Si tratta di depressione? Come affrontare la situazione?

Salve,
Impossibile descrivere il tutto nei dettagli, sintetizzo gli aspetti fondamentali.
Sono molto in sovrappeso, strabica, e ho una vista, con occhiali, di 1/10 in un occhio e 2/10 nell'altro, il che mi ha comportato fin da piccola molti limiti e umiliazioni, sempre superate fino all'inizio dell'università. A scuola sono sempre andata bene, media del 9 e maturità con 100, ma poi non ho superato le prime due settimane di università, in cui vedevo il futuro: non vedevo gli orari delle lezioni e dei treni, avevo paura a girare in città da sola, non vedevo la lavagna ecc. Non dormivo, mi girava la testa, difficoltà a respirare, battito accelerato, ansia, e ho rinunciato, portandomi sino ad oggi il senso di colpa e di fallimento.
Quando avevo 14 anni mia madre è stata operata al cuore, a 17 anni ha avuto un ictus ed è rimasta semiparalizzata, a 24 anni altra operazione al cuore e poi caduta con conseguente emorragia cerebrale, che l'ha lasciata su una sedia a rotelle e incapace di parlare (mia madre era il mio pilastro), tre anni fa un altro devastante ictus e, dopo 5 settimane di coma, mi ha lasciata sola con mio padre.
Non ho amici (non esco di casa per via degli spostamenti, mio padre non poteva accompagnarmi in giro per non lasciare sola la mamma, così io stavo in casa e ora sto male ad uscire, mi sento disorientata), né ho mai avuto un compagno. Non ho mai lavorato e ho paura delle responsabilità e di fallire come per l'università.
Non ho le mestruazioni dall'età di 19 anni, raramente assumo il Farlutal per farmi venire il ciclo. Ho consultato in passato 2 diversi ginecologi, i quali dopo ecografia ed esami del sangue hanno stabilito che tutto è nella norma e che, probabilmente, si tratta di un blocco psicologico. Credo che questo mi abbia causato squilibri ormonali: troppi peli e capelli sottili e sfibrati.
Questo il quadro d'insieme: sono insicura, mi sento fallita e vivo nel terrore che anche mio padre possa morire da un momento all'altro lasciandomi senza alcuna fonte di sostentamento, oltre che sola.
Oltre a ciò, da tre anni mi sono "innamorata" (anche se non so se è il termine appropriato) di uno sportivo e lo seguo assiduamente, ma mi rendo conto che il mio è un attaccamento morboso, tanto da starci male e perdere ogni forza ed ogni entusiasmo.
Infine i sintomi: ho mille ambizioni, vorrei imparare a fare tutto, studiare tutto, disegnare, cucire, imparare le lingue ecc, ma mi sento bloccata e non riesco ad applicarmi, e questo è frustrante. Mi sento apatica, fiacca, senza entusiasmo, vorrei solo stare a letto e alterno momenti in cui dormirei sempre a notti in cui non riesco a dormire.
Prendo ogni giorno 10 gocce di Alprazolam e 1 compressa di Denibam. 3 anni fa, dopo aver "conosciuto" questo sportivo, mi sentivo più male del solito e il medico mi consigliò il Serenase, ma dopo 3 giorni ebbi un attacco d'ansia, così sono tornata al Denibam.
Di cosa si può trattare? Ansia? Depressione? Entrambe o altro? Cosa dovrei fare?
Grazie.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

prima di tutto mi dispiace molto per la sofferenza che tanto tempo fa parte della Sua vita e soprattutto mi dispiace che tutto ciò l'abbia bloccata, sebbene sia in parte comprensibile.

Però vorrei domandarLe come mai chiede a noi che cosa potrebbe essere, se depressione o altro, questo disagio, dal momento che mi pare Lei abbia già sentito più di un medico.

Quale diagnosi è stata posta prima di impostare la terapia farmacologica?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Innanzitutto grazie per la risposta.
Non ho sentito alcun medico specialista, se non, come ho scritto, due ginecologi per la questione del ciclo.

Alprazolam e Denibam mi sono stati prescritti dal medico di base, per aiutarmi a superare i vari momenti difficili dopo i problemi con l'università (questo senso di apatia e di blocco lo sento da quel periodo) e soprattutto i vari ricoveri di mia madre ed il periodo del terremoto in Emilia, durante il quale avevamo difficoltà anche ad uscire in fretta di casa, avendo la mamma sulla sedia a rotelle ed al primo piano.
Inizialmente il medico mi consigliò di assumere tali farmaci per brevi periodi, tipo 10 giorni e nei momenti più critici, poi, dopo la morte di mia madre li ho assunti sempre più di frequente ed ora li prendo ogni giorno, ma non ho nessuna diagnosi precisa in merito e mi sento a disagio a parlarne ancora col medico perché temo mi giudichi una piagnucolona e non mi prenda troppo sul serio.
Sto sopportando questo stato di cose da anni ormai, ma mi rendo conto che se continua questa apatia, questa incapacità di reagire e questo star male per ogni cosa, non potrò mai realizzare niente nella vita, mentre io vorrei almeno provare a rendermi autonoma economicamente prima di restare sola, e magari realizzarmi in qualche modo.
A parte questo... sono una persona che, probabilmente è un difetto, pensa troppo. Io rifletto su ogni cosa, analizzo tutto, soprattutto me stessa, ecco perché ho nel corso degli anni capito, o almeno credo, da cosa possa nascere questo mio disagio, ma non so di cosa si tratta di preciso né come comportarmi.
[#3]
Utente
Utente
Mi spiace molto non aver avuto aiuto, non so se ho scritto qualcosa di sbagliato e, nel caso, me ne scuso. È stato difficile per me aprirmi e raccontare i miei problemi. Il mio medico di base mi conosce fin da piccola e sa cosa abbiamo passato io e la mia famiglia. Non gli ho descritto nel dettaglio il mio disagio, proprio per il fatto che conoscendolo da tanto fatico ad aprirmi senza sentirmi giudicata. Inoltre ho sempre avuto l’impressione che non desse troppa importanza alla cosa quando gli dicevo che ero in ansia e vivevo nel terrore di subire altre disgrazie.
Mi sento inutile e fallita anche al cospetto di parenti e amici coetanei o quasi, i quali, crescendo, hanno trovato una loro funzione, un lavoro, una utilità, un motivo per vivere. Io invece sono inutile e fallita, passo le mie ore ad aspettare una tragedia e gli anni passano. L’unica certezza è che quando se ne andrà mio padre io resterò senza sostentamento e nella disperazione più totale. Mi sono costretta a scrivere tutto questo nonostante l’orgoglio e non intendo insistere.
Chiedo ancora scusa se ho sbagliato qualcosa e grazie comunque.
Cordiali saluti.
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