Autostima
Credo che i miei problemi con l'autostima siano iniziati ai tempi della scuola elementare. Per via dell'ambiente molto snob e superficiale in cui sono finita.
Ora come ora, faccio fatica ad aprirmi al prossimo, faccio fatica a sviluppare un'opinione e a presentarla, mi sento continuamente giudicata, osservata, per qualsiasi cosa che faccio, per qualsiasi cosa che scelgo di fare o di dire, e di conseguenza fatico ad essere spontanea e mi sento sempre ferita dal prossimo, perché attraverso il prossimo proviene la stima che ho di me stessa e il valore che mi dò. Non riesco a sbloccarmi, non riesco ad avere un pensiero autonomo, mi sento sempre combattuta fra i miei valori e i valori degli altri. I primi sopperiscono puntualmente ad ogni confronto e ho come la sensazione di perdermi sempre di più. Sono un contenitore che si riempie e si svuota, provo ogni tanto un certo disgusto per me stessa e inizio a credere di risultare disgustosa al prossimo..
Balbetto, ho grossi problemi di memoria, non approfondisco e non connetto niente...
Ultimamente mi ha anche colpito come l'andamento delle cose si avvicini molto a quello della storia di mio padre. Mio padre è una persona molto buona, affettuosa e semplice, che credo si stia portando dietro i miei stessi problemi sin dalla giovinezza. Riconosco in me la sua timidezza, la sua titubanza, la sua fatica a esprimersi, la sua fragilità e solitudine, la sua mancanza di memoria, i suoi attacchi di ira e le sue maschere da buffone, il suo modo di ridicolizzarsi per risultare simpatico. Uguale. Io sono uguale.
Ho sempre pensato che fosse successo qualcosa durante la sua infanzia che l'avesse fatto diventare così, che i miei nonni non l'avessero aiutato e che mio padre e la sua intelligenza fossero andati sprecati. Mio padre adesso ha più di 60 anni e si porta dietro le stesse problematiche da sempre, si sente un'incapace, non si sente in grado di fare nulla e ha paura di tutto, non è in grado di sopportare nessun tipo di shock, non è in grado di reagire a nulla. Tutto questo è diventato ancora più chiaro nel momento in cui mia madre si è ammalata, qualche anno fa...
Tuttavia, ora che mi identifico in lui, sì, vedo ancora la stessa autostrada che sta portando me, e ha portato lui, allo spreco della mia intelligenza e salute, ma capisco che i miei genitori, come i miei nonni all'epoca, stanno veramente facendo tutto il possibile per aiutarmi!
Dunque, da dove nasce il mio disagio? Perché non sono in grado di guarirmi nonostante il sostegno della mia famiglia?
Sono ancora giovane e non voglio vivere così, voglio poter usare il mio cervello in libertà, non voglio sentirmi compressa per sempre. Voglio avere dei rapporti veri con le persone, voglio lasciare una traccia di me negli altri e voglio avere una traccia degli altri nella mia, che non sia solo dolore. Cosa posso fare?
Ora come ora, faccio fatica ad aprirmi al prossimo, faccio fatica a sviluppare un'opinione e a presentarla, mi sento continuamente giudicata, osservata, per qualsiasi cosa che faccio, per qualsiasi cosa che scelgo di fare o di dire, e di conseguenza fatico ad essere spontanea e mi sento sempre ferita dal prossimo, perché attraverso il prossimo proviene la stima che ho di me stessa e il valore che mi dò. Non riesco a sbloccarmi, non riesco ad avere un pensiero autonomo, mi sento sempre combattuta fra i miei valori e i valori degli altri. I primi sopperiscono puntualmente ad ogni confronto e ho come la sensazione di perdermi sempre di più. Sono un contenitore che si riempie e si svuota, provo ogni tanto un certo disgusto per me stessa e inizio a credere di risultare disgustosa al prossimo..
Balbetto, ho grossi problemi di memoria, non approfondisco e non connetto niente...
Ultimamente mi ha anche colpito come l'andamento delle cose si avvicini molto a quello della storia di mio padre. Mio padre è una persona molto buona, affettuosa e semplice, che credo si stia portando dietro i miei stessi problemi sin dalla giovinezza. Riconosco in me la sua timidezza, la sua titubanza, la sua fatica a esprimersi, la sua fragilità e solitudine, la sua mancanza di memoria, i suoi attacchi di ira e le sue maschere da buffone, il suo modo di ridicolizzarsi per risultare simpatico. Uguale. Io sono uguale.
Ho sempre pensato che fosse successo qualcosa durante la sua infanzia che l'avesse fatto diventare così, che i miei nonni non l'avessero aiutato e che mio padre e la sua intelligenza fossero andati sprecati. Mio padre adesso ha più di 60 anni e si porta dietro le stesse problematiche da sempre, si sente un'incapace, non si sente in grado di fare nulla e ha paura di tutto, non è in grado di sopportare nessun tipo di shock, non è in grado di reagire a nulla. Tutto questo è diventato ancora più chiaro nel momento in cui mia madre si è ammalata, qualche anno fa...
Tuttavia, ora che mi identifico in lui, sì, vedo ancora la stessa autostrada che sta portando me, e ha portato lui, allo spreco della mia intelligenza e salute, ma capisco che i miei genitori, come i miei nonni all'epoca, stanno veramente facendo tutto il possibile per aiutarmi!
Dunque, da dove nasce il mio disagio? Perché non sono in grado di guarirmi nonostante il sostegno della mia famiglia?
Sono ancora giovane e non voglio vivere così, voglio poter usare il mio cervello in libertà, non voglio sentirmi compressa per sempre. Voglio avere dei rapporti veri con le persone, voglio lasciare una traccia di me negli altri e voglio avere una traccia degli altri nella mia, che non sia solo dolore. Cosa posso fare?
[#1]
Gentile Utente,
noi siamo non solo frutto di apprendimento e di genetica, che potrebbero spiegare come mai la famiglia è il primo (ma non l'unico!) luogo degli apprendimenti e come mai possiamo essere simili a qualcuno.
Ma ci sono anche altri contesti che frequentiamo sin da piccolissimi, che certamente riguardano anche l'apprendimento.
Tuttavia, l'essere umano è pure un elaboratore delle informazioni che riceve e tende ad attribuire dei significati personali a tutto ciò che gli accade.
Quello dell'autostima è quindi un problema che possiamo spiegare e risolvere tenendo conto di questa premessa, ma anche di altre variabili.
A me pare che il problema che descrive parta dall'opinione che Lei ha di se stessa e che cerca poi anche negli altri.
Se una persona confida nell'opinione altrui senz'altro andrà incontro ad una delusione!
Infatti, gli altri non sono perfetti, noi non siamo perfetti, incontreremo sempre qualcuno cui non piaceremo, oppure ci saranno persone che ci hanno voluto bene e che ora non ce ne vogliono più....
In altre parole, Lei resterà in balia del giudizio altrui: se piace, si sentirà anche bene e la Sua autostima salirà. Viceversa, si tormenterà.
Invece, ha il dovere verso se stessa di stabilizzare questa idea che ha di sè Lei per prima.
Se da sola non riesce, uno psicologo psicoterapeuta potrebbe senz'altro aiutarla.
Cordiali saluti,
noi siamo non solo frutto di apprendimento e di genetica, che potrebbero spiegare come mai la famiglia è il primo (ma non l'unico!) luogo degli apprendimenti e come mai possiamo essere simili a qualcuno.
Ma ci sono anche altri contesti che frequentiamo sin da piccolissimi, che certamente riguardano anche l'apprendimento.
Tuttavia, l'essere umano è pure un elaboratore delle informazioni che riceve e tende ad attribuire dei significati personali a tutto ciò che gli accade.
Quello dell'autostima è quindi un problema che possiamo spiegare e risolvere tenendo conto di questa premessa, ma anche di altre variabili.
A me pare che il problema che descrive parta dall'opinione che Lei ha di se stessa e che cerca poi anche negli altri.
Se una persona confida nell'opinione altrui senz'altro andrà incontro ad una delusione!
Infatti, gli altri non sono perfetti, noi non siamo perfetti, incontreremo sempre qualcuno cui non piaceremo, oppure ci saranno persone che ci hanno voluto bene e che ora non ce ne vogliono più....
In altre parole, Lei resterà in balia del giudizio altrui: se piace, si sentirà anche bene e la Sua autostima salirà. Viceversa, si tormenterà.
Invece, ha il dovere verso se stessa di stabilizzare questa idea che ha di sè Lei per prima.
Se da sola non riesce, uno psicologo psicoterapeuta potrebbe senz'altro aiutarla.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 08/05/2018.
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