forse avevo trovato la via per stare bene con la mia ragazza. Poi anche questa nuova fiamma pare essersi esaurita, e mi sono riavvicinato a questa donna pensando di tentare una nuova strada. La mia ragazza imputa i miei dubbi all'ansia di impegnarmi e progettare un futuro fare famiglia e dice che non si può sempre essere innamorati, che il gran bene che le voglio è amore e lo dimostra il fatto che io soffro a lasciarla e al pensiero che stia male, che se stiamo bene facciamo cose assieme e ci vogliamo bene non vede dov'è il problema, che non c'è più da cercare scintille ma da costruire, impegnarsi, superare le difficoltà e continuare a volersi bene senza idealismo o fiabe romantiche.
Io so che è una "ragazza d'oro" e le voglio bene e che è parte della mia vita ma continuo a pensare a come sarebbe stare con un'altra, non riesco a vedere bene lei nel mio futuro e l'ansia di cui lei parla mi sembra casomai di provarla al pensiero di ricominciare con un'altra persona. Dice che penso troppo e le do ragione, però è proprio quando penso troppo che poi torno da lei; come se l'affetto maturato ma anche il raziocinio, l'equilibrio, mi dicessero di stare con lei, e che forse lei ha ragione e io immaturamente voglio troppo e cose impossibili, ma al contempo l'istinto, il desiderio, e, passiamo il termine, il "cuore", mi spingessero da un'altra parte.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Utente,
è evidente che c'è un ambivalenza che meriterebbe di essere approfondita oltre ad un naturale desiderio di vivere un'esperienza pienamente coinvolgente e non solo una "tiepido" affetto, così sembra che tu descriva i tuoi sentimenti verso questa ragazza.
La progettualità in una relazione di coppia nasce quando entrambi i partner vivono un'esperienza significativa e non sulla base di un ragionamento.
Questo non esclude che abbiate instaurato un legame affettivo anche se il rapporto è nato in un tuo momento di difficoltà e quindi c'è stato un "aggancio" che forse merita di essere identificato in modo più chiaro.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it