Potenziale disturbo alimentare
Buonasera,
scrivo in merito a un comportamento che sto sviluppando negli ultimi mesi.
E' da circa un anno e mezzo che soffro di una forma lieve depressione, tenuta sotto controllo, con però una forte componente di insonnia gestita tramite l'assunzione di Xanax giornalmente.
E' derivata da uno sconvolgimento dell'allora situazione familiare, che ha comportato un cambiamento completo delle mie abitudini quotidiane adottate negli ultimi dieci anni; da quel momento il nucleo familiare già problematico ha totalmente preso il sopravvento peggiorando la situazione domestica, e mi sono ritrovata a non avere più alcun momento tranquillo. Dopo vari mesi passati relegata in casa per prendermi cura di mio padre (un caso di malattia sotto controllo portato all'esagerazione e a un disperato seppur assolutamente non necessario bisogno di attenzioni e cure per ogni minima piccola cosa: una persona autonoma che si è ridotta a uno stato infantile), interrompendo tra l'altro gli studi, ho iniziato ad assumere un comportamento opposto: sotto il consiglio della psicologa di dovermi ritagliare i miei spazi, ho ricominciato a uscire di casa, a dedicarmi a un nuovo lavoro che svolgo tutt'ora, a concludere gli studi e a riprendere la vita sociale. Da allora, ho iniziato a passare meno tempo possibile in casa. Lo spazio che era sempre stato mio in cui ero io a cucinare, pulire, lavare e tenere in ordine la casa (al contempo con lo studio) ora è "invaso" dalla presenza di mio padre che non esce mai e non fa nulla in casa. Faccio fatica a svegliarmi il mattino alla sola idea di incontrarlo in cucina, ho la nausea al pensiero di rivolgergli la parola e cerco di fare qualsiasi cosa di nascosto per evitare qualsiasi interazione. Negli ultimi quattro mesi è sfociato nel non voler mangiare più a casa, nel tornare sempre più tardi la sera e ad evitare tutti i costi un pasto insieme alla famiglia e all'interno della casa. Attualmente ho iniziato a mangiare irregolarmente, a saltare molti pasti o a farli a orari non consoni; tuttavia non mangio mai cibo "spazzatura" poiché sono un'amante del cibo salutare e vario. Quando posso, raramente, riesco a prepararmi qualcosa da portare e consumare fuori casa; il non avere una "sede" fissa in cui stare (essendo freelance dovrebbe essere teoricamente casa mia) tuttavia non aiuta e spesso mi ritrovo a mangiare i soliti insalata/minestra/riso/verdure. Ribadisco, non ho una cattiva dieta (seppure mi rendo conto piuttosto povera), lo scompenso è il non poter essere mai regolare e il salto di molti pasti - su base settimanale circa 5 o 6, esclusa la colazione che, pur amandola, non faccio. Sto lavorando a una soluzione per trasferirmi altrove ma non avverrà nell'immediato. Temo di peggiorare le abitudini, o le "non abitudini" alimentari e rischiare di sfociare in qualche patologia. Noto anche che quando il mio peso sfora i 52 kg, sento il bisogno di "darmi una regolata" irrigidendo il regime alimentare per tornare ad oscillare tra i 48 e 50 kg.
scrivo in merito a un comportamento che sto sviluppando negli ultimi mesi.
E' da circa un anno e mezzo che soffro di una forma lieve depressione, tenuta sotto controllo, con però una forte componente di insonnia gestita tramite l'assunzione di Xanax giornalmente.
E' derivata da uno sconvolgimento dell'allora situazione familiare, che ha comportato un cambiamento completo delle mie abitudini quotidiane adottate negli ultimi dieci anni; da quel momento il nucleo familiare già problematico ha totalmente preso il sopravvento peggiorando la situazione domestica, e mi sono ritrovata a non avere più alcun momento tranquillo. Dopo vari mesi passati relegata in casa per prendermi cura di mio padre (un caso di malattia sotto controllo portato all'esagerazione e a un disperato seppur assolutamente non necessario bisogno di attenzioni e cure per ogni minima piccola cosa: una persona autonoma che si è ridotta a uno stato infantile), interrompendo tra l'altro gli studi, ho iniziato ad assumere un comportamento opposto: sotto il consiglio della psicologa di dovermi ritagliare i miei spazi, ho ricominciato a uscire di casa, a dedicarmi a un nuovo lavoro che svolgo tutt'ora, a concludere gli studi e a riprendere la vita sociale. Da allora, ho iniziato a passare meno tempo possibile in casa. Lo spazio che era sempre stato mio in cui ero io a cucinare, pulire, lavare e tenere in ordine la casa (al contempo con lo studio) ora è "invaso" dalla presenza di mio padre che non esce mai e non fa nulla in casa. Faccio fatica a svegliarmi il mattino alla sola idea di incontrarlo in cucina, ho la nausea al pensiero di rivolgergli la parola e cerco di fare qualsiasi cosa di nascosto per evitare qualsiasi interazione. Negli ultimi quattro mesi è sfociato nel non voler mangiare più a casa, nel tornare sempre più tardi la sera e ad evitare tutti i costi un pasto insieme alla famiglia e all'interno della casa. Attualmente ho iniziato a mangiare irregolarmente, a saltare molti pasti o a farli a orari non consoni; tuttavia non mangio mai cibo "spazzatura" poiché sono un'amante del cibo salutare e vario. Quando posso, raramente, riesco a prepararmi qualcosa da portare e consumare fuori casa; il non avere una "sede" fissa in cui stare (essendo freelance dovrebbe essere teoricamente casa mia) tuttavia non aiuta e spesso mi ritrovo a mangiare i soliti insalata/minestra/riso/verdure. Ribadisco, non ho una cattiva dieta (seppure mi rendo conto piuttosto povera), lo scompenso è il non poter essere mai regolare e il salto di molti pasti - su base settimanale circa 5 o 6, esclusa la colazione che, pur amandola, non faccio. Sto lavorando a una soluzione per trasferirmi altrove ma non avverrà nell'immediato. Temo di peggiorare le abitudini, o le "non abitudini" alimentari e rischiare di sfociare in qualche patologia. Noto anche che quando il mio peso sfora i 52 kg, sento il bisogno di "darmi una regolata" irrigidendo il regime alimentare per tornare ad oscillare tra i 48 e 50 kg.
[#1]
sembra che si stia parlando più di un problema di gestione come conseguenza del suo problema relazionale. il "disordine" alimentare , qui, è più la conseguenza di questo conflitto. è su quest'ultimo che deve lavorare.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 814 visite dal 04/05/2018.
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