Agorafobia
Salve a tutti, vi ringrazio in anticipo per il tempo che spenderete per me. Sono un giovane 26enne, appassionato di molte cose e con alle spalle una intensa vita sociale. Da qualche anno a questa parte ho avuto però qualche problema di ansia. In particolare nel 2015 vivendo una situazione particolare a livello familiare e personale, insoddisfatto della mia carriera universitaria, cominciai ad accusare periodi di stress, che poi degenerarono in ansia generalizzata che accompagnata a fiato corto mi ha messo a dura prova. I miei sintomi sono via via aumentati finché decido di consultare un professionista che mi ha prescritto una combinazione di Alprazolam ed Escitalopram più le Tavor Oro da 10Mg da prendere al bisogno. Oltre naturalmente a farmi domande ed indagare sulle motivazioni della mia ansia. La paura di nuovi attacchi ha contemporaneamente prodotto una fastidiosa agorafobia, che tra alti e bassi fa parte oramai della mia vita. Oggi vi scrivo da casa, in cui mi sono auto-segregato salvo fare qualche breve spostamento sempre nelle vicinanze, ecco perché non riesco nemmeno a riandare dal professionista per il consulto. Come posso ovviare a questa situazione? Appena mi allontano un pò mi sembra di impazzire e fuggo verso il mio "centro di controllo" che è casa mia. Potrei per caso cominciare a prendere qualcosa per alleggerire questo stato? Ed una volta alleggerito recarmi dal professionista.
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“Potrei per caso cominciare a prendere qualcosa per alleggerire questo stato?”
Lei già segue una terapia psicofarmacologica mirata all’ansia.
Tuttavia, dato che le linee guida dell’OMS suggeriscono come la combinazione tra farmacoterapia e psicoterapia, non solo porti ad abbreviare i tempi curativi ma anche a non avere eventuali ricadute a medio/lungo termine.
Ne parli con il suo medico psichiatra della possibilità concreta di associare ai farmaci una psicoterapia cognitivo comportamentale. Questo approccio psicoterapico rappresenta il gold standard nella terapia dei malesseri psichici ansia-correlati.
Cordiali saluti
Lei già segue una terapia psicofarmacologica mirata all’ansia.
Tuttavia, dato che le linee guida dell’OMS suggeriscono come la combinazione tra farmacoterapia e psicoterapia, non solo porti ad abbreviare i tempi curativi ma anche a non avere eventuali ricadute a medio/lungo termine.
Ne parli con il suo medico psichiatra della possibilità concreta di associare ai farmaci una psicoterapia cognitivo comportamentale. Questo approccio psicoterapico rappresenta il gold standard nella terapia dei malesseri psichici ansia-correlati.
Cordiali saluti
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Utente
Grazie mille per la risposta, in realtà mi sono dimenticato un pezzo di storia, la terapia farmacologica in accordo con mio terapeuta è stata interrotta in seguito a dei miglioramenti dovuti ad un mutamento positivo della mia vita, che però poi è venuto meno, attualmente non sto prendendo nulla, dovrei andare dal mio terapeuta e fare una nuova visita ma non riesco a spostarmi molto da casa, ecco il problema principale. Cordiali saluti e grazie per la tempestiva risposta.
[#3]
“dovrei andare dal mio terapeuta e fare una nuova visita ma non riesco a spostarmi molto da casa, ecco il problema principale.“
Ok. Capito perfettamente.
Allora, partendo dal presupposto che verosimilmente i suoi timori di uscire da casa (a meno che non ci siano impedimenti medico-organici) rappresentano essi stessi un sintomo ansioso, è necessario intervenire sul sintomo! Comprendibili i suoi timori ma restando nella sua zona confortevole di casa, tende a continuare a farsi del male (a soffrire di ansia) pensando che le mura domestiche la facciano stare bene. Beh...così non è!
Altro punto: timore di uscire da casa. “Se penso che devo allontanarmi da casa mi viene l’ansia”. Quindi? L’ansia è una emozione che segue un andamento gaussiano. Parte da un punto 0 di intensità, arriva ad essere intollerabile (a seconda della soglia di tolleranza del soggetto) ma poi fisiologicamente tende a calare. Ergo: perché non provare a pensare di tollerare l’ansia e recarsi dallo psichiatra e poi, parlandone col medico, intraprendere un percorso psicoterapico quando eventuali farmaci che le verranno prescritti non le consentiranno di uscire dalla sua zona comfort e andare in psicoterapia?
Ci rifletta
Saluti
Ok. Capito perfettamente.
Allora, partendo dal presupposto che verosimilmente i suoi timori di uscire da casa (a meno che non ci siano impedimenti medico-organici) rappresentano essi stessi un sintomo ansioso, è necessario intervenire sul sintomo! Comprendibili i suoi timori ma restando nella sua zona confortevole di casa, tende a continuare a farsi del male (a soffrire di ansia) pensando che le mura domestiche la facciano stare bene. Beh...così non è!
Altro punto: timore di uscire da casa. “Se penso che devo allontanarmi da casa mi viene l’ansia”. Quindi? L’ansia è una emozione che segue un andamento gaussiano. Parte da un punto 0 di intensità, arriva ad essere intollerabile (a seconda della soglia di tolleranza del soggetto) ma poi fisiologicamente tende a calare. Ergo: perché non provare a pensare di tollerare l’ansia e recarsi dallo psichiatra e poi, parlandone col medico, intraprendere un percorso psicoterapico quando eventuali farmaci che le verranno prescritti non le consentiranno di uscire dalla sua zona comfort e andare in psicoterapia?
Ci rifletta
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 755 visite dal 03/05/2018.
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Approfondimento su Ansia
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